Recensioni per
Il Medioevo
di misseli

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
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Recensore Master
21/02/12, ore 16:54

Intenzionata a leggermi una storica con un po' di sano romanticismo, guarda chi incontro? Be', buongiorno.
Purtroppo mi tocca constatare che non era la sola Dramione che hai scritto ad essere pessima. Insomma, testo scialbo, poco curato, maiuscole che non ci sono, periodi la cui sintassi è discutibile, errori di ortografia e di tempi verbali... ma sarebbe anche il meno del male.
La mia anima di amante della Historia -quale mirabile scienza delle humanae litterae!- e di Torino ulula per il dolore. Constato che tu hai scritto una storia a sfondo storico senza la benché minima conoscenza del periodo di cui stai parlando e della città. Prima di tutti, ci si dava del voi, all'epoca: il lei era scortese a dir poco! Mai dei nobili, a meno di non avere rapporti di amicizia strettissimi, si sarebbero dati del tu, era offensivo.
Nel primo capitolo il menestrello Ludovico passeggia tranquillamente per le vie di Torino con abiti che attiravano l'attenzione. Ora, non so quanto tu sappia del Medioevo (poco, da quel che vedo), ma nessuno sano di mente sarebbe andato in giro con abiti appariscenti a meno di non essere nobile, e quindi scortato da guardie armate. Nel Medioevo si optava per abiti funzionali, anche per la penuria di materie prime, e dai colori spenti e un viaggiatore come un menestrello doveva star pure comodo, visto che non esistevano più le strade costruite dai romani e quindi viaggiava per sentieri e strade di terra battuta. Gli isolati non esistevano, mal che vada (ma comunque in epoca più tarda), c'erano le contrade: molte città medioevali hanno ancora le targhe che le contrassegnano, come la mia.
Che poi una dama di compagnia della figlia di un signore feudale addirittura cammini per strada da sola come se nulla fosse, non sta né in cielo, né in terra! Ovviamente sarà ben vestita, quindi facile preda di qualche ladro: nel Medioevo la donna era trattata come viene oggi trattata in molti paesi islamici e che una giovine avesse tanta autonomia, era scandaloso. Poteva benissimo essere additata come strega e qualche secolo dopo non saranno poche la fanciulle che verranno arse vive poichè avevano avuto il coraggio di pensare e di essere autonome. Ma che addirittura Lucrezia inviti uno sconosciuto a palazzo! Ovviamente, essendo le entrate di città e castelli presidiate, il signore già sapeva dell'arrivo di menestrelli e mercanti di un certo livello: questi speravano di essere invitati subito a corte.
Ovviamente il consiglio della madre... che non si mostra preoccupata, nulla. Ma è la descrizione di Lucrezia a lasciarmi perplessa... Bionda, come una fata delle fiabe, alta... ecco, sull'alta potremmo aprire un dibattito: all'epoca le donne erano molto basse, a meno che non avessero origini germaniche, come traspare da questa ragazza. Quindi, almeno nel mini-dialogo con la madre, questo doveva trasparire, visto e considerato che la dominazione germanica non era sempre ben vista o vissuta pacificamente (vedesi Teodorico e sua figlia Amalasunta, o re Desiderio poi).
Poi questo "principessa". Atroce. Principessa è colei che è figlia o di un principe (colui che governa un principato, come Monaco), o la figlia di un re. Torino all'epoca era sotto dominazione longobarda, quindi, mal che vada era retta da un Duca longobardo. Ah, ecco! Torino non fu franca fino al 773, quindi hai pure sbagliato nell'introduzione a definire l'epoca: non è Carolingia, ma Longobarda.
Leggendo oltre, e tralasciando nomi come Beatrice e Lucrezia (la popolazione dominante era germanica, quindi le due avrebbero dovuto chiamarsi, più correttamente, Adelaide, Ermenegilda, Ermengarda o con un nome "divino", non Lucrezia e Beatrice, che sono nomi tipici del Basso Medioevo!), direi che questa familiarità tra le due è un po' fuori luogo, anche nel caso fossero molto amiche. Ma quello che più stranisce il lettore è questo:
Lucrezia, tu puoi conoscere chi desideri, basta che non sia un criminale. Mi dispiace contraddirti, ma una donna di alto rango non poteva frequentare chi voleva: le conoscenze erano tutte introdotte dai familiari, parlare con gli uomini era spesso indecoroso e perfino il matrimonio era concordato dai genitori e il fratello maggiore, mentre la poverina non aveva possibilità di esprimersi al riguardo: doveva tacere, acconsentire e pregare di non finire nelle mani di un depravato.
Poi questo stare in Inghilterra, in Irlanda... mia cara, questo è il Medioevo, non il Milleottocento: era difficile arrivare da Torino a Varese (cosa che oggi si fa due ore d'auto), figurarsi in Inghiterra (che, per altro, era divisa in vari staterelli) o in Irlanda, che era ancora un territorio "barbaro".
Anche la domanda sul matrimonio, è fuori luogo, o per lo meno, lo è la sua risposta. Una brava signorina medioevale avrebbe risposto che quello era il suo dovere, che così volevano i suoi genitori o altro; non perchè fossero povere di spiriti, ma perchè non potevano permettersi il lusso dei sentimentalismi inutili.
Il secondo capitolo poi, parte benissimo. Cameriera. Non se pò vedè! Serva, nel Medioevo erano serve, non cameriere! La camerriera arriva nell'Ottocento, massimo massimo fine Settecento.
Poi una donna che sappia leggere è un miracolo! Ma che addirittura abbia un libro è anche di più! Una donna medioevale raramente sapeva leggere, anche se era nobile: già pochissimi dei nobili maschi lo sapevano fare, figurarsi una fanciullina. Ribadisco, nel Medioevo la donna, il 99% delle volte era considerata un essere inferiore, debole, bugiardo, indegno, una tentatrice, un'immorale, una creatura da tenere sotto il più stretto controllo. Lo stesso San Paolo ammonisce le donne di tacere durante le assemblee e di essere sottomesse e devote al marito.
Ma che poi un uomo entri nelle stanze private di una donna è il colmo, e soprattutto uno che si autodefinisce "infedele"!
Ora, io credo che tu abbia scritto questa bella storiellina basandoti su qualche vaga reminescenza di romanzi rosa, favole della buonanotte e filmetti a low budget da mettere al rogo per villipedio alla storia. Deus gratia, hai avuto la bontà d'animo d'infilarla nelle romantiche!
Quello che hai scritto è un'accozzaglia di dialoghi senza nessi logici, non vi sono descrizioni, non vi è un approfondimento dei personaggi, un'introduzione storica... anzi, qua di storia non ce n'è! Non c'è la ben che minima nozione dei fatti, delle date, della vita quotidiana e della condizione femminile! Assolutamente, questa storia è da recensione negativa! Non è mio diletto stroncare così un racconto, ma quando si parla di storia divento una belva e purtroppo, a conti fatti, questa storia non può meritare altro. Davvero, è da villipedio alla storia torinese!
Adieu,
Beth

P.S.: il francese all'epoca non esisteva, come non esistevano i cognomi, che verranno introdotti solo molto più tardi, quindi quel Pier La Vigne non sta né in cielo né, soprattutto, in terra e quel Lucrezia Rovere anche meno.
(Recensione modificata il 21/02/2012 - 05:00 pm)
(Recensione modificata il 21/02/2012 - 05:01 pm)