Ciao.
Hai presentato una tematica complessa, ma nonostante ciò, comprensibile: l'amarezza e l'impotenza, in questi casi, sono emozioni presenti e queste, quindi, accomunano le storie; le persone, quando sono poste in simili contesti, soffrono con la medesima intensità e certamente, almeno per chi assiste il malato, non è semplice accettare la malattia o, tanto meno, condividere una tale situazione; assistere, mentre il proprio caro perisce, è un'immensa tristezza e nessuno, per quando la morte sia un qualcosa di comune, dovrebbe assistere a un tale spettacolo il quale, giustamente, non risparmia nessuno.
Non è mia intenzione esprimerti il mio dispiacere, del resto un forbito dizionario non sarebbe sufficiente, ma pretendo di comunicarti la mia solidarietà e comprensione: anch'io, come tanti, ho perso dei miei cari - parenti lontani o vicini, indifferentemente - e comprendo la tua amarezza: sostare in una stanza, vedere il viso del proprio caro deformato dal dolore, assistere impotente, non riuscire a versare una sola lacrima ed illudersi, poi, che il tutto sia un macabro incubo; destarsi dall'illusione, quando il proprio caro perisce, e maledire ogni Divinità per la crudeltà e si, l'immensa ingiustizia: queste sensazioni, alla fine, accomunano coloro che assistono alla degenerazione della malattia - sia un cancro o qualsiasi forma incurabile - del proprio caro e sicuramente, indipendentemente dalla sensibilità personale, segnano l'esistenza di ogni essere.
Alla luce di ciò, nonostante la mesta situazione, è fantastico riuscire a comunicare queste emozioni ed avere la capacità, quindi, di condurre il lettore a lacrimare: leggendo la stesura, per altro un concentrato di sentimenti ed assolutamente non impersonale, ho pianto e alcuni passaggi, pur essendo delle fasi comuni, mi hanno condotto a sorridere tristemente; la voglia d'arrendersi e di annullarsi, a un certo punto, è un qualcosa che si antepone alle cure e alla brama di vivere e di vedere, magari, i propri cari crescere ed affrontare la loro esistenza; la protagonista, proprio in questo, mi ha commosso.
Centrata, poi, è stata la figura del protagonista: egli ha rappresentato i familiari della paziente, coloro che non sono disposti ad arrendersi ed egoisticamente, seppur non malevolmente, agognano la guarigione del loro familiare; a volte, quando il paziente perde la speranza del futuro, i familiari sono utili e sono capaci, poi, d'incoraggiarlo.
In ciò, come se fosse stato un spettatore esterno, vi è stato la bambina: seduta, senza comprendere il cambiamento in sua madre ed incapace di comprendere un futuro senza di lei, mi ha commosso; avresti potuto approfondirla e sicuramente, eh, la stesura ne avrebbe giovato.
Come ha commentato la valutatrice, la pecca è stata la lunghezza: hai iniziato brillantemente, ma nonostante ciò, il finale è stato un po' affrettato; Renesmee, come detto, avrebbe potuto rivestire un ruolo maggiormente incisivo e si, predominante e come lei, poi, i familiari della paziente o, ancora, la stessa madre; ampliando con le loro opinioni, avresti fornito un'analisi a trecentosessanta gradi.
E' stata originale l'idea del diario, è stata apprezzabile il tentativo di lasciare in sospeso il lettore: se non avessi letto il finale, allora, non avrei compreso la guarigione di Bella e questo elemento, seppur mieloso, ha conferito positività alla stesura ed ha indotto, poi, alla Speranza; nella vita non bisogna mai arrendersi, semplicemente.
Originale, anche, l'inserimento dell'altra paziente: approfondendo questo elemento, come i sopraccitati, la storia avrebbe assunto la componente del verosimile e sicuramente, poi, ne avrebbe guadagnato. Sicuramente, con tali basi, avresti potuto ricavare una splendida long-fiction e magari, poi, avresti potuto fornirci un finale alternativo; l'idea della morte di Bella, sai, non mi sarebbe dispiaciuta.
Tralasciando ciò, in fondo è stata una piacevole lettura, continuiamo: personalmente, ci sono delle imperfezioni nella punteggiatura e magari, come giustamente è stato evidenziato, dovresti utilizzare meno puntini sospensivi i quali, ovviamente, non facilitano la lettura o, tanto meno, apportano qualche miglioramento alla stessa.
Il lessico è stato semplice, totalmente comprensibile e privo di termini ostici: come detto, nonostante il tema, è risultata una lettura piacevole.
Restando in tema, poi, la citazione avrebbe meritato una maggiore trattazione: anche in questo caso, con una long-fiction, avresti risolto.
Grazie di aver partecipato al concorso, è stata un'esperienza divertente, e spero di poterti rincontrare: sicuramente, non mancheranno occasioni.
Ciao,
Uchiha_chan. |