Stavo per metterti una recensione negativa, siine cosciente al cento per cento.
Lo stavo facendo perchè è bellissima.
Io sono una presuntuosa, una megalomane e una meritocratica: te la MERITI, la recensione. Ti meriti di sapere quanto belle e profonde e pungenti sono state le tue parole, ti meriti anche di sapere che hai descritto a perfezione qualcosa che - spero- tu non conosca davvero e questo è il talento: possedere le risposte quando ancora non esistono le domande.
Ma una scena così si teneva in un salotto all'ultimo piano di una casa di campagna quasi esattamente ventuno anni fa, e quello che ne è uscito è stato un padre "sempre in tour" pur non essendo un musicista, che qualche volta è stato un amico, qualche altra volta ha dimostrato in tutto e per tutto la celeste svolta dell'essere lui, quel carisma profondo e inintellegibile, quella costante aura di "altrove", quella solitudine abissale che si portano cucita addosso tutti gli esseri straordinari; ma il resto del tempo ha lasciato indietro solo lacrime, solitudine, abbandono e lontananza. Non che non avesse spessore, quell'uomo lì. Semplicemente, sapeva di non essere adatto a fare il padre, ne era terrorizzato e affascinato quando ancora il feto era in embrione e ne è rimasto terrorizzato e affascinato per i successivi ventun anni. Quel feto non era altro che l'ennesima sfida, una creazione tanto più amabile quanto più perfetta si rivelasse, un'altra tacca sull'incommensurabile cintura del suo narcisismo.
Che ti devo dire? Sei bravissima.
Spero solo che Bellamy sia un padre migliore del mio, ma visto che la mia venerazione per lui è uguale solo a quella che ho nei confronti di mio padre - un occhio critico inutile, e un allenamento al *vero* amore durato tutta una vita, perchè per amare uomini così non ci vuole solo il cuore, ma anche il fegato, lo stomaco, la testa e tutta un'altra serie di organi sparsi -, non ci spererei più di tanto.
Spero solo che il nascituro si connetta telepaticamente verso quella che, di certo, sarà in giro per il mondo con il sangue del proprio padre che pulsa irrefrenabile nelle vene a rincorrere qualche utopia, e ne acquisti un po' di sopportazione, perchè per fare il figlio di Matthew Bellamy ventiquattro ore al giorno ci vorranno molte più palle di quante io, tu, Chris, Dom e chi per noi riusciremmo mai tutti insieme a immaginare.
Ti voglio bene.
Sei una meraviglia. (E scommetto che non ti piaci mai, come saggiamente precettava Lorenzo Cherubini.)
Q. |