Ok, arrivo con un anno di ritardo e non ho idea di come sia riuscita a trovare questa shot, però non volevo rinunciare a lasciarti due parole, anche se probabilmente... boh, non le leggerai mai :)
Ammetto che ho dovuto leggerla più volte per afferrare il significato di ogni frase. Hai usato uno stile volutamente ermetico, ma molto efficace e nostalgico, a tratti ridotto all'osso, diretto e incisivo: mi è piaciuto. Mi è piaciuto, all'inizio, il sottile accenno alla costellazione da cui il nostro Regulus prende il nome, una costellazione invernale e, se è vero, come dicevano gli antichi- e i superstiziosi- che le influenze astrali modificano il carattere di ciascuno, allora capisco come mai Regulus sia venuto su così misterioso, inquieto e ombroso (o almeno io me lo immagino così), proprio come una gelida notte invernale. E quella bugia del sangue blu, che in realtà è rosso: ovvero, uguale per tutti, nobili e non, Black e non Black. E altri colori, poi, che si susseguono: il candore della pelle di Regulus, da far invidia a un principe reale (la guancia lattea e la mano bianca), e poi la viola appassita, morta, e poi il grigio e il nero della polvere, del tempo, della dimenticanza. Il sapore dolce-amaro dei ricordi di un'infanzia perduta che si illude di rivivere nei pantaloni rovinati, assolutamente in contrasto con la sua figura e il suo nome e il brivido di tornare nella camera "proibita", riaprendo la quale si rischia di liberare ricordi troppo dolorosi e ingestibili. La descrivi con poche parole, ma si capisce che la camera di Sirius sia quanto di più diverso e alieno dall'impeccabile, perfetto, ordinato mondo dorato della famiglia Black, in cui Reg è abituato a muoversi.
Ed è meravigliosa la sequenza di gesti con cui Reg sembra dimenticare se stesso, rinnegare tutto quello che i suoi genitori hanno voluto che fosse, e lasciare da parte il proprio nome e i litigi e la separazione, per rappacificarsi con il ricordo di Sirius e ricongiungersi con il suo spirito che ancora impregna le sue cose: la coperta, e il cuscino, e gli stendardi... Tutto sembra riecheggiare della risata e della voce di Sirius e io mi immagino distintamente l'espressione malinconicamente divertita di Reg mentre si guarda intorno e cerca invano di nascondere il suo interesse dietro l'indifferenza.
E questa scacchiera "permalosa" che richiama l'attenzione con la signfiicatività di una metafora, o di un sogno premonitore. La sua partita solitaria è triste e intensa, vista dalla prospettiva di chi sa cosa succederà dopo. Reg si mette in scacco da solo. Si rovina con le sue mani. Eppure si giustifica sembrando voler dire che non c'era altra soluzione, che così dovevano andare le cose, perchè lui è sempre stato solo un pedone, troppo debole per poter cambiare il suo destino- se anche avesse potuto. E un pedone può solo andare avanti: non può tornare indietro, non può deviare il colpo; tutt'al più può restare fermo immobile ad aspettare che arrivi. Brr...non invidio il suo ruolo, per niente. Ma devo dire che c'è del coraggio anche a star fermi sul campo di battaglia attendendo il fulmine dal cielo, tremando, piangendo ma rimanendo saldi al proprio posto, resistendo all'impulso di fuggire via a gambe levate. Ci vuole più coraggio per questo che non per buttarsi a capofitto in battaglia, senza avere il tempo di pensare e di avere paura dei propri pensieri, d'istinto, a testa calda.
"Quando ebbe sete e non trovò di che bere, seppe già cosa stava per accadere"... Povero Reg, è l'ultima parte del recupero dell'Horcrux, vero? E' la sua ultima mossa. Lui, pedone, che ha cercato di fare marcia indietro quand'era troppo tardi e il cui sacrificio non è stato affatto inutile, se ha permesso di dare scacco al Lord.
La sua uscita dalla stanza è l'uscita dalla vita. Ha fatto il suo dovere.
Applausi a lui e a te. Bella storia, sul serio. :)
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