Il dolce dramma del primo bacio lo abbiamo vissuto tutti, chi prima chi dopo; il racconto gioca con le corde dell'empatia, perché non si può non provare tenerezza per questo Seth alle prese con il primo batticuore - anche se la natura della sua attrazione ha radici un po' più... sovrannaturali della normale "prima cotta adolescenziale", ma vabbè, amore e amore, e se lo chiamassimo con un altro nome serberebbe comunque bla bla bla. Tuttavia non si può giocare solo sulla simpatia del "ehi, sì, anch'io ho provato una cosa del genere"; nei racconti romantici/sentimentali, quindi, si deve investire molto sulla caratterizzazione del personaggio.
Il Seth di questo racconto è adorabile. La sua voce è fresca, giovane, e molto adeguata al personaggio. A tratti forse si scade nell'ingenuo, nel "ragazzo visto con gli occhi di un uomo", e c'è una nota di distacco, tra la voce e chi la racconta, ma è una leggera sfumatura, nemmeno sgradevole, a dirla tutta; dopotutto questo racconto si fa apprezzare anche per quella nota di rimpianto che ti lascia alla fine, quel "bei tempi, quando anch'io stavo lì a tararmi il cervello per il mio primo amore". E il cervello di Seth è proprio tarato, rosicchiato, smangiucchiato dai tarli di Eva che gli sono finiti da tutte la parti. È molto efficace il modo in cui sei riuscito a far tornare a Eva ogni capo del discorso di Seth, ogni filamento di pensiero, come una grossa matassa di fili colorati.
Mi è piaciuto anche il tipo di rapporto, giocato sui dialoghi, che viene tratteggiato tra Seth e Jacob; Jacob l'eroe, Jacob il fratello più grande, Jacob "che sa tutto". Jacob non è poi molto più avanti di Seth, e Seth lo percepisce senza rendersene conto; anche Jake è lì a stropicciarsi il cuore per Bella, anche se fa tanto il vissuto - ha messo le mani dappertutto, lui, eh! È figo, lui, eh!
Lo stile è scorrevole, guizzante, come dovrebbero essere i pensieri di Seth, quindi molto piacevole da leggere. Ci sono giusto un paio di sbavature:
- meno gerundi. Il gerundio è una brutta bestia e lo devi usare il meno possibile: 1) il gerundio è lento, è lungo, è un masticone; rallenta un sacco il ritmo narrativo, e si può facilmente sciogliere con l'indicativo; 2) il gerundio ti costringe a fare catene e catene di azioni gerundiose, quindi masticose e lente. Ad esempio: "Uggiolò triste, rallentando la corsa ad un trotto leggero e lasciando che l'amico sparisse fra gli alberi davanti a lui." -> "Uggiolò triste e rallentò la corsa a un trotto leggero. Jacob lo superò e sparì tra gli alberi."
- ti riferisci spesso a Jake come "all'amico" (l'esempio che ho fatto sopra per il gerundio è uno dei casi). È meglio evitare anche questa, di abitudine. Usare perifrasi per indicare un personaggio ti crea più problemi di quanti ne risolva: prima di tutto, appesantisce lo stile. Ti faccio un esempio:
Abraxas si preparò un sandwich al pollo. Il bracchetto si voltò verso Jakefan. «Ehi, ne vuoi un po'?» L'autrice di Rising Sun lo guardò storto. «Chi mi assicura che non ci hai sputato dentro come l'ultima volta?» L'amico fece una espressione indignata.
Questo è un caso limite, ma serve a farti capire quanto usare le perifrasi allunghi il brodo. Se è chiaro che nella stanza ci sono solo due personaggi, si può tranquillamente diluire: "Abraxas si preparò un sandwich al pollo. Si voltò verso Jakefan. «Ehi, ne vuoi un po'?» Lei lo guardò storto. «Chi mi assicura che non hai sputato dentro come l'ultima volta?» Abraxas fece un'espressione indignata."
Ripetere il nome di un personaggio non è fastidioso: se il soggetto è chiaro, si può evitare; se non lo è, è meglio ripetere il nome piuttosto che aggiungere una perifrasi, che crea solo confusione.
Detto questo, il racconto mi è piaciuto molto. È una parentesi fraterna molto complice e davvero, beh, sentita. Molto bravo, come al solito.
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