Recensione ricevuta al contest "Voglie estive di gustose letture". Vincitrice premio Miglior Originale
Anche qui la grammatica e il lessico sono perfetti, i periodi ben strutturati e lo stile piacevole e accattivante.
Per quel che riguarda la trama, non potrei che essere più entusiasta: io adoro le storie sovrannaturali che parlano di persone che si ritrovano a vivere per sempre o, comunque, per un lasso davvero lungo di tempo, questo perché sono sempre curiosa di vedere come lo scrittore decide di far “adattare” il personaggio in questione ai cambiamenti di tempo ed epoca, e come vive questa sua condizione di non – o quasi – mortalità. In questo caso hai affrontato questi due punti in maniera molto originale, ma non per questo irrazionale o campata in aria. Mi è piaciuto soprattutto questa frase: “Chiunque sia stato a farmi questo, fosse anche il Diavolo in persona, se lo incontrassi sul mio cammino, probabilmente, lo ringrazierei.” Ho ritenuto opportuno citarla per spiegarti perché, a mio parere, tutta la psicologia del protagonista è assolutamente originale: lui ha implorato, quando stava per morire, di venir salvato e di continuare a vivere e, quando ha capito che la sua richiesta era stata esaudita, è stato – ovviamente – felice. Fin qui tutto normale, insomma, ma la cosa che più mi ha stupita è che non ha mai rinnegato questa sua felicità nell’essere di nuovo in vita, non si è ancora stancato di vivere nonostante il tanto tempo passato a girovagare e la noia e l’apatia che prova, fatto che invece viene descritto spesso in altri racconti. Un altro fattore che mostra l’originalità di questa fic è che lo stesso protagonista non sa esattamente cosa sia, anche se suppone di essere una sorta di posseduto da qualche spirito o demone; qui non si parla di vampiri (anche se lui stesso dice di non disprezzare il sangue), di fantasmi o creature sovrannaturali comuni, ma di qualcosa di non chiaro che non verrà mai svelato.
La motivazione principale per cui, tuttavia, questa storia mi è piaciuta tanto, sono i personaggi: tutti un po’ surreali, assolutamente senza stereotipi di sorta e artefici, con caratteri tra i più disparati e hobby particolari. Mi hanno un po’ ricordato il genere di persone che crea Baricco, al limite tra realtà e fantasia eppure perfettamente inseriti nel contesto; non saprei scegliere quale preferisco, davvero.
Un’altra cosa che mi è piaciuta particolarmente è il rapporto tra il protagonista e William: ho trovato molto commuovente accostare un ragazzino con una vita sicuramente breve e la vista più debole ogni giorno che passa, con un uomo che vive ormai da secoli e quasi immortale. Il fatto che questo lo abbia anche cresciuto come fosse suo padre, ma che, tuttavia, non lo veda solo come un figlio ma come qualcosa di molto più, il fatto che, tra tutte le persone che abbia mai incontrato, proprio lui – un ragazzo così fragile – sia riuscito a “smuoverlo” dalla sua apatia, mi ha fatto spargere qualche lacrimuccia in più al momento della sua morte.
In realtà ci sarebbero altre cento e una cose che mi sono piaciute: le scene al pianoforte o il modo in cui hai descritto i quadri di Henry, o ancora la positività che caratterizza William, oppure il fatto che, nonostante tu ripeta molto spesso che il protagonista prova dei sentimenti molto probabilmente simili all’amore per William, non li faccia nemmeno una volta sfiorare, o anche il fatto di tenere il nome del personaggio principale nascosto fino alla conclusione.
Insomma, questa storia mi ha stregata e commossa come raramente mi è successo, quindi non posso che farti davvero tantissimi complimenti.
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