Recensioni per
Perdonami, Claire
di Abraxas

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
06/04/11, ore 09:12

A parte alcuni commenti estremisti dall'altro lato che dimostrano come la descrizione dell'imprinting nei licantropi sia una specie di avvallamento dei matrimoni combinati, c'è comunque "troppo buonismo", come dicevi tu nella pubblicita della fic, nei libri della Meyer. Come se l'amore fosse una cosa semplice. Secondo lei lo è: un vampiro sente che hai un buon odore e che non può leggerti nella mente...zac! Amore perpetuo. La natura decide che avrai una ragazza e che penserai solo a lei...zac! Come per magia lei ti cadrà ai piedi, è scritto nel destino!
Kukiness mi ha tolto le parole di bocca: introduce un conflitto e lo spazzola via con serenità due pagine dopo, e tutti amici come prima. Invece mi è piaciuto molto il contrasto tra la mente di Quil, che lo tormenta  con l'immagine di Claire (bello che una cosa così tenera e dolce come un bimba che ti dice "ti voio bene" diventi un'ossessione) e il suo corpo che, poveretto, sente l'età.
Questa storia è sempre in bilico tra tragico e comico, per le battute intercalate (forse la migliore quella sui quadri) e perché sei riuscito a rendere come l'imprinting complichi una situazione normalissima come l'innamoramento. Questa volta sul serio, mica a pizza e fichi.

Recensore Junior
05/04/11, ore 08:31

Un aspetto affascinante della licantropia - della licantropia in generale, non quella della Meyer - è lo spaventoso iato tra dimensione fisica e dimensione mentale. La Meyer cerca di ricalcare questa dicotomia, di rendere alla buona lo strazio di questa doppia dimensione, anche se in un certo senso a volte speculare rispetto ai licantropi classici; l'imprinting ne è un esempio: è la "mente" del licantropo ad essere soggiogata, non la sua dimensione fisica. Però, come al solito, la Meyer arriva fino a un certo punto: propone il conflitto, cioè il fatto che l'imprinting sia vincolante e non possa essere spezzato, ma due pagine dopo lo risolve alla buona. Quil è innamorato di una bambina di tre anni? Beh, ma non importa, non è mica un problema aspetta quei tredici-quindici anni perché lei diventi adulta abbastanza per amarlo sotto tutti gli aspetti. Ovvio.
Il tuo Quil è inserito in una dimensione più reale. Percepisce la distanza incolmabile tra quello che vuole e quello di cui ha bisogno, e la spinta insopprimibile della magia che lo lega forse alla persona giusta, ma nel momento sbagliato. Quil è un adolescente, e gli adolescenti, checché ne dica la Meyer, sono dotati anche di ormoni, pensa un po'. Ma anche gli adulti lo sono. Per carità, non metto in dubbio che ci sia chi sceglie la via della castità e in essa trovi una dimensione di pace, ma andiamo! Stiamo parlando di amore, di appartenenza assoluta, e l'amore e l'appartenenza sono fatti anche di altre cose, oltre alla devozione, sono fatti anche di carne e di desiderio, perché è così, è bello e terribile ma è così.
Il tuo Quil questo lo capisce e ne soffre. Certo, a parlare in astratto sono buoni tutti. Quando gliel'hanno chiesto è stato subito pronto ad assicurare che no, lui le altre manco le guarda, figuriamoci. Ma poi il tempo è passato e il corpo è rimasto bollente e forte e giovane e pieno di sensazioni fortissime, e allora come la mettiamo? Direi che una sbornia è proprio il minimo. Per cercare un parallelismo con la vita vera, senza licantropi e vampiri vari, penso sia un po' la situazione che si potrebbe proporre con una relazione a distanza, o qualcosa del genere. "La carne è debole", che forse non sarà la scusa più originale del secolo... ma è vero. Lo è. Anzi, non è debole, è fortissima, ed è proprio per questo che la gente rimane fregata.
Ottimo lavoro. Testo originale, brillante nella sua brevità, e ottima caratterizzazione del protagonista. Nota di merito anche per i ritratti femminili di tre quarti, sempre attraverso gli occhi degli altri. Fossi in te, un capitolino ce lo aggiungerei, per dare uno sguardo a quello che magari succede poi tra Quil e Abby.
Complimenti.

Recensore Master
04/04/11, ore 11:54

In questo periodo pubblichi soltanto storie tristi e malinconiche. Vedi di cambiare rotta, perché se continui così riuscirai a farmi commuovere sul serio!
Tu sai come la penso riguardo alla questione dell'imprinting. Avevo esternato il mio pensiero già nella recensione alla shot "Qualcosa di sbagliato", perciò hai tutto il mio appoggio in questa visione così poco idilliaca dell'imprinting. E tu, come sempre, sei riuscito a trattare il problema con delicatezza e grande sensibilità.
C'è questo Quil, che si sente ancora sbagliato, ma che ha un corpo con delle esigenze. Si sente in colpa a soddisfarle, perché per lui sarebbe come tradire Claire. E ti viene voglia di abbracciarlo e di rassicurarlo. Mi ha fatto una gran tenerezza il tuo Quil e anche un po’ di pena. Essere legato in modo indissolubile a una bambina di tre anni, sentirsi legato in modo indissolubile a lei, al punto da considerare come tradimento qualcosa che invece è normalissimo per un ragazzo della sua età... sono sempre più convinta che la Meyer abbia sviluppato una vena sadica nel corso della stesura dei suoi libri. Peccato che l’abbia riversata tutta sui personaggi sbagliati!
La scena lemon è più esplicita rispetto a quella di “Tornerai”, però rimane sempre molto… “soft”, per nulla volgare o forzata nonostante le circostanze e il luogo in cui è stata inserita. Ho notato che hai evitato alcuni tuoi “blocchi bacchettoneggianti” con grande nonchalance ;)
Che dire, Bracco?
Complimenti!
Saluti, vannagio.
P.S.: Jared patito di arte non è una novità, vero? Mi pare che questa sua particolarità fosse stata accennata già in Aeon. O forse era un’altra shot?

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