Recensioni per
Animi Motus
di elfin emrys

Questa storia ha ottenuto 24 recensioni.
Positive : 24
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
23/07/12, ore 14:10
Cap. 4:

Ciao Elfin,
eccomi già al quarto capitolo!

E' stato un capitolo interessante, molto descrittivo e riflessivo, la storia si è fermata un attimo dopo la serie di vicende dei capitoli precedenti. Ti ripeto che adoro questo tuo "altalenare" il ritmo della narrazione, lo trovo di ottimo gusto, ci trovo un equilibrio invidiabile!

Dunque, mi è piaciuta molto la descrizione della chiesa e il particolare della trascrizione della messa in latino, una scelta davvero raffinata. Ma oltre alle descrizioni oggettive, ho adorato anche l'analisi psicologica dei personaggi durante la messa. Bellissima la figura di Sotèr che hai rimarcato in questo capitolo, splendido il confronto più o meno implicito a seconda della situazione tra le tre mentalità, sua, di Horvoloson e di Abaddon. Geniale l'analogia di Blank "nella mente dei due", all'inizio del capitolo e in generale l'intera parte di differenze e somiglianze tra zio e nipote. La figura immacolata di Blank sta iniziando a macchiarsi e, credimi, mi fa una tenerezza immensa, sono anch'io vittima della sua purezza. Il collo candido, le guance rosee e le labbra rosse, queste sue caratteristiche, che continui a sottolineare, sono davvero perfette mai ripetitive, davvero coinvolgenti, giustificano la perversione malata di Abaddon e mi fanno pensare (ma magari è solo una mia impressione) ancora di più alla sua debolezza interiore, che cela molto bene con la sua fermezza. Mi è piaciuto moltissimo il pezzo dove hai descritto un Abaddon "imbronciato", nella mia mente si sta creando la sua personalità: giovane, meschino e potente, ma anche infantile e capriccioso.

Tornando alla chiesa, mi è piaciuto molto anche il fatto che tu abbia sottolineato il non capire più la lingua latina da parte della gente comune, mi è piaciuto il tuo mostrare la Chiesa come unico punto di riferimento (già presente tra l'altro nel primo o nel secondo capitolo) cui ci si sottomette senza se e senza ma, per mancanza di alternative. Trovo l'intera ambientazione medievale molto ben curata.

Ho trovato giusto un paio di congiuntivi mancati, ma per il resto è scritto molto bene. L'unica cosa, avrei preferito "rEpulsione" a "rIpulsione", anche per conservare la radice latina, che in un contesto come questo non starebbe male, ma è davvero una piccolezza, non è assolutamente un errore, e da perfezionista volevo fartela notare perché tengo a questa storia! ;-)

Non l'ho trovato assolutamente noioso, anzi, più vado avanti a leggere e più mi incuriosisce.
Davvero ottimo, continua così.


Maebh

Nuovo recensore
23/07/12, ore 11:15
Cap. 3:

Ciao Elfin,
eccomi a distanza di nemmeno dodici ore a leggere il terzo capitolo di questa storia affascinante.

E' un crescendo: questo capitolo mi è piaciuto ancora di più del primo e del secondo.
Dunque, lo svolgimento delle vicende è impeccabile, continua, prima più rapido, ora più lento, in un'armonia davvero piacevole. Ammetto di aver letto questo capitolo ancora più scorrevolmente dei due precedenti, non pensavo nemmeno alla lunghezza, ero completamente assorta nella trama, colpita da molti particolari. Come avevo constatato già nel precedente capitolo sei molto brava nei dialoghi - io per esempio non riesco a renderli realistici, mentre noto con piacere che tu ci riesci eccome, svantaggiata persino dalla difficoltà dell'ambientazione medievale -, traspaiono tutte le emozioni, i pensieri, le esitazioni, traspare la psiche perversa di Abaddon e nel contesto rendi davvero molto bene il caos che caratterizza il medioevo, sembra tutto molto realistico, frutto di una storia vera.
Un'altra cosa che ho notato con piacere è stato lo stile: l'ho trovato nettamente superiore rispetto al secondo capitolo, era molto più scorrevole la lettura e c'erano veramente pochissime ripetizioni.

Davvero bravissima, un ottimo lavoro.
Mi affascina il modo in cui delinei la psicologia dei personaggi in poche righe e la vicenda mi ha già appassionato del tutto.
I miei sinceri complimenti, chissà che entro stasera non legga già il quarto capitolo!

Maebh

Nuovo recensore
22/07/12, ore 23:06
Cap. 2:

Ciao Elfin,
eccomi al secondo capitolo, che dopo la curiosità del primo non potevo tardare a leggere!

Mi è piaciuto molto.
Dunque, è davvero interessante la vicenda, senza troppi preamboli la storia è già in azione, ricca di colpi di scena. Ho apprezzato molto la parte con i dialoghi, l'ho sentita molto realistica, e più di tutto adoro i dettagli storici che ci tieni ad inserire, perché certamente rendono il tutto più interessante. E la tua dedizione si nota, mi piace questo impegno e questa minuzia di particolari, che sono certamente frutto di un'accurata ed appassionata ricerca!

Davvero un bel capitolo, non ho staccato gli occhi un attimo, che prende fino alla fine. Il piccolissimo neo è nella forma, che si può facilmente riprendere e correggere: c'è qualche ripetizione e sembra un pochino più trascurata rispetto al primo capitolo, soprattutto con i verbi, sia per qualche congiuntivo mancato che per alcune concordanze dei tempi non perfette. Ma dal punto di vista della trama non c'è nulla che non vada, questa storia va alla grande, è emozionante, realistica e umana, tutto è descritto molto bene e nella mente compaiono subito le immagini e le ambientazioni nella natura. Non sempre apprezzo il genere delle avventure storiche, perché possono cadere nel "pateticamente avvincente", ma non è assolutamente il caso di questo racconto.

Continua così,
l'ho inserisco tra le seguite e domani leggo sicuramente il terzo capitolo!
Davvero un ottimo lavoro.


Maebh


PS. aggiungo una cosa, che mi ero ripromessa di chiederti. Tra Blank, Abaddon e Davide sono andata un po' in confusione. C'è un collegamento, tra la diversità di origine dei nomi o per ora sono, diciamo, "a caso" (non intendo assolutamente in senso dispregiativo)? Anche perché se fossero di zone completamente diverse, come si direbbe dai nomi, non potrebbero capirsi. Nel caso portassi a termine questo bellissimo racconto, il sistemare queste piccolezze sarebbe un grande passo avanti, perché la trama è talmente bella che devi ambire come minimo alla perfezione! :)
Certo, è difficile - soprattutto quando si racconta di un'epoca talmente lontana come il medioevo - riuscire a far quadrare tutti i conti, ma sono sicura che ce la farai!

Buona fortuna!
(Recensione modificata il 22/07/2012 - 11:23 pm)

Nuovo recensore
21/07/12, ore 21:26
Cap. 1:

Ciao Elfin,
per ora ho letto solo il primo capitolo, ma volevo complimentarmi. 

In poche righe ci si ritrova subito immersi nell'ambientazione storica (che tra l'altro mi sembra molto buona, ben curata e senza anacronismi). Hai introdotto molto bene e senza dilungarti troppo in futili particolari il protagonista e parte della sua psicologia. Il racconto prende molto, sembra interessante e senza grandi pecche stilistiche, se non alcune ripetizioni e qualche frase di alto registro in contrasto con altre più povere, con termini molto semplici. Ma queste sono piccolezze. Si legge volentieri, è scorrevolissimo e, ribadisco, è molto ben pensato.

Complimenti davvero

Recensore Junior
27/06/12, ore 21:17
Cap. 7:

Carissima,

Finalmente rieccoci qui! Avevo cominciato a temere che i lavori per l'università si moltiplicassero invece di diradarsi...
Allora, come sempre parto dalla parte "grammaticale/sintattica", perché so che ti sta parecchio a cuore. Al solito il capitolo è davvero ben scritto, e ricco di immagini interessanti; tuttavia ci sono alcuni passaggi, che ti cito qui di seguito, che mi hanno lasciata perplessa. Probabilmente avrai inserito una di quelle tue sottili costruzioni linguistiche, ma il mio cervello stasera è lessato, per cui perdonami se grido "j'accuse" senza riflettere:

1) "Lo specchio li aveva riflessi mentre il loro desiderio veniva consumato, bruciante. E quello stesso specchio li aveva traditi, dopo una luna intera di religioso silenzio. Aveva mostrato il poggiare di quelle labbra sulle guance rosate dal calore agli occhi di Sotèr. Era stata una scoperta crudele. Ghignante."
C'è qualcosa che non mi torna riguardo all'indicazione temporale "dopo una luna intera di religioso silenzio". Ciò scaturisce probabilmente dal fatto che questi passaggi del testo sono descritti dalla prospettiva del buon Sotèr: essendo lui che guarda e vede, e poi in seguito si scervella per comprendere quando quei due gliel'hanno fatta sotto il naso, il passaggio rappresenta un brusco intervento del narratore onnisciente. Stride leggermente con tutti i pensieri che Sotèr fa in seguito; e secondo me aggiungerebbe suspence permettere al lettore di scorprire gradatamente, con il servo, da quanto tempo va in avanti l'affaire;

2) "Quell'affermazione lo colpì come uno schiaffo. Aveva un compito, un compito che non aveva seguito." Questa è più una curiosità linguistica: si può dire "seguire un compito"? All'inizio pensavo a una svista, vero anche però che io ogni tanto sono troppo puntigliosa. Magari esiste e io da brava svizzerotta non lo so!

Passiamo ora alla parte che preferisco della recensione, il commento ai contenuti.
Devo dire che mi hai proprio accontentata: ogni membro del trio dell'Ave Maria era presente e adeguatamente attivo.
Povero Sotèr: mi è piaciuto molto come hai reso la sua frustrazione, mi è sembrata bene in linea con il carattere del personaggio (il servo astuto). Il Salvatore però alla fine non ce l'ha fatta a salvare il nostro Blank (che, a quanto pare, non vuole saperne di esserlo). La battuta, mordace, con cui liquida Blank poi... non poteva essere più sotèriana di così!
Mi è piaciuto molto come hai ripreso i due colori rosso e bianco, simboli di passione e rispettivamente purezza: anzitutto le coperte, groviglio di passione dei due, e su di esse il corpo bianco di Blank (che scioglilingua!), come hai fatto ben notare citando il biancore delle sue braccia; rosso, le guance di Blank quando lascia l'alcova, bianche, quando ci sta per rientrare... Una buona mescolanza cromatica! E anche il calore che hai sottolineato più volte rispetto agli amplessi degli amanti è molto azzeccato, soprattutto se preso in contrasto con gli ambienti in cui si trovano Horvoloson (la stanza fredda, senza alcun fuoco a scaldarla, al contrario di quella del buon, vecchio, ingorgo Ab) e Sotèr (la casupola col tetto di paglia, spazzata da spifferi).
Blank, mi spiace dirtelo (o forse no), mi sta un bel po' antipatico. Forse perché in questo capitolo lo s'intravvede soltanto come oggetto (del desiderio di Abaddon, del fallimento e del risentimento di Sotèr, delle preoccupazioni di Horvoloson) e che come tale viene usato, non riesco a sentirlo vicino. Vero che con 'ste tre Geni del Male intorno mica deve essere facile emergere... Giudizio rimandato ai prossimi capitoli!

Una parte del capitolo che ho davvero gustato è l'ultima; anzitutto, la descrizione del decadere inesorabile dell'Impero, la confusione e l'orrore che ne segue. Ci ho letto un parallelo con il decadere repentino e dissacrante della vita di Horvoloson dopo la morte di Gabriele.
E Gabriele ("l'uomo forte di Dio" in tutte le sue sfaccettature) è un personaggio che ho amato, anche se è stato fatto secco prima che la vicenda presente cominciasse. Mi è piaciuto che hai posto attenzione ai vari ruoli attribuiti ai figli per ordine di nascita! Solo che una domanda s'insinua nella mia testa: come mai Horvoloson sogna proprio in questo istante la morte del fratello? È un presagio di sventura? È il suo modo di elaborare il fallimento della missione "Salviamo-il-candido-Blank"? Intrigo! Mi piace!

L'unica "pecca" (ma il termine non va interpretato in maniera così forte) è che sembra che qualcosa sia in sospeso, assente, il ritmo dilatato. Non saprei dirti: forse mi manca il punto di vista di Blank, il sentirlo "vivo" nella storia; forse mi manca anche un po' l'incombere di qualche strage. Ma non farci caso, elucubrazioni di una pazza da studio.
Scusa se semrbo brusca/sintetica o altro rispetto al solito, ma veramente, il mio cervello è stato disintegrato dalla storia medievale e dalla Pataria milanese.

Attendo gli sviluppi del prossimo capitolo, naturalmente!
Quainquie

Recensore Junior
12/04/12, ore 16:48
Cap. 6:

Cara Elfin Emrys,

eccomi di nuovo qui a recensirti. Devo fare una premessa. Mi sento come Kate Winslet (in sentimento, non in bellezza) ai Golden Globes 2009, quando vinse due premi di fila: esterrefatta e incredula. Così mi ha lasciata questo capitolo, davvero: non ci credo di essere io la prima a commentarlo! La mia recensione non sarà probabilmente né corposa né acuta (aehm... diciamo così) come le precedenti, perché questo è stato un capitolo, per così definirlo, dei "sensi".
Non so se questa era la tua intenzione originale (male che vada, sono io la lettrice disattenta), ma mi è sembrato un capitolo pensato e scritto per coinvolgere emotivamente il lettore. Credo tu sia riuscita egregiamente nell'intento: questo gioco al gatto e al topo tra Abaddon e Blank, caspita, mi sembrava di esserci coinvolta anche io! Per non parlare poi dei personaggi che compaiono come ausiliari in questo capitolo: Horvoloson nella sua irrequietezza, Teodorico e Davide/Brigitte nella loro sensualità. Tutto concorre davvero a risvegliare emozioni, brava!
Mi è piaciuta molto l'opposizione tra il gelo climatico, che Blank percepisce, e la sensazione di calore (immaginata prima, effettiva poi) che il ragazzo ricollega a Abaddon. Una vera e propria contrapposizione tra il gelo implacabile dell'inverno e la passionalità degli uomini (che non ha stagione).
Con la vicenda della concubina mi hai presto in contropiede, devo dire. Ho trovato anche interessante l'accenno ai giorni impuri di Brigitte, è molto realistico (stai proprio attenta ai particolari!).
Ho giusto una domandina:

"2) Benchè non fosse propriamente tipico del basso medioevo, ho deciso di inserire una concubina vestita da uomo. Nonostante questo "fenomeno" sia proprio del tardo medioevo ed epoche successive, in alcune corti, specialmente quelle degli ecclesiastici o in quelle dove viveva un prete/frate, era possibile trovare queste ragazze. Horvoloson non vorrebbe che si scoprisse che sotto il suo naso c'è una ragazza che fa praticamente di mestiere la concubina di ogni ospite!"

Come credo avrai capito, non sono italiana, nel senso che possiedo una cultura un po' diversa. Come suddividete il Medioevo? Perché parli prima di Basso Medioevo, asserendo che il fenomeno del concubinato in questa forma non era tipico, dicendo poi che sia tipico del Tardo Medioevo. Non sono la stessa cosa? So che è una domanda cretina, ma la questione per me è un po' confusa (e non mi fido di Wikipedia). Io solitamente parlo di "Früh-, Hoch-, Spätmittelalter", ma in tedesco la faccenda è completamente diversa. La tua storia non dovrebbe essere dell'Alto Medioevo (che corrisponde circa al mio Frühmittelalter)? Non prenderlo come un attacco, è solo mia curiosità personale.

I paragrafi dedicati alla prima volta di Blank e Abaddon meritano una menzione a parte: complimenti davvero, sono ben scritti e coinvolgenti. Anche se in un qualche modo ho avuto la sensazione che per entrambi l'esperienza sia stata diversa dalle aspettative. Mi spiego meglio: ho avuto come l'impressione che Blank alla fine abbia trovato il suo posto, definendosi come amante di Abaddon, cosa che, considerate le sensazioni descritte nei precedenti capitoli, mi è sembrata sorprendente. Un'esperienza metafisica, insomma! E la mente di Abaddon, che all'inizio vedeva Blank "come un meraviglioso pezzo di profano" (non riesco a citare a memoria, scusa, spero sia corretto) mi è sembrata, nell'atto, trascendere, andare oltre la materialità del corpo di Blank. Questo passaggio specialmente:

"Avrebbe passato la vita... la vita...
Aveva tutto lì, Abaddon. Improvvisamente, lì, la ragione della sua esistenza, la sua eternità. Sentiva che addirittura la sua anima stava toccando quel ragazzo, la percepiva mentre si muoveva insieme a lui dentro e fuori quel corpo, in una maniera totalmente sua, interamente persa."

Sento insomma che gli sviluppi saranno davvero interessanti: c'è l'anima in gioco, non il corpo...

Che dire, fallo per te, fallo per me, ma... aggiorna prestissimo! Come farò senza il capitolo quotidiano?
A presto!
Quainquie

Recensore Junior
09/04/12, ore 14:08
Cap. 5:

Cara Efin Emrys,
ormai hai catturata la mia attenzione, per cui diventerò la tua stalker delle recensioni. È ufficiale (non spaventarti, sono nell'effetto vacanze).
Rispetto allo scorso capitolo il testo è decisamente più fluente, coeso, privo di incertezze grammaticali: insomma, più prosegue, più si fa articolato e strutturato. Direi quindi che posso passare subito ai due punti focali della mia recensione: il capitolo in sé e le tue note a fondo pagina.

"La scrittura sui fogli era angolosa, grossa, ogni lettera era divisa dall'altra da un piccolo spazio, frammentata. Era stata scritta velocemente, con ansia. Man mano che le righe continuavano, le parole si inclinavano verso il basso. Le parole pendevano verso la parte sinistra del foglio. Per i vari errori grammaticali, era ovvio che la persona che aveva scritto quella lettera non aveva grande cultura. Del resto, neanche Abaddon l'aveva: non gli era mai interessato. Il re sospirò: la lettura era stata fin troppo difficoltosa, doveva ripassare ogni tanto sennò gli altri sovrani si sarebbero beffati di lui."
Sono felice che tu abbia ripreso ed esplicitato quello che nella recensione dello scorso capitolo è ho definito "accenno a Carlo Magno", ossia accenno all'essere illetterato di Abaddon. Non so se lo hai fatto volontariamente, ma hai citato un elemento che mi ha molto incuriosita: Abaddon ripassa. Non so se hai mai letto la "Vita Karoli Magni" di Eginhart, ma questo aspetto, insieme a quello della scarsa cultura di Carlo Magno, è reiterato: soprattutto, viene detto che Carlo associava apprendimento e cibo, e ho trovato davvero 'spannend' (ora come ora non trovo il termine italiano) che nel tuo capitolo tanto spazio sia dedicato al cibo.
Quanto alla scritta... al termine del testo ho letto la tua nota, in cui ti riferisci alla pratica di trarre dalla scrittura informazioni caratteriali. Con mio sommo imbarazzo devo ammettere che ad una prima lettura io non mi sono soffermata su questo aspetto, ma su un altro: leggendo di una scrittura "angolosa, grossa" la mia mente da Medieval obsessed ha pensato a qualcosa tipo il minuscolo carolino. Che dire, hai ottenuto due effetti incisivi in un colpo solo!

Poi, sappi che hai scatenato la mia passione più intensa: la cucina medievale. Ah, quanto ti adoro! Anzitutto con il riferimento a Teodorico; se non a quello storico, almeno ad alcune delle sue peculiarità. Non so se l'hai fatto con cognizione di causa, è sempre un'incognita, però ci spero: Teodorico il Grande è storicamente il destinatario della più antica fonte che possediamo sugli usi alimentari dell'alto Medioevo (certo, è stato scritto nel 520, dopo gli avvenimenti della tua storia, ma chi può impedirmi di fantasticare?). Il medico greco Anthimus gli ha infatti scritto una lettera, per consigliarlo su usi e abusi di vari alimenti (intitolata "De observatione ciborum"). Nella lettera viene evocata la teoria degli umori (quella di Galeno e Ippocrate, non credo ci sia bisogno di spiegarla) e i modi con cui l'alimentazione può tenerla in equilibrio, senza creare scompensi dannosi. Ora, non me la bevo che tu hai scritto una riga di dialogo come questa: "Certo. Lo sappiamo entrambi che uomo vile e debole è re Teodorico. Fortunatamente non porterà sua moglie. Fai preparare formaggi. Ricorda, Sotèr: pasti caldi e abbondanti. E vino: ricordati il vino! Vino non per forza di qualità. Non birra. Assolutamente no: puzza e ti rovina i denti" senza saperlo. Altrimenti nei un idolo nel leggere la mentalità dell'alto Medioevo. Abaddon consiglia volutamente cibi abbondanti, caldi, molli (come i formaggi, che erano anche i cibi dei poveri: allusione al bonaccione che è Teodorico?) perché sa che il re ospite è debole, non solo di costituzione, ma anche di appetiti presumo (l'allusione alla mancanza della moglie, forse?). Cibi come questi, "umidi", erano famosi nel Medioevo perché facevano scattare il peggiore dei peccati: la lussuria, debolezza tra le debolezze, e spesso essa scaturiva dalla gola.
Insomma, colpo da maestro il tuo! Tanta sostanza in così poche righe!
Ora, potrei far partire un'altra manfrina sulla scelta di Abaddon di preferire il vino alla birra. Mi trattengo: dico solo che non mi risulta una sorpresa, vista la sua indole focosa. Il vino è divenuto molto popolare, come l'olio, nei paesi germanici grazie alla diffusione del Cristianesimo e dell'idea che all'interno del Cristianesimo vincolavano. Che Abaddon preferisca il vino, qualcosa di estremamente sacro che diventa piacere profano, terreno, mi sembra naturale, viste le sue inclinazioni verso il purissimo, angelico Blank (occhiolino malizioso). Non so se tu avevi previsto questa interpretazione, davvero: ma siccome sei molto attenta ai dettagli, lo sospetto.

La scena descrittiva in cui introduci Helle è davvero molto ben scritta. Non solo per il modo naturale con cui descrivi la percezione di tratti fisici (capelli rossi) e deformazioni da parte dell'ambiente che la circonda: ma soprattutto per l'alone di mistero che hai creato attorno a lei. "Helle". Sai, ho passato qualche manciata di minuti a pensarci, e è incredibile quanto le tue scelte onomastiche possano influire sulle mie interpretazioni! Ma devo ancora elaborare: "Helle" è senza dubbio un nome scandinavo, ma anche quell'assonanza con "Hell", 'inferno', mi alletta... ti farò sapere quando mi sarò decisa! Non so perché tu l'abbia introdotta, ma il suo incontro-scontro con Blank apre un sacco di prospettive interessanti. Oggetto anche dell'ossessione dell'Occhio della Strega? Poveraccio il nostro Blank! Mi costringo inoltre a saltare tutte le suggestioni che hai creato in me citando fuso e rocca come strumento di Helle. Potrei scriverti un'altra spatafiata!

Interessante anche il sogno di Abaddon, i cui bollori sono costretti e soffocati, sia metaforicamente che letteralmente, sotto una coltre di neve e responsabilità (anche familiari, vista la disapprovazione di Horvoloson)! La neve che tutto copre e tutto soffoca... ah, che bell'immagine!
Insomma, capitolo di transizione, ma che aumenta la tensione nel lettore: sogno, apparizione di Helle, arrivo di un nuovo personaggio in vista... Si può aspettarsi qualunque cosa. Ben fatto, ben scritto, complimentoni! Viva anche le note, è bello sapere che vuoi condividere con noi le tue ricerche!

Senti, ti lascio in pace a goderti la Pasqu(ett)a, ora, lo giuro! XD So che sembrerò una pazza ossessiva, ma ti giuro, la storia mi ha preso, soprattutto per gli evidenti sforzi che tu ci hai infuso!
A presto!
Quainquie

Recensore Junior
09/04/12, ore 10:58
Cap. 4:

Cara Elfin Emrys,
mi accingo a commentare anche questo tuo quarto capitolo. Se me lo permetti (spero di non offenderti) vorrei lasciarti qualche mio appunto su degli errorini sparsi, piccolezze in effetti, ma che mi hanno rallentato la lettura. Naturalmente cercherò sempre di contestualizzarteli al meglio, non voglio sembrare sempre la solita rompiscatole! Diciamo che scrivi in un modo che obbliga il tuo lettore a leggere e rileggere con attenzione ogni passaggio, per assaporarlo meglio. Cominciamo!

1) "Al popolo sembrava onnipotente e la figura di Dio e la concezione della divinità stessa si eraNO man mano creatE a immagine del vescovo che, a seconda dei casi, sembrava interpretare la parte del vendicatore o dell'angelo gentile. Per il popolo, Horvoloson non era solo un sacerdote, ma sembrava l'entità stessa di Dio."

Mi ha fatto uno strano effetto, in italiano e di primo acchito, leggere la coniugazione verbale al singolare dopo "figura di Dio" e "concezione della divinità stessa". Tuttavia... ci ho letto una costruzione estremamente latineggiante (e sì, sono deliziata, meraviglia!), sullo stile di "et... et", con tanto di costrutto a endiadi (come quel "figura di Dio" e "concezione della divinità stessa" affiancati paiono suggerire). La mia correzione è minuscola, però ti chiedo perdono se tu hai inteso costruire la tua frase in modo latineggiante: in questo caso sarei inopportuna, scusami. A dire la verità spero (anzi, sono quasi certa) che tu l'abbia costruita volontariamente in questo modo, per cui sappi semplicemente che la mia ammirazione per le tue doti di autrice (considerato soprattutto il fatto che hai scritto più volte di non soffermarti eccessivamente su descrizione e stile in questa storia) è ulteriormente aumentata. :)

2) "E così, per il popolo ignorante, man mano che il tempo passava, il vescovo aveva assunto aspetti diversi, prima di uomo, poi di stregone, poi di sacerdote, poi di vescovo e, alla fine, DI entità sovrannaturale."

Questa è veramente una correzioncina insignificante, più che altro per mantenere coesi gli elementi della frase: la coordinazione per asindeto è geniale, ti permette di percepire, nella sua accelerazione, il vorticare dei sentimenti del popolo nei confronti di Horvoloson, e nel contempo la natura cangiante del vescovo!

3) "E in parte era vero. Quando capiva veramente quanto spesso avesse ragione, il suo stomaco si chiudeva e la sua gola si seccava; la SUA mente entrava in subbuglio, in un caos di pensieri e ricordi che lo portavano per un attimo, solo per un attimo, a desiderare di non aver quel tipo di mente per essere libero da ogni tipo di sentimento che lui considerava umano."

Anche in questo caso: quel "proprio" mi ha... proprio bloccato la lettura. Secondo me usare un "sua" aiuta anche in questo caso a mantenere quell'effetto d'accelerazione di cui accennato sopra, restituendo le reazioni fisiche di Horvoloson alla propria consapevolezza in modo vorticoso, vivido e immediato.

4) "Le sue prediche, all'inizio veloci e leggere, si facevano sempre più pesanti e ormai assumevano per le persone che l'ascoltavano L'ASPETTO più che uno spunto di riflessione un vero e proprio rimprovero, DI una specie di ramanzina calcata e che lasciava un solco profondo. E Abaddon non le ascoltava mai."

Non lo so, a me sembrava che il verbo "assumere" non potesse saturare un sintagma come "spunto di riflessione" o "vero e proprio rimprovero". Di nuovo, credo sia personale percezione: dipende molto dal tuo stile, e da come ti piace combinare le parole!
Non prendere queste note come un insulto: mi sono servite, più che a correggere, a indagare un po' più a fondo il tuo stile! ;)

Ora posso tranquillamente passare agli elogi, perché te li meriti proprio!
Non ho trovato il capitolo affatto noioso. È normale che qualche capitolo debba essere dedicato a contestualizzare ambienti e a dare informazioni sui risvolti più intimi dei personaggi; io stessa dedico moltissimo spazio a caratterizzazione e contestualizzazione, e trovo sia essenziale (vabbè, io esagero... capitoli su capitoli!). Tu invece hai dedicato QUESTO capitolo a contestualizzazione e caratterizzazione, senza però limitarti a queste. Hai gettato luce sul carattere del "trio dell'Ave Maria" (come l'ho ribattezzato affettuosamente nella mia testa) - Abaddon, Horvoloson, Sotèr - e trovo questo sia essenziale a dir poco per il prosieguo della storia. Questi tre personaggi sono talmente collegati tra loro che sarebbe stato impossibile non descrivere esplicitamente i loro caratteri e ruoli.
Menzione d'onore per la descrizione di Sotèr: secondo me ti sei superata: "Sotèr era più uomini contemporaneamente, era per i due consigliere, spia, consolatore, servo... era semplicemente tutto il mondo che quelle due teste toccavano insieme senza contendersene il comando." Secondo me hai raccolto perfettamente l'essenza del servo aiutante, che deve prodigarsi per essere fedele a due padroni, che è talmente scaltro da riuscire a leggerne il cuore e "a pensarne i pensieri".

Hai anche giustamente dedicato paragrafi interessanti al nostro Blank: ho amato molto il modo in cui hai sondato la sua anima, la cui purezza comincia irrimediabilmente a vacillare. Il fatto ad esempio che dopo la messa, dopo essersi messo a lavorare come tutto-fare, non abbia cercato di comprare un mulo per tornare a casa - desiderio che aveva in precedenza esplicitamente espresso - non dimostra soltanto come il lavoro l'abbia travolto, ma anche secondo me una velata volontà di non andarsene, di provare il rischio, di assaporare la minaccia che Abaddon rappresenta per lui.

La descrizione della chiesa è ben fatta, brava. Soprattutto tutti i collegamenti che l'edificio stabilisce con ogni personaggio... sono notevoli. Comincianco con le vesti scure di Horvoloson che restituiscono la sobrietà e la cupezza dell'edificio ecclesiastico; avevi già menzionato questo aspetto, credo, ed ora acquista materialità. Ci sono poi le vetrate per Blank, l'influsso che hanno su di lui: nulla mi è sembrato casuale. Il vetro (o l'alabastro) sono materiali, barriere fragili, esattamente come le difese di Blank, pronte ad infrangersi. A costo magari di ripetere ciò che hai resto manifesto nel testo: l'identificazione dell'altare immacolato e puro con Blank, altrettanto bianco, altrettanto puro (per ora), le rispettive e apparenti irraggiungibilità (per Blank e per Abaddon), l'identificazione di fiamma della passione e fiamma materiale. Era molto esplicito, ma ciò non toglie che sia bellissimo!
Un mio bonus personale a tuo favore: "Il re si imbronciò, spostando la propria attenzione sull'altare davanti a lui dove lo zio continuava a cantare parole in latino, frasi che per il re non avevano senso, che la sua povera mente non comprendeva e non faceva proprie." Mi è piaciuto il tuo accenno all'ignoranza del re, ci ho visto un rimando al povero e illetterato Carlo Magno. :)
Scusa se stavolta non mi sono fermata diffusamente su ogni aspetto che mi ha colpito, ma ce n'erano tantissimi!
A presto!
Quainquie

Recensore Junior
03/04/12, ore 20:05
Cap. 3:

Cara Elfin Emrys,
per una volta stranamente puntuale mi ritrovo a commentare il terzo capitolo della tua storia.
So che ora mi vorrai virtualmente uccidere perché sollevo la questione Chiesa, ma lo faccio solo marginalmente, per cui chiedo venia: hai definito Horvoloson "vescovo", però, considerando che è probabilmente il fratello del padre di Abaddon (congettura mia, beninteso), è più probabile che si trattasse di un arcivescovo. Ma naturalmente, è solo un osservazione del tutto superfluo, che da brava rompiscatole dovevo fare! Come la seguente:

"E in quel momento desiderò ardentemente riuscire a portare a termine il compito che il prete gli aveva dato."

Quel "prete" mi ha disorientata, pensavo: "Prete chi?". Non so, mi è sembrato strano venir definita una carica ecclesiastica così alta e con tale potere temporale e politico come un "prete", ma è una piccolezza tutta dovuta allo stile, per evitare ripetizioni.
Voglio fare una menzione speciale per il nome del fido servo, Sotèr. Ci ho colto davvero un ironico presagio: il nostro Sotèr non riuscirà affatto a fungere da salvatore del nostro povero Blank, vero? Le mire di Abaddon avranno la meglio, me lo sento; questo particolare, un nome, che evoca una speranza disillusa per il protagonista è il massimo! (Di nuovo, commento assolutamente personale. Il nome potrebbe benissimo essere un semplice rimando ai personaggi che "salvano la situazione" delle commedie classiche. A questo proposito: nell'alto Medioevo le commedie greco-romane, le prime soprattutto, erano conosciute? Cavillo esistenziale.)
Prima di proseguire nel commento del capitolo ho una domanda (innocente, non spararmi): Abaddon sembra sprovvisto di un erede legittimo, come gli è fatto notare. È sposato? Perché ventitré anni mi paiono un po' tanto per l'epoca per non aver ancora consolidato il potere territoriale tramite un matrimonio di convenienza. Inoltre non so se fosse davvero così sostanziale avere un erede di sangue, data la pratica diffusa di eleggere un sovrano per elezione (sì, sto cercando di giustificare i vizietti di Re Abaddon perché acciuffi al più presto Blank! Lettrice malvagia). Ma magari hai già pensato ad un retroscena ad effetto, o ho avuto qualche svista, quindi taccio. u.u

Comunque la storia si fa sempre più interessante, soprattutto con l'entrata in scena di zio Horvoloson (un nome che è un programma, visto il suo illustre omonimo potteriano), che fornische l'opportunità di tracciare uno spaccato interessante degli intrighi secolari e ecclesiastici: potere, lussuria, mire dinastiche, debolezze umane e dannazione, tutto ciò traspare bene dal loro dialogo; anche se, profanamente parlando, la fede di Horvie non mi convince appieno. Per qualunque ecclesiastico di nobili natali, i peccatucci di gola e carne erano all'ordine del giorno; vedremo se tra zio e nipote nasceranno conflitti.
Quanto a Blank, ho apprezzati davvero l'inquietudine che serpeggia nei paragrafi dedicatigli. Il nostro puro, angelico fiore sta cominciando a macchiarsi di terreneità: si accorge degli sguardi insistenti, della loro natura, ne è lusingato. Insomma, questo lento ma inesorabile avvicinarsi a quel baratro dopo il quale nulla sarà più lo stesso per Blank (e per Abaddon, vista la sua ossessione) mi piace molto, alimenti davvero la mia passione per la distruzione.
A proposito, ora che tanto ho parlato di onomastica: mi avevi quasi abbindolata. Abaddon. Che nome, mi hai infilato proprio sotto il naso il contrappeso all'angelico Blank! A parte il fatto che significa "rovina, distruzione" (garanzia, il mio programma apocalittico sarà realizzato, yeah!), ma è anche un demone associato all'angelo dell'abisso nelle Sacre Scritture, vero? Sarebbe splendido: l'angelo celeste Blank (come tu esplicitamente lo descrivi) e l'angelo dell'abisso e della distruzione (Abaddon, come tu sottilmente lo hai suggerito).
Ah, ragazza mia, continua così! Stai dando alle mie meningi tanti ragionamenti di cui gioire! ;)
A presto!
Quainquie

Recensore Junior
01/04/12, ore 18:06
Cap. 2:

Cara Elfin Emrys,
lentissimissimamente (ma rispettando la mia promessa) mi accingo a commentare capitolo per capitolo la tua storia!
Questo capitolo mi è piaciuto parecchio: scorrevole, ben scritto, i pensieri di Blank ben tratteggiati. Menzione particolare va all'inquietudine che hai saputo infondere al tuo testo: comincio già a sentire l'oscurità che si avvicina al povero Blank - che appare decisamente puro e ingenuo come un fiore di campo - e a noi lettori contemporaneamente. Sono deliziata assolutamente dall'arrivo degli orrori e delle vicende molto tristi che mi hai preannunciato rispondendo alla scorsa recensione; non vedo l'ora di vederti all'opera, è decisamente promettente. Soprattutto la parte in cui i pensieri lussuriosi hanno preso forma: inquietante, quasi ossessivo presagio!
Unica "pecca" (ma è una questione di impaginazione e di stile, quindi del tutto soggettiva):

"Il ragazzo sorrise, accompagnandolo. Blank non sapeva che qualcuno lo stava veramente fissando da una finestra. L'uomo si tolse i guanti, passando una mano fra i capelli neri e sporchi: si sarebbe dovuto lavare anche se l'acqua portava malattie."

1) Il passaggio da un periodo all'altro mi ha confusa. Ci sarebbe stato bene un nuovo paragrafo: in parte per creare aspettativa "visuale", in parte perché i due periodi mi paiono cozzare tra loro, essendo situati in due dimensioni descrittive diverse. Ma magari era questo il tuo intento, per cui la mia non è davvero una critica!
2) Complimenti per la menzione dell'acqua e del lavaggio quotidiano solitamente evitato in quell'epoca, poiché la credenza che portasse malattie era diffusa. Da medievalista appassionata, ho amato molto questo dettaglio, che ho trovato si sposasse molto bene con la parte centrale del capitolo, quella in cui Blank si lava con la bacinella. Insomma, ho visto i due opposti che stanno per scontrarsi: l'uomo maturo, virile, "sporco" (in senso doppio: lussurioso e... 'brozzo', come dicono dalle mie parte) e il giovane candido ed esile, "pulito" (anche qui nella sua doppia valenza). Brava! ;)

A presto!
Quainquie

Recensore Junior
28/03/12, ore 14:51
Cap. 1:

Cara Elfin Emrys,
di solito non sono un'appassionata di storie originali: non perché non ce ne siano di buone, ma perché sono un tipo di gusti piuttosto difficili. Oggi vagavo un po' sul sito (sezione Merlin, specialmente) e dato che come autrice mi sei sempre piaciuta (vedrò di commentare di più, promesso) vagando per la tua pagina autore mi sono imbattuta in questa storia. Ora, in questo istante preciso ho poco tempo per leggerla tutta (università caina u.u), però ho letto il primo capitolo e sono rimasta assolutamente affascinata. Una storia che si svolge pochi anni dopo la caduta dell'Impero Romano d'Oriente? Non poteva non conquistarmi. Se si intitola poi "Animi Motus", riportandomi alla mente i gloriosi pomeriggi che dedicavo a Seneca e Lucrezio... che dire, annoverami tra i fan. Da seguire assolutamente! Man mano che potrò leggerla commenterò, tranquilla.
Fossi in te non mi cruccerei affatto sullo stile. Sei davvero molto brava a scrivere e credo che, sebbene la storia non abbia il suo punto focale nello stile, di certo ne avrai molto di più di tanti scrittori pieni di perifrasi chilometriche e spesso inefficaci narrativamente (la sottoscritta tende a questo). Lo svolgimento in sé mi pare molto promettente: con pochi tratti hai definito il tuo protagonista, i suoi sentimenti, l'ambiente in cui si trova ad agire. La descrizione dei suoi sentimenti verso la guerra, e il suo non appartenere a quella violenza che imperava in quei secoli è a dir poco ottimamente riuscita!
Ma sai qual è il vero motivo che mi spingerà a continuare a leggere? "La storia sarà molto triste e avrà un poco il sapore di Notre Dame de Paris". Mi hai arpionata: solitamente sono io che scrivo drammi strappalacrime che dal tanto fanno produrre bile ti annientano. Non posso che ritrovarmi su questo punto ed essere tua ammiratrice sfegatata!
A rileggerci (davvero) presto!
Quainquie

Recensore Junior
08/01/12, ore 16:32
Cap. 1:

Ciao.. ho iniziato a leggere la tua storia e la trovo molto interessante! Apprezzo il modo in cui scrivi, penso proprio che continuerò a seguirti.. Ho letto il primo capitolo intorno alle 2 di notte e quindi non ero nelle condizioni appropriate di lasciare un commento, ma ho promesso a me stessa di farlo ed eccomi qui! Se posso permettermi di dirti un'unica cosa.. trovo che ci sia poco dialogo e questo, a mio avviso, rende la storia un pò "noiosa". Ho dato velocemente un'occhiata al secondo capitolo e ho notato che anche li il dialogo è scarso. Ovviamente si tratta di gusti, io personalmente amo molto il dialogo tra i personaggi ma anche la descrizione delle emozioni e dei luoghi, solo che mi scoccia un pò leggere nei dettagli le descrizioni delle scene. Insomma non so se mi sono spiegata :) A parte tutto la mia è una recensione positiva e appena avrò letto il prossimo capitolo ti dirò nuovamente se avrò cambiato idea. Ciao ciao!!

Recensore Veterano
04/01/12, ore 12:35
Cap. 5:

Heeey ma ciao! Questa storia iniziava a mancarmi! u.u
Il capitolo è stupendo come al solito, è vero che alla fine non c'è molta azione ma.. boh, forse mi piace solo come scrivi xD
Helle mi fa pena. La gente si comporta così anche ora, a quell'epoca deve essere stato bruttissimo. Sotér invece mi piace sempre di più.
Oh ti prego aggiorna quando puoi, voglio davvero sapere cosa succede! :D
Baci

Recensore Junior
04/01/12, ore 12:10
Cap. 5:

visto che mi hai ringraziato pubblicamente ti faccio i complimenti per questa storia originale....al momento per la collocazione storica.....e credo che anche la trama non deluderà le aspettive....al prossimo aggiornamento

Recensore Veterano
14/10/11, ore 20:10
Cap. 4:

"Vedendolo, la voce di Horvolon si mozzò un attimo per poi continuare."
La S di HorvoloSon ;)

Ti ho già detto che amo come hai descritto Abaddon e Horvoloson? Beh, io lo ripeto u_u Amo come li hai descritti *-* hahahha
E inizio ad amare anche Sotèr ahahahah seriamente, la sua figura è una cosa spettacolare!
E ti ho anche detto che sono felice del fatto che tu abbia scritto la messa in latino, da un tocco in più u_u che bello questo realismo! Ahahah
E mi piacciono un sacco le note sul racconto, brava che le hai messe u_u
Io non credo che il capitolo sia noioso, nemmeno pochino u_u poi boh, può essere che sono io strana che lo trovo interessante! Aahaha xD
Tu non mi ringraziare, dopotutto sono io che ho letto prima di tutti *-* e sei obbligata a scrivere presto il prossimo u_u ahahahaha :P
A presssto *-*

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