Eccomi qui.
Avevo detto che sarei passata e...così sia.
Ho così tante cose da dirti riguardo questa storia che rischierei di far confusione, perciò andiamo con calma. :)
Innanzi tutto, permettimi di dirti che mi hai completamente spiazzata. In senso buono, si capisce.
All'inizio, mentre leggevo, pensavo che a parlare fosse una ragazza. Una ragazza che tranquilla cammina per la spiaggia, osservandone la bellezza d'estate. E quando ho capito che era proprio l'Estate a parlare... la prima cosa che ho pensato è stato: "brillante, assolutamente brillante!"
Perché, con questa tua trovata, la storia trasuda originalità dalla prima all'ultima parola. Non avevo mai letto che fosse una stagione a narrare il fatto e che al tempo stesso era la protagonista. Sei stata assolutamente geniale, permettimi di dirtelo.
Oltretutto, questa scelta porta in sé una profondità non indifferente. Profonda perché la personificazione è magnificamente riuscita, profonda perché gli stessi pensieri della protagonista si traslano in quella che è la vita reale, portando il lettore a riflettere non solo sulla verità di quanto è scritto, ma trascinandolo nelle sue esperienze più profonde: quelle negative, dolorose che ha in sé la tempesta; quelle positive, gioiose che incarna il sole che si riflette sulle onde, un po' come la felicità tende a riflettersi sulla vita di ognuno di noi. Ma, si sa, il sole spesso si offusca: ed ecco allora che subentra la tempesta, le nuvole, il cielo denso e carico di pioggia. Hai saputo creare, con elementi totalmente naturali, il circolo vizioso che è proprio della vita di ognuno di noi e con il quale ci troviamo a fare i conti ogni giorno, ogni ora, ogni secondo perfino.
Il paragone con gli Dei è stato veramente azzeccato. All'inizio ne ho interpretato la presenza come un elemento che marcasse più a fondo la scena che si era venuta a creare, ma solo dopo, scoprendo chi era il personaggio, ho capito che i pensieri della protagonista, che tu hai fatto ergere anch'ella a Dea, non erano riferiti a semplici fenomeni della natura, ma erano diretti a quelli che poi si sono rivelati essere i suoi stessi fratelli.
E allora ecco che la scena muta, che i paesaggi prendono forma e vita, incarnandosi negli Dei che li rappresentano. Ed è stato come trovarsi in mezzo ad una piccola folla.
Anche il circolo delle stagioni, che passano, portano cambiamenti per poi tornare, sempre nuove, sempre diverse è stato particolarmente toccante.
Nelle parole dell'Estate si avverte una sottile amarezza, l'amarezza per ciò che va perdendo ogni anno, ma se ne tocca anche la gioia, perché per ogni cosa che è andata perduta se ne è trovata una nuova, più bella quasi.
Il personaggio di Estate mi ha ricordato molto quello di Vitangelo Moscarda, il protagonista pirandelliano de "Uno, nessuno e centomila": come lui, Estate si cala in un ruolo, in una maschera, per poi abbandonarla ed addentrarsi immediatamente in un'altra.
Certo, i personaggi sono anche molto differenti tra loro (Moscarda infatti non apprezza nessuno dei suoi cambiamenti, come invece pare fare Estate) ma sostanzialmente questo loro abbandono e presa di ruoli li rende molto simili.
Ma ciò che più li contraddistingue è la reazione a queste diverse maschere che indossano di volta in volta: Moscarda ne è infastidito, le rifiuta, le rinnega tutte eppure, incosciamente, avverte il bisogno di indossarne sempre una nuova. Non si ribella agli inconvenevoli di ciascun ruolo, ma anzi resta a guardarli, a tentare di rifuggirgli attraverso l'aggressività e l'ironia; Estate invece le accetta tutte, prendendone tutto ciò che di buono può ricavarne e davanti alle negatività non si crogiola nella rassegnazione ma va avanti e qui si avverte tutto il peso della speranza, della rivalsa, della voglia di continuare a camminare. L'emblema di questo concetto l'ho ritrovato nelle orme che, pur sparendo, lei continua a lasciare. Sa che è inutile, sa che le onde le cancelleranno, ma lei ci crede, perché è convinta che, in fondo, qualcosa resti di quelle impronte. La sua reazione, invero, può essere affiancata a quella di Zeno Cosini, l'unico personaggio dinamico del Pirandello che, pur accettando le difficoltà, non le igora ma tenta anzi di combatterle.
Parallelamente all'introspezione e allo sviluppo dei personaggi, vi è uno stile che non è da meno: limpido, liscio, coinvolgente. Ma anche assolutamente dinamico: lento, calmo, pacato nella prima parte, la parte del sole che si riflette sul mare, la parte della staticità di un tramonto, la parte della dolcezza della carezza del vento; e poi, improvvisamente, si fa veloce, affannato, quasi intimorito davanti alla tempesta, al rombo del vento che soffia forte, alle onde che solcando il mare impazzite.
E per questo, seriamente, hai tutta la mia stima, da scrittrice a scrittrice, perché so quanto è difficile mutare uno stile senza che il colpo venga negativamente accusato dal lettore. E tu sei riuscita bene, devo dirtelo.
Oltretutto, ci sono stati dei passi, delle combinazioni di parole, che mi hanno molto colpita. Te ne cito qualcuno:
"L'elegante suono dell'acqua contro le rocce mi fa immaginare le parole di un Dio calmo e benevolo"
"[...], l'orizzonte ne disegna un confine infinito" (e qui scattano i miei complimenti per questo ossimoro, volontario o no che esso sia)
"Non mi resta che aspettare per rinascere presto con una nuova brezza"
E questi sono solo alcuni dei passi che mi hanno colpito. Sì, mi sono veramente piaciuti e non aggiungo altro perchè piaciuti è il termine esatto.
Sintassi e grammatica sono impeccabili: ho notato che non ti sei avvalsa dei classici paroloni ad effetto, ma hai usato un linguaggio semplice ma profondo nella sua efficacia, che combinato a dovere (come ho citato sopra) risulta veramente impressionante.
Mi permetti solo un piccolo consiglio grammaticale? Ho notato che hai usato spesso diversi pronomi possessivi. Cerca di ridurli in futuro; otterrai un effetto di maggior scorrevolezza e meno ridondanze.
E per il resto è assolutamente straordinaria, coinvolgente, emozionante. Qualcosa che ti tocca davvero, che ti spinge a riflettere, che ti fa apparire la scena chiara e limpida e puoi solo restare a guardare, incantata. Questa sì, che è una storia che incanta. Va dritta nelle mie preferite e tu tra gli autori preferiti.
La voterò, stanne pur certa. ù.ù
A presto!
Sara.
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