Questa storia non l'avevo mai letta. Sono felice di averlo fatto, perché mi ha toccato nel profondo dell'anima e mi ha profondamente commosso.
Adoro tutte le altre tue storie, ma in questa si sente davvero la tua voce.
Al di là dei riferimenti letterari, che ho riconosciuto e adorato dal primo all'ultimo - soprattutto la citazione di Rimbaud l'ho letta da poco, e come dargli torto? Anche se tutto il passaggio echeggia di un uomo che vuole farsi perdonare dalla donna che ha ferito forse al di là di ogni possibile guarigione, e mi ha fatto pensare al pentimento che sgorga dalla "chanson grise" di Verlaine - l'introspezione è profondissima e arriva tutta, dalla prima all'ultima parola, in particolare quando lo stile è più semplice.
Traspare soprattutto una purezza e un'autenticità nel vivere i sentimenti, che li rende incredibilmente intensi e reali, tanto più perché per il narratore è così difficile provarli. In particolare, forse per la similitudine della mia visione personale, mi ha colpito questo pezzo:
al contrario, l’unione dei corpi è sempre stata conseguenza ed espressione della concordia ritrovata tra gli spiriti, di quella concordia così naturale e spontanea - sbocciata inattesa come un fiore fuori stagione - che a volte mi domando se non ci sia del vero nelle leggende sulle anime gemelle. Mi sembra di conoscerla da sempre, di capirla da sempre… o forse è solo perché siamo talmente simili, in molte cose, che non di rado, discorrendo con lei, ho l’impressione di guardarmi allo specchio?
Credo che ogni commento risulti superfluo: sei riuscito a trasmettere un concetto bellissimo che, nella sua sincerità e naturalezza, non ha nulla d'ingenuo e risulta dannatamente reale.
Ma il mio pezzo preferito rimane questo:
[...] posso calpestare il prossimo senza battere ciglio, pur di raggiungere lo scopo del momento. Dei sentimenti altrui mi importa meno di zero. D’altra parte, a ben pochi è importato qualcosa dei miei… ma questa non è una giustificazione, solo una causa del mio comportamento.Ma la regola soffre alcune eccezioni: poche, pochissime eccezioni, o meglio, pochissime persone, ciascuna delle quali, per me, è unica, splendida, inimitabile… tanto da avere un posto nel mio cuore, un posto vivo, in mezzo a tante croci.
Ciascuno di questi pochissimi, a suo modo, mi ha salvato la ragione, forse la vita e certamente la possibilità di sentirmi un essere umano, uomo in mezzo ad altri uomini. Ciascuno di loro è mio, anzi, è me.
Avrei potuto scriverlo io, seppur con uno stile diverso. Sono sentimenti che mi appartengono da sempre, perché sono ambiziosa, ma non mi ritengo davvero egoista. Questo perché per me la sacralità di queste poche persone, che siano amici o amanti - non ha molta importanza, nella mia ottica - in realtà prova che io sono viva, che ci tengo, che per loro farei davvero TUTTO e con gioia, senza percepirlo come una seccatura o un peso. E tutto ciò mi fa quasi sentire... beh, una bella persona, degna di essere al mondo, sicuramente non colpevole davanti a un ipotetico Giudice che, se ci fosse, credo apprezzerebbe l'intensità e la sincerità dei sentimenti che Esso per primo mi ha donato. Ma queste sono soltanto oziose congetture.
Non commenterò oltre, nel dubbio che la lettera abbia una dimensione personale e autobiografica. Volevo soltanto farti sapere che mi ha colpito molto, mi ci sono immedesimata totalmente e, se avessi ricevuto una "confessione" del genere, sicuramente avrei perdonato a braccia aperte l'autore, ammesso che rientrasse nella mia rosa degli eletti ^^.
Suona stranissimo complimentarmi con te per qualcosa che hai scritto dodici anni fa, eppure... beh, credo che sia una prova del potere e dell'eternità della scrittura, del fissare le proprie emozioni su carta, nero su bianco, in modo che sopravvivano alla prova del tempo e possano rivivere nello sguardo altrui. |