Recensioni per
Sei la grande fatica, e la notte che sazia
di OperationFailed

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
28/07/14, ore 16:38

Letta molto tempo fa, ripresa nelle mie "esplorazioni" in EPF (non è la prima storia "vecchia", e non sarà l'ultima, ad avere questo trattamento) e recensita perchè non si può lasciare che un pezzo del genere si perda nel mare di parole che scriviamo e leggiamo, a volte frettolosamente. Intanto, secondo me, non è fuori luogo il richiamo a Pavese in questo contesto di personaggi televisivi che, trolloni a parte, hanno caratterizzato e lo faranno ancora, spero, il panorama della fiction di qualità che, se ben fatta, può essere definita un prodotto comunicativo non secondo ad un' opera letteraria d'autore. Uno degli aspetti più accattivanti con cui la BBC ci ha "catturato" è, senza dubbio, la caratteristica dell'intensità dell'attrazione che lega Sh e J. Inusuale, non apertamente alla "Brokeback Mountain", tanto per capirci, ma piena di mille implicazioni e situazioni non risolte che la rendono unica e passibile di mille sviluppi. Questa ff ha espresso in modo molto originale il legame "johnlock", rivestendolo di poesia. 
In "Stropicciarsi" immagini come "...ora i respiri sono sommersi dalla luce nebulosa di occhi color della strada..." ci fanno vedere le cose in un' altra dimensione, più elegante e di spessore. "Esplorarsi" si sviluppa in modo armonioso intorno al profilo di Sh che " in lontananza svettava fiero di terra e di mare". Ed è proprio quella lontananza che costituisce il respiro di quel legame: i due sono così diversi e provenienti da esperienze umane distanti tra loro anni luce che finiscono per sentirsi veramente vicini. Come chi compie il giro del mondo ma, poi, si  ritrova a casa. "Toccarsi" è l'arrivo, la soluzione che può apparire contorta ed inspiegabile come Sh, ma la strada verso la luce c'è: "Strano come, scivolando verso il petto,la frequenza acquisti chiarezza". Già, caro Sherlock, la soluzione è semplice ma millenaria: l'amore. Per concludere, questa storia che, più che altro, è una raccolta di visioni e sensazioni, è scritta con validi riferimenti letterari, non scontati, e con l'uso sapiente di uno stile che si condensa in immagini indimenticabili e capaci di suscitare pensieri che possano volare alto. Da non dimenticare.
 
 

Recensore Veterano
05/01/12, ore 14:52
Cap. 3:

è davvero bello quello che scrivi e non mi sento in grado di dirti quanto mi abbia colpito prima il suono e poi il significato delle parole che hai pensato per questi due meravigliosi uomini. io immagino che loro due vivano tutto ciò che fra di loro è amore soprattutto a livello di testa, accantonando il lato fisico un po' perchè (per sherlock) è difficile per non dire impossibile e scombussolante per entrambi. Perciò dico che non ci hai messo troppa poesia nella mente di holmes perchè un cervello così meraviglioso e complesso non potrebbe che pensare cose splendide riguardanti l'unica persona per la quale darebbe anima e corpo (vedi l'inaspettato momento di mielosa tenerezza all'inizio di "un caso di identità"). ho finito, giuro. mi ritiro con un profondo inchino e ti ringrazio moltissimo. baci.

Recensore Veterano
09/08/11, ore 10:46
Cap. 3:

Ma è stupenda *-*
"La testa ha ora l’utilità di una radio fuori uso, ronzio di onde che giocano a chi si grida più forte contro. Strano come, scivolando verso il petto, la frequenza acquisti chiarezza."
È dolce, poetica e adatta a loro due. Ti dico, non avrei mai creduto che Sherlock Holmes e la poesia potessero andare d'accordo (per questo ero curiosa di leggere questa flash) e invece, a quanto pare, è possibile, perché il risultato è meraviglioso.
Complimenti.
Gin :D
(Recensione modificata il 09/08/2011 - 10:48 am)

Nuovo recensore
07/08/11, ore 19:13
Cap. 2:

Se non ti dispiace troppo per commentare questo secondo capitolo della tua raccolta mi permetterei di citare un poeta moderatamente famoso, conterraneo del nostro Arthur Conan Doyle, che in una delle sue opere teatrali più conosciute mise in bocca ad un suo personaggio una frase che trovo particolarmente adatta a ciò che hai scritto.

Noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni.

Con questa frase Shakespeare intendeva descrivere la fragilità ed insieme la bellezza delle creature nate dalla mente dello scrittore, così vivide nella loro dimensione fantastica eppure destinate a svanire nel nulla una volta aperti gli occhi sulla realtà.

Io intendo usare questa frase con un significato leggermente diverso con te.
Perchè le tue non sono solo le immagini fragili e meravigliose generate dalla fantasia, ma hanno proprio l'esatta struttura onirica del sogno.
L'incapacità di capire dove ti trovi, la confusione, le sensazioni che si susseguono veloci senza darti il tempo di comprenderle, e questo ondeggiare e galleggiare in un mondo senza definizione, che solo a tratti manifesta la sua natura fisica, ed ogni volta ti costringe a domandarti che cosa esattamente stai guardando.

Questa è esattamente la materia di cui sono fatti i sogni.

Recensore Master
06/08/11, ore 12:33
Cap. 2:

Allora, premetto che io le note amo leggerle alla fine (anche quando sono poste all'inizio) perché preferisco farmi un'idea mia, prima di scoprire quel che veramente c'è nella storia. Che poi a volte indovino, altre prendo palesi cantonate, beh è un altro discorso.
Devo dirti che, appena l'ho letta, mi sono fatta un film gigante che poi, alla fine, leggendola spiegazione - logica e semplice - della nota, mi sono sentita tanto cretina, ma che volevo dirti lo stesso.
In pratica, ci ho visto due cose: una più semplice e letterale, l'altra più metaforica.
All'inizio, forse per colpa dell'altra fic che ho letto prima, mi sono immaginata che John, durante la guerra, si sia trovato in una foresta, dalla quale, poi è uscito; ovviamente, questa interpretazione, poi poteva non c'entra con il viso di Sherlock, ma la si può anche intendere che, dopo la fine della guerra, i due si sono incontrati.
L'altra interpretazione, mi ha fatto vedere la prima parte come una jungla metaforica, fatta di problemi, di dolori, di tutto ciò che ha visto e vissuto in guerra: alla fine di tutto, dopo essere uscito, finisce per incontrare Sherlock e quindi la vita libera (ok: più o meno) che alla fine vive.
Ovviamente, come dicevo prima, letta la spiegazione della storia, a vederci 'ste cose inutili, mi sono messa a ridere da sola. XD Quando l'ho riletta, alla luce della vera interpretazione, mi sono sentita molto Watson che si ritrova davanti lo sguardo perplesso di Sherlock che gli dice di non aver fatto attenzione ai particolari e che è sempre il solito lento di comprendonio.
Bellissima idea, quindi, complimenti!

Recensore Veterano
06/08/11, ore 10:55
Cap. 3:

Giuro che la prossima volta che mi tagghi, io corro subito.
Ho amato la parte 'Così pensava Sherlock Holmes, accostato alla guancia calda di John, piccolo batuffolo di maglioni pelosi e coperte e visi imbronciati.' perché, tra tutte le meravigliose parole che hai scritto, questa è forse la frase più dolce di tutte, e non so perché.

Però, Anna, renditi conto di una cosa.
Questa è poesia.

Recensore Veterano
06/08/11, ore 02:48
Cap. 3:

Non ho mai commentato sinora perché mi sarei sentita a disagio, e anche adesso, non trovo questo il giusto mezzo per esprimenrsi.
Hai creato un mondo soffice, pulito, che sento di macchiare con questo mio commento.

Ammiro la bolla di sapone, ma non mi avvicino troppo, potrebbe scoppiaere, e con lei questo micro universo fatto non di parole e azioni plateali, ma di gesti. Concreti e normali, divenuti poesia.
Dalla poesia è nata altra poesia. Anche dai diamanti nascono i fiori.

Recensore Veterano
02/08/11, ore 12:16
Cap. 2:

Sono decisamente senza parole.
Entrambe le storie hanno una musicalità estrema – e sono incredibilmente evocative. In particolare, la metafora della vita “stropicciata” che John desidera e poi finalmente ottiene, grazie a Sherlock, è qualcosa di meraviglioso.
Non vedo l'ora di leggere la terza flash, anche perché sono curiosa di vedere come combinerai il punto di vista di Sherlock con la poesia che ha caratterizzato la raccolta fin'ora. ^-^
Complimenti!
Gin :D

Recensore Veterano
01/08/11, ore 23:06
Cap. 2:

SEI ASSOLUTAMENTE FANTASTICA.
DICO DAVVERO.
NON HO SERIAMENTE PAROLE.
SEI PURA E SEMPLICE POESIA, ECCO.

Nuovo recensore
01/08/11, ore 15:24

Prima di dire qualsiasi cosa su questa storia vorrei ringraziarti di averla scritta.
Ti ringrazio per aver espresso attraverso splendide parole un concetto che io condivido in modo totale, e che pure sembra non andare per la maggiore da queste parti.
John che non soffre di stress post traumatico. John che non fa incubi ma sogni.
John a cui manca l'Afghanistan.

Ovviamente non puoi veramente sentire la mancanza di qualcosa di orribile come la guerra, a meno di non essere uno psicopatico. E Watson non lo è.

Ma l'adrenalina, la tensione, l'eccitazione, la frenesia.
Quelle mancano quasi sempre.

Trovo buffo che questo taglio così chiaro che gli sceneggiatori hanno voluto dare al rapporto di Watson col suo passato venga bellamente ignorato il più delle volte.
Holmes ha ragione, troppo spesso la gente guarda ma non vede, sente ma non ascolta.
Non ascolta Mycroft che parla con John. Non ascolta Sherlock che parla con John. E non ascolta neanche John, quando lo dice.
Che a lui manca.... l'Afghanistan.

Quindi grazie.
Grazie di averlo voluto dire anche te, nella certezza che parole così belle non possano non essere ascoltate.

La metafora che hai scelto e portato avanti è meravigliosa.
Non c'è un modo più perfetto per rendere la noia di questa stoffa liscia e lucida, senza pieghe, che non presenta nessun ostacolo. Watson non la vuole questa vita stirata, aspetta solo che venga qualcuno a stropicciargliela.
E quel qualcuno per fortuna arriva. Portando con sè l'adrenalina, la tensione, l'eccitazione e la frenesia. Senza la guerra.

Meravigliosa.
(Recensione modificata il 01/08/2011 - 03:29 pm)

Recensore Master
31/07/11, ore 22:14

In effetti questa storiella ce la vedo perfetta dopo la reazione che John ha quando Sherlock gli dice se vuole andare con lui e lui gli risponde che, dannazione, certo, gli era mancato tutto quello. Ovviamente le parole precise non le ricordo, ma c'era sicuramente un'esclamazione - non dico nelle parole, ma sicuramente nel tono da far pensare a una liberazione. Liberazione da una vita scialba, dopo quello che aveva vissuto in Afghanistan, troppo tranquilla, troppo semplice, vissuta troppo passivamente, che non faceva certo per lui. Ovviamente John non è Sherlock, quindi per abbattere la noia evita di crivellare le pareti di casa con i colpi di pistola, ma finisce in cura proprio perché, alla fine, non sa come superare tutto questo.
E alla fine, la cura arriva. Ecco, magari è un po' esagerata, ma sicuramente meglio di non averla. Almeno lui non si annoierà più tanto facilmente.
Ah, stavo per dimenticarmene: a me Pavese non è che proprio piaccia tantissimo - diciamo che dipende dai momenti, ecco - però la citazione mi è piaciuta moltissimo e, soprattutto, l'ho trovata perfetta per la situazione!
(Recensione modificata il 31/07/2011 - 10:15 pm)

Recensore Junior
30/07/11, ore 22:34

E' poesia ed è meravigliosa **
"Giorni di seta". Mi piace questa metafora per rendere l'idea dello scorrere piatto dell'esistenza.
Nella drabble non dici niente di nuovo ma lo dici con una tale eleganza. :)

EDIT: l'ho visto adesso che hai messo la dicitura 'in corso' (sempre che tu non ti sia sbagliata :\), quindi CAN'T WAIT FOR THE NEXT CHAPTER!
(Recensione modificata il 30/07/2011 - 10:38 pm)