Recensioni per
Amare i propri demoni. Rappacificarsi con se stessi. Per non impazzire.
di Entreri

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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[Recensione premio per il contest "La Caduta dell'Inverno Boreale"]

Innanzitutto, mi scuso profondamente per il ritardo con cui arrivo a recensire, ma non ruberò qui altro spazio per avanzare scuse, e mi butto a capofitto sulla storia.

Forse non è la cosa più importante da dire, ma è un argomento che mi preme moltissimo, quindi perdonami se comincerò da questo. La prima cosa che ho notato è il modo meraviglioso in cui questa storia si collega alle tue altre, soprattutto ad Erranti nella pioggia. Vedere come le tue storie si incastrano, si richiamano l'un l'altra, e alla fine si ricollegano tutte, è qualcosa di assolutamente meraviglioso. Anche perché non sono collegate in maniera lineare ed esaustiva, sono frammenti sparsi, e spetta al lettore metterli assieme per dare forma al quadro generale. L'effetto che si viene a creare è... un meraviglioso effetto di profondità. Più racconti scrivi, più approfondisci i background di personaggi e leggende che altrove nomini soltanto, e quando leggo il testo di un racconto, dietro di esso si delinea tutto un retro-testo, un ipertesto in trasparenza che mi richiama altre storie, altre leggende, altri racconti... E questa è una sensazione che adoro, soprattutto quando si parla di mondi fantastici.
Quando mi nomini Hartaigen il fratricida, dietro quel nome qui semplicemente menzionato, mi si profila tutta la triste storia di Arbitrio, e del suo cuore di ghiaccio. Ma oltre a questo, mi piace anche il modo in cui, di storia in storia, non ti fai scrupoli ad abbandonare un personaggio per parlare di un altro, al contempo senza eleggerne nessuno protagonista; il modo in cui, insomma, sposti il fuoco. Prima ho visto Hartaigen protagonista, prima Hartaigen apparteneva al presente (più o meno, dato che la sua storia era pur sempre un racconto nel racconto), e ora lo vedo raffigurato nella tela di un quadro. I riflettori si sono spostati e sono stati puntati altrove, e questi passaggi avvengono con assoluta disinvoltura. E questo è un altro degli elementi che denota, secondo me, la tua incredibile maturità nella scrittura, e nel sapere gestire un mondo di tua creazione. Il tuo modo di procedere mi affascina forse ancora di più di una saga "fatta e finita", in cui il testimone viene passato di padre in figlio (ad esempio): nella ragnatela dei tuoi racconti, invece, ci sono tantissimi buchi, e i nodi che poco alla volta intrecci non seguono alcun ordine temporale, sono i pezzi di un puzzle. Semplicemente, viene approfondita questa o quell'altra storia di un personaggio che, magari, in un altro racconto viene soltanto nominato.
Lo trovo un modo davvero bellissimo e, ripeto, affascinante di procedere, e spero che troverai il tempo di scrivere tanti altri racconti, in modo da delineare e colorare sempre più questo intrigante mondo che hai ideato.

Ma passiamo alla storia nello specifico, e anzi mi scuso se mi sono prolungata troppo con questa introduzione, ma dovevo farla.

Partiamo dalla prima cosa che mi capita sotto gli occhi: è curioso come ogni volta tu riesca ad incastonare nel titolo l'anima del racconto. È bellissimo il significato che concordemente, implicitamente, sia Sorot che Galoth danno alla massima del padre di quest'ultimo: amare i propri demoni, per non impazzire. È una frase che, per Galoth e Sorot, suona come amarsi a vicenda, per non impazzire. E sicuramente amarsi inteso non nell'accezione più serena del termine.
Il rapporto tra Galoth e Sorot è particolarissimo (e premetto che a fine acconto mi sono eletta loro supporter, anche se mi rendo conto di quanto suoni male questo termine in questo contesto). Mi verrebbe quasi da pensare a loro due come amanti, uniti da un amore anche passionale, e sicuramente malatissimo. O meglio, più che malato, corrotto, corrotto e corroso da ciò che è accaduto. Perché un tempo era stato un sano rapporto di amicizia, come ce lo ricordi in un breve, assolato scorcio di passato.
Sicuramente sarà colpa della mia mente traviata, e sicuramente starò per travisare completamente ciò che davvero intendevi comunicarci parlando della storia di Sorot e Galoth, ma davvero all'ennesima "taciuta dichiarazione d'amore" (che ripeto, so che sicuramente era inteso come amicizia, amicizia con una buona aggiunta di odio e ossessione) mi aspettavo che da un momento all'altro smettessero di prendersi a pugni e si baciassero. In ogni caso, comunque la si voglia intendere, è innegabile che la tensione sia sempre alle stelle. E vediamo poi, sul finale, come si scarica tutto questo insano surplus di tensione...

Ho adorato quelle parti in cui Sorot rovescia l'acqua addosso a Galoth per rinsavirlo, e lui gli risponde malamente. E ancora quando Sorot lo colpisce. E quel «E tu mi ami, Galoth, come ti amo io?» sussurrato alle tenebre, mi ha fatto scendere un brivido giù per la schiena. Peccato poi per la conclusione. Non fraintendermi, è una più che degna conclusione ed è perfetta come culmine della storia, ma mi ero troppo innamorata del perverso rapporto di amore/odio che avvelenava questi due personaggi (che sono, come sempre, uno più bello e approfondito dell'altro, anche se credo di preferire Galoth tra i due. Anche se è davvero difficile dire chi dei due sia più tormentato...), e sarei rimasta all'infinito a sentirli parlare rivolti alle stelle e mentirsi a vicenda. (O meglio, no, Galoth a Sorot non aveva mai mentito).
In ogni caso, viene davvero difficile dire a chi dare ragione. Anche Galoth, sul finale, sembra avere le sue motivazioni. In fondo è stato Sorot che per primo ha provato ad ucciderlo, tra l'altro in modo meschino e vigliacco, quindi in un certo senso posso capire i suoi rancori mai guariti.

Però ora mi chiedo... cosa sarà successo a Galoth? Perché la conclusione più probabile che vedo per lui sarebbe il patibolo. A meno che, trovandosi nella sua terra, non riesca a mascherare il tutto, a farlo apparire come un incidente.

Per concludere, è stato infine davvero interessante e... illuminante, vedere approfondito il rapporto tra Galoth e Sorot, rapporto che in Erranti nella pioggia era stato solo accennato, in maniera del tutto parziale e fuorviante. È stato davvero interessante vedere cosa in realtà ci fosse dietro la visione - per forza di cose - limitata di Abigal.
Ora però mi hai lasciato affamata di storie su Galoth e Sorot. Non so come mai, ma più di qualunque altro tuo personaggio di cui ho letto, questi due mi hanno lasciato addosso una voglia tremenda di saperne di più. Soprattutto, ora sarei curiosissima di vederli inquadrati nei loro tempi felici.

Ma ora cerco di muovermi a recensire l'ultima storia ♥
Grazie per aver scritto anche quest'altro gioiellino, e scusa ancora per il ritardo!

Silvar
 

Odiare ciò che si ama e amare ciò che si odia è tutt'altro che impossibile, ognuno di noi penso finisca per rendersene conto, anche se di solito (e per fortuna) non in maniera così drammatica.
Una storia toccante e densa, arricchita di uno stile maturo e ricercato che sa far risaltare tanto le ambientazioni (così stranamente cupe e vuote, quasi come un grande teatro privo di pubblico a ospitare la tragedia dei nostri due protagonisti) quanto i personaggi che vi si muovono. Galoth e Sorot sono ben delineati e il loro dissidio interiore di amore e odio, che finiscono per nutrirsi l'uno dell'altro fino ad essere indistinguibili, diviene di conseguenza tremendamente palpabile e vicino al lettore.
Certo, la loro amicizia, il loro amore, è forse un legame più forte di quelli che siamo abituati a vedere, tanto da sopravvivere, seppur distorto, a eventi terribili che avrebbero sicuramente allontanato la maggior parte delle persone l'una dall'altra, e tuttavia la storia non scade nel banale o nell'eccessivo sentimentalismo. Tutto è equilibrato da una riuscita caratterizzazione dei personaggi, svolta più tramite i loro pensieri e da quello che non dicono piuttosto che attraverso i loro dialoghi, che riesce a renderli credibili nonostante l'unicità del legame fra di loro.
Per tutta la storia, la redenzione sembra voluta da entrambi, vicina eppure irraggiungibile, come il nome di Trelag sulla lingua di Sorot, cosa che rende ancora più esasperante la vicenda. I personaggi si lasciano trascinare nella spirale degli eventi fino a toccarne il fondo, probabilmente perdendo ogni speranza di risalire verso la superficie e "riappacificarsi coi propri demoni", se non in quel piccolo ma importante attimo, prima che Sorot lasci Galoth all'abbraccio del sonno.
Una storia forte, quindi, ben scritta e ben resa nelle sue tematiche. Un'ottima lettura, senza dubbio.
Avrei solo un piccolo, piccolissimo appunto: "Sorot tentò inutilmente di non ferirsi tentando di tenere" ossia la ripetizione tentò-tentando.
Per il resto non ho lamentele particolari, mentre ci sono molte frasi che mi hanno colpito, ma la lista sarebbe lunga e alla fine penso di aver reso l'idea di quanto la storia mi sia piaciuta!
Complimenti, quindi, ottimo lavoro!

Fabio B.

Bella. Non ci sarebbe nient’altro da aggiungere, perché ho già detto tutto: questa storia è davvero, ma davvero bella.
Lo stile è pulito, lineare e dal retrogusto antico, i personaggi sono meravigliosi, sei riuscita a caratterizzarli con poche, semplici frasi.
Ho già letto tre delle tue storie, e a parte l’ambientazione in comune ho notato un’altra cosa, una specie di filo che sembra legarle tutte quante: il dolore. Le trame e i personaggi sono tutti accomunati da una profonda tristezza, da demoni che sembrano albergare dentro il loro animo e divorarli dall’interno; che si tratti di un amore perduto, della morte che cammina al loro fianco o di un passato da dimenticare, tutti i tuoi personaggi lottano contro qualcosa, ed è da soli che dovranno riuscire ad affrontarli e a superarli.
In questa storia i personaggi principali, Sorot e Galoth, appaiono molto diversi, sia per quanto riguarda l’aspetto fisico sia per il carattere, eppure scopriamo che sono amici d’infanzia allontanatisi con gli anni (in effetti mi sorprenderebbe il contrario, si sono giocati un paio di brutti tiri a vicenda…); eppure, dopo tutto quello che hanno passato sono ancora lì, insieme, incapaci di lasciarsi andare, di dirsi definitivamente addio, inesorabilmente legati da un destino dal quale non possono fuggire. Sotto molti aspetti il loro rapporto mi ricorda quello di Eddard Stark e Robert Baratheon, solo con un po’ meno ammmore.

Passo a segnalarti le sviste che ho trovato all’interno del testo e alcune considerazioni varie:

- “… “avete visto quanto…”, non è un errore vero e proprio, ma ti consiglio di scrivere “Avete” in maiuscolo: va pensata come un inizio frase secondo me;
- “… “chissà quanto deve…”, come sopra;
- “… Il giovane, non riusciva davvero… almeno una volta, non disse…”, è solo una mia opinione, ma fossi in te sostituirei le due virgole con dei trattini, trovo ci stiano meglio;
- “… Trelag, Sorot trovò piacevole…”, sostituirei la virgola con un punto fermo o dei puntini di sospensione, si adattano meglio alla frase;
- “… Fosse stato sobrio…”, questo è un inizio riga, hai battuto uno spazio di troppo;
- “… odiato la propria vita, in quel preciso…”, opinione personale, sostituirei la virgola con un punto e virgola;

Oltre a queste segnalazioni, ci tenevo a riportarti un’altra cosa: il tuo stile è fantastico, come ho già avuto modo di dirti, ma a volte l’ho trovato un po’… dispersivo. E pesante. Le frasi sono belle e il significato c’è, ma non è immediatamente comprensibile, e questo a volte può distogliere l’attenzione del lettore dal senso reale della frase, il che è un vero peccato, perché ci sono dei dialoghi e delle riflessioni da capogiro.
Un’altra cosa che non ho compreso appieno è il finale: chi ha ucciso Sorot, Galoth o qualcun altro? E se la scena iniziale era ambientata nelle stanze di un palazzo o comunque di una costruzione in muratura, perché dopo si sposta in una tenda in mezzo alla foresta? Non vorrei essere io ad aver perso qualche punto importante, ma verso la fine mi sono trovata davvero disorientata, tanto che non riuscivo più a seguire la linearità della trama.
Un altro aspetto che mi ha creato non pochi problemi sono i dialoghi; spesso non riuscivo a capire chi stesse dicendo cosa, tanto che dovevo ripercorrere cinque o sei righe per ritrovare il filo del discorso. Se posso darti un suggerimento, ritengo che un’ottima soluzione sarebbe non andare a capo ad ogni battuta, cosa che ho notato ripetersi praticamente sempre. Se non oso troppo, ti consiglio di dare un’occhiata al modo in cui vai a capo, perché è un errore talmente minimo ma che allo stesso tempo si nota talmente tanto che è un peccato vederlo su un testo così ben scritto.

Spero davvero di non essere risultata inopportuna con tutte queste osservazioni/suggerimenti, se la cosa dovesse darti fastidio ti prego di dirmelo, così la smetto prima di rendermi insopportabile xD

Ancora tanti, tanti complimenti, sono davvero mertitati.

Rosheen

Ciao e grazie per aver partecipato al mio contest “Vecchie Storie”.

Grammatica-Lessico: 10/10
Stile: 10/10
Originalità: 9/10
Descrizione: 7/10
Caratterizzazione personaggi: 9/10
Gradimento personale: 4/5
Punti prima storia: 2/2
Tot parziale: 51/57 Punti bonus: 3
Totale Punteggio: 54
La tua storia mi ha molto colpita, è molto particolare ed assolutamente ben scritta. Vorrei iniziare la recensione facendoti i miei più sentiti complimenti per le bellissime parole che hai usato; il dialogo tra i protagonisti è superbo, ogni parola nasconde un emozione potente e disperata. Disperazione, è proprio il fulcro centrale del racconto, ammetto però che mi sarebbe piaciuto sapere un po’ di più del mondo in cui è ambientato l’episodio. Comunque, per la grammatica ed il lessico non ho assolutamente nulla da dire, così come lo stile, che per quanto io l’abbia trovato inconsueto mi è piaciuto molto. Per quanto riguarda l’originalità, beh ottimo lavoro, non ti ho dato il punteggio pieno in quanto ero sicura che alla fine uno dei due avrebbe ucciso l’altro. Per le descrizioni, come ho già detto mi sarebbe piaciuto avere un quadro più chiaro sul mondo e soprattutto sulle cariche in quanto all’inizio suona tutto un po’ confuso su chi sia cosa. Caratterizzazione dei personaggi, il dialogo tra i due mette davvero i brividi, li scopri piano piano e questo è un ottimo metodo per farli conoscere al lettore. La storia mi è davvero piaciuta molto, se penso poi che è la prima storia pubblicata non posso che farti ancora tantissimi complimenti.

Baci Baci
Jogio

Eccomi qui con enorme, enormissimo ritardo. Ma come si dice… meglio tardi che mai, no? Ci tengo comunque a porgerti nuovamente le mie scuse, perché è da quattro anni che ti devo questa recensione e solo ora sbuco fuori, spero che varrà almeno una piccola parte del tempo che ti ho fatta aspettare.
Premetto dicendo che ho dovuto leggere la storia un paio di volte, forse perché non conosco i personaggi, forse perché anche io sono piuttosto pignola ed amo sviscerare una storia e godermela nei più piccoli dettagli, ma alla prima lettura (ed un po’ alla seconda) sono stata un po’ confusa. Soprattutto perché sono riuscita a capire chi era chi solo alla fine, grazie a quel «L’imperatore è morto» , ma comunque più volte ho dovuto rileggere alcuni pezzi perché non riuscivo a capire chi parlava. Ci ho messo un po’ anche a capire che Abigal, in verità, fosse il figlio Galoth, perché all’inizio pensavo fosse il padre xD Ma forse sono io che sono un po’ lenta a capire le cose.
Coomunque sia, ho iniziato dal peggio (che così male non è! xD), ma da ora in poi è tutto un crescendo in positivo, perché ho davvero amato questa storia.  
Rimanendo sempre in tema “personaggi”, da quanto mi ricordo (ed ho una buona memoria, quindi mi ricordo bene), i tuoi personaggi sono sempre molto particolari, molto ben caratterizzati e diversi dai soliti personaggi di cui si legge, anche se per alcuni aspetti molto simili ad altri dei tuoi. Be’, io per ora posso confrontarli solo con Lucius e Ahmad, ma sia con le vicende sia con i personaggi in sé per sé, ho trovato delle sottili  somiglianze. Niente che me li faccia disprezzare o mi faccia pensare che siano poco originali per questo motivo, sia chiaro! Semplicemente credo che questo denoti come ogni personaggio sia tuo e solo tuo! E credo che per una scrittrice di fantasy questo sia un traguardo importante! Spesso ho letto storie che cadono nel banale, soprattutto per quanto riguarda i personaggi, e che perdono tanto nella loro originalità proprio per questo. Ma fortunatamente non è il tuo caso! I tuoi personaggi sono vivi e vivono, non nel senso letterale del termine (perché alla fine Sorot, con mio sommo dispiacere, muore), ma nel senso che anche in un ritaglio di spazio e tempo così delimitato, attraverso i loro ricordi e pensieri si capisce cosa hanno vissuto e provato  e come sono cambiati e cresciuti nel corso del tempo. Non sono personaggi statici e fissi, ma con una storia dietro, con un passato alle spalle che gli pesa come un macigno, demoni che li sovrastano. Ci sono Sorot e Galoth, un imperatore e il suo vassallo, due migliori amici che per tante vicissitudini si sono ritrovati ad odiarsi, pur non smettendo mai di amarsi. E proprio questo conflitto li ha  portati a tormentarsi, a creare delle crepe nelle loro anime, a “impazzire”. Perché, al contrario del titolo Amare i propri demoni. Riappacificarsi con se stessi. Per non impazzire. nessuno dei due ci riesce. Entrambi amano i propri demoni ma nessuno dei due riesce a riappacificarsi con se stesso, ed anche se sembra che almeno Sorot ce la faccia, alla fine, nemmeno lui ha la certezza che questo durerà fino all’indomani.
Mi piace come ci hai fatto scoprire nel corso di tutta la narrazione sempre più dettagli e frammenti del passato, frammenti del loro rapporto e di come questo sia rimasto un elemento fondamentale in loro, pur essendo passati nove anni senza essere in contatto. Questo fa capire come possa essere profondo questo legame, questi sentimenti di odio e d’amore tanto forti che li hanno portati più volte a cercare di uccidere la persona che più amavano, tanto che alla fine Galoth lo fa, uccide Sorot, condannandosi  ad impazzire.
Mi piace anche come tu abbia inserito anche altri personaggi secondari ma con un ruolo comunque importante: c’è Abigal,  che ricorda continuamente a Sorot chi sia il vero padre naturale, che gli ricorda il tradimento della moglie e del miglior amico ed è sorprendente (ed in realtà non più di tanto) come risulti che gli pesi di più quello di Galoth e non di Anneleise. C’è il padre di Galoth, duro e austero come le montagne, un grande guerriero sovrastato da demoni più grandi di lui, avvelenato lentamente dalla moglie tanto amata ma verso cui provava un enorme rimpianto, che alla fine, al momento della propria morte, riesce a mostrare un po’ di umanità. E ce ne sono altri, tipo il fratello maggiore di Galoth che l’ha deriso per il colore dei suoi capelli, ma mi fermo qui perché credo che le cose più importanti le ho già dette e perché voglio concentrarmi anche su altro!

Altro come il tuo modo di scrivere ed il tuo stile, che ammalia il lettore e lo incatena alla lettura, impedendogli di distogliere l’attenzione prima della fine, ed anche lì tormentarsi per il finale a cui sono destinati i personaggi.
Il lessico che usi è ricco e particolare, tanto che a volte sono stata costretta a cercare alcune parole sul dizionario xD sì, mi sono sentita un po’ ignorante, ma mi hai aiutato ad arricchire il mio vocabolario per lo meno (anche se dubito che mi ricorderò mai l’aggettivo “ieratico” xD). Inoltre adoro come “giochi” con le parole e come le combini tra loro in pezzi come:
il nome che fino a poco prima spingeva sulla punta della sua lingua
- selva di mobili in legno pregiato
- quegli stessi occhi incastonati per sempre nel volto del proprio primogenito
- sue parole risuonarono deboli, come se avessero dovuto percorrere una distanza infinita dentro di lui prima di poter emergere dalle sue labbra.
- le labbra piegate appena nell’eufemismo di un sorriso
E ce ne sarebbero tante altre, ma mi limito qui o rischierei di citarne veramente troppe!


Ripeto ancora  quello che ti avevo detto per “Le cinque e una notte.” perché vale anche per questa storia (stesse identiche parole perché non saprei come altro dirtelo): le descrizioni sono inserite nella narrazione con estrema naturalezza, permettono di farsi un’idea generale dell’ambientazione e dell’aspetto dei personaggi, senza aver bisogno di eccessivi dettagli che appesantiscono la lettura.
Inoltre, facendoti i complimenti perché scrivi davvero bene, ti faccio notare solo tre sviste piccolissime (e sì, sono pignola, l’ho già detto xD):
1)  da Hartaigen il fratricida, detto Arbitrio, sino ai fratelli di Galoth in un infinito […] --> ti consiglierei di aggiungere una virgola dopo Galoth.
2) nel posto che gli aspettava accanto ai suoi antenati . --> non so se qui, con il corsivo, si nota, ma prima del punto hai inserito uno spazio di troppo.
3) ma eventi del genere sono releganti nella leggenda, --> credo che volessi dire “relegati”?


Lasciando da parte queste piccole sviste che, davvero!, non contano nulla, vorrei citarti alcune parti che mi sono particolarmente piaciute. In realtà sono tante, ma ti cito quelle essenziali anche qui, quelle che mi hanno colpito maggiormente!
- Era bello, disperato e ubriaco da far male e quando Sorot lo guardò pensò di non averlo mai amato e odiato così tanto, mai al punto di non capire più quale fosse la differenza. -> insomma, credo che questa frase racchiuda un po’ tutta l’essenza di tutta la storia e dei personaggi. Sorot e Galoth sono questo: si amano e si odiano tanto da star male ed essere disperati (disperati fino al punto che Galoth è costretto ad uccidere Sorot, ed alla fine della storia per un attimo, un attimo solo, ho sperato quasi che non fosse andata così, che Galoth perdonasse Sorot e viceversa. Ma poi mi sono fermata a riflettere e credo che invece diversamente proprio non poteva andare. Altrimenti non sarebbero stati Sorot e Galoth, ed il loro legame non sarebbe stato tanto profondo da stare male.)
- «Non sono io che non ti lascio fingere. Sei tu che mi guardi e non vedi più la stessa cosa.» questa battuta mi ha colpito molto. Anche perché poco battute dopo Galoth dice a Sorot di fingere di averlo perdonato e perché è vero, come ci dice il narratore, che Sorot non vede più Galoth come prima, perché gli ricorda troppo il figlio/figliastro ed il tradimento del suo miglior amico e di sua moglie. Insomma, mi ha colpita parecchio. Così come la frase che si trova poco dopo Perché a tormentarlo nel profondo, più ancora del tradimento di Galoth, era il fatto di averlo perdonato. ed il bisogno di Sorot di giustificare quel perdono cercando di ucciderlo, come se si sentisse in colpa di ciò.
- Il suo amore non aveva fatto che alimentare quella collera ardente e solo in quel momento, solo davanti alla morte, la sentì scivolare lentamente fuori dalla propria anima, lasciandolo solo con il proprio tormento e con il desiderio di sdraiarsi accanto a lui sull'erba e morire a propria volta. -> chiudo con questa, con una delle ultime proposizioni della storia e con una delle più significative. Finalmente Galoth si libera della sua collera, quella provocata dal tentativo di Sorot di ucciderlo, ma non dei suoi demoni né del suo tormento, perché non avrà mai la possibilità di riappacificarsi con se stesso, né con l’amico, e decide di non morire ma di condannarsi a vivere con questo tormento, come forma di “espiazione”, ma questo è quello che piace credere a me xD
 
Chiudo la mia recensione qui, sperando che tu l’abbia gradita e che mi sia fatta perdonare almeno un po’ per… per questi quattro anni di ritardo. Per l’altra recensione, purtroppo, devo chiederti di aspettare ancora. Insomma, tra un esame e l’altro mi ci è voluto un po’ per scrivere questa e tra poco mi ricominciano le lezioni all’università ed avrò sempre meno tempo a disposizione. Però stai tranquilla! Non ti farò aspettare altri quattro anni xD

Complimenti ancora e a presto! ;)

RECENSIONE PREMIO "QUADRI E PICCHE"
Che dire...  Sei appassionata di storie allegre, eh? ^_^'  Il povero Galoth, a ogni storia che leggo su di lui, se ne sta sempre messo peggio!
Già, nella storia scritta per il contest, si era subito un finale drammatico che l'aveva condannato a una vita di infelicità... In questo poi... siamo praticamente alla pazzia.
Decisamente, ho trovato questo racconto molto più di mio gusto, rispetto alla Battaglia. Niente descrizioni di scene d'azione... evvai! In compenso, ho ritrovato in tutto il suo splendore quella parte della tua scrittura che preferisco: la profonda e lucida caratterizzazione dei personaggi.
Come già per l'altra narrazione, ho riscontrato la tua indiscussa abilità nel creare in un istante personaggi vivi e "vissuti", con storie intricate alle spalle, costruite di avvenimenti e intessute di dinamiche psicologiche complesse. E tuttavia, nello spazio di una one shot tutto diventa chiaro e si dipana senza intoppi, svelando le trame elaborate dei rapporti tra i tuoi personaggi.
Ho amato tantissimi momenti e tantissime frasi di questo racconto, anche se, forse, quella che più mi ha colpito è stata la seguente: "«E quali splendidi amici noi siamo! Ho messo incinta tua moglie e tu hai ucciso la mia, hai cercato di uccidermi e devo ancora ricambiare il favore, ma a questo punto, quando lo farò, dovrò ricordarmi di brindare all’amicizia».
Era bello, disperato e ubriaco da far male e quando Sorot lo guardò pensò di non averlo mai amato e odiato così tanto, mai al punto di non capire più quale fosse la differenza. Lo colpì."
In 4 righe, il rapporto burrascoso tra i due viene palesato: amore e odio che si mescolano e rendono ogni istante denso di emozione pungente e ogni azione insensata, estrema e incoerente.
Il tuo stile è preciso, lucido, netto e raffinatamente elegante; il tuo lessico impeccabile, il ritmo della storia ben misurato.
Il finale lascia storditi, conferma quella sensazione al limite della follia che si percepisce per tutta la storia, ma della quale si diventa coscienti solo di fronte all'ultima risoluzione.
Che dire: una grande scrittrice! :)  Spero di leggere qualcosa di tuo, magari un filino meno angosciante in futuro! ;)
phoenix_esmeralda

PS: c'è un punto in cui hai scritto "Incasso il pungo" invece di "pugno"!
 

Non sai che gioia per me leggere qualcosa scritto così egregiamente, e così distante dagli stereotipi nella sezione Fantasy di EFP. Perfino il titolo è particolare.
Amare i propri demoni, riappacificarsi con se stessi, per non impazzire. Che dire... non avrei mai detto che si trattasse di quel genere di Fantasy, che io letteralmente ADORO.
La tua storia richiama lo stile di Martin, inoltre anche le  vite dei personaggi mi sembra abbiano qualcosa diciamo di "martiniano"... (Sorot e Galot per certi versi mi ricordano Ned Stark e Robert Baratheon).
Ma sono splendidi, tragici, di quella tragidicità che non cade nel banale. Ed è fantastico solo per questo il racconto.
Questi due personaggi, che parlando, riescono a dare quella cadenza malinconica, per non dire commevente, che accompagna tutto il racconto.  Portano nel loro animo un ricordo lontano di ciò che erano, mentre con la loro voce denunciano il rimorso per non essere stati quelli che avrebbero voluto essere.
Davvero SPLENDIDA. Tra le mie preferite. Dopo questo penso che leggerò decisamente ogni altra cosa scritta da te.

Per la serie, chi non muore si rivede. XD Quando dovevo recensirla avevo tante cose da fare che avevo deciso di rimandare a quando avessi avuto più tempo, poi, come dire... me ne sono scordata. XD Quindi ieri quando ho loggato il forum col mio account e ho letto la mail, la reazione è stata circa "Opporcaputt-". E quindi eccomi qui.
Partendo dalla cosa più banale, l'italiano, lo definirei ottimo, una gioia per gli occhi di una grammar nazi. Ho visto solo ogni tanto qualche errore di distrazione e delle virgole ballerine, in più o mancanti, probabilmente a causa delle molte subordinate delle frasi. Per il resto, nessuna ripetizione, termine a sproposito o altre cose del genere.
L'impianto narrativo è quel che mi è piaciuto di più assieme ai personaggi. A parte il fatto che è stato un piacere ritrovare nomi noti e ambientazioni conosciute, avendo letto prima di questa la storia per il concorso sui cattivi, e che quindi sono stata felice di immergermi di nuovo in quel tuo mondo molto affascinante (suddenly, dun dun duuuun, è anche riapparso Hartaigen 8DDDD). Benchè tu non ti concentri troppo sulla politica, in questa storia, si intravede molto bene l'attenzione al worldbuilding che c'è dietro, con fatti e tradizioni consolidate, anche senza aver letto l'altra con Hartaigen protagonista. All'inizio, benchè avessi qualche memoria dei nomi, ho fatto un poco di fatica a definire chi dei due fosse l'imperatore, chi il conte del Sirenmat e altri particolari del genere, ma proseguendo la relazione tra i due personaggi si è fatta mano a mano più chiara.
E' tutto pervaso da un dolore dilatato nel tempo, che, come da titolo, non si accetta e non si risolve in nulla, ed è per questo che peggiora. Sappi, io sono innamorata delle storie in cui due grandi amici finiscono per tradirsi oppure per entrare in conflitto e distruggere il rapporto che avevano, quindi ho assai sbrodolato sui due figlioli. Il modo in cui la loro amicizia profonda si disfa, eppure rimane dentro dolorosissima, è molto bello; hai rappresentato sentimenti intensi e unito sia la malinconica disperazione di entrambi, che ognuno dei due affronta (o per meglio dire, sopporta) a suo modo, all'amore che dopotutto continuano a provare. Fino in fondo ho sperato di vedere quella sorta di... lieto fine, o comunque accettazione nel tempo, di faticata riappacificazione o rassegnazione ad accettare i demoni di cui parli. E invece mi dai la batosta così. Ci sono rimasta maliiissimo, prenditi delle responsabilità.
Pensandoci a posteriori, tuttavia, il finale forse non poteva essere diverso. Non so se nell'animo di Galoth ci sarebbe potuto essere spazio per una conclusione che risolvesse tutti quei sentimenti disperati (eppure appassionati) che si portava dentro. Mi è dispiaciuto per Sorot (tanto per la sua sorte quanto per il nuovo tradimento), mi è dispiaciuto per quel senso di speranza che il loro amore profondo aveva infuso e che invece è finito in tanta amarezza e nella follia che si prospetta a Galoth. Mi domando anche se, nel caso in cui Sorot abbia potuto rendersi conto di cosa stava per accadere, non abbia in qualche modo accettato con rassegnazione la fine degli eventi oppure si sia sentito di nuovo tradito.
Riguardo gli intrecci del loro passato, c'è forse qualche confusione nel raccontarli, dato che più volte ho riletto le frasi per collegare ogni accadimento al giusto personaggio. E' naturale che avendo poche possibilità di spiegare tutto senza suonare forzata tu sia incappata in questo problema (di dire il più possibile ma senza sbrodolarsi nel narrare cose che i due sapevano già perfettamente, solo a beneficio del lettore), e sinceramente neanche io ti saprei consigliare un modo certo per chiarificare ogni cosa. Il senso generale, comunque, si coglie tranquillamente.
Mi era parso forzato anche il modo in cui all'improvviso i due si mettono a discutere dando il via a un qualcosa che potrebbe persino essere catartico (ma, tragicamente, non riesce ad esserlo del tutto, non per entrambi. La vera catarsi è quella finale di Galoth, che però non lo redime affatto). Poi ho ricordato che in effetti uno è sbronzo e che, forse, avevano covato dentro quel "litigio" già da molto, quindi ci può benissimo stare.
I due personaggi sono strabilianti. Vividi nell'aspetto come nella personalità, un carattere sciupato e stanco attraverso cui si riesce a scorgere quanto in passato doveva essere stato bello, se non spensierato. Un rapporto profondo che non può spezzarsi. Anche quelli presentati di sfuggita, secondari, come la madre e il padre di Galoth sono belli. Con poche righe sono diventati estremamente umani, e mi è piaciuto tanto il particolare della madre che ha praticamente ucciso il marito col veleno. Il fatto che Galoth non faccia quel che fa per ambizione, o non specialmente per quella, ma per liberarsi infine di quelle emozioni intime irrisolte che lo legavano a Sorot, dimostra quanto più predominante fosse in questo caso la vicenda privata tra i due, distaccata in parte dalle cose del regno. Nonostante il tentativo di liberazione, non riesce a farlo comunque e non accetta i demoni che ha. Ama e non perdona nello stesso momento, e lo fa con tanto strazio che riesce a desiderare di piangere e stringere il corpo di Sorot, quando è statao lui l'assassino.
In conclusione, una storia molto bella da un finale inaspettato che la corona.
Penso sempre che il miglior complimento che si possa fare ad una storia è dire che è riuscita a farti desiderare di sapere altro di quel mondo oppure di averti fatto fantasticare su storie e personaggi ad essa legati. Questa c'è riuscita, quindi complimenti, e a presto. **
Edit e P.S. Hai diritto ad altri due commenti, chiedi pure. XD
Kupò.
(Recensione modificata il 26/08/2012 - 04:51 pm)
(Recensione modificata il 26/08/2012 - 04:55 pm)

una storia molto triste, devo ammetterlo. due amici, un tempo tanto uniti, costretti dagli eventi e dagli screzi tra le famiglie a odiarsi come nemici mortali, arrivando a pugnalarsi alle spalle in quel modo: tradimenti coniugali, omicidi, attentati...
nei loro dialoghi non c'è solo malinconia, ma anche risentimento, delusione e soprattutto molta amarezza. si capisce che le loro vicende passate sono ancora vivide nei loro ricordi, eppure è difficile riuscire a parlarne, per loro, a causa di tutto quello che è successo dopo che hanno ereditato i rispettivi ruoli. a differenza di "ma i figli dei suoi figli hanno il trono", questa volta sono riuscito a seguire più facilmente la storia, visto che c'erano molti meno nomi ignoti all'interno del testo da tenere a mente, e quando mi sono reso conto che facevano parte dello stesso universo immaginario è stata una piacevole sorpresa. anche se sono scollegate, ho capito subito di quale contesto si trattava.
bene, direi che è tutto. a presto!

E con questa si inaugura ufficialmente la mia frequentazione del genere fantasy! Non poteva andarmi meglio. Tanto per cominciare l'ambientazione, per quanto a me lontana, è avvenuta perfettamente. L'apertura della storia è stata coinvolgente nel senso più stretto del termine, ma devo dire che è un dato che riconosco all'intera storia. Ho trovato affascinante il modo in cui i personaggi hanno totalmente ignorato il lettore, che è quello che poi dovrebbe accadere, in realtà. Ho letto la loro storia seguendo i loro gesti, gli sguardi, ascoltando le loro parole, ma non c'era spazio per altri che loro e quello che si stavano raccontando a vicenda. Anche lo stile ha avuto questo effetto, davverto particolare, nella lettura è stato proprio questo contrasto ad affascinarmi: uno stile controllato ma che ha parlato al cuore. Ci sono stati dei passaggi splendidi in cui hai usato poche parole ma precise e piene di sentimento (e quando dico sentimento non intendo sentimentalismo, giammai!) ed ecco che d'un tratto si riversava impetuoso l'animo del personaggio, come fosse stato in agguato, come Abigail. L'umanità imperfetta e controversa che anima la storia di questi due uomini è qualcosa di incredibile, davvero. Vorrei poterne parlare meglio ma in realtà hai detto tutto tu attraverso loro e la conclusione che si sono dati. "Perché a tormentarlo nel profondo, più ancora del tradimento di Galoth, era il fatto di averlo perdonato." E anche qui: "Galoth si voltò di scatto verso di lui, come se pronunciare il suo nome contravvenisse ad una qualche basilare regola non scritta." Quel "muoiono tutti, non resta nessuno" poi, è davvero un omaggio alla vita degli uomini.
La conclusione, infine. Quell'abominio che condanna ad una stessa morte ma forse peggiore, perchè lenta e quasi come non legittima. Tanto dolente è l'immagine di Galoth su quel corpo che verrebbe da desiderare che la verità non fosse svelata, che persista la menzogna. Invece l'imperatore è morto e Galoth riconosce l'orrore di quella morte. Ma c'è soprattutto una cosa che mi ha colpito: che Galoth riconosca di amare e di non poter perdonare, allo stesso tempo, con la stessa intensità. Come è vero, ho pensato anche io, riconoscendone l'apparente assurdità ma anche l'innegabile verità.
Ci sono di certo altre cose che vorrei dire ma che si stanno ancora sedimentando in me, avrei anche voluto che il tutto avesse un aspetto più organico e meno confusionario ma alla fine fallisco sempre nel tentativo. Complimenti davvero, però, spero che questo messaggio sia passato, perchè hai offerto al lettore due personaggi incredibili e una storia di umanità che commuove nel senso fedele all'etimologia della parola, cosa non da poco in mezzo alla retorica o alla disarmente vuotezza di questi tempi ^^
Ho visto che hai scritto anche dell'altro, e leggerò ancora :)
Bri.

Sicuramente una delle storie che più mi ha colpito su questo sito, o che forse risponde maggiormente al mio modello di racconto fantastico ideale. Trovo il tuo stile perfetto, chiaro ma allo stesso tempo "epico", così come il tono tragico che permea tutta la storia. Sorot e Galoth hanno un'ottima caratterizzazione, al termine del loro dialogo ho avuto l'impressione di conoscerli da sempre, e penso mi rimarranno impressi per un po' :) forse è questa la cosa che ho apprezzato di più nella storia: in un tempo relativamente breve riesce a rappresentare la vita intera di questi due personaggi, il loro affetto giovanile e i loro rimpianti successivi, pemettendo al lettore di comprenderli e al tempo stesso invogliandolo a sapere di più. Stesso discorso per l'ambientazione, che pur rimanendo sullo sfondo risulta assolutamente "solida". Mi ricordi molto George Martin, che tra l'altro è il mio autore di fantasy preferito :) inutile dire che continuerò a seguirti.
Giulia

Altra storia davvero meravigliosa nella sua amarezza. Hai un tocco speciale per questo tipo di racconti.
Un'amicizia infranta in nome di un futuro che, visto da lontano, pareva rose e fiori, invece, vissuto sulla propria pelle, si è mostrato solo carico di spine. Hai descritto in maniera perfetta la delusione e la malinconia di Sorot, così come la cupa ira di Galoth. Durante il loro colloquio, seduti contro il letto, ho avuto quasi l'impressione che, sebbene sottaciuto, il perdono reciproco si fosse manifestato in qualche modo. Invece, come spieghi poche righe dopo, Galoth non ha saputo perdonare gli errori di Sorot, ripagandolo con il proprio affetto ed una morte terribile.
Su entrambi aleggia la figura tetra e minacciosa del padre di Galoth, con quella sua frase ambigua e misteriosa, che solleva domande e non regala risposte.
Ti sono bastate due storie per creare un mondo che richiama fortemente (almeno secondo me) le atmosfere de "I figlidi Hùrin" di Tolkien, eppure se ne discosta, divenendo autonomo.
Spero che tu abbia presto l'ispirazione per nuove storie, le leggerò con piacere!
Alla prossima!

Ti chiedo immensamente scusa per questo lunghissimo ritardo. Ma ho avuto mille impegni: scuola, lavoro, casa. Davvero ho avuto pochissimo tempo per connettermi! Ora però ho trovato un angolino di relax, e mi sono ricordata di dover recensire questa storia.
Sono molto felice di aver letto questa shot: l'ho adorata, e ti dico sinceramente che il primo posto è ampiamente meritato.

Galoth <3 E' mio, mi ha colpito così tanto che lo amo. 
Complimenti anche per lo stile, hai un modo di raccontare le cose semplice e lineare, ma non per questo banale o scarno. Mi sono sentita calata in un'altra ambientazione, solo leggendo riga dopo riga.

Mi piacerebbe leggere ancora di loro, magari qualche missing moment! 
Ancora complimenti!

-Ray08

Direi che manca solo la Giudicia, no? Anche se non credo che altre parole, oltre a quelle già dette, possano servire :)
Lo stile è impeccabile, ricercato ma non pesante. La storia è così perfettamente calata nella citazione da usare, che sembra che quest'ultima ne abbia sempre fatto parte. E i personaggi...cosa si può aggiungere a quello che già si è letto?
Sono giganteschi e meschini, meravigliosi. Si distruggono a vicenda: forse proprio perchè non possono stare insieme?
Non posso dire "primo posto meritato" :D perchè anche le altre storie avevano meriti e pregi. ma questa...questa lascia il segno. Come un pungo in pancia, più o meno. Ed è perfetta sotto ogni punto di vista.
Non obbligarmi a copiare il giudizio paro paro XD
Anyway: banner corretto, alla fine. Solo che ho perso la tua e-mail -.- sicchè non so dove spedirlo. Se mi farai sapere, te lo spedirò subito!
Ancora, e di cuore, complimenti.

Eccomi finalmente e mi scuso per l'immenso ritardo.
Inanzitutto ti faccio i miei complimenti per il tuo meritatissimo primo posto.
Il testo è scritto molto bene, con un lessico ricercato che mai però risulta pesante o noioso. Il lettore riesce a leggere e comprendere nonostante vi siano nomi di diversi paesi e regni. Hai << mixato >> molto bene il presente con il passato, descrivendoci nel racconto questi due personaggi e caratterizzandoli al meglio.
Abbiamo due amici e due rivali allo stesso tempo. E' una storia che parla di principi che ormai hanno gli adulti, le persone con onore e idee di rispetto e vendetta. Sembra una storia ambientata nel passato ma che rispecchia molto il nostro presente, perchè anche noi siamo capaci di perdonare e uccidere allo stesso tempo, purtroppo.
Complimenti, davvero.
Spero di leggere qualcos'altro di tuo perchè scrivi davvero bene e su EFP ormai non ci sono molte storie che hanno qualcosa di davvero nuovo o interessante.
PS. Ti ringrazio per la recensione e spero che continuerai a leggere la storia (:

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