La poesia non mi è dispiaciuta. Recensisco in ogni caso sopratutto per tre versi che mi hanno messo le spine addosso. Questi: "Un mondo/dove si può amare/senza ferire nessuno". Sono solo poche parole, eppure esprimono quello che nella mia mente chiamerei l'Inevitabile dell'esistenza umana, ossia la condizione per cui in maniera del tutto arbitraria a qualcuno è dato di essere felice, ad altri no. Perché purtroppo l'amore - in tutte le sue manifestazioni -, quella cosa che governa, a mio dire, ogni aspetto del contatto con gli altri, e che ci spinge prima da una parte, poi dall'altra, senza magari che possiamo accorgerci nemmeno di quali siano i motivi del nostro andare così alla deriva - l'amore, dicevo, non è cosa che si può affrontare senza la sofferenza. La sofferenza propria o altrui. Ché c'è chi nasce col cuore degli altri in mano, sempre amato, sempre coccolato. E c'è chi nasce col proprio cuore in mano di altri, sempre innamorato, mai ricambiato, costretto a fare i salti mortali per riottenerlo, ma senza speranza! Il punto, ecco, è che mi pare che questo mondo che desideri non possa esistere. Nel senso che la corruzione del nostro mondo, cioè della Vita, non è qualcosa che si possa evitare. La genuinità dell'essere umano è la sofferenza, e questo per una fisiologica conseguenza di tutto ciò che ho detto: ossia che non si può amare pretendendo che non avvenga quella naturale reazione, nel proprio animo o in quello di un altro, che è il dolore. Beh, tutto questo è nato dai tuoi tre versi! Un saluto, continua così, per così dire! :)
(Recensione modificata il 07/09/2011 - 11:38 am)

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