Mi hai chiesto un parere e così eccomi qui.
Ne abbiamo già parlato. Tu preferisci drabble tendenti al poetico. Ora, il problema è stabilire cosa si intende per “poetico”.
Per me scrivere drabble sottintende un grande lavoro di labor limae: costruire un quadretto pulito, fluido e chiaro - hai a disposizione cento parole, si deve capire bene cosa succede -, con frasi incisive che siano capaci di sostituire un intero capitolo.
Se intendiamo in questo senso “poetico”, allora sì: le drabble sono poesia.
Detto questo, se fossi in te, cercherei di puntare più sulla chiarezza e la semplicità e di evitare - o comunque di limitare - accostamenti arditi o costruzioni complesse. Si rischia di distrarre il lettore che, troppo impegnato a districarsi nelle frasi, perde il filo del discorso nel suo complesso.
Trovo che il tuo stile, più che poetico, sia lessicalmente ricercato. C’è una bella differenza. Poesia implica suono e ritmo. Queste frasi, invece, mancano di suono e ritmo. Mancano di fluidità. Prova a leggerle ad alta voce. Ti accorgerai che l’andamento è strascicato, un po’ zoppicante - accelera, si trascina, poi accelera di nuovo. Lavora su questo, cerca di pulire le frasi, di semplificarle, di eliminare ciò che è superfluo. Poesia non è sinonimo di difficile.
Nonostante ciò l’idea di base mi piace: Draco che sussurra il nome di Harry; Voldemort che, ovviamente, non gradisce di essere superato per l’ennesima dal Bambino-Che-È-Sopravvissuto perfino in un momento tanto intimo. Trovo che la reazione del Signore Oscuro sia in linea con il suo personaggio.
Con un po’ di pratica ed esercizio, queste due drabble potrebbero migliorare tantissimo.
Saluti, vannagio
P.S.: “degli” non va mai eliso. |