Partiamo dal presupposto che questa storia non è adatta ai "quelli che ben pensano" o che hanno una qualche sorta di tabù contro tutto ciò che sconvolge la morale e l'ordine e si permette di mischiare il sacro con il profano, o meglio CON L'UMANO.
Visto, tuttavia, che io non sono una di codeste persone mi sono goduta questa breve Fic dalla prima all'ultima sillaba.
Anzi, se devo essere sincera, m'è dispiaciuto vedere il punto finale perchè sarei rimasta incollata a leggere per un'altra ora almeno!
Lo stile è scorrevole, ricco; l'uso delle parole non è affatto banale e scontato e più di una volta mi sono ritrovata a sentire anche io - come se fossi lì - quei "sussulti" di questa passione deplorevole ed a stento trattenuta che tuttavia grida tutto il suo furore e la sua brama.
(Un'unico appunto forse, sebbene di poco conto: ho notato un uso forse un po' ripetitivo della parola "frate")
Ben delineate inoltre, anche se in poche battute, la psicologia ed il tormento interiore - e molto umano appunto - del frate, così come l'ingenuità che cede alla scoperta del desiderio della suora.
Detto questo faccio ancora i miei complimenti all'autore e la sua storia finirà di certo tra le mie "da ricordare"!!
Ah, un'ultima cosa: la scena finale mi ha fatto venire in mente una strofa di una canzone di Vinicio Capossela: "...lo stesso dolore che spezza le vene,
che lascia sfiniti la sera." |
