Eh? Come? Addirittura una composizione sulla Dea dal volto umano cerca di proteggere gli uomini causandone l'estinzione? Un po' come se per paura che mi rubino la macchina, io la demolisca a martellate. Portamela via adesso se ci riuscite! Ops...
Come primo pensiero mi viene in mente che non è scritto da nessuna parte che una storia debba essere celebrativa. Alla gente piace sognare e vedere solo gli aspetti positivi, ma che si parli di santi o divinità ha poca importanza: tutti hanno i propri scheletri nell'armadio. Nel caso della nostra amata Athena parliamo di un armadio di almeno 10000 metri quadrati, ma sono dettagli. In fondo loro fanno le cose in grande e lei in particolare non si fa scrupoli ad accanirsi sempre sugli stessi. Sono quelle scommesse folli che garantiscono una vincita assurda e improbabile. Non succede, ma se succede... e intanto quei cinque accettano di liberarsi di sangue, ossa e denti in eccesso inseguendo il sogno di poter urlare al mondo: "Non ftiamo tanto bene anche fe la ragione era dalla noftra parte, è ftata una fcommeffa vinta e di quefto fiamo orgogliofi... infermieraaaaa"
Lo sviluppo parte dalle origini seguendo la parabola nascita-crescita-morte (degli altri). La prima parte porta in dote l'immagine molto bella del calore materno che emana il suo corpo appena nat... uhm... piombato da qualche parte ignota. Certo, è il tipo di madre che segue la cosiddetta "scuola dei gran ceffoni" in cui i figli si educano attraverso cinque dita stampate sulla guancia ogni volta che si commette un errore. Il destino per lei scelse la strada della durezza e delle privazioni, ma poi cambiò idea per motivi ignoti. Oltre a salvarla da un sicuro omicidio, la mise tra le braccia di un tizio che aveva il turbo nelle gambe e riuscì nell'impresa di rovinarla del tutto. Poteva affidarla ad una coppietta che come cena divideva amorevolmente un tozzo di pane a metà e invece beccò il megamiliardario che aveva tutto per traviarla. Soldi, agi, arroganza. Rendendosi ricidola e praticando lo schiavismo in età contemporanea, non si puo' che attirarsi l'ira di tutti i giovani orfani che in teoria la dovevano rispettare. L'eccezione di quello che prova piacere a farsi frustare resta appunto eccezione. Così, quando si accorge che il rispetto e la dignità non si comprano in alcun modo ma si possono solo guadagnare, ecco l'ennesima botta di culo. Il ribelle capobranco del gruppo si prende una cotta per lei e comincia ad assecondarti nella speranza di ricavare un po' di divertimento. Gli altri quattro gallinacci sottomessi si accodano, pronti ad approfittare di ogni fallimento, e l'effetto pecora poi coinvolge un po' tutti. Però, mi sembra giusto che chi ci ha creduto per primo meriti maggiore considerazione rispetto a quelli che si sono accodati: solo a loro tocca il privilegio di lasciarci le penne ed essere resuscitati. Purtroppo per loro, una volta finiti in coma per la mole di lavoro che si sono sobbarcati, resta una difficile scelta: morire direttamente o rischiare nuovamente la vita. Perché la prima prova puo' essere superata per fortuna, la seconda è già più indicativa, la terza rende le idee più chiare e la ventiseiesima chiarisce ogni dubbio.
Mi è decisamente piaciuta proprio perché non c'è traccia di miele in eccesso o inutili venerazioni per un personaggio che dovrebbe essere intoccabile o amato per contratto. Di positivo non ha molto, se non l'impegno che ci mette in ciò che fa e le conseguenti catastrofi che derivano dalle sue decisioni. Dopo un po', mia Dea, dovresti capirlo anche tu che il tuo metodo va rivisto. La parabola che ne segue è molto coraggiosa, onesta se vogliamo. Nessuna agiografia ma la realtà dei fatti. Una bambina privilegiata che già dai primi giorni di vita emana un'aura di speranza (prontamente ignorabile grazie ad appositi caschi sacerdotali). Già in grado di far avvertire la sua presenza e salvare vite (chiedere all'Uomo delle maree) e già dal principio costretta a combattere per la sua vita. Aiutata, più che da chi crede in lei, da chi sceglie di credere in lei. Assolutamente veritiera la parte sull'arroganza e l'insicurezza acida di chi ha avuto praticamente tutto e non ha mai sperimentato la vita fatta di sacrifici e di conquiste. Nemmeno dopo l'ha sperimentata, ma ha cercato di capirla attraverso i massacri degli altri. Mica scema. È bellissima, potremmo dire la mia preferita, la parte in cui forse traspare il massimo dell'altezzosità e la negatività del personaggio. Non riporta a lei chiunque sia caduto, come Amore imporrebbe, ma solo chi le ha dato prova di credere veramente in lei. Per tutti gli altri, telo di lino e sarcofago di pietra. Un gesto quasi vendicativo, capriccioso, magari amorale, ma che descrive in pieno il suo carattere. Piena di protezione e di amore, ma solo per chi vuole lei. Il che è relativo, dato che essere salvati significa solo sobbarcarsi una dura prova extra. Perché lei è Athena: si fida e non si fida, agisce con leggerezza, manda al macello quante più persone possibili e non è di nessun aiuto in battaglia. In pratica una ferrari in mano a una scimmia: se non si schianta da qualche parte, è già un miracolo.
Bella anche questa. Veritiera, reale, che descrive una figura tutt'altro che positiva in maniera diretta, creando belle immagini nella mente del lettore e dei lati del suo carattere su cui spesso si sorvola. Sembra quasi una biografia non autorizzata. Proprio per questo, calzante a pennello. |