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E' sempre stato un po' come morire, giorno dopo giorno.
di AmeOokami

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
31/03/12, ore 22:21
Cap. 1:

AmeOokami - Candeggina

Grammatica 4.6/5
Lessico e stile: 4.5/5
Originalità e trama: 9/10
Uso del profumo: 10/10
Uso della citazione: 8.5/10
Giudizio personale: 9/10
Totale: 45.6/50

GRAMMATICA:

Anche per te la grammatica è stata piuttosto buona, corretta e con pochi errori.
-“Certe volte nel sonno ancora allungo le braccia, stringendo il vuoto, e mi sento spoglio come quegli alberi (lo) sono diventati al gelo d’inverno.” Ti ho posto la correzione tra parentesi; correzione che trovavo necessaria per la buona forma della frase e per la sua scorrevolezza durante la lettura.
-“-Papà!- con la manina Davide mi mostrava l’altro lato della strada, dove altri due bimbi un po’ più grandi di lui, tenevano tra le dita una stecca di zucchero filato.” La virgola che separa “ di lui e tenevano” è errata in quanto divide soggetto da verbo. Se proprio però, vuoi inserirla per dare un tono ed un ritmo più lento alla frase, ti consiglio di renderla così: “-Papà!- con la manina Davide mi mostrava l’altro lato della strada dove altri due bimbi, un po’ più grandi di lui, tenevano tra le dita una stecca di zucchero filato.” Così metti per inciso le caratteristiche dei due bambini ma eviti, anche alla lettura, che soggetto e verbo risultino separati.
-“-Papà!- con la manina Davide mi mostrava l’altro lato della strada, dove altri due bimbi un po’ più grandi di lui, tenevano tra le dita una stecca di zucchero filato. Nell’aria, candido si librava quel dolce, giungendo leggero tra le narici e sulle labbra che già pregustavano il sapore di fragola.” Sempre riguardo questo periodo, mi sono accorta che manca qualcosa nella frase: “candido si librava quel dolce…profumo?” Credo sia stato un semplice errore di distrazione ma la frase così risulta scorretta, mi dispiace.
-“Che cosa posso fare perché mio figlio riesca a essere fiero di me?” Solitamente quando la preposizione, in questo caso la “a”, precede una parla la cui iniziale è una vocale, questa va mutata in “ad” per addolcire il suono della lettura e facilitarne la scorrevolezza.
Non sempre è un errore e, difatti, ho preferito non correggertela quando l’hai utilizzata in un’altra frase, ma in questo caso mi è parso necessario (e spero mi perdonerai la pignoleria) in quando quella “a essere” gracchiava un po’ e strideva alla lettura.

STILE E LESSICO

Mi piace molto il tuo stile, semplice e scorrevole e per nulla banale. Non sempre apprezzo le storie raccontate in prima persona ma questa volta, di questa tua scelta, me ne sono completamente innamorata:
trovo che tu abbia fatto benissimo a rendere la storia in prima persona considerata soprattutto la forte componente sentimentale.
Anche il lessico trovo che sia molto buono: è evidente che non hai tralasciato di inserire parole inusuali, di curarle e cercare, di volta in volta, sinonimi che potessero arricchire il testo e la lettura.
Sempre riguardo allo stile, però, avrei qualche suggerimentino da darti, o meglio qualche frase o periodo che hanno catturato la mia attenzione. Come per tutti, ripeto, non sono altro che pareri personali e non correzioni e quindi, come tali, spero non ti offenderai o dispiacerai delle mie “proposte”.
-“Quando ero bambino, guardando il cielo pieno di nuvole, credevo che fossimo ricoperti da uno strato di batuffoli di cotone e che perciò (,) chiunque viaggiasse in aereo (,) saltellasse di qua e di là fino alla sua meta.” Tra parentesi ti ho inserito quella che secondo me poteva essere una buona soluzione per attribuire un ritmo più deciso alla frase.
-“Il mio sole non ha smesso un attimo di riscaldarmi, di illuminare il mio cammino con i suoi iridescenti raggi. Mi accorgo solo ora che mi ha prosciugato e quanto avessi inizialmente bisogno di quel calore.” In questo periodo, ripeto, non c’è nulla di sbagliato ma alla lettura mi è parsa un po’ “gracchiante” la seconda frase. La mia proposta allora è questa: “Il mio sole non ha smesso un attimo di riscaldarmi, di illuminare il mio cammino con i suoi iridescenti raggi. Mi accorgo solo ora di quanto mi abbia prosciugato e di quanto avessi inizialmente bisogno di quel calore.”
-“Come in un quadro, un padre che tiene amorevolmente suo figlio in mezzo a un verde cangiante.” L’aggiunta della “d” alla preposizione non sempre è necessaria né obbligatoria ma, spesso, rende la lettura più scorrevole e piacevole. “…in mezzo ad un verde cangiante.”
-“Bambino mio, ho voglia di rivederti, di stringerti a me e cullarti fino a quando ti addormenti. “
Anche in questa frase nulla c’è che sia errato o scorretto. E’ solo una mia, chiamiamola pignoleria, ma volevo suggerirti un modo più “dolce” per rendere il finale della frase: “Bambino mio, ho voglia di rivederti, di stringerti a me e cullarti fin quando non ti addormenterai.

ORIGINALITA’ E TRAMA:

L’originalità è inconfutabile ed anche la trama è ben sviluppata e strutturata.
La storia possiede un suo chiaro inizio ed una fine ben delineata e, attraverso il ripercorrere delle motivazioni che hanno portato al gesto estremo del suicidio, si riesce a godere appieno del finale e della storia stessa.
Devo essere sincera, quando ho pensato alla “candeggina” quale elemento dominante che avevi scelto per la storia, non avevo neanche preso in considerazione un’idea tanto tragica eppur realizzabile, in un certo senso possibile e per niente irreale.
Sono rimasta stupita soprattutto per questo, questo uso che potrebbe apparire scontato quasi a fine lettura ma che, prima di immergersi nel racconto, non si immagina per nulla.
Forse, e dico forse, avrei potuto e quasi l’ho fatto, aspettarmi che fosse stato il bimbo ad ingerire accidentalmente il liquido e rimanerne ucciso ma, devo ammettere, che la decisione che invece hai preso tu, di bere cioè il liquido in maniera consenziente, mi ha spiazzata ed “inorridita” più di quanto ciò non sarebbe avvenuto nel caso del bimbo.
Quello che voglio dire è che la storia, sotto questo punto di vista, mi è parsa davvero molto originale e coinvolgente e, ripeto, per nulla scontata.

USO DEL PROFUMO

Benché il testo non sia particolarmente lungo, trovo che tu sia riuscita a dare spazio sufficiente al profumo che avevi tu stessa scelto.
“Le mie mani trovano quella piccola tanica. La riconosco subito dall’odore acre. E’ strano come, dopo essere diventato cieco, il mio olfatto abbia subìto un così grande miglioramento.
Sento un leggero tremolio alle mani, prendo un forte respiro e ancora aleggia tra le mie narici. La svito con decisione, dopo un piccolo momento di ansia e mi avvolge un forte tanfo, simile al cloro, quello usato in piscina. Mi pervade e annebbia i miei sensi, lo sento deciso farsi strada dentro di me, nel naso e tra i denti, come se fosse vento che sibila tra le foglie. Mi ricorda vagamente l’odore del sesso, benché esso sia più dolce. Chissà come, paradossalmente, una cosa che porta alla morte assomigli così tanto a quella che invece ha permesso la vita al mio piccolo.”
Questo frammento infatti, alla perfezione, si sofferma sull’odore fastidioso, che fa male alla testa e spesso fa bruciare gli occhi e che è poi l’odore della candeggina.
Mi è piaciuto molto come tu abbia trattato il tema del contest e lo abbia inserito nel testo, arricchendolo di metafore e similitudini e non limitandoti solo a scriverne l’odore vero e proprio ma anche quali sono gli effetti che questo produce.
Inoltre, non limitandoti esclusivamente al profumo che ti era stato assegnato, ne hai aggiunti altri, caratterizzandoli in maniera dolce a volte e particolarmente cruda, forte e di impatto, altre.
“Si concentra ancora dentro di me, arriva al mio cervello e penso che se fossi in macchina adesso potrei sbandare. Sì, i miei sensi stanno andando in tilt.
Riesco a tenere impresso nella memoria un altro istante: la prima volta che portai Davide al mare e immersi i suoi piedini nell’acqua salata. Il loro profumo allora, quando in seguito li asciugai, era delicato, ma allo stesso tempo pungente. Mi faceva paura. Sì, avevo il terrore di fargli male anche solo con una minuscola carezza, per quanto fosse piccolo e indifeso. E così adesso, ho paura. Ecco il vero odore di ciò che ho davanti, di qualcuno che si è appena pisciato sotto dalla paura e io penso che sia quello che mi merito.”
In conclusione trovo che tu abbia svolto un ottimo lavoro riguardo questo parametro e sia riuscita, con la tua storia, a centrare bene ciò che era la fondamentale richiesta del contest e della sua creatrice.

USO DELLA CITAZIONE

Devo essere sincera, in questo caso, l’uso della citazione non mi ha convinta del tutto. Ammetto che lo stile e la struttura della frase non erano facilmente adattabili, ma trovo anche che, sebbene tu l’abbia inserita nel testo dandole un peso rilevante poiché parte della conclusione, non abbia con il testo stesso un vero e proprio legame.
Mi spiego meglio, nel periodo subito precedente all’utilizzo della citazione stessa, stai descrivendo odori, riportandoli come il centro della narrazione, ciò che, in quel momento, è il mare di sensazioni e pensieri in cui affoga il protagonista.
Lo stacco immediato che si ha attraverso la citazione risulta un po’ forzato, lascia leggermente confusi ed il lettore, parlo di me in questo caso, si perde un po’ tra le righe.
Capisco ed ho ben compreso che il protagonista sia ossessionato da parole quali: “sbagliato, morire, inutilità, dolore…” e ti assicuro che emergono anche molto bene attraverso il testo ma, nel momento in cui inserisci la citazione, facendo riferimento a queste, il lettore rimane confuso poiché, reduce dal mare di sensazioni olfattive, ha in parte dimenticato a cosa tu stia facendo riferimento.
Forse, ed è solo un mio pensiero, se tu le avessi nuovamente ripetute, per attribuire al testo ed alla citazione un maggiore impatto, anche la citazione si sarebbe amalgamata meglio.

GIUDIZIO PERSONALE

La storia mi è piaciuta, e molto anche. Ti confesso di avere un vero e proprio debole per le storie drammatiche, quelle che ti fanno scorrere sul viso lacrime che sembrano diluvio e non solo pioggia.
Mi sono innamorata prima di tutto del modo in cui hai raccontato la storia, alternando una narrazione in prima persona con frasi e pensieri, in simil-discorso diretto, provenienti dal protagonista stesso.
Ti confesso inoltre che il finale si è anche rivelato una sorpresa per me poiché, dalle prime righe, mai avrei creduto che la storia sarebbe poi terminata in questo modo.
Mi ha sorpreso ed anche distrutto, addolorata e resa partecipe della sofferenza che questo povero padre, incapace di sopravvivere al dolore, al rimpianto ed alla certezza di non meritare una vita dopo aver lasciato, seppur per errore, che quella del suo angelo fosse portata via, deve patire.
Ancora, mi è piaciuta molto la parte iniziale, un connubio tra semplicità e poesia:
“Quando ero bambino, guardando il cielo pieno di nuvole, credevo che fossimo ricoperti da uno strato di batuffoli di cotone e che perciò chiunque viaggiasse in aereo saltellasse di qua e di là fino alla sua meta. Ed è un po' così che vedo la mia vita: bianca, senza una traccia d’inchiostro, non perché non ci abbia scritto nessuno, ma per il fatto che ho assorbito tutto come fa il cotone e poi, esposto al sole, mi sono asciugato.

Questa frase mi ha letteralmente catturata, mi è piaciuta davvero molto, ripeto, per la semplicità con cui è resa ma anche per l’immagine particolare e nitida che conferisce.
Concludo con la frase finale che, inutile dirlo, è la mia preferita:
“Un passo verso il posto che tutti noi chiamiamo casa. Bevo un sorso. Veloce scende giù il mio squisito veleno. Sono io la mia condanna. Davide, aspettami…”
Adoro, adoro e sono completamente innamorata di quel “Un passo verso il posto che tutti noi chiamiamo casa.”, perché casa non è solo un luogo fisico, una costruzione di mura e cemento, ma casa è qualsiasi luogo in cui regna l’amore, in cui siamo felici ed amati. Casa può essere anche una persona, quella dalle quale vuoi tornare e non lasciare più e con queste tue parole, questa tua frase finale, hai espresso esattamente questo, commuovendomi ed emozionandomi enormemente.

Ria-chan

Recensore Junior
21/03/12, ore 20:15
Cap. 1:

Ma...ma...ma...T___________T...
E' tremendamente forte questa shot, è peggio di un lama...mi ha fatta piangere, giuro. Se vuoi ti fotografo una lacrima, perchè c'è. E' capitata, questo stralcio di storia, in un periodo particolare quindi...la lacrimuccia e d'obbligo. Sei riuscita a farmi entrare nei pensieri dell padre, nella sua felicità e nel suo completo morire dentro. Straziante, tagliente...fin troppo reale. Mi sembra quasi di toccarlo il suo dolore, di doverci fare i conti a mia volta; il sorriso del figlio, il "papà" sussurrato e ripetuto...ora che il piccolo Davide non c'è più, cosa resta della sua vita? Ho percepito il vuoto, l'abbandono completo, la convinzione fitta e soffocante che oramai la sua vita è giunta al termine con quella del suo bambino. Maledizione Carol, se è bella...!