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L'amore perduto (Ultimo aggiornamento)
Un amore perduto,sembrava tutto giusto, quando ad un certo punto Pablo si stanca del proprio amore e così divenne più antipatico e senza dignità
[ Autore: Grigore1993 ] [ Categoria: Anime & Manga > Air - Tv ] [ Storie: 0 ]
[ Rating generale: Arancione ] [ Generi principali: Romantico ] [ Personaggi: Nuovo personaggio ]
[ Aggiornata: 14/06/14 ] [ Completa? - No ]

Special moments (Ultimo aggiornamento)
Questa storia è frutto della mia immaginazio (ciò di cui si parla è pura invenzione)
“Sono qui seduta a pensare a quello che mi è successo, hai momenti migliori della mia vita in quel magico posto, tutto ha più significato.”
Camminavo per le strade di Montreal – in Canada – in compagnia di un mio amico che presto mi avrebbe portato dal suo gruppo per farmelo conoscere.
“Ele vieni, dobbiamo passare qui” mi prese per il braccio e arrivammo a destinazione.
Non ero agitata, ma qualcosa in me stava crescendo più solidamente, non potevo non notarlo.
“David, che fai, non entriamo?” la mia voce risultava poco squillante nel suono di quel vicolo stretto e buio.
Mi fece entrare in un magazzino luminoso, doveva essere il loro ritrovo dove suonavano, li vidi tutti e quattro che stavano registrando un bellissima canzone.
“Ciao ragazzi, oggi è tornata una mia cara amica, per esattezza la migliore, mollate gli strumenti e venite a salutarla!” mi stringeva il braccio, capendo quanto io ero nervosa.
“Piacere io sono Chuck, il batterista” mi diede una stretta di mano.
“Io sono Seb, il chitarrista” mi baciò sulla guancia.
“Sono Jeff” mi sorrise e ritornò al suo posto.
“Io sono Pierre, il cantante … colui che è il meglio in assoluto” si misero a ridere tutti, compreso lui, fece ridere anche me.
“Tu come ti chiami, da dove vieni?” con un tono delicato, Pierre si avvicinò a me.
“Io sono Elena, ma potete chiamarmi Ele, sono nata a Montreal, ho viaggiato per un anno in Italia per impegni familiari”
“Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni, facciamogli vedere come suoniamo” David era esaltato all’idea di farmi sentire le loro canzoni.
Mi sedetti su un divanetto, i ragazzi stavano in piedi con i loro rispettivi strumenti, David mi faceva ridere con i suoi buffi sguardi.
Le loro canzoni erano stupende, quella che mi colpì di più, però, era –I’m Just a Kid- era molto triste, non sapevo cosa centrasse con il loro rock, ma aveva un bel significato.
“Allora, come suoniamo, non siamo pessimi vero?” Pierre mi venne in contro, io scoppiai in una risata nervosa, guardai ogni loro espressione, poi risposi.
“Ma va, siete forti, suonate molto bene, io non saprei neanche suonare il triangolo!”
“Non fare la modesta Ele …” David mi puntò il dito contro, prima di proseguire “Dovete sapere che lei, quando eravamo più piccoli, circa a quindici anni, mi aiutò ad accordare la mia chitarra, suona meglio di me!”si avvicinò e mi sorrise.
Seb, mi fissò negli occhi, curioso di sapere.
“Facci sentire qualche accordo, magari ti posso insegnare io qualcosa” il suo tono era delicato.
Mi trovai cinque sguardi preganti, ma non mi sentivo a mio agio.
“Non saprei, è da tanto che non suono, più di un anno …” da quando mi ero trasferita a Milano, non avevo toccato la chitarra.
“Vedrai che andrai bene” mi consolò Chuck.
“Va bene, ci proverò” tutti sorrisero calorosamente al mio cenno di assenso.
Jeff mi porse la sua chitarra, iniziai ad accordarla, poi suonai un pezzo di una canzone che inventai un po’ di tempo fa.
“Sei molto brava, sul serio” si complimentarono Seb e Jeff.
“Lo so, è per questo che è la mia migliore amica!” David mi saltò a dosso.
“Grazie ragazzi, siete molto gentili … e bugiardi” gli sorrisi per la battuta che avevo appena fatto.
“Ti va di rimanere a mangiare con noi?” Seb mi invitò con loro.
“Mi dispiace, magari un’altra volta, devo tornare a casa mia per metterla a posto, sapete com’è … chiamasi trasloco” li salutai e promisi che sarei ritornata domani e avrei accettato il loro invito.**
Abitavo da sola, i miei genitori non c’erano, erano in Italia, anche se stavo per diventare maggiorenne, non potevo stare a casa senza nessuno … mi faceva pensare.
Erano appena le nove di sera, avevo mangiato una pizza, stavo sul divano a guardare la televisione, mi arrivò un messaggio, era David.
Presi in mano il cellulare, c’era scritto:” Ciao Ele, noi ci sentiamo tanto soli, possiamo aiutarti con il lavoro, abiti sempre nello stesso posto vero?”
Sempre il solito David, gli inviai la via di casa mia e gli mandai una smile sorridente con un cartello.
Ormai avevo stravolto tutta la mia buona volontà di sopportazione, stavo per chiamare David, quando bussarono alla porta.
“Chi è?” risposi impaziente.
“Sono il lupo cattivo, aprimi o ti mangio!” scoppiai a ridere ed aprii ai cinque.
“Ciao ragazzi, che volete fare?” li feci accomodare sul divano, Pierre si trovava vicino a me.
“Non saprei, hai dei giochi da tavolo oppure qualsiasi cosa da fare?” Chuck sembrava entusiasta di essere qui.
“Secondo me non ha niente di tutto ciò, ma possiamo fare noi un gioco …
Che ne dite di domandare a ciascuno che cosa ne pensava la prima volta che lo ha visto?” Seb si rivolse verso di me, regalandomi un sorriso radioso.
“Dico che è una bella idea, possiamo provarci … chi inizia?” ci pensai un momento, poi cominciai a guardare gli altri.
“Inizio io, punto il dito contro l’Ele” Pierre era intenzionato a farmi imbarazzare.
“Non siamo mica all’eredità, poi la conosci da solo una settimana!” David cercò di risolvere il mio problema – quanto mi conosceva bene!- non risolse molto.
Ci rinunciai e risposi “Allora, ho pensato che sei un bel ragazzo” lasciai da parte la mia timidezza, Dave mi sorrise e a bassa voce mi incoraggiò di continuare così.
“Grazie per il complimento … io invece ho subito capito che sei amica di David e che sei una tipa interessante” mi lasciò a bocca aperta.
“Pierre, non sarà un’altra vittima dei tuoi esperimenti, vero?” Jeff si mise a scherzare.
“Ragazzi, lasciamo perdere questi giochi, troppo imbarazzanti per tutti, io vado a preparare delle ciotole di dolce, state qui e non toccate niente” andai di là, un motivo in più per non vedere l’espressione di Pierre – non poteva interessarmi lui- stavo per buttarmi giù su una sedia, quando entrò in cucina Dave.
“Cosa fai qui, torna di là!” non volevo creargli troppi problemi, ne aveva già troppi con la musica.
“No, ora mi spieghi come mai sei diventata un po’, come posso dire … spenta, ecco …” il suo sguardo era veramente preoccupato e molto dolce.
“Beh, devi sapere che … trovo carino Pierre, ma non credo mi piaccia …” lasciai a metà la frase, non avevo da aggiungere niente.
“Lo sai come la penso io, tu cerchi di far sparire dei sentimenti che sono più grandi di quel che pensi … Pierre è un don Giovanni, ma quando si fidanza con una ragazza, le da cuore ed anima, non vedo perché non dovrebbe farlo anche con te” le sue parole condivisero il mio cuore, corsi ad abbracciarlo.
“Dave, ho paura che a lui non piaccio … non sono carina come le altre”
“Hai ragione, non sei carina come le altre, tu sei splendida come nessuna” mi accarezzò la guancia, il mio volto era rigato da qualche lacrima, mi emozionavano le sue parole.
Quando ci lasciammo dalla stretta, mi aiutò a preparare il dolce e lo portammo nella sala.
Tutti stavano seduti con la propria ciotola a mangiare la loro porzione, nessuno parlava.
Preso ad interrompere quel silenzio, ci fu Chuck, che mi guardò.
“Che buono, molto, molto delizioso” leccò tutta la ciotola.
“Grazie Chuck, sei molto gentile …” lo lascai finire di leccare, un susseguirsi di immagini divertenti.
La serata finì con una bella chiacchierata su una canzone che avevano trovato nel mio cassetto, Pierre era molto interessato, ma non potei dargliela, per me significava molto – era il simbolo della mia memoria, dei miei sogni- nessuno poteva averla.
**
Passarono diverse settimane ad incontrarci tutti i giorni, Dave si preoccupava molto per me e faceva di tutto per farmi avvicinare a Pierre; usava strategie molto imbarazzanti.
Stavo camminando per il centro con gli altri, io ero tra Dave e Jeff, ad un certo punto David si spostò e fece venire verso di me Pierre, poi prese Jeff per un braccio e lo mandò avanti.
“Intanto voi due parlate, parlate pure …” Dave mi fece un sorrisetto interessato, lo volevo uccidere – perché mi ha fatto questo?- non potevo non notare che gli altri stavano parlando con David.
“Allora … che mi racconti di bello?” mi ritrovai a dire cose senza senso solo per trovare un punto di incontro sul nostro argomento.
“Niente di che, ieri ho chiacchierato con una ragazza … era carina” diventai tutta rossa, non potevo contenere la mia rabbia, ma feci uno sforzo.
Lui mi guardò e sorrise, un sorriso strano, come se sapesse tutto.
Dave si girò verso la mia parte, capì subito il mio sentimento di frustrazione e mi portò avanti con lui.
“Non pensarci” mi sussurrò all’orecchio, gli altri mi misero una mano sulla spalla – Sapevano tutto? MA COME?- forse era così evidente ed io non me ne accorgevo.
Pochi passi dopo mi ritrovai Jeff, Seb e Chuck vicino.
“Sapete tutto?” gli sussurrai.
“Si, abbiamo costretto David a dirci che cosa avevi, non prendertela con lui” Jeff ci tenne a puntualizzare.
Sapevo che Dave non mi avrebbe tradito di sua spontanea volontà, quando centravamo noi due, non ci prendevamo in giro.
Seb mi venne vicino, mi spostò più in avanti.
“Pierre è un bravo ragazzo, secondo me prova qualcosa per te” mi rivolse un’occhiata sicura.
Arrivò Chuck da dietro “Ha ragione lui … io ho pensato ad un piano per scoprirlo; potremmo chiederglielo quando non ci sei” si affrettò a finire con “ naturalmente senza la tua presenza ed in modo informale”.
Sapevo che volevano solamente aiutarmi, non volevo contraddirli od offenderli, per cui annuii e proseguii.
I ragazzi si erano fermati in un negozio di Cd, io stavo aspettando fuori nel parcheggio, ero in macchina e sentii un fiato gelido e allo stesso tempo caldo sul collo.
Mi girai e vidi la faccia di Pierre.
“Come mai non sei dentro con gli altri?” gli chiesi curiosa, aveva un’espressione compiaciuta.
“Beh, non posso stare qui con te? Tanto non c’è niente di interessante là” indicò un punto, lui sorrideva, non capivo come mai.
Dopo ci arrivai, c’era una ragazza che gli sorrideva, doveva essere quella dell’altra volta – perché me la fa vedere, che ho fatto di male?- mi ritrovi a pensare a queste domande prive di risposte.
Mandai giù il colpo, e lo guardai dritto in volto, sorrisi e incominciai a rilassarmi.
“Bene, si vede che non ti piace la musica commerciale” cambiai argomento, ma lui sapeva perché lo avevo fatto, cosa significava il mio sguardo ed il mio sorriso … ne ero sicura.
“No, hai ragione, mi apri che salso con te?” la ragazza se ne era andata, gli aprii la portiera e salì dietro con me.
“Che musica ascolti?”
“Musica che di certo non ti piace, per cui è meglio che scendo … tu resta qui a controllare la macchina” scesi dall’auto ed entrai in negozio per cercare Dave, lui poteva aiutarmi a non stare male.
Lo trovai avvinghiato ad un Cd dei Sum 41, l’ultimo uscito, scoppiai a ridere.
“Dave, perché non lo compri se ti piace tanto?” gli indicai il Cd.
“Perché non ho abbastanza soldi, però me lo prenderò prima o poi …” un’espressione triste gli adombrò il viso.
“Te lo pago io, tu fai anche troppo per me … è il minimo che possa fare” gli tirai via dalle mani l’oggetto ( momentaneo) dei suoi desideri e andai alla cassa a pagare.
Prima di uscire dal negozio, fermai David per raccontargli cos’era successo.
Dopo aver finito di dirgli tutto, lui diventò un po’ nervoso.
“Che cosa, perché deve fare lo stronzo?” Dave lo guardò dal finestrino dell’auto.
“Lascia stare, ormai sono solo una sua amica, la sua confidente!” da una parte stavo male perché per settimane mi aveva raccontato di quella ragazza dicendo cose del tipo – “Mi piace parlare con te perché non mi giudichi e sei sincera” – dall’altra ero felice perché potevo sapere più cose su di lui.
Ritornammo insieme ai tre dentro la macchina con Pierre.
Mi accompagnarono a casa, senza guardarli negli occhi mi diressi a casa.
**
Per due settimane evitai – letteralmente- Pierre; non lo guardavo, quando commentava delle battute facevo finta di niente e quando voleva parlare di “Quella” io mi riparavo tra le risate degli altri.
Un giorno però, stavo ripulendo casa mia, volevo riguardare un po’ lo splendore ormai sparito.
Suonò il campanello, aprii.
Era Pierre – Che ci faceva lì, tutto sudato con il fiatone sullo stipite della mia porta?- sicuramente aveva corso per qualche isolato.
Lo feci accomodare dentro.
“Che hai, perché hai corso per venire qui?” gli chiesi, porgendogli un bicchiere d’acqua.
“Ti devo fare una domanda importantissima!” lasciò il bicchiere tra le sue mani e mi guardò dritto negli occhi.
“D- dimmi” non riuscivo neanche a parlare, ero troppo spaventata.
“Tu provi qualcosa per me?” il suo sguardo era concentrato, senza nessuna preoccupazione.
“Chi te lo ha detto?” provai a chiedergli.
“Non ha importanza … dimmi la verità!” sentii rimbombare la sua voce nel corridoio del salone.
Evitai il suo sguardo.
Lui si avvicinò e mi accarezzò una guancia “ Ele, dimmi la verità ti prego”
“Va bene … si, ho una cotta per te, lo sanno tutti, però non potevo dirtelo perché non volevo crearti troppi problemi, poi a te piace quella ragazza che è molto più carina di me e …” non feci in tempo a finire la frase che lui mi diede un bacio, un bacio caldo, i suoi occhi erano brillanti e pieni di speranza; mi lasciai abbandonare da un senso di tranquillità.
“Lei non conta niente per me, era solo un modo per sapere se ti piacevo … tu sei l’unica che mi interessa” mi prese una ciocca di capelli e se la arrotolò tra le dita.
Lo abbracciai e lo baciai con più scioltezza, questa volta durò molto di più.
- Finalmente avevo avverato il mio desiderio. -





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[ Aggiornata: 11/06/12 ] [ Completa? - Sì ]