Il volersi perdere, per poi ritrovarsi.
Breve poesia ispirata da Siddharta di Herman Hesse.

Orientativamente è uno squarcio di Ossa dal punto di vista di Agron, può essere collocato tra il capitolo 43-44, in realtà è la role di prova (proprio per il personaggio di Agron) che ho scritto per partecipare ad un Gdr.
Dal testo:
La bocca di Nasir era piacevole, era umida, era fresca, era... casa.
La bocca di Nasir mi ricordava i sapori forti della mia terra, un luogo che non vedevo da anni, in cui volevo tornare e restare per sempre... con lui.
Le labbra di Nasir erano casa, e nessun posto avrebbe mai potuto essere come casa, casa dolce casa...
“Nasir... ti amo”, mormorai, con voce roca, mentre le mie dita si scioglievano dalle sue e correvano lì, dove i nostri bacini si incontravano e si scontravano, correvano a prepararlo.
Spensi un gemito premendo la bocca nell’incavo del suo collo, che era una curva morbida e calda e umida... che era casa.
Lo allargai e lo sentii allargarsi, sentii ogni gemito, ogni lieve ansito, mentre il corpo di Nasir era schiuma e mare sotto di me.
Mare della mia terra, mare burrascoso e gelido, mare...

Quando è troppo tardi anche per dormire arriva quel momento in cui puoi piangere le lacrime della vita, posare le maschere, respirare. Scrivere e diventare acqua e poi onde, a lambire quella parte di te che isoli.
L'essenza di te.

Il mare , un tramonto di fuoco, la donna amata che si immerge nelle sue acque cristalline.

Un uomo e il suo sogno di libertà.
Scritta per l'iniziativa "Un prompt al giorno", prompt "Quadro".

Un racconto fatto di acqua... Acqua interna a noi.

Piccola poesia, che per quanto semplice e piuttosto banale, spero piaccia ai lettori

Una gara di surf, su una spiaggia di Sidney, darà l'opportunità a due amici di riavvicinarsi.
*5° classificata / partecipante al contest I quattro elementi indetto da Silvar tales e LegendaAka*

Uno spaccato di vita di una ragazza tra le onde salate del mare
Gli occhi verdi guardano lontano, i pensieri si rincorrono nella sua mente fino a perdersi per lasciare il vuoto. Non pensa a nulla, si concentra solo sul rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli poco lontani alla sua sinistra. [...] Si corica sul manto brillante e si lascia andare completamente in balia delle leggere onde che hanno iniziato ad animare il mare.

Una bambina sorridente.
Un fratello che parte.
Il mare e anni a separarli.

Una giornata di duro lavoro, si volge in una bella veleggiata.

“Le hai mai viste?” chiese il pescatore al ragazzo seduto al suo fianco.
“ Visto cosa?” domandò questo, colto alla sprovvista.
“ Le onde.” rispose l’uomo [...]
“ No, prima no.” espirò piano, gli occhi persi sull’infinito mescolarsi e confondersi dell’acqua. “Ora però le vedo, forse per la prima volta per ciò che sono e rappresentano davvero [...]”

Mentre tutti a mare si rilassano, io paragono il mare alla vita.

Ma mentre andavamo, ebbi una strana sensazione. Mi rigirai verso Jessica ma non la vedevo. Non era più in acqua. Allora pensai che fosse ritornata all’ombrellone, così, corsi lì. “Dov’è Jessica?” chiesi preoccupata a mia madre. “Non lo so. Penso che sia ancora in acqua.” Ero spaventata. Avevo paura che le fosse successo qualcosa di brutto. Entrai velocemente in acqua. Era fredda, ma non m’importava, volevo mia sorella...

Il cielo dove volavo io era più alto di quello altrui. Era il mio cielo.