Fu un attimo, un battito di ciglia o poco più, poi vide nero e furono altri sensi a prendere il sopravvento. L’olfatto, il gusto, ma soprattutto il tatto che al tocco della sua bocca contro quella di Manuel, appena una carezza, esplose. Fu un incontro di labbra carnose e sconosciute, timide nella scoperta dell’altro, curiose ma impacciate, in attesa di un permesso che temevano di non ricevere, rispettose nel chiederlo e mai troppo esigenti nella carezza. Con la stessa velocità con cui ne aveva sentito il tocco Lavinia percepì la loro assenza, improvvisa e inaspettata come il primo contatto. Mantenne gli occhi chiusi, convinta di averlo immaginato, che fosse uno strano scherzo della sua mente indotto dalla birra, ormai calda, ancora sul tavolo.
“Scusa, non dovevo.” sussurrò Manuel costringendola a riaprire gli occhi.
La sala della birreria era identica a pochi istanti prima, il tavolo accanto ancora occupato da una comitiva di ragazzi, la musica in sottofondo, la campanella che tintillava all’ingresso segnando l’arrivo di nuovi clienti. “Non so cosa mi sia preso, ho esagerato”.