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Autore: kithiara    24/03/2012    4 recensioni
[Sebastian/Thad]
Se un usignolo canta e monopolizza l’aria intorno a lui, gli altri usignoli, cosa fanno?
Cantano comunque.
Sebastian alle prese con una scoperta che lo sconvolgerà per sempre.
Leggete e se vi va lasciate un commento, grazie.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood, Un po' tutti, Warblers/Usignoli | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ultimamente l’ispirazione mi ha colto, grazie a questa coppia meravigliosa, quindi temo che adesso vi dovrete sorbire questo nuovo parto della mia mente folle.
Non vi preannuncio nulla, solo vi do un consiglio, mentre leggete mettete in sottofondo la canzone che si trova a questo link:
 

http://www.youtube.com/watch?v=ruP-SGvQX6s&list=FLd-UwB_zBpELfyiL3eZgi9Q&index=2&feature=plpp_video
 
Quando la pagina si sarà caricata e la canzone partirà, vedrete, capirete e spero mi ringrazierete.
E’ una piccola chicca che ho scovato sul tubo e di cui ormai non posso più fare a meno, così mi sono trovata ad immaginare quale reazione avrebbe invece avuto Sebastian e questo è quello che ne è venuto fuori.
Spero che vi piaccia e che vorrete lasciare un commento.
 
Chiara
 
PS: Come al solito, nessuno dei personaggi meravigliosi di cui scrivo mi appartiene, ma viene usato da me solo per puro diletto.

 
 
 
I'm moving on
 
Io, Sebastian Smythe, mi sono perso.
 
Non perso…perso, qui non si tratta di non trovare più la strada per andare dove diavolo devo andare; semplicemente ho perso la cognizione e il controllo di me stesso.
 
E tutto per colpa di quel maledetto, della sua voce…delle sue labbra.
 
Di una cosa sono sempre stato certo, lui non canta mai al di fuori del coro.
Non è una di quelle prime donne che amano mettersi in mostra.
Lui non è come…me.
 
Lui è il bravo ragazzo, quello che si presenta regolarmente alle prove in orario, quello che impara i passi prima di tutti perché per mettersi avanti li ha già provati prima più e più volte.
 
Lui è quello che ti ritrovi sempre vicino, la spalla ideale per così dire, quello che se perdi il tempo o salti un passo puoi seguire per recuperarlo.
 
Lui è un fottuto perfettino, la divisa sempre impeccabile, il pantalone con la piega impeccabile, la camicia candida e profumata senza nemmeno un bottone mancante, il colletto chiuso fino all’ultimo bottone che ti fa quasi venir voglia di dirgli di strozzarcisi con quell’ultimo bottone!
 
Lui sempre col sorriso sul viso, mai un’incazzatura con nessuno, felice di essere quello che sta sullo sfondo perché l’unica cosa che gli importa davvero è di esserci e basta.
 
Lui l’amico di tutti, quello sempre disponibile, quello che non ti caccia nemmeno se ti presenti in camera sua alle tre del mattino a rigurgitare tutti i tuoi problemi esistenziali, cosa che vi assicuro fa altamente incazzare me, che per mio magno gaudio divido la stanza con lui e mi devo sorbire le lagne di quella checca ossigenata di Jeff Sterling una notte sì e l’altra pure!
 
Lui così scontato, ai limiti della banalità.
 
Lui che non avrei mai creduto potesse fare qualcosa in grado di stupirmi.
 
Eppure…
 
Come posso spiegare questa sensazione che mi pervade la bocca dello stomaco in questo momento?
Come la posso spiegare, senza cadere in uno dei soliti clichè da donnicciole in preda ad una crisi ormonale?
 
Quando dico che lui non canta mai fuori dal coro, intendo che io non l’ho mai sentito cantare fuori dal coro.
 
Insomma, la voce solista dei Warblers sono io.
Parliamoci chiaro, pensate ci sia veramente bisogno di qualcun’altro?
Qualcuno avrebbe mai pensato che ci fosse bisogno di un altro solista al di fuori di Blaine Anderson?
No. Appunto.
 
Eppure, il fatto che l’usignolo più dotato monopolizzi l’aria col suo canto non significa necessariamente che anche gli altri usignoli non cantino.
Tutt’altro. Cantano comunque.
 
Nick Duvall, ad esempio, canta sempre sotto la doccia.
E’ una cosa fastidiosa. Tu vorresti solo rilassarti sotto il getto di acqua bollente dopo tre ore di massacrante allenamento e lui appesta l’aria coi suoi gorgheggi e solfeggi da cartone animato Disney.
E tu sei lì che preghi che la pianti di credersi Aladin e si faccia tele-trasportare via su quel cazzo di tappeto volante una volta per tutte!
 
Jeff Sterling, anche soprannominato l’undicesima piaga d’Egitto, canta…praticamente dappertutto.
Qualcuno e non sono i più fortunati, giurano di averlo sentire cantare addirittura mentre dormiva, ubriaco fradicio, con la testa appoggiata al tavolino del locale karaoke dove lui e Duvall sono soliti trascorrere la maggior parte dei loro sabato sera.
 
E che dire di Trent? All’apparenza il più tranquillo di tutti, non è vero? Tutto tondo e pacioccone.
Niente di più falso. Rabbrividisco solo al pensiero, ma anche Trent canta, per la sua ragazza…mentre fa sesso.
Vi giuro che quando l’ho saputo non c’ho dormito la notte…cosa non si arriva a fare per una buona scopata.
 
E se persino Trent canta, cosa mi aveva fatto credere che anche lui non fosse in grado di farlo?
E per giunta…in questo modo!
 
Non avrei mai immaginato che ci fosse qualcosa in grado di sconvolgermi, dopo la faccenda di Trent s’intende, prima di sentire la sua voce.
Intendo, sentire veramente la sua voce.
A volte per sentire non basta ascoltare, bisogna staccare il cervello e semplicemente lasciare libero spazio a tutti e cinque i sensi.
Luimi ha costretto a farlo.
E questo non glielo perdonerò mai.
Perché ora non riesco più farne a meno.
 
Flashback

Per puro caso ero entrato in sala prove quella domenica mattina.
Avevo dimenticato lì alcuni libri il giorno prima e contavo di recuperarli.
Facevo affidamento sul fatto che non ci sarebbe stato nessuno.
Diamine, solo qualcuno senza una vita sociale propria si sarebbe trattenuto a scuola di domenica!
Eppure eccolo lì, quello senza vita sociale.
 
Nemmeno si era accorto che ero entrato, tutto preso dalla sua esibizione.
Gli occhi chiusi, il piede che batteva piano il tempo a terra, le mani che si muovevano nell’aria per dare enfasi alle parole o semplicemente per tenere il ritmo.
La divisa temporaneamente sostituita da un paio di jeans sbiaditi e sdruciti e una maglietta nera…terribilmente aderente.
Quella era stata la prima sorpresa…dove li aveva nascosti fino ad ora tutti quei muscoli quel nanerottolo?
 
La luce del sole che entrava dalle grandi vetrate lo illuminava meglio di qualsiasi faro da palcoscenico, giocando fra i suoi capelli scuri e donando alla sua pelle riflessi ambrati.
Era una canzone che non conoscevo, una malinconica ballata in stile country, così diversa dalle canzoni che preferivo, ma inspiegabilmente la trovavo splendida.
O forse era solo la sua voce a renderla tale, quella voce dolce, calda e sensuale.
 
Non avrei mai immaginato che la sua voce potesse essere così…intensa.
 
Le palpebre erano abbassate, il viso concentrato, ma un leggero sorriso gli increspava le labbra che si schiudevano ogni tanto per permettere alla lingua di lambirle e mantenerle…umide.
 
Un brivido mi corse lungo la schiena.
Questo proprio non l’avevo previsto…mi stavo eccitando a guardarlo cantare.
E lui nemmeno ne era conscio.
 
Poi però, quando credevo che la canzone stesse ormai giungendo al termine, aprì gli occhi e mi vide.
No so dire se ne rimase sorpreso, per un attimo credetti di sì, ma continuò a cantare come se niente fosse.
Teneva lo sguardo fisso su di me.
I suoi occhi scuri mi penetravano a fondo, scavavano nella mia anima in cerca di qualcosa, o piuttosto con l’intento di trasmettermi qualcosa…un segnale forse.
Neanche a dirlo, qualcosa di me stava già rispondendo a quel segnale.
 
La canzone finì, la sua voce si abbassò fino a spegnersi.
Io me ne rimasi lì, impalato, senza sapere cosa dire, forse perché non avevo idea nemmeno io di quello che era successo veramente.
Nel silenzio che seguì, lo vidi recuperare una giacca di pelle nera dal divanetto accanto alla finestra e infilarsela con estenuante lentezza, poi dirigersi verso di me con qualcosa in mano…i miei libri…e tendermeli, accompagnando il gesto con un semplice sorriso, uno di quelli capaci di nascondere mille parole.
Poi mi sfilò a fianco e uscì dalla stanza chiudendosi dietro la porta e lasciandomi lì, solo, a rimuginare sul fatto che per tutto quel lasso di tempo, che a me parve infinito, ma che poteva essere durato al massimo un minuto, i nostri sguardi non si erano mai abbandonati.
 
Fine flashback
 
Ora…odio sentirmi perso.
Ma soprattutto, odio sentirmi preda di qualcuno.
Questo perché di solito sono io quello che comanda il gioco…di solito.
 
Questa mattina ho convocato una riunione speciale dei Warblers.
Trent naturalmente si è messo subito in agitazione e Wes mi ha guardato stralunato e per una volta tanto è rimasto senza parole.
Quando entro nella sala comune li trovo già tutti lì ad aspettarmi, non posso farci niente, sono una prima donna anche in questo, adoro le entrate ad effetto.
 
La tensione è palpabile, sono tutti ansiosi di sapere cosa ho da dire.
Lascio scorrere lo sguardo su ognuno di loro, ma mi soffermo solo un attimo di più quando incrocio lo sguardo di due profondi occhi castani che mi guardano incuriositi, ma tranquilli.
 
“Ho una proposta da fare per il secondo cantante solista per le Regionali…”dico solo.
 
Immediatamente iniziano a parlare tutti insieme, la confusione è tale che Wes deve far fare gli straordinari a quel suo dannato martelletto per riportare un po’ d’ordine.
Non si era mai parlato di un secondo solista, questo perché fin’ora nessuno aveva mai messo in dubbio che sarei stato io l’unico e il solo a condurre i Warblers della Dalton Academy alla finale delle Regionali.
 
Sto in pratica mettendo in discussione me stesso.
 
Questa verità mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso.
E tutto per colpa sua…sono completamente in suo possesso.
 
Sospiro profondamente e chiudo gli occhi.
Spero almeno che lui ne valga la pena.
 
“Propongo Thad Harwood.”
 
Quando riapro gli occhi e vedo l’espressione sul suo viso, so già che sarà così.



  
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