Here
I Am
Un
giorno mi fermai.
Stranamente,
nella confusione di quell’apocalisse.
Ma
in quel momento, sì.
Dopo
tanto tempo, finalmente me ne accorsi.
Di
me stessa.
Quando
mi voltai, vidi l’immagine fletta nello specchio.
Non
ero più io.
I
capelli secchi e disordinati accompagnavano il volto stanco e perplesso.
La
maglia sgualcita sporca di sangue.
Ancora
più vicina al vetro, al vero.
Una
cicatrice, due, tre.
I
lividi cosparsi per il petto.
Le
braccia doloranti e fasciate.
Che
diavolo combinavo?
A
furia di guerre e visioni dimenticavo chi fossi io.
Una
persona.
Dimenticavo
la reginetta di Sunnydale.
Sola,
confusa. Debole.
Terribilmente,
desideravo andare via da quel luogo infernale.
E
chi me lo impediva?
Nessuno.
Ero io. Immobile.
Non
volevo andare via.
Perché?
Un
uomo alto e moro chiamò il mio nome.
Angel
aveva bisogno di me.
Ed
io di lui.
Dovevo
stargli vicino.
Comprenderlo,
rassicurarlo.
Dovevo
provvedere prima al vampiro.
E
al nostro rapporto.
All’eroe
valoroso che combatte ogni giorno.
Con
gentilezza, risposi e mi avviai verso la camera.
Io
lì, per lui. E lui per me.
Non
me ne sarei mai potuta andare.
Mai.