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Autore: Selene Silver    25/03/2012    4 recensioni
Sul tavolo ci sono dei fogli, completamente scritti e pieni di puntini di sospensione. Vorremmo avvicinarci e leggerli, ma lo sguardo assassino di sua Gattitudine ce lo impedisce. Sappiamo che è la chiave della verità.
Genere: Comico, Demenziale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Signore della Vita, l'Universo e Tutto Quanto


La porta si è appena aperta. Lenta e scricchiolante, come da tradizione, e Lui adora le tradizioni.  Dentro la stanza è buio, c'è solo un faretto bianco che illumina una scrivania e una sedia, di cui vediamo solo lo schienale alto e nero. Tradizioni, eh?
Le casse - che sono messe da qualche parte, si spera - iniziano a suonare il tema de "il Padrino". Solo un lieve fruscio ci avvisa dell'orrore che stiamo per vedere di qui a poco. La sedia, lentamente, gira per mostrarci Colui che vi è seduto.
Anzi, Coloro.
È cominciato.
Appena riusciamo a mettere a fuoco, la prima cosa che notiamo è la maglietta bianca sotto il completo gessato nero. Sopra qualcuno ci ha stampato un "BUT…" in grosse lettere rosso fluo. Appropriato, se non altro. Il vero problema è tutto quello che sta  intorno al gessato: capelli ricci, un po' stempiati e che si fanno radi sulla fronte, grossi occhi scuri sporgenti, sorrisetto di merda. E sì, quella voglia di sentire come quel "but…" finisce. 
Ma forse, ad allarmare di più non è quel sorriso che oh-sì-so-tutto-ma-col-cazzo-che-te-lo-dico-eh-eh-credevi-di-aver-indovinato-e-invece-no (sì, è tutta una parola) ma l'Altro, seduto in braccio al possessore del suddetto sorriso. Nella stanza si sente un lieve suono di fusa da gatto; che però, meraviglia e prodigio della materia, non proviene da un felino, bensì da un uomo.
Seduto sulle ginocchia di Quello col gessato nero, lui indossa un completo candido e tiene le braccia avvolte attorno al collo dell'altro, le gambe graziosamente accavallate.
Quello in nero gliele accarezza con aria possessiva e rilassata come, appunto, accarezzerebbe un peloso gatto bianco (ogni riferimento è puramente casuale).
Ci avviciniamo un po' di più. Da dove siamo adesso riusciamo a leggere la targhetta sulla scrivania: Sua Altezza Signore di Suspance, Dio del Troll e Padrone dell'Angst, Steven Moffatt, e il suo felino compagno e musa, Mark Gattis".
Oh, pensiamo, oh. Certo. Ora mi è chiaro.
Sul tavolo ci sono dei fogli, completamente scritti e pieni di puntini di sospensione. Vorremmo avvicinarci e leggerli, ma lo sguardo assassino di sua Gattitudine ce lo impedisce. Sappiamo che è la chiave della verità. Se riuscissimo a mettere le mani su quei fogli potremmo fermare le guerre, dare cibo agli affamati ed acqua agli assetati, trovare la cura per il cancro, l'Aids e il raffreddore in una sola pasticca alla menta, salvare la vita di centinaia di fangirls e fanboys prossimi al suicidio, chiusi in casa, in attesa con una sola - no, be', due domande nella mente: come si è salvato Sherlock Holmes? E come ha fatto John Watson, con le sue gambette da riccio, a scavalcare quel cancello? Sappiamo tutti che i ricci non sono fatti per saltare e le manguste per volare, no? Ma qui davanti a noi abbiamo i due uomini che l'hanno reso possibile.
Lo sguardo di Sua Grazia Maestosa di Trollatt è fisso su di noi, impedendoci di muoverci, mentre la sua mano continua ad accarezzare la coscia della sua Musa. I suoi occhi sono calmi ed impenetrabili, il riflesso vivente di quel "but…", quei tre puntini di sospensione che, fin da quando abbiamo visto la prima puntata di Doctor Who, a quando ci siamo accasciati su un tavolo cercando di contenere le nostre Reichenbach Feelings, non ci hanno dato tregua. Quei tre puntini che hanno distrutto così tante vite. Avevo un figlio, una volta, che… ah, no. 
Vorremmo avvicinarci, e facciamo ancora qualche passo, per testare il terreno e vedere che non ci sia qualche Varco Temporale di Suspance nel pavimento - chi vorrebbe finire in un trip mentale di Sua Santità, sinceramente parlando? -, ma La Grandezza della sua Persona non ci ferma. Riceviamo solo uno sguardo da Gattis il Bianco, ma non sembra cattivo. Non ancora, almeno. Probabilmente è ancora nella modalità Regina d'Inghilterra.
Poi abbiamo l'Onore: Lui parla con noi. «Allora, ragazzi, cosa voleva…» e si ferma, con quel suo solito sorriso. 
«Cosa voleva chi?» chiediamo, perplessi.
«Cosa volevate sape…» e sorride. Ci avevano raccontato di come riuscisse a rendere insopportabile l'attesa anche nelle sue frasi, ma pensavamo che fossero leggende metropolitane raccontate alla sera per spaventare i bambini. Che facevano bene ad essere spaventati.
«Vostra Signoria Altissima, veniamo per conto del Regno Unito del Fandom. Sa, con le sue bravate lei ha spinto al suicidio più di una persona, e ci chiedevamo se, per caso, if it's not too much trouble, se non la disturba, s'intende… un uomo impegnato come lei, alla fine non potrà…»
«Venite al p…»
«Ecco, sì, insomma, ci chiedevamo se potesse farci leggere la sceneggiatura della prima Puntata. Solo una sbirciatina veloce, naturalmente, sa, solo per placare gli animi di chi inizia a sospettare che Sherlock se ne sia volato via con le falde del suo cappotto usando il mantello dell'invisibilità. Per metterci l'anima, il cuore, la testa e la clavicola in pace, insomma»
«Voi vorreste che io vi de…»
«Se nella prossima puntata questa frase continuerà come stiamo immaginando, sì» abbassiamo gli occhi, cercando i fogli, ma sono coperti dal pelo di Gattis. Un attimo, ma non aveva il pelo!
E invece eccola lì, una pelosa, gonfia coda bianca che neanche il più snob dei gatti persiani potrebbe vantare. Adesso iniziamo a pensare che Benedict Cumberbatch sia davvero una mangusta, dotata, dal volere di questi due Eclettici Esseri Estrosi di un paio di ali ben camuffate. Si spiegherebbero tante, tante cose.
Lo sguardo ci cade ancora una volta sulla mano del Sommo sulla coscia di Gattis. «Anche l'idea di Sherlock Holmes ai giorni d'oggi vi è venuta mentre…?» Forse il vizio di Trollatt ci ha contagiati, ma non riusciamo a finire la frase. D'altro canto, i due sembrano del tutto insensibili al nostro tentativo di alleggerire l'atmosfera con quattro chiacchiere.
Le sopracciglia di Sua Altitudine si aggrottano leggermente, senza tuttavia alterare il perenne "but…" nel suo sguardo. «Suppongo che potrei dir…» Trollatt si scambia uno sguardo con la sua bianca metà, la quale muove la sua coda fronzuta. «Ma perché rovinare la sorpre…»
Sorpresi dal suo benestare, ci sporgiamo sulla punta dei piedi. «Solo un'occhiatina! Solo per essere sicuri che Mrs. Hudson non abbia lasciato Baker Street, solo per sapere che l'Inghilterra ci sarà ancora per quando decideremo di mettervi tende!»
Entrambi arricciano le labbra: in questo momento, le casse nascoste - causa suspence - iniziano ad emettere una melodia che conosciamo bene. Le note della sigla di Sherlock invadono l'aria.
«Siete venut… avete attraversato il mare del… passato le colline della mo… le vallate di lava del dolo…» dietro di Lui, da un'enorme finestra a vetri che - ve lo giuriamo - prima non c'era, si vede il cielo farsi rosso e riempirsi di fulmini e uragani, tempeste e vulcani eruttanti «Voi! Avete passato il cimiter…. e il bosco d… soltanto per leggere dei f…» restiamo un attimo in silenzio, prima di intuire la domanda, ma mentre parliamo l'Altissimo ha appena distrutto quattro stati africani e ridotto gli Stati Uniti a colonia di Londra. Tutti gli Stati Uniti.
«Sì, vostra Sommità» chiniamo la testa, e speriamo che ci conceda la grazia della conoscenza. Aspettiamo. Aspettiamo. Aspettiamo. 
Poi il sorrisetto da "but…" si trasforma in un sorriso bonario, quasi paterno. «Ma certo ragazzi! Volete sapere come ha fatto a sopravvivere? Ecco! Avete presente quando Mori…»

«Sei stato gentile a concedere loro un po' di speranza» dice Mark, accarezzando con la sua bianca coda il petto del suo amato.
«Dici che se la saranno bevuta?» ribatte Trollatt, alzando un po' il volume.
«Scenico era scenico. E poi quella buffonata di non finire le frasi… davvero, ben fatto»
«Felice di essere apprezzato»
«Ma come hai fatto? Sai, per l'apocalisse, lì fuori. Dì la verità, neanche tu puoi farlo davvero»
«Tu credi, vero? Cucciolotto mio… quante cose che non s…» 



Questa non è una fanfiction. È un avvertimento. Io e la mia socia qui presente, qui conosciuta con WhoKilledBambi ma altresì detta "metà del mio cervello" abbiamo deciso di dare via a una proficua collaborazione e torturare questo povero fandom. È la nostra vendetta nei confronti di Ser Trollatt per averci fatto soffrire e averci rotto l'anima, il cuore, la testa e, siccome le ingiurie psicologiche non erano abbastanza, si è anche nascosto sotto il nostro letto con una mazza da baseball per romperci una gamba. Quindi non abbiamo niente contro di voi. Sappiamo che l'immagine ricreata sopra è raccapricciante - mai quanto alcuni flash mentali di Gaytiss che si aggira per Buckingam Palace avvolto in un lenzuolo e con una cetra in mano, comunque - e quindi non vi biasimiamo se avete chiuso la pagina senza ulteriori indugi.
  
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