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Autore: Hero98    25/03/2012    1 recensioni
Non dimenticherò mai quel giorno in cui decisi che era passato ormai troppo tempo e che volevo qualcosa di più. Allora mi presentai a casa tua con un mazzo di rose in mano e una scatolina contenente un anello in tasca. Volevo sposarti, ero sicuro di ciò che provavo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Adoravo tenerti stretta fra le mie braccia a letto e osservarti dormire con quell’espressione beata di chi si sente al sicuro. Adoravo accarezzare i tuoi riccioli ribelli di quel castano che si abbina perfettamente alla tua pelle abbronzata. Adoravo svegliarti con un bacio e vederti sorridere con dolcezza e poi pensare che io ero la prima cosa che i tuoi bellissimi occhi verde smeraldo vedevano appena aperti al mattino.

Era tanto ormai che stavamo insieme, cinque anni probabilmente. Non lo ricordo poi così bene perché non ci abbiamo mai dato tanta importanza. Per noi l’importante era solo stare insieme, ogni volta che se ne presentava l’occasione: tu venivi a casa mia oppure ci davamo appuntamento in qualche bel parco. E tenendoci per mano camminavamo tra le strade alberate e i vialetti di pietra fra i prati e i laghetti, quando eravamo stanchi ci sedevamo all’ombra di un salice e tu mi accarezzavi i capelli mentre ero disteso con la testa sulle tue gambe mentre alcuni raggi di sole ti accarezzavano il viso già così luminoso di suo. Adoravo quei momenti. Non ci dicevamo nulla, ci bastava guardarci negli occhi, sentirci vicini, sapere di stare insieme.

Non dimenticherò mai quel giorno in cui decisi che era passato ormai troppo tempo e che volevo qualcosa di più. Allora mi presentai a casa tua con un mazzo di rose in mano e una scatolina contenente un anello in tasca. Volevo sposarti, ero sicuro di ciò che provavo. Suonai piano il campanello mentre dei brividi mi percorrevano la schiena per l’emozione, anche se non lo davo a vedere ero agitato, stavamo per fare un passo importante. Sentii dei passi veloci avvicinarsi alla porta pesante accompagnati da una calda e dolce risata che riconobbi subito, era la tua, impossibile da confondere. Però quando apristi la porta non successe ciò che avevo previsto. Il sorriso sul tuo volto si spense immediatamente per lasciar spazio a un’espressione che non comprendevo se era spaventata o terribilmente triste. Con lo sguardo e qualche gesto con le mani mi dicevi di andarmene. Ma io confuso non capivo e sorridevo come un idiota mostrandoti il mazzo di rose.
Poi vidi una piccola bimba affacciarsi alla porta vicino alle tue gambe snelle, doveva avere tre anni. E ti assomigliava così tanto. Poi una voce fin troppo familiare provenire da un’altra stanza.
-Chi è alla porta, tesoro?
E poi comparve lui. Un ragazzo biondo dagli occhi verdi, esile e un po’ più basso di me. Appena mi vide aggrottò le sopracciglia in un’espressione irritata.
-Cosa ci fai qui?
Io ormai non comprendevo più nulla, gambe e mani mi tremavano, e qualcosa mi diceva che avevo scoperto qualcosa che era meglio lasciare nascosto.
-Sono solo venuto a salutare…
Riuscii a dire con un groppo alla gola e un sorriso falso stampato sul viso, poi mi chinai sulla bambina e le diedi il mazzo di rose.
-Sono sicuro diventerai bella come la tua mamma.
E i suoi occhi verdi si illuminarono e mi sorrise stringendo le rose. Mi ringraziò con una vocina dolcissima da far sciogliere il cuore per poi saltellare verso il padre e mostrargli le rose continuando a ripetere com’erano belle e com’ero gentile. Lui le accarezzava i capelli castani sorridendo. E se non avessi avuto ormai il cuore a pezzi forse mi sarei commosso. Mi rialzai e senza neanche salutarti ti diedi le spalle per tornare a casa.

La prima cosa che feci una volta a casa fu spogliarmi ed entrare nella cabina doccia lasciando che l’acqua gelida abbracciasse la mia pelle chiara e i capelli biondi che ricadevano disordinati sugli occhi azzurri e il viso più pallido del solito.
Come avevi potuto? Con lui soprattutto! Lui che quando andavamo al liceo ci aveva fatto soffrire con scherzi stupidi e di cattivo gusto. Ci aveva offesi, isolati, fatti odiare da tutti. E poi era tornato pentito per ciò che aveva fatto. Ma io, anche se non lo davo a vedere, non l’avevo mai perdonato. Io, a differenza tua, non sono mai stato magnanimo. A te bastò guardare la sua espressione triste, da far sciogliere il cuore, per perdonarlo.
Delle lacrime si unirono alle gocce fredde che bagnavano il mio viso. E continuavo a chiedermi perché. Perché avevi preferito lui? Io non ero riuscito a renderti felice come volevi? Cosa non avevo fatto? Io che ero disposto a tutto per te…
Sentivo il petto farmi male e i singhiozzi non si fermavano. Ero distrutto. Senza di te ero nulla. Come uno zero che non ha valore senza l’uno davanti.

Stavo fermo, immobile, sulla poltrona in salotto. La testa bassa e le mani che stringevano la scatolina di velluto contenente l’anello. Ero rimasto un’ora in gioielleria a scegliere l’anello più adatto per te, uno era troppo grande per le tue dita sottili, un altro troppo poco costoso per una persona importante come te… E cercavo quello più grazioso. E adesso che lo avevo trovato avevo capito che non avrei dovuto comprarlo perché quella mia stupida voglia di stare sempre con te, per tutta la vita, mi aveva portato fino a casa tua. Buffo come non mi ero mai chiesto del perché in quegli ultimi tre anni non mi avevi mai invitato a casa tua. E adesso che lo sapevo avrei voluto cancellarlo dalla mente.

Il giorno dopo suonasti alla mia porta. Io ti feci entrare senza dire una parola mentre tu mi guardavi con quegli occhi meravigliosi coperti da un velo di dispiacere. Forse ti facevo una gran pena e provavi compassione per un misero credulone come me. Perché io avevo creduto di poterti amare come nessun altro, di poterti rendere felice come nessun altro, di meritarti più di chiunque altro. Ero stato così egoista, così vanitoso. Tu preferivi lui, non ero alla sua altezza.
-Mi dispiace… io… non volevo lo scoprissi in quel modo…
Balbettasti con gli occhi bassi sulle tue piccole mani che muovevi ansiosa una sull’altra.
-Se non l’avessi scoperto ieri, me l’avresti mai detto?
Chiesi con voce bassa, debole. Avevo pianto tanto il giorno prima che adesso mi mancava la voce.
E tu non mi risposi, rimasi in silenzio immobile con lo sguardo basso. Poi dopo attimi di interminabile silenzio mormorasti un “ti amo” con gli occhi lucidi di chi sta per piangere. E io avrei tanto voluto crederti, stringerti forte e baciarti i capelli morbidi e profumati dicendoti che non era successo niente, che andava tutto bene e saremmo rimasti sempre insieme. Invece strinsi i pugni cercando di non piangere ancora.
-Adesso non si tratta più di noi… c’è in ballo una bambina! Te ne rendi conto? Non voglio che la sua vita sia rovinata da un mio stupido desiderio.
Tu iniziasti a singhiozzare sommessamente cercando di fermarti con una mano davanti la bocca, le lacrime ti rigavano le guance arrossate e mi facevi una gran tenerezza.
Sorrisi amaramente e riuscii finalmente a fissare i tuoi occhi in un attimo di coraggio.
-Volevo chiederti di sposarmi… senza sapere che tu eri già felice con lui. Sono stato proprio uno stupido. Voglio essere sincero… io ti amo ancora nonostante tutto e non potrò mai dimenticarti… Spero che tu viva felice con la tua bellissima bambina. Addio…
Pronunciai l’ultima parola in un sussurro per il groppo alla gola che era tornato a stringermela per impedirmi di dirti altro.
Tu mormorasti un “addio” tra i singhiozzi e uscisti di casa chiudendoti la porta alle spalle. Allora mi concessi un pianto liberatore cadendo in ginocchio sulla moquette e portandomi le mani al viso stravolto dal dolore.

Avrei voluto averla io una bella bimba che ti assomigliasse e che ogni anno diventasse sempre più bella come te. Avrei voluto invecchiare con te mentre le rughe si facevano spazio sui nostri visi ormai non più giovani. Ma non mi è stato possibile.
Allora avrei desiderato anche solo non aver mai scoperto quella tua splendida vita per continuare ad essere il tuo ignaro amante. Perché nonostante tutto io ti amavo terribilmente e questo mi faceva soffrire ancora di più.

Io ti amavo, ti amo ancora, e ti amerò sempre.

   
 
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