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Autore: MoonClaire    25/03/2012    0 recensioni
Quando passa troppo tempo, a volte non si riesce tenere tutto dentro..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì… ero innamorata di lui da troppo tempo, ma con il passare degli anni avevo iniziato a comportarmi malissimo nei suoi confronti.
Era più grande di me e in un primo momento, quando io avevo solo quattordici anni, questo piccolo particolare mi scoraggiò.
Cosa se ne faceva di una bambina? Io, piccola ragazzina sognatrice e innamorata, non avrei mai potuto attrarre la sua attenzione. A quattordici anni, almeno durante i miei quattordici anni, noi ragazze eravamo ancora in quella fase dove tentavamo di capirci e di ritrovarci e questo mio essere innamorata di lui non andava bene. Abitavamo troppo vicino ed i nostri genitori andavano troppo d’accordo per permettere che io potessi allontanarlo senza soffrire troppo. Lo vedevo spesso e passavamo tanto di quel tempo insieme che decisamene non faceva bene alla mia cotta.
Lui era sempre così attento nei miei confronti, si preoccupava quando non doveva, mi faceva ridere fino a farmi venire il mal di pancia e mi faceva sentire amata…
Ma… la verità era che non mi amava come avrei voluto. E dopo troppi pianti, dopo aver avuto il cuore infranto più di quello che ero in grado di sopportare, decisi di tagliare i rapporti con lui. Decisi di allontanarmi per evitare di innamorarmi ancora di più e mi resi conto che di me non gli importava quando non tentò minimamente di recuperare la nostra amicizia. E così, quando a diciotto anni mi rassegnai completamente, lui decise di partire per seguire la sua fidanzata e non seppi più niente. O quasi…
Nonostante tentai di tagliare ogni genere di rapporto, lui ogni tanto mi scriveva per informarmi della vita oltre oceano.
E, egoisticamente parlando, faceva male sapere che lui non avrebbe mai sofferto come me.
Quanti anni avevo perso dietro a lui evitando di guardare gli altri ragazzi e quando finalmente non stare con lui non faceva più così male, non riuscivo mai ad innamorarmi di qualcuno. Lui, i suoi occhi azzurri ed i capelli mossi, quel fisico così perfetto erano stati il mio sogno ed il mio tormento per troppo tempo, ritornavano prepotentemente a tormentarmi.
Con lui dall’altra parte del mondo era molto più semplice provare ad andare avanti con la mia vita, e dopo qualche mese avevo capito che si poteva anche vivere senza amarlo.
Ce la facevo bene. Dopo che lui era andato via, la sua assenza aveva smesso di fare male. Dopo che era andato via, ero rinata.
E avevo iniziato ad odiarlo… non potevo averlo, che senso aveva volergli bene? Volergli bene avrebbe significato cadere ancora una volta nella spirale di sofferenza che l’attaccamento malsano verso quel ragazzo mi aveva fatto vivere fin dai tempi dei tempi.
Ero una donna, una giovane determinata a vivere senza l’amore della sua vita, un amore iniziato e durato troppi anni. Avere venticinque anni e non riuscire a trovare un ragazzo che vivesse con i miei standard e ai suoi livelli era diventata una cosa particolarmente noiosa.
Ma forse non pretendevo tanto, io avevo sempre e solo voluto lui. Avete mai provato a vivere il primo amore?
Il primo amore non si scorda mai. Il primo amore e la delusione che questo ha portato faranno male per tutta la vita.
Si? O forse ero io a non voler andar avanti?
A distanza di otto anni ero seduta sugli scalini di casa ad aspettarlo. Non avrei mai più pensato che sarebbe accaduto.
Ero egoista e volevo che entrando da quel cancelletto vedesse tutta la mia sofferenza.
Era tornato. Solo e con il cuore a pezzi. Ed io, quel giorno, dopo aver sofferto fuori dalla sala operatoria ad aspettare che i medici ci dicessero qualcosa su Lidia, sull’intervento e sull’incidente, avevo capito che la vita era troppo breve e che volevo viverla… e volevo viverla con lui.
Avrei preferito perderlo del tutto, ma vederlo andare via consapevole del male e dell’amore che in tutti questi anni mi aveva causato.
Sobbalzai visibilmente al rumore di qualcuno all’entrata ed alzando gli occhi, tentai di contenere il rumore assordante del mio cuore.
“Sono corso appena ho potuto…”.
L’amara delusione lasciò nella mia bocca un sapore indescrivibile.
Non era lui. Non era corso quando lo avevo chiamato.
“Dov’è tuo fratello?” domandai guardandomi le mani. Perché era sempre lui quello ad essermi accanto e mai il ragazzo che speravo di vedere anche svegliandomi dal sogno?
Restò in silenzio e alzando lo sguardo, notai la sua espressione. A metà tra il frustrato e l’arrabbiato.
“Lidia è anche amica mia… cosa dovevo fare?” sussurrò sedendosi accanto a me sul gradino.
Annuendo evitai di guardarlo in faccia. Non volevo farmi vedere sull’orlo delle lacrime.
Quante volte avevo pianto per suo fratello?
“Non sei stufa? Quanti anni sono che lo aspetti e lui non arriva mai?” sussurrò avvicinandosi. “Credi che non mi sia accorto?”.
Sospirai e guardai i suoi occhi castani. “Ero una ragazzina… ora sono una donna e posso essere quella giusta per lui…”.
Si voltò e osservò la strada che aveva di fronte. “Oh… non ne dubito sai… e so anche che cadrebbe ai tuoi piedi in un tuo batter di ciglia ma… lui è quello giusto per te?”.
Restai a guardarlo senza dire niente. Come poteva dubitare?
“Senza una possibilità non si può sapere…”.
Inspirò profondamente e tornò a guardarmi. “Ma tu lo hai chiamato e lui non è venuto…”.
Distolsi gli occhi dai suoi e iniziai a massaggiarmi con vigore le gambe. “Arriverà…”
Posò una mano sulla mia gamba, appena sotto l’orlo dei pantaloncini.
Mi fermai e restai in attesa delle sue parole, il cuore in gola, le lacrime pronte a cadere.
“Lui non è me… sono io quello che corre sempre da te, sono io che quando chiami arriva, nonostante tutto…”.
Nonostante tutto… “Non sei obbligato a farlo… io non te lo chiedo mai…”.
“Tesoro, io voglio farlo, voglio starti vicino, per farti vedere che quando uno è quello giusto, per te fa di tutto…”. L’emozione nella sua voce si sentiva chiaramente e la sua pelle contro la mia iniziava ad essere troppo calda. Spostando la gamba, lasciai cadere la sua mano. Si schiarì la voce e continuò, avvicinandosi ulteriormente ed annullando lo spazio esistente tra di noi. “Ero con lui quando ha visto il tuo messaggio e mi ha detto chiaramente che non sarebbe venuto, per non mettersi in mezzo a noi…”.
Lo guardai con la coda dell’occhio. “Quale noi?”.
“Lo sai vero che tu puoi ferirmi tanto quanto lui ha ferito te?”. Borbottò in risposta tentando di sorridere.
Voltandomi per bene in sua direzione lo fissai incredula. “Non voglio ferirti, e lo sai bene… non capisco nemmeno cosa stai dicendo… quale noi?”.
Spingevo per una risposta, spingevo per far del male a qualcuno, ma non so se avrei avuto il coraggio di farne proprio a lui. Il ragazzo che avevo qui accanto non lo meritava.
Schiarendosi la voce, si inumidì le labbra. “Il noi che ha visto l’altra sera, quando ti guardavo…”. Nervosamente si passò le lunga dita tra i capelli corti e continuò a evitare il mio sguardo. “E’ una vita che tento di fartelo capire, ma tu è una vita che muori dietro a lui…”.
“Non mi sono mai accorta di niente…” borbottai imbarazzata. Sorridendo, alzò la testa ma continuò ad evitare i miei occhi.
“Sarebbe cambiato qualcosa? Hai dato delle possibilità a tutti e la fine è stata sempre grama…” replicò alzando le spalle.
Come era vera questa cosa. Se gli avessi concretamente dato una possibilità, sarei riuscita ad innamorarmi e a dimenticare suo fratello? Sentendomi tremendamente in colpa, mi alzai di scatto e tentando di calmarmi iniziai a camminare avanti e indietro.
Aveva iniziato ad avvicinarsi quando suo fratello era partito. Si era guadagnato poco alla volta la mia fiducia, diventando così un pilastro delle mie giornate.
“Perché hai aspettato che tuo fratello se ne andasse per diventarmi amico?”.
Mi osservò e dopo qualche istante rise. “Ho fatto fuori la concorrenza… senza di lui pensavo sarebbe stato più facile… ed è stato facile trovare posto nella tua vita. Ormai eri maggiorenne, ed eri molto libera, ho voluto aspettare e giocare bene le mie carte. Morivo dalla voglia di stare con te, ti ho osservato spesso mentre eri con lui e non capivo come potessi morire dietro a lui… che era così più vecchio di te, quando c’ero io che sarei andato benissimo!”.
“Anche tu sei più grande…” borbottai confusa.
“Sì ma… i nostri quattro anni non sono niente in confronto ai vostri dieci… Eravamo entrambi dei ragazzini, ed io volevo provare a stare con te… e quando lui è sparito dalla scena, ho potuto entrare nel tuo cuore. Lo so che il suo posto intoccabile sarebbe rimasto tale, ma hai iniziato a volermi così bene che io ho pensato di accontentarmi e starti vicino così. Tu mi chiedevi di suonare per te, ed io suonavo la chitarra per delle ore intere. Mi portavi a fare shopping e ti facevo da servo e da guardia del corpo… per te ho fatto di tutto, sperando di farmi notare, ma nada… Quando ho provato a baciarti…”.
Alzando di scatto la mano, lo fermai immediatamente. Esterrefatta, tentai di fare mente locale. “E quando sarebbe successo?”.
Sorrise e mi guardò con i suoi occhi chiari. “Non troppo tempo fa… però, eravamo entrambi alticci e tu mi hai risposto che volevi baciare mio fratello, non il sostituto…”.
Soffrii per lui. Come avevo potuto fargli una cosa del genere?
“Scusami…” sussurrai mortificata.
Alzandosi in piedi, si avvicinò “Siamo sulla stessa barca, innamorati di chi non ci vuole… è la vita, bisogna accontentarsi di quello che si ha…”.
“Ma tu non ti sei accontentato…” borbottai imbarazzata dalla sua improvvisa vicinanza.
Mi osservò sorpreso. “Come no?”.
“No… perché venendo qui a dichiararti mi stai mettendo in difficoltà…” e alzandomi mi avviai al cancelletto.
“No, no!!” e fermandomi, mi voltai appena in tempo per vederlo compiere un abile balzo e saltare in piedi, pronto a raggiungermi. “Dimenticati tutto!”.
Sospirando profondamente e lasciando cadere pesantemente le spalle, mi appoggiai alla ringhiera. “Scherzi, vero? Dopo tutti questi anni mi stai facendo fare una figura grama, dicendomi tutto queste cose di cui non mi sono mai accorta e… e pretendi che lo lasci scivolare così? Come l’acqua?”.
“Sì!” replicò lui secco.
Dal suo metro e novanta mi sovrastava, ma tentai di tenergli testa. Chi voleva prendere in giro? Le cose tra di noi sarebbero cambiate, così come sarebbero cambiate il giorno in cui avrei deciso di dichiararmi a suo fratello.
“Vado a casa…” borbottai volendo porre fine alla conversazione, ma prontamente mi strinse la mano, trattenendomi.
Sospirò e notai nei suoi occhi tanta tristezza. Quei suoi occhi scuri che erano uno specchio fin troppo chiaro della sua anima, mi stavano urlando contro tutto il dolore che in realtà stava provando. Deglutì nervosamente.
“Ok… ehm… non credo di potermi rimangiare tutto o di chiederti, effettivamente, di dimenticare, ma… non ti chiedo di ricambiarmi…”.
Alzai lo sguardo e notai immediatamente come provava a restare forte, cercando di non far trasparire nessuna emozione.
La sua mano teneva ancora forte la mia, ma sentivo il bisogno di andare via e tornare nel mio piccolo monolocale per stare da sola e riflettere su tutto.
“Posso andare?”.
Incontrando velocemente i miei occhi, tentennò per qualche secondo. “Ti accompagno…”.
Sorridendo, scossi la testa, sperando di convincerlo a desistere. “Non credo che sia il caso…”.
“Farò il bravo, ti accompagno fino alla porta di casa  e poi me ne andrò!”.
“Oh… Cory…” e alzandomi in punta di piedi e passandogli una mano dietro al collo, gli baciai una guancia.
Gli sorrisi e poi gliela accarezzai. “Sei così dolce Cory e io probabilmente in questo momento sono troppo debole e finirei per ferirti ancora… Non voglio finire a letto con te presa dallo stress e dalla tentazione. Sei sempre stato il numero uno, quante persone ti hanno sempre scambiato per il mio ragazzo? Ma… non so se voglio andare in quella direzione… per ora non lo so ancora, ho bisogno di pensarci un po’ su…”.
Abbassandosi, posò la fronte sulla mia testa e titubante mi abbracciò. Lo lasciai fare, e consolata da quel contatto tanto familiare, lo strinsi forte. “Mi stai dicendo che posso sperare?”.
Sospirai ancora e chiusi gli occhi. “Non lo so…”.
“E potrebbe esserci una piccola speranza?”.
“Io… davvero non lo so…”.
“Posso baciarti?”.
A quelle parole, mi allontanai e senza opporre resistenza mi lasciò andare. “Non penso che sia il caso…”.
Non aggiunse altro, e chinandosi, catturò le mie labbra in un veloce bacio. Allontanandosi, prese fiato. “Io per te posso essere quello che gli altri non sono stati…”.
Scossa e tremante per quel bacio rubato, che, pur non volendo ammetterlo, aveva scatenato in me troppe emozioni, scossi la testa “Tra tutti, proprio te… con tuo fratello…”.
Interrompendomi, mi prese la mano e corrugò le sopracciglia “Ci sono io qua con te… ci sono sempre stato…”.
Abbassando la testa tentai di liberarmi dalla sua stretta.
Avevo capito cosa voleva dire ed era stato tanto dolce da non pronunciare ad alta voce le parole che mi avrebbero spezzato il cuore. Tentai di trattenere le lacrime, ma mentre gli facevo la domanda fatidica, iniziarono a rigarmi la guancia una dopo l’altra. “Non gli interessa proprio niente di me?”.
Mi guardò in silenzio e poi lentamente scosse la testa. “Mi dispiace…”.
Annuendo, tentai di fermare il pianto, ma prima ancora di avere la possibilità di dire qualcosa, mi abbracciò.
“Non vale la pena piangere per lui…”.
Ma quante volte avevo pianto per suo fratello.
Mi divincolai fuori dalla sua stretta e tentai di ricompormi. “Vado davvero a casa… sono successe troppe cose…”.
Sospirò pesantemente lasciando cadere le spalle. “Ti accompagno alla macchina…”.
Stava lasciando cadere il discorso e non voleva più discutere. Annuendo aprii il cancelletto e cercai le chiavi della macchina in borsa.
“Se tu non ti farai sentire, tranquilla che verrò a cercarti…” scherzò Cory aprendomi la portiera.
Sorrisi, per tentare di fargli piacere e mentre tentavo di sedermi in macchina, mi rubò un altro bacio. Mi bloccai e quando si allontanò era talmente vicino e talmente bello che rischiai di cedere. Si avvicinò per baciarmi ancora, mettendomi nello stesso istante la mano dietro alla testa, ma voltandomi, gli porsi una guancia. “E’ troppo… e se vai avanti finirò con il ferirti e mandare al diavolo tutto…”.
Annuì seriamente e prima di lasciarmi andare, mi baciò la fronte. “Un semplice bacio ed è peggio di prima… non riesco a resisterti…”.
Sorrisi debolmente e mi accomodai sul sedile.
“Buonanotte…” sussurrai.
“Riposati…” replicò lui sorridendo.
   
 
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