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Autore: Nearly Headless    25/03/2012    4 recensioni
A volte il destino percorre strade sterrate, ma in questi casi la destinazione è ciò che conta.
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Nessuno parla mai di Liam Orion Black.
È difficile descriverlo in poche parole, ma per capire basta conoscere la sua storia.

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Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Writer’s Corner
Salve a tutti! Bene, ecco qui la mia prima long. Finora mi sono cimentata solo in una raccolta di drabble sui membri della famiglia Weasley – se volete potete andare a dargli un’occhiata e magari lasciare una recensionuccia :)
In ogni modo, non so ancora dove mi porterà questa storia, inizialmente avevo immaginato qualcosa di completamente diverso, sono sicura solo sul finale (che credo non arriverà molto presto) e non sapete quanto sia difficile per me scrivere un capitolo che sia decentemente lungo D:
Spero solo che i miei sforzi non siano vani.
Tornando alla storia, i nomi che ho scelto per i personaggi che ho inventato non sono casuali.
E non vi preoccupate, non è la solita storia su un figlio segreto di Sirius.
Sono realista e so perfettamente che lui era pazzamente innamorato di Remus x’D
Inserirò sempre le date e i luoghi prima di cominciare a raccontare, per farvi capire cosa si agita con aria impaziente nel mio cervellino.
Ditemi cosa ne pensate e se devo continuare questa storia o meno! Sono ben accette critiche, consigli, correzioni o quant’altro
Un bacio!


*

Nox. 

Niente è come sembra.

 

 Prologo.


 
7 luglio 2017.
Cottage dei Black.
 
Altheda entrò in silenzio nella camera e svegliò delicatamente suo figlio. Quella mattina era l’undicesimo compleanno di Liam, di conseguenza a settembre avrebbe cominciato a frequentare Hogwarts e bisognava acquistare il materiale adatto.
Questo la portò a prendere la decisione di accompagnarlo a Diagon Alley per la prima volta nella sua vita.
Infatti il piccolo Liam aveva passato l’intera serata precedente a fantasticare su un luogo completamente diverso dalla sterminata campagna che circondava il cottage dei Black.
 
 
Ma probabilmente dovrei fare un passo indietro e parlarvi un po’ di lui.
Nessuno parla mai di Liam Orion Black.
È difficile descriverlo in poche parole, ma per capire basta conoscere la sua storia.
Era un ragazzo, questo è certo – oltre che ovvio – ed era un Mezzosangue; non certo il primo dei Black, ma di sicuro l’ultimo rimasto in vita. I suoi cugini e i suoi zii erano tutti meticolosamente Purosangue fino al midollo, acidi e boriosi. Non li conosceva nemmeno e non ne aveva mai sentito la mancanza.
Viveva assieme a sua madre, Altheda Flint, la cui casata era di sangue puro da oltre sette generazioni. Purtroppo era stata sporcata da suo nonno paterno, poiché aveva sposato una donna dalle origini dubbiose, e queste ipotesi si rivelarono fondate.
Quando si sparse questa notizia, suo marito la abbandonò giurando vendetta, dato che per lui era già troppo essere figlio di un reietto e portare i nomi di due traditori della sua famiglia, – anche se dubito che chi ti impone di dire e fare certe cose si possa chiamare famiglia – così la lasciò da sola a prendersi cura del piccolo Liam.
È incredibile quanto possa influire anche una sola goccia di sangue sporco nella vita di un mago.
In ogni modo questo tanto decantato padre non era altri che Alphard Marius Black.
Oh, no no. Non il famosissimo uomo che aveva aiutato Sirius a fuggire, ma suo figlio.
Se Liam l’avesse dovuto delineare in due parole avrebbe detto “pessimo padre”, non solo perché lo aveva lasciato quando aveva appena quattro anni, ma anche perché dagli unici ricordi che aveva di lui non era uscito niente di buono.
La povera Altheda lo portò via e si stabilirono nel cottage in Cornovaglia offertole da Alphard Senior, il quale li seguì.
Alphard Senior, al contrario di suo padre, era rimasto.
Alphard Senior era diventato il suo punto di riferimento.
Liam voleva bene a suo nonno più di ogni altra persona al mondo.
Gli aveva insegnato tutto ciò che conosceva, dalla vita dei babbani a quella dei maghi, dalla matematica alla grammatica, dalla moralità fino all’amore.
Suo nonno Al era stato ogni cosa; era stato un amico, un fratello e un padre. E gli aveva fatto capire cosa volesse dire essere amati e amare incondizionatamente.
Aveva vissuto con lui e sua madre un’infanzia tranquilla in quel cottage, straordinariamente semplice rispetto agli standard Purosangue, finché non arrivò quel giorno.
 
 
Quella mattina del 7 luglio, dicevo, Liam si alzò più felice che mai per visitare Diagon Alley.
Da qui in poi la sua vita prese una piega insolita, direi quasi speciale.
 
 
***
 
 
7 luglio 2006, esattamente undici anni prima.
Godric’s Hollow.
 
Quella notte estiva era particolarmente tranquilla a Godric’s Hollow.
Gli abitanti del villaggio magico erano soliti trattenersi in strada o al pub per cercare di scacciare la calura infernale.
Tuttavia quella sera erano già tutti barricati in casa. Forse avevano sentito che qualcosa non andava.
Difatti il cielo, costellato da numeri riverberi luminosi, venne improvvisamente squarciato da delle grida e un pianto di bambino.
Il fumo indugiava a fiotti nell’aria, mentre l’incendio si riversava a ondate nelle camere, come il respiro rabbioso del mare agitato si riversa sulla spiaggia durante una tempesta.
Nemmeno il mago più dotato del mondo sarebbe riuscito a sfuggire da quell’Ardemonio, ma uno solo si salvò.
E il Marchio Nero incombeva sull’abitazione.
 
 
 
***
 
 
 
8 luglio 2006, il giorno seguente.
Malfoy Manor.
 
Draco Malfoy si sentiva finalmente felice dopo tutti quegli anni di problemi e di angosce.
Aveva sposato Astoria Greengrass, una donna straordinaria, ma soprattutto molto Purosangue.
L’aveva accettato e amato come nessun’altra – e fidatevi se vi dico che Draco ne aveva conosciute tante.
Quasi certamente se non l’avesse conosciuta, sei anni prima al San Mungo, avrebbe sposato quel toporagno di Pansy Parkinson e sarebbe finito sul lastrico. A volte era anche meglio di Narcissa Malfoy in persona.
In più gli aveva regalato il dono più bello che un uomo possa desiderare: un figlio.
Aveva sempre pensato che avrebbe odiato doversi occupare di un moccioso piagnucolante, invece la sua vita aveva cominciato a ruotare tutta intorno a Scorpius.
Sembrava tutto quasi perfetto. Purtroppo i suoi due incubi peggiori decisero di bussare alla porta del Malfoy Manor proprio quel giorno.
 
 
Quella mattina Draco si era alzato di buonumore, si era rasato, lavato e vestito, come ogni giorno. Aveva persino imboccato suo figlio, lasciando che Snorky, l’elfo di casa, aiutasse Astoria con le pulizie.
«Draco, tesoro, – lo chiamò sua moglie dal corridoio – sono due Auror, vogliono parlare con te.»
Draco si chiese cosa volesse ancora il Ministero da lui, quando aveva già pagato tutte le tasse per assolversi dalle colpe di guerra e aveva risolto il piccolo problemuccio delirante di Lucius con i Mezzosangue.
Avanzò verso l’ingresso, pronto ad urlare contro i due agenti.
Aprì la porta e vide un bacchettone dai capelli rossi e uno sfregiato occhialuto.
Sembrava quasi un dejà vu.
«Un miraggio? Potter, speravo proprio di non rivederti fino a quando mio figlio non sarebbe dovuto entrare ad Hogwarts, purtroppo non tutti i desideri vengono realizzati…» disse, alzando gli occhi al cielo, come per maledire chissà quale dio. Aveva mantenuto il suo tono ironico, nonostante fosse molto sorpreso.
Che cosa voleva il Capo degli Auror in casa sua?
«Il tuo sarcasmo è rimasto molto sottile, Malfuretto.» rispose Weasley con nonchalance.
Ritorno al passato.
«Hai ancora dodici anni o...»
«Un momento, quello è Harry Potter? Il Capo dell’Ufficio Auror? IL SALVATORE?!»
Migliore di Narcissa aveva detto?
Si appuntò mentalmente di implorare ufficialmente delle scuse a sua madre.
«Uhm, cara, mi sembra di aver sentito Scorpius piangere…»
«Oh, davvero? Io non ho senti…»
«Va di sopra. – la interruppe lui, stizzito, poi si rivolse nuovamente ai due individui sulla soglia – Se siete venuti qui per farmi saltare i nervi siete già all’uscio, non ho bisogno nemmeno di tirare fuori la bacchetta per sbattervi platealmente la porta in faccia.»
«Diamo un taglio a queste frecciatine, vecchi miei, – disse il quattrocchi, che fino ad allora non aveva scollato una sillaba dal palato – siamo qui per un affare serio.» continuò, guardando da sopra gli occhiali il compagno, che entrò sbuffando in casa senza tanti complimenti.
«Non vi ho ancora dato il permesso di entrare.» dichiarò Draco, alzando un sopracciglio.
«Non ne abbiamo bisogno.» affermò Harry, spiattellandogli sotto il naso un permesso di inquisizione firmato dal Ministro della Magia.
La faccenda doveva essere molto più che seria.
 
 
Si sistemarono con calma nella saletta formale, riccamente addobbata come da tradizione Purosangue. Tendaggi dal colore verde smeraldo – che ricordavano vagamente i dormitori Serpeverde – ricadevano ovunque, guarniti da una serie di cordoni argentati.
C’erano anche dei quadri che osservavano gli ospiti con un’aria disgustata.
Ronald arrivò immediatamente dritto al punto. Si capiva lontano un miglio che non vedeva l’ora di andarsene.
Appianò accuratamente un foglio e cominciò a leggere.
«Il signor Draco Lucius Malfoy, dati i suoi precedenti e le prove ritrovate, è stato accusato di aver incendiato un’abitazione nei pressi di Godric’s Hollow servendosi delle Arti Oscure. È stato accusato inoltre di aver commesso l’omicidio colposo di un uomo e una donna e il tentato assassinio di un neonato. L’incriminato sarà convocato al più presto al Ministero per essere giudicato dall’istituzione del Wizengamot.» recitò con voce lineare.
Per due buoni minuti regnò un silenzio quasi imbarazzante, poi il padrone di casa scrutò attentamente i due agenti seduti di fronte a lui.
«Vi state prendendo gioco di me, ne sono certo.»
«C’era il Marchio Nero sulla casa.» borbottò occhi-di-cerbiatta.
«Oh, capisco. Questo basta per incolparmi di aver ucciso qualcuno, ovviamente!» sbraitò furioso, dimenticando la tranquillità di quella mattina.
Detestava essere considerato ancora un Mangiamorte. Era una faccenda passata, si era pentito e non lo riguardava più.
«No, no. Certo che no.» rispose Harry.
Di colpo sul viso di faccia-da-lentiggini scomparve quell’espressione idiota alla Weasley e fece posto a un grugno preoccupato, prima di posare un fazzoletto sul tavolino che separava i tre.
«Abbiamo trovato anche questo.»
Draco indirizzò ai due un’occhiata obliqua, prima di prendere il fazzoletto e aprirlo.
All’interno vi era un anello che gli parve molto familiare, e dopo poco capì anche il perché.
 
 

 

 
 

   
 
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