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Autore: riru    22/10/2006    3 recensioni
Questo piccolo racconto è basato molto sulla mia vita, l'ho scritto di getto e non ne ho guardato eventuali errori perciò chiudete un occhio. Ecco a voi...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo piccolo racconto è basato

Questo piccolo racconto è basato molto sulla mia vita, l'ho scritto di getto e non ne ho guardato eventuali errori perciò chiudete un occhio. Ecco a voi...

 

Sliding doors (le scelte della vita)

 

 

Sono davanti a questo schermo di computer, che con la sua luce,così sfavillante, quasi mi acceca.
Le mie mani si muovono su questi tasti, lentamente, esitanti, nello scorrere delle parole, che di volta in volta compaiono sullo schermo.
In questo momento sono sola in casa, una leggera influenza, mi costringe dentro queste quattro mura, ne sono scontenta, ma al tempo stesso, ne sono felice.

Ho deciso di fare il bilancio della mia vita.

 

Trenta anni, sposata da cinque, una figlia di tre... una vita coniugale nella norma, con alti e bassi, come qualsiasi coppia, la piccola che fa uscire di senno, maledicendo a volte l’idea di avere avuto un bambino, benedicendo Dio di questo immenso dono che mi ha fatto.

 

La mia vita non è stata mai complicata… terza figlia, nata molto tardi, tanto che mi sono sempre sentita figlia unica, di una coppia che si sta avviando, nel coronare i cinquant’anni di matrimonio, grandi lavoratori, che a noi tre sorelle, con sforzi e sacrifici non ha fatto mai mancare nulla.

 

Un’esistenza, la mia, tranquilla e protetta, l’unico mio grande rammarico è stato, aver avuto nell’adolescenza, un carattere fin troppo timido e impacciato.

A volte, mi chiedo cosa mi sono persa nella mia giovinezza a causa di quel carattere. Sarei stata diversa, avrei fatto scelte ed esperienze diverse?

Ora come ora, quando le cose le vedo girare storte, mi rammarico di due cose in particolare: la prima  la scelta dello studio fatta, difatti, quando, in terza media  dovetti decidere quale corso scegliere all’Istituto d’arte, tra Architettura e Oreficeria, io scelsi la seconda. Mai tale scelta fu più sbagliata. Ora con Architettura, avrei forse continuato gli studi, avrei, terminato l’università e forse oggi, non mi troverei  qui, sposata con prole.

La seconda, era aver avuto il coraggio di rivelare al mio compagno di classe, ossessione degli ultimi tre anni di scuola, i miei sentimenti.

Lui era e tutt’ora lo è, un ragazzo bellissimo, moro, alto, occhi azzurro/verdi, giocava a pallavolo ed era, uno dei ragazzi più ambiti della scuola. Ed io, io ero la ragazza del banco a fianco, che gli parlava, ci scherzava, si…lo venerava, come un Adone,  e lui, aveva come amica un brutto anatroccolo come me. Come ci sono stata male per quell’amore. La scuola era bella perché c’era lui, le gite che si sono fatte, avergli insegnato a pattinare sul ghiaccio e la bellissima sensazione di stringerlo per mano quella volta. Ma, poi, la scuola era terminata, quell’amicizia che poi così profonda, che io credevo, si era spezzata. Quanto ho pianto per lui, quanta angoscia vederlo abbracciato con altre ragazze, mentre passeggiavo per il Corso della mia città. Amori che io non ho avuto per colpa di questa mia ossessione.

 

Terminata la scuola, non proseguii con i miei studi. Ero troppo pavida, per lasciare le gonne di mia mamma, prendere armi e bagagli per trasferirmi  in Olanda e specializzarmi nel taglio delle pietre preziose.
Così trovai, da principio, alcuni lavoretti sedentari, poi giunsi a fare la commessa in una copisteria. Volle il caso che, andai a finire a lavorare, proprio a venti metri da dove lavorava lui, assieme al fratello, che aveva aperto un oreficeria. I nostri orari non coincidevano affatto, ma a volte capitava di incrociarlo, prima che apriva il negozio, così si facevano due chiacchiere. La mia ferita nel cuore si era quasi rimarginata, ma quella vicinanza, non aiutava di certo a cauterizzarla del tutto. Ed un giorno, un caldo e soleggiato giorno di giugno, ci siamo di nuovo messi a chiacchierare e i nostri occhi si sono legati assieme per pochi attimi, ho scrutato nella sua anima e ne ho letto del rimpianto.Cosa provava per me? Sapeva forse dei sentimenti che provavo per lui? Sicuramente, anche un cieco l’avrebbe capito e poi, anche il suo migliore amico sapeva di ciò che provavo, tanto che l’ultimo giorno di scuola, in disparte mi disse che non ci dovevo stare male…Ma io per non rischiare, distolsi lo sguardo, lo salutai e mi avviai al lavoro. Da quella volta lo vidi in pochissime occasioni e non ci parlammo più tantissimo. Feci male…? Se avessi osato parlargli, forse ora sarei stata con lui, non so, forse si, forse no.

 

Ora sono passati parecchi anni da quel fatidico giugno, sono cresciuta, ho dominato il mio carattere, ho cambiato lavoro e tra poco avrò un ruolo di responsabilità in questa azienda di fama mondiale.

Ho un marito che mi adora e che io amo alla follia e una figlia che è il nostro tesoro.

Sono state le scelte della mia vita, avrei potuto vivere diversamente, ma ora sono qui, davanti a questo computer, ad aspettare i miei cari e sono felice!

 

lll

 

 

Questa storia la dedico a tutti quelli che mi vogliono bene.

   
 
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