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Autore: speranza19    25/03/2012    6 recensioni
Scritta per la Seblaine Week organizzata su Tumblr.
“Mi chiedo perché indossi ancora il mio anello,” gli domandò. Con sincerità assoluta, quasi con… speranza.
Sebastian fissò il proprio anulare per qualche secondo, un tempo che gli parve eterno e breve allo stesso tempo.
“Tu sei stata la persona più importante della mia vita. Hai incontrato un ragazzo diciassettenne alla Dalton appena arrivato dalla Francia una mattina di novembre tanto tempo fa e gli hai insegnato cosa volesse dire amare, gli hai svelato un intero mondo di sentimenti e lo hai fatto per anni interi, con dedizione e passione. Ecco perché ho ancora il tuo anello addosso. Pensi che potrei mai cancellare tutto questo? ” gli chiese Sebastian, con tutta l’anima.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your heart is my home

 

Il giorno antecedente la vigilia di Natale era, semplicemente, il più confusionario esistente a New York. Solo il Black Friday gli teneva testa a livello di caos per le strade e per i negozi.

Per quanto a Sebastian Smythe piacessero la gente e la confusione, infilarsi tra la folla a Bloomingdale’s e crearsi una breccia per poter prendere un semplice paio di guanti neri in cashmire per la madre come regalo di Natale non era esattamente la prospettiva migliore a cui potesse aspirare.

Probabilmente, se non avesse fatto attenzione, sarebbe rimasto ucciso schiacciato dalla calca e nessuno se ne sarebbe curato, vista la fiumana di persone che riempiva il grande magazzino e non poteva manco permettersi di morire visto che il dì seguente lo avrebbero poi atteso venti ore di volo intercontinentale per tornare a Parigi giusto in tempo per festeggiare il Venticinque con la famiglia. Nemmeno quella previsione sembrava allettarlo poi così tanto, combinata al jet lag e allo scombinamento tipico di quei viaggi così lunghi che odiava seriamente con tutto se stesso.

Faticò un po’ nell’insinuarsi tra le persone che riempivano il reparto accessori e, dopo aver scansato uomini e donne di ogni età e nazionalità indaffarati nello shopping, riuscì finalmente ad avvicinarsi al tanto agognato paio di guanti, che vedeva pendere da una piccola e graziosa luccicante struttura dorata appoggiata sul bancone di marmo screziato dei commessi.

Fece appena in tempo ad afferrare un guanto color nero e a tirarlo fuori, prima di sentirsi leggermente strattonare dalla parte opposta alla propria, come se qualcuno avesse stretto con le mani l’altro ancora penzolante nell’aria.

Si voltò per capire cosa stesse succedendo- non avrebbe mollato quel paio di morbidi e caldi proteggimani per tutto l’oro del mondo, sarebbe stato disposto anche a combattere nel bel mezzo del reparto pur di proteggere il proprio dono, non aveva proprio altre idee per la madre- e vide un paio di occhi caramello fissarlo.

Quel colore gli era familiare, anche se non li aveva più osservati da tempo.

Troppo tempo.

Riuscì a malapena a muovere le labbra per articolare un semplice suono e una sola parola uscì dalla bocca perfetta di Sebastian.

“Blaine.”

Non si sarebbe mai aspettato di rincontrarlo lì, non a quel modo così improvviso che gli sembrò quasi che un fulmine lo avesse appena trapassato da parte a parte.

 “Ciao, Sebastian.”

*o*o*o*

“Allora, un caffè nero. Amaro, mi raccomando. E un caffè macchiato corretto con Courvoisier,” disse con gentilezza Blaine alla cameriera del Serendipity3, la quale si appuntò l’ordine con rapidità sorprendente e, con velocità altrettanto stupefacente, tornò nel giro di tre minuti di orologio con due tazze di cartone colme dei due liquidi scuri e bollenti. Il locale era a pochissima distanza da Bloomingdale’s e, stranamente, non c’era tutta la ressa opprimente del centro commerciale.

La cosa rilassò un po’ Sebastian, anche se incrociare lo sguardo dorato di Blaine gli impediva di respirare o di pensare o di fare qualsiasi altra cosa che non fosse fissarlo. Doveva convincersi che non era una visione o un sogno.

Blaine Anderson era lì, davanti a lui, bello come sempre, forse ancora più di prima. E, nonostante fossero passati tanti anni dal loro primissimo incontro in Ohio, si ricordava ancora cosa si erano presi da bere al Lima Bean durante la loro prima chiacchierata.

Per destarsi dallo stato catatonico in cui era caduto e compiere azioni che lo rassicurassero in qualche modo, Sebastian prese in mano il proprio cartone, si sfilò i propri guanti in pelle marrone per godersi ancora meglio quel contatto caldo e avvicinò alla bocca il caffé per sorseggiarlo.

Vide distintamente gli occhi di Blaine lampeggiare per una frazione di secondo, l’oro fuso in essi indurirsi e poi ammorbidirsi.

“Non ci posso credere, indossi ancora il mio anello,” sussurrò con la voce spezzata ed impressionata. Evidentemente, non si aspettava che Sebastian potesse conservare ancora quell’oggetto o, addirittura, indossarlo quotidianamente.

Sebastian si voltò verso la propria mano sinistra e osservò sul proprio anulare il luccicare fiero di quel piccolo ammasso di platino che Blaine gli aveva regalato per i loro primi tre anni assieme.

Appoggiò il recipiente col caffè, si sfiorò l’anello con l’indice destro e sospirò, invaso dai ricordi.

“Non l’ho mai tolto. Non ci sono riuscito,” affermò Sebastian, guardandolo poi fisso in viso. Aveva provato a sfilarselo e a non averlo addosso visto che era stato lui stesso a porre fine alla loro storia, ma gli sembrava l’ennesimo tradimento a ciò che loro due erano stati per davvero tanto tempo. Nonostante tutto ciò che aveva fatto, non poteva estirpare dal cuore quello che lui e Blaine avevano condiviso e non poteva levarsi quell’anello, l’unico simbolo tangibile che possedeva della loro storia.

“Ti ricordi cosa mi facesti scrivere dentro prima di darmelo?” gli domandò, la voce morbida come velluto disteso sull’erba.

Ton coeur est ma maison,” rispose Blaine rapido e con pronuncia perfetta, squadrandolo negli smeraldi incastonati nel volto per poi, altrettanto rapidamente, abbassare lo sguardo.

“Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu abbia potuto lasciarmi un anno e mezzo fa,” aggiunse triste. In ogni parola si percepiva il suo cuore ancora spezzato, le cicatrici non ancora rimarginate che gli bruciavano dentro, da qualche parte, nel petto.

Sebastian fece fuoriuscire un sottile sbuffo d’aria dai polmoni prima di rispondergli.

“Ricordi quanto litigavamo nell’ultimo periodo? Tu volevi andare a vivere assieme , io no. E discutevamo sempre su questo argomento…”

“Certo che me lo ricordo benissimo Sebastian, ma credi che abbandonarmi mi abbia fatto stare meglio?”

“Credevo… credevo che senza tutta quella tensione tra di noi tu saresti stato meglio, sì. Non andavamo più d’accordo, volevamo cose diverse all’epoca e la cosa ti stava distruggendo e…” Sebastian non fu nemmeno in grado di completare il proprio concetto. Aveva lasciato Blaine graniticamente convinto che in quel modo sarebbe stato meglio, che l’altro sarebbe tornato a essere felice prima o poi, un giorno non molto distante, che la sua vita sarebbe ritornata serena, senza tutta quella preoccupazione continua dovuta alla loro diversità di vedute.

Invece, avendolo davanti dopo quelli che gli erano sembrati lunghi millenni, così vicino che sarebbe bastato solo sporsi leggermente sul tavolino per toccarlo, si rese improvvisamente e completamente conto che aveva commesso un enorme errore.

Sebastian non era stato più se stesso da quando si erano separati. Aveva avuto delle storie, sì, ma non aveva mai costruito niente di serio. Ogni volta, ogni singolo ragazzo che incontrava doveva scontrarsi col modello irraggiungibile che era Blaine nella sua mente. E la cosa si concludeva sempre con una sconfitta e con quella sensazione di solitudine con cui aveva imparato a convivere da mesi e mesi oramai.

Nemmeno per Blaine la situazione era stata poi tanto differente, lo vedeva coi propri occhi cosa gli aveva fatto abbandonandolo, supponendo di fare l’azione giusta per lui.

Ogni cosa era andata in pezzi nelle loro vite.

“E’ stata tutta colpa mia. Ho insistito così tanto sulla storia della convivenza che alla fine sei scappato via da me…”

“No, Blaine, non è così. Quella maledetta convivenza ci stava già allontanando ancor prima di essere iniziata e non potevo sopportare di vedere te stare male perché non volevo ancora vivere assieme. Stava andando tutto a rotoli ormai tra noi per quella situazione e non ce la facevo a vederci in quello stato. Sono stato io a lasciarti e sono stato io quello che è fuggito via dai nostri problemi pensando di risolverli a quel modo, non tu,” confessò Sebastian al ragazzo che aveva davanti a sé, impietrito da quelle dichiarazioni tardive.

Forse sarebbe riuscito a mettere le cose a posto tra loro e a spiegargli tutto ciò che lo aveva portato a quella decisione tremenda e sofferta ora che il destino li aveva fatti scontrare l’uno nell’altro due giorni prima di Natale?

Blaine scosse la testa, come se volesse ancora un’altra volta prendersi la responsabilità della loro rottura, come se non accettasse che Sebastian lo proteggesse dagli sbagli che aveva inevitabilmente commesso assieme a lui. Poi, tutto d’un tratto, un sorriso gli illuminò i lineamenti che, fino a quell’istante, erano stati contratti dalla tensione causata dall’amarezza della loro separazione.

“Mi chiedo perché indossi ancora il mio anello,” gli domandò. Con sincerità assoluta, quasi con… speranza.

Sebastian fissò il proprio anulare per qualche secondo, un tempo che gli parve eterno e breve allo stesso tempo.

“Tu sei stata la persona più importante della mia vita. Hai incontrato un ragazzo diciassettenne alla Dalton appena arrivato dalla Francia una mattina di novembre tanto tempo fa e gli hai insegnato cosa volesse dire amare, gli hai svelato un intero mondo di sentimenti e lo hai fatto per anni interi, con dedizione e passione. Ecco perché ho ancora il tuo anello addosso. Pensi che potrei mai cancellare tutto questo? ” gli chiese Sebastian, con tutta l’anima.

Perché, per quanto ci avesse provato ad andare avanti, non era riuscito a cancellare niente di loro due dalla sua testa, niente di ciò che erano stati, nessun piccolo o grande ricordo che li aveva uniti e poi separati.

“Non lo so, in questo anno e mezzo mi pare che tu ci sia riuscito alquanto bene”, borbottò Blaine, il sole delle sue iridi eclissato nuovamente dalle ombre della sofferenza passata.

Tutto il dolore, le lacrime, le chiamate chiuse in faccia, i Ti odio lanciati sotto forma di pugni al muro, gli sms scritti e mai mandati pieni di Mi manchi, ti amo, riaggiustiamo tutto, conti solo tu per me emersero nuovamente dall’ cassetto nel cervello di Blaine dove lui aveva rinchiuso tutte quelle cose e le aveva sigillate nel tentativo di andare avanti con la propria vita.

“Io non ti ho dimenticato, mai. E nemmeno tu, perché hai al collo il ciondolo con i cinque franchi di mio nonno che ti ho regalato la prima volta che ti ho detto che ti amavo,” e il pensiero di Sebastian andò a quella sera dell’ultimo anno di liceo in cui glielo aveva confessato nella sala prove deserta del Glee Club e allo sguardo sorpreso di Blaine quando gli aveva detto quelle due parole, prima che gli si gettasse addosso e lo baciasse; e ad ancora prima, a quando si era volontariamente trapiantato al McKinley perché suo padre si era giocato tutti i loro risparmi in Borsa e non potevano più permettersi la retta della Dalton; a come loro due si fossero legati con una naturalezza invidiabile fin dal primo giorno del trasferimento, nonostante duellassero continuamente per gli assoli; a quanto era stato dannatamente semplice cadere ai piedi di quel ragazzo che, invece, avrebbe dovuto fare l’esatto contrario.

La mano di Blaine andò automaticamente a toccarsi la sottile collana di argento che spuntava appena visibile dallo scollo a V del pesante maglione di lana che indossava e gli sembrò quasi che gli avessero sparato un colpo di pistola a bruciapelo nel torace.

“Pende sempre a sinistra quando lo indossi, vero? Va dove batte il tuo cuore… ecco perché mi facesti incidere quella frase nell’anello. Il tuo cuore è la mia casa,” gli rammentò Sebastian.

Blaine rimase senza parole. Dovette ricordare al proprio cervello cosa volesse dire compiere un’azione relativamente facile come respirare e fissò poi Sebastian dritto negli occhi, come se avesse avuto un’epifania in quell’esatto istante.

“Quando parti per la Francia?” gli domandò.

“Domani mattina,” replicò Sebastian, con un fil di voce. Non voleva leggere altro in quella questione, non voleva dare altri significati a quella luce che brillava nelle lune dorate di Blaine, perché quella era la luce che gli aveva visto sempre addosso quando lo osservava, innamorato come il primo giorno in cui gli aveva regalato il ciondolo con la moneta.

Aveva appena recuperato quella luce, l’aveva fatta riemergere nonostante avesse tentato di annegarla mesi e mesi prima; e non poteva farsela sfuggire un altro secondo in più.

“Vieni con me,” gli disse di getto, quasi implorando Blaine con gli occhi e quella frase di tre semplici parole.

Non avevano mai smesso di amarsi per tutto quell’infinità di tempo; gli sembrava un vero e proprio miracolo, un regalo natalizio in anticipo.

Era giunto finalmente il momento per Sebastian di riaggiustare ciò che aveva infranto.

Il cuore di Blaine, le loro promesse, le loro esistenze.

E un Natale in Europa sembrava un punto di inizio, una partenza solida, un’occasione irrinunciabile, una seconda chance.

Blaine sorrise di nuovo.

Il movimento delle proprie labbra increspate all’insù contagiò anche gli occhi d’oro e il resto del viso raggiante e completamente rilassato.

“Dove altro potrei andare? Il tuo cuore è la mia casa.”

**

1) Se non cogliete il riferimento iniziale della scena del guanto da Bloomingdale's, filate a vedervi Serendipity!

2) Se non sapete i cinque franchi cosa rappresentano, filate a leggervi  Bellissimo di IrishMarti, perchè è una delle storie Seblaine più belle mai scritte <3.

3) E' una cosa veramente orribile questa storia, scritta per il settimo e ultimo giorno della Seblaine Week, e sono stata obbligata a pubblicarla sempre dalla suddetta Marti. Quindi, incolpate lei per questa... cosa bleah.

4) Sono depressa per la fine della Seblaine Week ç_ç e amo questo fandom meraviglioso con tutto il mio cuore. Per cui, questa robetta è per loro, per le fantastiche ragazze che hanno scritto con amore e passione per un'intera settimana su Blaine e Sebastian, per chi, come Fede, ha giffato su di loro splendidamente su Tumblr e per chi ci ha disegnato su o ci ha graficato *e qui rientro io lol*. Siete il mio orgoglio <3

  
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