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Autore: braver than nana    26/03/2012    3 recensioni
( Larry Stylinson is my religion, babe - Fluff ♥ )
Poi tutti dicevano che pensava solo al sesso! Aveva un animo romantico infondo, molto infondo, sotto gli sguardi maliziosi e i sorrisi beffardi, alle battutine sconce e alle sveltine nei camerini, nei bagni, nelle cuccette del tour bus. E poi, visto che si era fatto anche promettere scopate alternative in cambio di quelle serate a tema, era un prezzo che poteva anche pagare.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte dei Musical

The tears dry, without you.
Life goes on, but I’m gone.
Cause I die, without you.

Louis Tomlinson, per quanto i suoi atteggiamenti non nascondessero nulla e il fatto che si scopasse il suo compagno di band potessero indicare una certa tendenza in campo amoroso, odiava tutto ciò che di stereotipato potessero affibbiare ai gay. Non sentiva di appartenere a quella categoria dai polsi rotti e dalle borsettine impellicciate, non aveva nessuna migliore amica con cui spettegolare – Harry non contava – e, nonostante musica per vivere e fosse una delle cose che più lo appagavano al mondo, odiava i musical.

Eppure, una volta al mese, Harry si presentava a casa con nuovo dvd fresco di videonoleggio, qualche pacco di pop-corn e lo costringeva a guardare quegli scempi. La vita reale, pensava mentre guardava Barbra Streisand correre con in mano le rose gialle verso il traghetto sul qualche era salito Nick, non era mica così. Chi diavolo si sarebbe messo a cantare una canzone a tutti polmoni saltando da una nave all’altra? Le persone ti prendono per scemo se fai una cosa del genere, chiamano la neuro e ti rinchiudono in qualche centro per malati mentali. Non che non gli piacesse sognare, che non gli piacesse l’amore e tutte quelle menate ma seriamente, i musical non avevano senso.

Però il suo coinquilino aveva deciso che quella doveva essere una loro tradizione e, dopo averci discusso per una manciata di minuti – e aver ceduto per colpa degli occhioni troppo verdi di quel maledetto manipolatore – gli aveva concesso un film al mese. In cambio di una sessione di sesso particolarmente fantasiosa a sua scelta.

Quella sera era tornato a casa con tutti i capelli bagnati dal temporale che si stava scatenando su Londra, senza pop-corn perché il supermercato più vicino era praticamente dall’altra parte del quartiere, e con in mano la custodia colorata di Rent. A volte si domandava se in tutto il videonoleggio sotto casa avessero davvero solo quella stretta selezione di film visto che quel film, visto che negli ultimi sei mesi l’avevano visto almeno tre volte.

«Dici che abbiamo quei pop-corn che sanno di plastica che si mettono nel microonde?» aveva chiesto Harry scrollandosi i capelli all’ingresso, bagnando fino allo specchio in corridoio, mentre si toglieva il cappotto scuro e pesante di pioggia.

«Ho già guardato, ho trovato di tutto ma niente da fare. Lo sapevi che era rimasta una scatola di preservativi mezza piena dietro i cereali?»

Louis lo guardava camminare, con un mezzo sorriso sulle labbra, e entrare in cucina per prendere una manciata di fiocchi d’avena direttamente dalle sue mani. I capelli gli cadevano davanti al viso e con una mano gli spostò una ciocca dietro l’orecchio – lo aveva implorato di restare a casa visto il tempaccio ma naturalmente, se a dire certe cose era lui e non Liam, mica qualcuno dava ascolto.

«Solo quelli alla frutta che avevamo perso mese scorso?»

«No, quelli chissà chi se li è fregati. E comunque forse è meglio se iniziamo a vedere il film.»

Saltò giù dal mobile di marmo sul quale era stato seduto ad aspettarlo e gli prese la mano, sentendola ghiacciata e immaginando le strigliate quando ad Harry sarebbe venuto un raffreddore allucinante. Provò a guardarlo male, per far almeno finta di essere un po’ responsabile a volte, ma lui gli sorrise con la solita espressione allegra della notte dei musical e sospirò prendendo un’altra manciata di cereali.

«Che poi, erano rimasti solo quelli alla fragola, che mi piacciono tanto.»

***

Harry Styles non poteva farci niente, amava i musical. Non che gli piacesse raccontarlo in giro, i ragazzi lo avevano preso in giro per settimane quando lo avevano scoperto, cantandogli canzoncine di High School Musical ad ogni momento disponibile, mentre lui si arrabbiava dichiarando che quello non era neanche degno di essere incluso in quella categoria – in realtà aveva visto anche quei tre film, più che per curiosità che altro, e per gli occhi azzurri di Zac Efron.

Però adorava l’atmosfera, il sentimento, l’irrealtà di tutte le strane situazioni che si venivano a creare. E anche se Louis glielo ripeteva in continuazione, che era veramente assurdo come i personaggi di quelle storie decidessero di cantare in qualsiasi momento della giornata coinvolgendo intere orde di passanti inconsapevoli che, guarda caso, conoscevano tutte le parole e i passi delle coreografie, ma lui se ne curava poco. Era proprio quella la magia.

Poi tutti dicevano che pensava solo al sesso! Aveva un animo romantico infondo, molto infondo, sotto gli sguardi maliziosi e i sorrisi beffardi, alle battutine sconce e alle sveltine nei camerini, nei bagni, nelle cuccette del tour bus. E poi, visto che si era fatto anche promettere scopate alternative in cambio di quelle serate a tema, era un prezzo che poteva anche pagare.

Quella sera aveva affittato di nuovo Rent. E di nuovo si era ritrovato a piagnucolare sulla spalla comoda di Louis che, con una calma quasi esasperante, gli passava kleenex ad intervalli regolari con il quale si soffiava piano il naso, giusto per non perdersi Mimì che moriva sul tavolo mentre Roger gli cantava tutto l’amore che non era mai riuscito a confessarle. Sapeva che si sarebbe sistemato tutto eppure, ogni volta, non riusciva a trattenersi sin dal funerale di Angel.

Canticchiava piano, mentre le immagini del documentario di Mark passavano sullo schermo e mise un braccio attorno alla vita di Louis strofinando il viso ancora bagnato dalle lacrime che non era riuscito a trattenere sulla maglia a righe. Il petto magro del suo amico era sempre il posto perfetto, non importava cosa dovesse farci, morderlo, piangerci su, baciarlo o semplicemente dormirci addosso, ma il calore che irradiava era sempre della temperatura perfetta per adattarsi alla sua.

«Mi giuri di non diventare mai un tossico dipendente, di non prendere l’HIV e di non rischiare di morire per strada?»

«Magari però ho culo e resuscito pure io.»

La musica dei titoli di coda riempiva la stanza quando Harry rise a quella battuta scema contro la stoffa sintetica della maglia di Louis. Si strinse ancora un po’, mettendo anche l’altra gamba sul suo grembo ritrovandosi praticamente in braccio all’altro che aveva iniziato ad accarezzargli distrattamente i capelli.

«Tu prometti.»

Louis alzò gli occhi al cielo, sorrise e gli posò un bacio sulla fronte. Con la mano libera gli alzò il viso, tenendolo delicatamente dal mento spigoloso che gli lasciava lividi sulle spalle, e annuì. Era bello vedere Harry, alla fine di quelle serate, con gli occhi lucidi e il volto da bambina contornato dai riccioli scuri guardarlo in quel modo. Si sentiva importante e quasi adulto perché, nonostante molto spesso fosse lui quello terribilmente infantile, in quegli attimi il più piccolo si affidava completamente, mostrandogli quella parte del suo carattere che era restio a mostrare al resto del mondo ma che Louis aveva imparato a conoscere e ad amare.

Harry chiuse gli occhi, come quando in quei film romantici le ragazzine si preparano a ricevere il bacio del vero amore di turno, e lui si innamorò ancora una volta. Le ciglia lunghe appoggiate sulle guance rosse, il sorriso timido sulle labbra, il volto a forma di cuore e ancora il profumo della pioggia tra i capelli, era la perfezione.

Posò un bacio casto sulle labbra rosse e lo guardò mentre lo fissava contento.

«Adesso,» disse con ancora la voce leggermente rotta dal pianto e gli occhi vivaci, «che ne dici di consumare quella scatola che hai trovato dietro i cereali?»

Fine.

Mi sento tanto una cockblocher, seriously. Ma la storia finisce qua perché: punto primo, mi piace finire con queste battute a cazzo di Styles e punto secondo, zeroschiuma con questa storia del Nanapitiamo/Precipinana merita una punizione. Ok, bugia, è solo che non mi stava proprio uscendo e quindi ho preferito finirla qua invece di scrivere porcherie, letterarie e p0rn.

Io, personalmente, la penso come Harreh di musical e nessuno potrà mai farmi cambiare idea. E mi piace anche il fatto di aver mostrato questa parte dolciosa del riccio, invece di quella pervertita. Rent è il mio musical preferito e sì, piango anche io ogni santissima volta. La canzone all’inizio, ovviamente, è del musical ed è Without you ♥

Peace and Stylinson, Nana.

   
 
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