La notte
dei Musical
The tears
dry, without you.
Life
goes on, but
I’m gone.
Cause
I die,
without you.
Louis
Tomlinson, per quanto i suoi atteggiamenti non nascondessero nulla e il
fatto
che si scopasse il suo compagno di band potessero indicare una certa
tendenza
in campo amoroso, odiava tutto ciò che di stereotipato
potessero affibbiare ai
gay. Non sentiva di appartenere a quella categoria dai polsi rotti e
dalle borsettine
impellicciate, non aveva nessuna migliore amica con cui spettegolare
– Harry non
contava – e, nonostante musica per vivere e fosse una delle
cose che più lo
appagavano al mondo, odiava i musical.
Eppure,
una volta al mese, Harry si presentava a casa con nuovo dvd fresco di
videonoleggio, qualche pacco di pop-corn e lo costringeva a guardare
quegli
scempi. La vita reale, pensava mentre guardava Barbra Streisand correre
con in
mano le rose gialle verso il traghetto sul qualche era salito Nick, non
era
mica così. Chi diavolo si sarebbe messo a cantare una
canzone a tutti polmoni
saltando da una nave all’altra? Le persone ti prendono per
scemo se fai una
cosa del genere, chiamano la neuro e ti rinchiudono in qualche centro
per
malati mentali. Non che non gli piacesse sognare, che non gli piacesse
l’amore
e tutte quelle menate ma seriamente, i musical non avevano senso.
Però
il suo coinquilino aveva deciso che quella doveva essere una loro
tradizione e,
dopo averci discusso per una manciata di minuti – e aver
ceduto per colpa degli
occhioni troppo verdi di quel maledetto manipolatore – gli
aveva concesso un
film al mese. In cambio di una sessione di sesso particolarmente
fantasiosa a
sua scelta.
Quella
sera era tornato a casa con tutti i capelli bagnati dal temporale che
si stava
scatenando su Londra, senza pop-corn perché il supermercato
più vicino era
praticamente dall’altra parte del quartiere, e con in mano la
custodia colorata
di Rent.
A volte si domandava se in
tutto il videonoleggio sotto casa avessero davvero solo quella stretta
selezione di film visto che quel film, visto che negli ultimi sei mesi
l’avevano
visto almeno tre volte.
«Dici
che abbiamo quei pop-corn che sanno di plastica che si mettono nel
microonde?»
aveva chiesto Harry scrollandosi i capelli all’ingresso,
bagnando fino allo
specchio in corridoio, mentre si toglieva il cappotto scuro e pesante
di
pioggia.
«Ho
già guardato, ho trovato di tutto ma niente da fare. Lo
sapevi che era rimasta
una scatola di preservativi mezza piena dietro i cereali?»
Louis
lo guardava camminare, con un mezzo sorriso sulle labbra, e entrare in
cucina per
prendere una manciata di fiocchi d’avena direttamente dalle
sue mani. I capelli
gli cadevano davanti al viso e con una mano gli spostò una
ciocca dietro l’orecchio
– lo aveva implorato di restare a casa visto il tempaccio ma
naturalmente, se a
dire certe cose era lui e non Liam, mica qualcuno dava ascolto.
«Solo
quelli alla frutta che avevamo perso mese scorso?»
«No,
quelli chissà chi se li è fregati. E comunque
forse è meglio se iniziamo a
vedere il film.»
Saltò
giù dal mobile di marmo sul quale era stato seduto ad
aspettarlo e gli prese la
mano, sentendola ghiacciata e immaginando le strigliate quando ad Harry
sarebbe
venuto un raffreddore allucinante. Provò a guardarlo male,
per far almeno finta
di essere un po’ responsabile a volte, ma lui gli sorrise con
la solita espressione
allegra della notte
dei musical e
sospirò prendendo un’altra manciata di cereali.
«Che
poi, erano rimasti solo quelli alla fragola, che mi piacciono
tanto.»
***
Harry
Styles non poteva farci niente, amava i musical. Non che gli piacesse
raccontarlo in giro, i ragazzi lo avevano preso in giro per settimane
quando lo
avevano scoperto, cantandogli canzoncine di High School Musical ad ogni
momento
disponibile, mentre lui si arrabbiava dichiarando che quello non era
neanche
degno di essere incluso in quella categoria – in
realtà aveva visto anche quei
tre film, più che per curiosità che altro, e per
gli occhi azzurri di Zac Efron.
Però
adorava l’atmosfera, il sentimento,
l’irrealtà di tutte le strane situazioni
che si venivano a creare. E anche se Louis glielo ripeteva in
continuazione,
che era veramente assurdo come i personaggi di quelle storie
decidessero di
cantare in qualsiasi momento della giornata coinvolgendo intere orde di
passanti inconsapevoli che, guarda caso, conoscevano tutte le parole e
i passi
delle coreografie, ma lui se ne curava poco. Era proprio quella la
magia.
Poi
tutti dicevano che pensava solo al sesso! Aveva un animo romantico
infondo,
molto infondo, sotto gli sguardi maliziosi e i sorrisi beffardi, alle
battutine
sconce e alle sveltine nei camerini, nei bagni, nelle cuccette del tour
bus. E
poi, visto che si era fatto anche promettere scopate alternative in
cambio di
quelle serate a tema, era un prezzo che poteva anche pagare.
Quella
sera aveva affittato di nuovo Rent.
E
di nuovo si era ritrovato a piagnucolare sulla spalla comoda di Louis
che, con
una calma quasi esasperante, gli passava kleenex ad intervalli regolari
con il
quale si soffiava piano il naso, giusto per non perdersi
Mimì che moriva sul
tavolo mentre Roger gli cantava tutto l’amore che non era mai
riuscito a
confessarle. Sapeva che si sarebbe sistemato tutto eppure, ogni volta,
non
riusciva a trattenersi sin dal funerale di Angel.
Canticchiava
piano, mentre le immagini del documentario di Mark passavano sullo
schermo e
mise un braccio attorno alla vita di Louis strofinando il viso ancora
bagnato
dalle lacrime che non era riuscito a trattenere sulla maglia a righe.
Il petto
magro del suo amico era sempre il posto perfetto, non importava cosa
dovesse
farci, morderlo, piangerci su, baciarlo o semplicemente dormirci
addosso, ma il
calore che irradiava era sempre della temperatura perfetta per
adattarsi alla
sua.
«Mi
giuri di non diventare mai un tossico dipendente, di non prendere
l’HIV e di
non rischiare di morire per strada?»
«Magari
però ho culo e resuscito pure io.»
La
musica dei titoli di coda riempiva la stanza quando Harry rise a quella
battuta
scema contro la stoffa sintetica della maglia di Louis. Si strinse
ancora un po’,
mettendo anche l’altra gamba sul suo grembo ritrovandosi
praticamente in
braccio all’altro che aveva iniziato ad accarezzargli
distrattamente i capelli.
«Tu
prometti.»
Louis
alzò gli occhi al cielo, sorrise e gli posò un
bacio sulla fronte. Con la mano
libera gli alzò il viso, tenendolo delicatamente dal mento
spigoloso che gli
lasciava lividi sulle spalle, e annuì. Era bello vedere
Harry, alla fine di
quelle serate, con gli occhi lucidi e il volto da bambina contornato
dai
riccioli scuri guardarlo in quel modo. Si sentiva importante e quasi adulto
perché, nonostante molto spesso
fosse lui quello terribilmente infantile, in quegli attimi il
più piccolo si
affidava completamente, mostrandogli quella parte del suo carattere che
era
restio a mostrare al resto del mondo ma che Louis aveva imparato a
conoscere e
ad amare.
Harry
chiuse gli occhi, come quando in quei film romantici le ragazzine si
preparano
a ricevere il bacio del vero amore di turno, e lui si
innamorò ancora una
volta. Le ciglia lunghe appoggiate sulle guance rosse, il sorriso
timido sulle
labbra, il volto a forma di cuore e ancora il profumo della pioggia tra
i
capelli, era la perfezione.
Posò
un bacio casto sulle labbra rosse e lo guardò mentre lo
fissava contento.
«Adesso,»
disse con ancora la voce leggermente rotta dal pianto e gli occhi
vivaci, «che
ne dici di consumare quella scatola che hai trovato dietro i
cereali?»
Fine.
Mi
sento tanto una cockblocher, seriously. Ma la storia finisce qua
perché: punto
primo, mi piace finire con queste battute a cazzo di Styles e punto
secondo, zeroschiuma
con questa storia del Nanapitiamo/Precipinana merita una punizione. Ok,
bugia,
è solo che non mi stava proprio uscendo e quindi ho
preferito finirla qua
invece di scrivere porcherie, letterarie e p0rn.
Io,
personalmente, la penso come Harreh di musical e nessuno
potrà mai farmi
cambiare idea. E mi piace anche il fatto di aver mostrato questa parte
dolciosa
del riccio, invece di quella pervertita. Rent è il mio
musical preferito e sì,
piango anche io ogni santissima volta. La canzone all’inizio,
ovviamente, è del
musical ed è Without you ♥
Peace
and Stylinson, Nana.