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Autore: AmaleenLavellan    26/03/2012    2 recensioni
Francis cammina per il sentiero di ciottoli bianchi, lanciando qualche occhiata in giro. Quando è giunto alla meta si arresta, e osserva la lapide davanti a sé. Sorride.
«Ne è passato di tempo dall’ultima volta che sono venuto a salutarla, eh, professoressa?» dice, rivolgendo al nome inciso sulla pietra uno sguardo affettuoso.
*
«Francis, non si ama qualcuno “più”, o “meno”. Si ama e basta. E, soprattutto, se si ama è a lungo, a volte per sempre; l’amore non passa perché improvvisamente incontri qualcuno che ti piace di più.»
«Mi spiega perché è così interessata al mio concetto di amore?»
*
«Io non credo nell’anima gemella, professoressa, così come non credo nell’amore etern-
«Allora ti convincerò del contrario.»

Si potrebbe definire...Glee!Hetalia? xD I protagonisti sono Francis e OC!Magna Grecia, Atena.
*Questa fanfiction si è classificata seconda al contest "La Fiera del Crack" di _Ayame_ e reilin*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Autore:MoonBlossom

Personaggi:Magna Grecia, Francia, Prussia, Spagna, Inghilterra.

Pairing:FranciaXMagna Grecia

Eventuale ambientazione bonus:Contesto Glee

Rating:Verde

Avvertimenti:AU, Cross-over

Genere:Introspettivo, sentimentale, song-fic

Introduzione: Francis cammina per il sentiero di ciottoli bianchi, lanciando qualche occhiata in giro. Quando è giunto alla meta si arresta, e osserva la lapide davanti a sé. Sorride.
«Ne è passato di tempo dall’ultima volta che sono venuto a salutarla, eh, professoressa?» dice, rivolgendo al nome inciso sulla pietra uno sguardo affettuoso.
*
«Francis, non si ama qualcuno “più”, o “meno”. Si ama e basta. E, soprattutto, se si ama è a lungo, a volte per sempre; l’amore non passa perché improvvisamente incontri qualcuno che ti piace di più.»
«Mi spiega perché è così interessata al mio concetto di amore?»
*
«Io non credo nell’anima gemella, professoressa, così come non credo nell’amore etern-
«Allora ti convincerò del contrario.»
 
Note (eventuali):I titoli dei capitoli sono tutti nomi di canzoni del telefilm, così come le canzoni citate. Ad un certo punto viene nominato anche Cesare Vargas, che sarebbe Impero Romano e…  beh, credo che sia tutto! Per il carattere del personaggio di Antica Grecia, mi sono basata soprattutto sulla superbia, fierezza e compostezza che caratterizzavano l’antico popolo greco.
 




 

Francis cammina per il sentiero di ciottoli bianchi, lanciando qualche occhiata in giro. Quando è giunto alla meta, si arresta, e osserva la lapide davanti a sé.
Sorride.
«Ne è passato di tempo dall’ultima volta che sono venuto a salutarla, eh, professoressa?» dice, rivolgendo al nome inciso sulla pietra uno sguardo affettuoso.


 

SOMETHING’S COMING.

 

 
When you see my face, hope it gives you hell, hope it gives you hell!
When you walk my way, hope it gives you hell, hope it gives you hell!
[Gives You Hell – Glee Cast Version]
 
La donna entrò nell’aula silenziosamente, appoggiandosi allo stipite della porta e cercando di non disturbare la ragazza che stava cantando con rabbia, sputando fuori le parole come se fossero veleno. Puntava il dito contro il gruppo di giovani che la osservava, e non sarebbe stato difficile individuare la persona a cui si stava rivolgendo: un ragazzo sui diciassette anni, dai capelli biondi e ondulati, abbandonato sulla sedia con un’espressione rilassata.
La donna sospirò. Ai suoi tempi, il Glee Club era un luogo dove esprimersi e divertirsi, non una versione reale di Beautiful…
Attese che la ragazza avesse finito, prima di bussare con delicatezza contro la porta, cercando di richiamare l’attenzione.
«Molto brava, complimenti. Si vede che eri calata nella parte. Come ti chiami?» affermò, avvicinandosi a lei e invitandola a sedersi con un gesto della mano.
«Lo ero, infatti; grazie, comunque. Io sono Lindsay.» rispose la ragazza, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi e dirigendosi verso una delle sedie in fondo all’aula, senza evitare di lanciare un’occhiata di fuoco al ragazzo a cui aveva rivolto la canzone.
 
La donna aspettò che si fosse seduta e si posizionò al centro della stanza, portandosi una mano sul fianco. «Bene, ragazzi, probabilmente vi starete chiedendo chi sono e chi mi dà il diritto di venire qui nel bel mezzo del vostro club.», cominciò, soddisfatta di avere l’attenzione di tutti i ragazzi, che la osservavano incuriositi, perplessi o semplicemente annoiati, «Mi chiamo Atena Karpusi, insegno filosofia e, dato che il professor Nicholson è stato trasferito, da oggi in avanti sarò la nuova direttrice di questo Glee Club. Avete domande? Per cortesia, prima dite il vostro nome.»
Ci furono vari istanti di silenzio, finché la mano di un ragazzo non saettò verso l’alto. Aveva capelli biondi e spettinati, degli indagatori occhi verdi e delle sopracciglia assurdamente folte.
«Mi chiamo Arthur Kirkland. Se non sono indiscreto, da dove viene, professoressa? Ha un accento particolare.» chiese, con forte pronuncia inglese.
La donna sorrise, come se si aspettasse tale domanda. «Sono greca. Mi sono trasferita qui una decina di anni fa.» rispose.
 
Atena incrociò le braccia al petto, in attesa di altri interventi, che non arrivarono. «Beh», proruppe alla fine, «siete qui per cantare, giusto? Uno alla volta, cantatemi qualcosa, quello che volete, così potrò cominciare a conoscervi. Senza tante pause, forza! Chi si fa avanti?» esclamò con entusiasmo appoggiando le nocche sui fianchi. Non era mai stata una donna paziente, Atena, per quanto ciò non si confacesse alla sua professione; e se c’era una cosa che detestava erano i lunghi attimi di silenzio prima che i ragazzi si decidessero a tirare fuori il coraggio per parlare.
Con aria svogliata, un ragazzo alzò la mano. Notò che era lo stesso che Lindsay aveva tentato di uccidere con lo sguardo, pochi attimi prima.
«Mi chiamo Francis Bonnefoy e vorrei cominciare, se permette, signora Karpusi. Una bella donna come lei non si lascia aspettare.» affermò, con voce suadente, mentre si alzava con eleganza e le si avvicinava.
La professoressa alzò un sopracciglio, piuttosto scettica. «Ruffiano o semplicemente donnaiolo, Francis?» domandò, suscitando l’ilarità dei ragazzi. Atena sapeva che non avrebbe dovuto prendere in giro un suo alunno di fronte ai suoi amici, ma non era riuscita a trattenersi: detestava le ruffianate, in generale. Provarci con una professoressa, poi… era decisamente squallido.
Eppure il ragazzo sembrava avere la risposta pronta. «Nessuno dei due, a dire il vero… Semplicemente, non posso fare a meno di elogiare la pura bellezza, in qualunque forma si presenti.»
 
«Il che vuol dire che ci prova con qualsiasi cosa respiri e abbia un buco, che sia uomo o donna!» esclamò con un ghigno un altro ragazzo, dai capelli biondo platino e la pelle diafana, tirando una gomitata a un giovane dai capelli castani che gli sedeva accanto.
 
Atena alzò gli occhi al cielo. Adolescenti.
 
«Tu saresti?» domandò, rivolta al ragazzo che aveva appena parlato.
Il ragazzo incrociò le braccia al petto, alzando la testa con uno sguardo di sfida. «Il magnifico Gilbert Beilschmidt, professoressa.»
«Beh, Gilbert…» dichiarò, «Ciò che mi preoccupa in questo momento non è la presunta pansessualità del vostro compagno, ma le sue doti canore. E di queste ce ne darà una dimostrazione subito, giusto, Francis?» domandò, poggiandogli una mano sulla spalla. Francis sbuffò, alzando gli occhi al cielo per la stupidità dei suoi amici e borbottando “certo”. Poi, senza richiedere l’aiuto dell’uomo seduto al piano e degli altri musicisti, cominciò a cantare.
 
Please, baby, can’t you see, my mind’s a burning hell
I got razors a rippin' and tearin' and strippin', My heart apart as well
[I’m The Only One – Glee Cast Version]
 
La professoressa era andata a sedersi al posto precedentemente occupato da lui, e aveva accavallato le gambe, incrociando le braccia; Francis, cantando, si rivolgeva chiaramente a lei.
Il ragazzo la trovava in un certo senso bella, nonostante non possedesse la leggiadra bellezza eterea che aveva sempre avvertito in ogni uomo o donna, ragazzo o ragazza di cui si fosse mai innamorato. Era, piuttosto, quasi robusta, e la carnagione era quella tipica di chi è nato baciato dal sole del Mediterraneo; capelli scuri incorniciavano un viso a cuore, scendendo fino a oltre le spalle. Non rappresentava il suo ideale estetico ma possedeva ardore, che nascondeva dietro un’aria composta: se n’era accorto perché i suoi occhi brillavano di forza, e questo aveva subito catturato l’attenzione del ragazzo.
Eppure, dal momento in cui lei aveva respinto la sua cortesia genuina e le sue semplici attenzioni, il ragazzo aveva provato nei suoi confronti un improvviso moto di antipatia. Nessuno lo aveva rifiutato, mai, in tutta la sua vita, mentre quella donna lo aveva perfino preso in giro.
Francis si era sentito ferito nell’orgoglio.
E per questo continuava a cantare, senza bisogno di base, fiero del talento che sapeva di avere: le avrebbe dimostrato che in lui non c’era solo quella “pansessualità”, come lei l’aveva chiamata.
 
Poi, in quel momento, accadde. La signorina Karpusi chiuse gli occhi, mentre un sorriso appena accennato le compariva sul volto.
Il suo capo si muoveva impercettibilmente, seguendo il ritmo di una musica immaginaria, mentre lei tamburellava con le dita sulle braccia scoperte.
 
Francis ne fu tanto sorpreso che quasi smise di cantare. Fu come se il suo cuore in un unico, rapido singhiozzo gli fosse sprofondato da qualche parte nel petto e poi, tanto velocemente quanto era scomparso, fosse tornato a riempire l’improvviso vuoto che si era creato.
Non sapeva dare un nome a quella sensazione. Ma sapeva che c’era stata, e sapeva che l’aveva causata lei, quella professoressa con gli occhi da studentessa; perché sembrava essersi abbandonata alla sua voce e nessuno aveva mai fatto una cosa del genere.
Quasi senza rendersene conto, desiderò che lei continuasse a lasciarsi cullare; la sua voce si riempì d’intensità infinita, mentre orgoglio, imbarazzo ed un senso di lusinga gli esplodevano in petto come fuochi d’artificio, riversando in quella canzone in un fiume di emozione, quella stessa pura emozione che toglie il respiro.
 
Tutto perché lei aveva chiuso gli occhi. Tutto perché lei aveva sorriso.
 
Voleva sapere di più su quella donna: doveva trovare l’anello mancante che univa quelle due immagini di lei che aveva avuto davanti agli occhi. Non si era iscritto al corso di filosofia prima dell’inizio dell’anno, ma due o tre ore scolastiche in più alla settimana non l’avrebbero ucciso.
Dopotutto il signor Vargas, il preside, era abbastanza permissivo e non gli avrebbe negato un cambio di orario, soprattutto considerando che era ancora la seconda settimana di scuola.
 
Atena si accorse di aver chiuso gli occhi solo nel momento in cui li aprì, appena il ragazzo smise di cantare. Si diede mentalmente della sciocca, rialzandosi con compostezza e lisciandosi le pieghe del vestito bianco che indossava, sperando che nessuno l’avesse vista.
Era più forte di lei: ogni volta che ascoltava una bella melodia, si lasciava sprofondare tra le note quasi senza accorgersene, come se si abbandonasse ad un sogno. L’arte la conquistava, di qualsiasi tipo fosse; la trascinava con sé facendole lasciare il mondo reale.
 
«Ottimo lavoro, Francis.», dichiarò, con un sorriso, «Strana scelta per una canzone, piuttosto intraprendente. Complimenti, il coraggio è uno dei valori che rendono una persona uomo
 
A quella frase i suoi studenti la osservarono, chi confuso e chi, invece, d’accordo; Francis tornò a sedersi con un sorriso compiaciuto, ben nascondendo il vulcano di emozioni che gli stava esplodendo in petto.
«Chi è il prossimo?» domandò poi la donna, nascondendo l’impazienza di saggiare tutti quei talenti.
 
Il suo sarebbe stato un Glee Club eccezionale. Lei l’avrebbe reso eccezionale. Di questo era certa.
 
 
 
 
La settimana seguente Francis si guardava intorno, comodamente rilassato sulla sedia, osservando i volti di quelli che sarebbero stati i suoi compagni di corso. Stava riflettendo su come sarebbe stata questa materia a lui sconosciuta, quando una voce lo riscosse.
«Scusa, questo posto è libero? Sono nuova, e non saprei dove sedermi.» domandò ad un tratto qualcuno alle sue spalle.
Francis girò elegantemente il busto, pronto ad acconsentire, ma la visione che gli si presentò davanti agli occhi lo lasciò a bocca aperta.
Davanti a lui, stava la ragazza più graziosa che avesse mai visto.
Capelli scuri e raccolti in due codine incorniciavano un viso delicato, sul quale splendevano occhi grandi, da bambina. E la sua voce… La sua voce era come una melodia ultraterrena.
«Ma naturalmente.» affermò, incantato, alzandosi in piedi e porgendole la mano, «Siediti pure. Io sono Francis. Benvenuta in questa scuola.»
La ragazza avvicinò la mano alla sua, per stringerla, con un sorriso. Francis ne rimase abbagliato; sembrava brillare di luce propria.
«Soléne, molto piacere!» esclamò lei. Con somma sorpresa della ragazza, però, invece di stringerle la mano lui si chinò per poggiarvi le labbra, in un bacio leggero.
«Enchanté.» sussurrò, ad occhi chiusi, prima di rialzarsi. Quando alzò il viso, la carnagione scura di Soléne aveva assunto un’accesa tonalità di rosso, ed i suoi occhi erano spalancati. Balbettò un “grazie”, sorpresa, e si affrettò a sedersi, quasi inciampando nei suoi stessi piedi.
Lui la osservava estasiato.
Adorabile. Quella ragazza era assolutamente adorabile.
Francis ebbe la certezza di essersi innamorato.
 
Fu in quell’istante che la professoressa Karpusi fece la sua apparizione, con un composto e sorridente “buongiorno” a cui i suoi studenti risposero con entusiasmo.
La donna si compiacque di se stessa: quella classe sembrava già amarla, ed era passata solo una settimana di scuola da quando aveva accettato l’incarico.
 
«Ragazzi,» richiamò l’attenzione, «Oggi vorrei trattare di un argomento che non è previsto dal vostro programma, ma è di vitale importanza per la comprensione della filosofia.»
Subito si levò qualche protesta dagli ultimi banchi: la prospettiva di lavoro extra aveva rabbuiato d’improvviso tutti gli alunni. La donna, però, non se ne curò. «Per quanto possiate dubitarne, è un argomento che vi interesserà molto. Si tratta dell’amore
L’attenzione di Francis, che era rivolta alladelizia seduta a fianco a lui, e, anche se in maniera molto minore, anche alla donna in piedi accanto alla cattedra, sembrò risvegliarsi al solo udire quella parola.
 
Amore.
 
La sua terra, la Francia, era la patria dell’Amour.
E lui era certo di esserne il maestro.
La signorina Karpusi aveva ragione: quell’argomento gli interessava, e parecchio.
 
«Cosa c’entra l’amore con la filosofia, signorina Karpusi? Si riferisce all’amore platonico, forse?» domandò una ragazza ai primi banchi.
La donna sorrise, indicandola con un dito. «Anne, giusto? Sì, Platone c’entra qualcosa. Ma partiamo dall’origine della parola “filosofia”» affermò, girandosi verso la lavagna per scrivere qualcosa, «Filosofia deriva da “filo” e “sofia”: amore per la conoscenza. Ora, vorrei sapere il vostro parere. Secondo voi, perché i filosofi si professavano “amanti della conoscenza”? Cos’è, l’amore di cui parlano? Coraggio, non siate timidi!» li incitò.
Ci furono alcune risposte ma nessuna soddisfò l’insegnante, che guardava la classe con un sorrisetto compiaciuto.
«Nessuno ha altre idee, ragazzi?» domandò, alla fine, preparandosi a dare la sua spiegazione. Solo in quel momento, Francis si decise ad alzare la mano.
«Probabilmente i filosofi parlano di “amore” perché si tratta di un desiderio, un meraviglioso desiderio, ma infinito, che cresce in continuazione; e non viene mai appagato, perché nel momento in cui si raggiunge il proprio obiettivo, questo cambia forma. Ciò che voglio dire, è che desiderano la sapienza, ma nel momento in cui raggiungono la conoscenza vogliono sapere di più, non venendo mai soddisfatti.» affermò, sicuro, pienamente convinto di ciò che diceva.
La donna lo osservò, pensierosa. Quello era Francis Bonnefoy, il ragazzo del Glee Club, quello che le aveva rivolto dei complimenti spudoratamente squallidi. Improvvisamente, collegò tali parole alla scena che aveva visto la settimana prima, l’astio che una ragazza – le sembrava si chiamasse Lindsay - aveva rivolto nei suoi confronti.
«Questa è la tua visione dell’amore, Francis? Un desiderio meraviglioso, ma inappagabile?»
Il ragazzo sorrise. «Ne sono pienamente convinto.»
 
Atena rifletteva. A diciassette anni, quel ragazzo pensava già che l’amore fosse una ricerca senza mai fine, un sentimento sublime ma irraggiungibile? Si chiese cosa l’avesse portato a ragionare così. Questo, però, spiegava la canzone di Lindsay: probabilmente, anzi sicuramente, era stata delusa da lui. “Lui si sarà creduto innamorato e si sarà accorto del contrario nel momento in cui sarà stato contraccambiato”, pensò.
Ma in fondo, la vita sentimentale dei suoi alunni non avrebbe dovuto interessarle, anche se le spezzava il cuore sapere che un ragazzo la pensasse in questo modo.
 
«Ci sei molto vicino, Francis, ma non è esattamente questo il motivo.» Atena vide gli occhi di Francis, prima completamente certo della sua risposta, spalancarsi dalla sorpresa. «I filosofi si dichiaravano “amanti della conoscenza” perché sapevano che non l’avrebbero mai raggiunta. Ma mi spiegherò meglio. Platone, nel Simposio, fa raccontare a Socrate di due miti, riguardante l’Amore. Il primo diceva che un tempo gli esseri umani erano doppi, ovvero possedevano quattro gambe, quattro braccia e due teste, per intenderci. Erano esseri perfetti, poiché completi, e gli dei, invidiosi della loro estrema felicità, decisero di separarli a metà: da allora ogni uomo è in costante ricerca dell’altra metà che componeva l’essere originario, o come la chiamiamo noi, “l’anima gemella”. Il secondo, invece, riguarda la nascita di Amore.»
 
E così Francis ascoltò con curiosità, che presto diventò rapimento, la storia di Penia, la Povertà, costretta a mendicare al banchetto per la nascita di Afrodite, a cui non era stata invitata perché era una stracciona. Dal banchetto, completamente ubriaco, era uscito Poros, la Possibilità, l’Espediente, ed era giaciuto con lei, non riconoscendola.
 
«E dalla loro unione, nacque quindi Eros. Platone ci dice che l’Amore, ragazzi, come i suoi genitori
È povero e sciocco, ma trova sempre un’occasione, un espediente per ottenere ciò che gli manca. Amiamo sempre chi possiede ciò che in noi non c’è, e ne siamo in una costante ricerca, per sentirci completi, come dice il mito di prima. Filosofo è colui che sa di non conoscere e per questo cerca la conoscenza stessa. C’è qualche domanda? Sì, Josh?» concluse la donna, rispondendo poi a un ragazzo che aveva alzato la mano.

Francis non tentò nemmeno di stare ad ascoltare ciò che avevano da dire a riguardo i suoi compagni. Il suo sguardo si perse tra le righe del quaderno di appunti, mentre faceva vorticare una penna tra le dita.
Gli bruciava l’aver dato una risposta sbagliata, nonostante il fatto che i concetti che lui e la professoressa avevano espresso fossero solo leggermente diversi. In fondo, quelle cose le sapeva già: che l’amore fosse bisognoso di ciò che non possedeva, che necessitasse di completezza, che ricorresse a tutti i mezzi possibili – lui stesso aveva sperimentato tali cose.
Semplicemente, non credeva nell’esistenza di un’anima gemella. L’amore arrivava sotto forma di una persona, ma si ripresentava poco dopo con un altro aspetto, e poi con un altro ancora: era sempre andata così. Nella vita, si trattava solo… di trovare qualcuno che ci piacesse di cui innamorarsi, che ricambiasse, e sperare che Amore non si presentasse dentro un altro corpo ancora, migliore del primo, per scombinare le cose.
Guardò verso Soléne, che ascoltava incantata la spiegazione della signorina Karpusi, prendendo di tanto in tanto qualche appunto. Sorrise, lasciando scorrere lo sguardo sul suo viso. Questa volta, Amore si era presentato sottoforma di una ragazzina con delle codine adorabili e un viso allegro.
E Francis dubitava sul serio che sarebbe riuscito a superarsi.







Buonsalve a tutti! Ed eccoci qui, con un cross-over tra Hetalia e Glee. Sinceramente... I saw that coming. Seriamente, sono i miei due fandom preferiti, non era fisicamente possibile non tentare di unirli xD







Ma veniamo alle cose serie: sono arrivata seconda, oltre ad aver ricevuto il "premio originalità". Oh cielo. Oh cielo. E la mia piccola Atena ha vinto il premio Best Character ç.ç#SoManyFeelings!
Mi sto gasando di brutto, sì. Faccio schifo xD 



             
Prendiamoci un momentino per ringraziare le due giudici, _Ayame_ e reilin, perché oltre ad aver organizzato il contest "[Hetalia] La Fiera del Crack" sono state gentilissime e hanno lasciato dei supergiudizi che non so da dove abbiano tirato fuori la pazienza per scrivere. Avete il mio pieno rispetto soprattutto perché a quanto ho capito siete fan di Glee v.v Ah, e chiaramente un grandissimo "complimenti" a tutte le partecipanti, delle quali correrò a leggere i lavori! 



Ok, basta, me ne vado. Piccola nota tecnica: ci sono altri due capitoli, più o meno della stessa lunghezza di questo... Ma mi piacerebbe farne una long fic che sia long sul serio, raccontando di tutto il loro anno scolastico e non solo dal punto di vista di Francis, ma di tutti gli altri personaggi anche se in realtà mi interessa solo poter mettere in mezzo tanta tanta tanta UsUk.
Giusto a titolo informativo xD



Ok, ora smetto di tediarvi u.u 

Grazie a voi che avete letto e...Al prossimo capitolo, besos!
MoonBlossom

P.S. Ma quanto bello è il bannerino? Cioè ** Sono presa male AHAH xD
   
 
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