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Autore: Maiky Miker    26/03/2012    5 recensioni
E se concedere una seconda occasione fosse la soluzione per la felicità?
Sebastan/Dave ambientata allo Scandals alcuni mesi dopo il tentato suicidio di Dave.
Attenzione: si menziona la parte del suicidio e si parla dell'argomento.
La canzone cantata alla fine del primo capitolo è Heartless -The Fray. Questo è il link: http://www.youtube.com/watch?v=LBTdJHkAr5A&ob=av2n
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dave Karofsky, Sebastian Smythe
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era stato duro il ritorno alla normalità. Normalità come suonava strana quella parola ora.

Era difficile leggere la delusione nei volti dei propri genitori per non essere il figlio che avevano sempre creduto e sperato, per non essere il figlio NORMALE che volevano.

Dave aveva deciso che questa volta non si sarebbe più arreso, una piccola scintilla si era riaccesa in lui e lo spingeva a lottare per vivere; sapeva che da qualche parte, un giorno, non si sarebbe più vergognato di quello che era e avrebbe camminato a testa alta tra la folla orgoglioso di essere diventato l’uomo forte, maturo e felice cha aveva sempre desiderato.

Da quando viveva lontano dai genitori l’unico luogo che riconosceva come casa,per quanto strano potesse sembrare, era lo “Scandals”, lì non doveva fingere di essere qualcun altro; lì aveva iniziato ad accettarsi e farsi accettare per il ragazzo goffo e dolce dallo sguardo sensibile che si nascondeva dietro una massa di muscoli e cappellini da baseball. Essere accettato era il primo passo da compiere per raggiungere la tanto attesa pace, ma Dave non aveva nessuna fretta.

Il martedì sera la serata karaoke era il momento preferito di Dave; amava restare seduto al bancone e ammirare le performance, il più delle volte ridicole ed esilaranti, di una serie di personaggi tanto bizzarri quanto affascinanti e sicuri di sé. Dave li invidiava e li ammirava, non conosceva le loro vite ma c’era qualcosa nei loro occhi, una luce, una fiamma di una passione che li rendeva raggianti; per Dave quella era la felicità che aveva sempre cercato. E che presto l’avrebbe trovato.

In un anonimo martedì di marzo Dave stava sorseggiando la sua prima birra aspettando trepidante, come un bambino al parco giochi, l’inizio della serata karaoke e non aveva fatto caso alla figura longilinea che gli si era seduta accanto.

“Hey” un suono acuto lo sorprese alle spalle.

Dave si girò ed incrociò subito lo sguardo del ragazzo di fianco a lui. Era ancora più bello di come lo ricordava ma la memoria bruciava come una lama infuocata nel petto; se c’era stata una persona che l’avevo schernito e fatto sentire come se valesse meno di zero era proprio quella figura magra e altezzosa che gli sedeva accanto. Dave fece finta di niente e girò la testa dall’altra parte.

Sebastian non si diede per vinto, si schiarì la voce e riprese:

“Io…io sono Sebastian” la voce gli tremava e sembrava quasi intimorito dalla presenza di Dave. Aveva trovato il coraggio di parlargli dopo tutto quello che era successo perché sentiva che, in parte, era stata anche sua la colpa che aveva spinto quel ragazzone, dallo sguardo languido, a tentare di togliersi la vita. Non era da lui provare questo tipo di sentimenti, la corazza che si era costruito per proteggersi dal mondo non era mai stata scalfita da niente e nessuno; quel ragazzo doveva avere davvero qualcosa di speciale per farlo sentire così…disarmato.

Dave si girò per un attimo verso di lui con lo sguardo più triste che Sebastian avesse mai visto, si alzò e stava per andarsene quando senti una mano stringergli il braccio. Quel tocco sicuro, caldo e morbido lo fece bloccare di colpo e per un attimo sentì un brivido attraversargli la schiena; voleva fuggire per non subire ancora una volta le cattiverie di un ragazzo tanto bello quanto viziato e snob ma le su gambe avevano deciso di non collaborare e rimase immobile con lo sguardo fisso sulla mano che lo stringeva.

“Aspetta devo parlarti!” Sebastian aveva ritrovato la sua sfrontatezza nelle parole che pronunciò chiare e decise fissando Dave negli occhi. Dave fece per parlare ma si fermò e come spinto da una forza che non poteva combattere tornò a sedersi sullo sgabello. Sebastian lasciò la presa con lentezza e Dave percepì l’assenza di quella mano sicura su di lui. Dave non illuderti, è qui per farsi gioco di te…ancora un volta.

“Sono stato…ho saputo quello che ti è successo.” cominciò Sebastian “ci ho pensato anche io…tempo fa…”

Dave sbarrò gli occhi: come poteva un ragazzo che aveva tutto quello che si poteva desiderare aver pensato anche solo per un momento a gettare la sua vita? Dave rabbrividì.

“So che non ci credi, ma sfrutta questa occasione, sono sincero e aperto solo in alcuni rari periodi dell’anno…è il tuo giorno fortunato!” Sebastian fece una smorfia che strappò un sorriso a Dave.

“Anzi forse non sei poi così fortunato…superare quel..periodo…mi ha reso lo stronzo che sono adesso…quando il mondo ti distrugge devi pur riuscire a sopravvivere…”

L’espressione di Dave era ancora più interrogativa. Perché mi sta raccontando tutto questo?Bel modo di ripulirsi la coscienza…

“Ascolta…non so perché tu mi stia dicendo questo però concordiamo su una cosa:tu sei uno stronzo…credi che venire qui, parlarmi e fare il gentile possa farti sentire meglio? Credi di aver fatto pace con la tua coscienza…sei stato impreciso; non sei solo uno stronzo, sei uno stronzo egoista!” Dave era paonazzo in viso e respirava affannosamente.

“L’ho vista” replicò Sebastian

“Cosa?”

“Quella scintilla…”

“Di cosa stai parlando?”

“Nei tuoi occhi…quando ci siamo visti la prima volta ho notato nei tuoi occhi come una luce, erano pieni di vita e quando…quando ho saputo cosa ti era accaduto mi sono sentito…perso…credevo che le mie parole ti sarebbero scivolate addosso…ma non è stato così…non è mai così…ricordo quando il mondo intorno a me è diventato un immenso buco nero in cui mi sentivo precipitare…non volevo credere che quella speranza nel tuo sguardo si sarebbe spenta per sempre…ecco…mi dispiace…”

Dave non parlò e si limitò a guardare Sebastian, il ragazzo era rimasto composto e il suo corpo non si muoveva ma i suoi occhi erano…sinceri.

Il presentatore ruppe il silenzio che si era creato annunciando l’inizio della serata.

Sebastian si sistemò il colletto della maglietta e disse: “Sai cantare?”

“Come?”

“Sai cantare?”

“Perché mi chie…” Dave non ebbe tempo di finire la frase che Sebastian era scivolato via sul palco a confabulare con il presentatore.

“Bene sembra proprio che abbiano il primo duetto della serata!”

Dave impallidì. Cosa diavolo sta facendo? Se pensa che io mi presti…

Dave fece per andarsene ma una melodia cominciò a diffondersi per la sala e senza nemmeno accorgersi due giovani ragazzi lo stavano trascinando sul palco.

Sebastian intonò la prima strofa della canzone. Dave la conosceva Ma come ha fatto a sapere…

 
Hey yo, I did some things but that's the old me (ehi, ho fatto delle cose ma quello era il vecchio me)
 
Dave fissò Sebastian. Quelle parole le aveva scandite ed erano indirizzate proprio a lui. Sebastian intonò il coro e invitò Dave a seguirlo con un cenno del capo. Dave, tra l’imbarazzato e lo stupito, iniziò a cantare. La sensazione di stare su quel palco insieme a quel ragazzo lo riempì di una forza che credeva di aver perduto.
 
They don't know what we been through (loro non sanno cosa abbiamo passato)
They don't know 'bout me and you (loro non sanno di me e te)

 
I loro sguardi si incrociarono, uno sguardo di intesa che fece sobbalzare il cuore di Dave.

La melodia piano piano svanì sostituita da un fragoroso applauso. Sebastian si inchinò e guardò Dave visibilmente rosso in viso.

“Non sei affatto male, non mi avevi detto che eri così bravo a cantare!” sibilò Sebastian.

Dave sorrise e aggiuse. “Dave”

“Come scusa?”

“Puoi chiamarmi Dave”.
   
 
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