The Doctor
Dances
A Serena,
poichè le avevo promesso
che le avrei dedicato una
p0rn ma lei mi aveva guardato
scettica.
"The Doctor and Rose's relationship is a
love story, without the shagging. [...] They didn't shag in the TARDIS, because
that would be weird."
-David Tennant
Rose giunse di fronte alla porta della stanza e si fermò un
istante prima di procedere. Si voltò verso il Dottore, con un sorriso ricco di
aspettative e curiosità. "Ok, cosa c'è qua?"
Lui alzò un sopracciglio, stando al gioco. "Indovina."
"Non saprei... Scheletri dalla preistoria? No, già visti tre sale fa, ehr, vestiti dalla Francia ottocentesca?" azzardò lei.
Il Dottore fece una smorfia. "Mh, no, quelli sono andati distrutti
qualcosa come tre rigenerazioni fa da un'umanoide modaiola e completamente
impazzita", narrò, con un sospiro. "Ah, amo la galassia."
"Cosa?", esclamò Rose, scoppiando a ridere.
"In effetti non sono sicuro che non si trattasse di una sosia aliena di
tua madre", rifletté lui, per poi correggersi: "Nah, nah, nah. Troppo poco bionda,
troppo poco petulante, troppo poco--"
"Ok, ora basta" taglio corto Rose, "Vieni qui a farmi da
spalla!"
Gli prese una mano ed afferrò la maniglia della porta con l'altra mano, in
procinto di spalancarla. "Madame Rose, esploratrice della TARDIS, fiero di
essere al tuo fianco", scherzò.
"L'onore è mio, messere", replicò lei, abbassando la maniglia ed
entrando nella sala buia.
Era la trentesima o trentacinquesima porta che aprivano da quando erano partiti
dalla sala dei comandi, e dire che si trovavano ancora nel primo degli infiniti
corridoi della TARDIS.
Rose ci aveva pensato a lungo, per giorni - o perlomeno, per quelli che lei
aveva percepito come giorni -: aveva a sua disposizione tutti i luoghi e tutte
le epoche esistenti, eppure non aveva mai visitato fino in fondo neppure la navicella
stessa su cui viaggiava.
Più grande all'interno, naturalmente, aveva quindi domandato al Dottore, ma
fino a che punto? Oh, non che lui fosse entusiasta, inizialmente, degli intenti
esplorativi della ragazza - "Potremmo andare ai confini dell'Universo!
Riesci ad immaginare i confini dell'Universo, Rose, proprio davanti ai tuoi
occhi?" le aveva chiesto.
Ma alla fine, tra i sorrisoni di Rose e le sue
incitazioni continue - "Mi piacerebbe andare in quella stella lassù o a
trovare Jack oppure potresti farmi vedere la TARDIS!" -, aveva ceduto.
E così, si erano avventurati lungo il primo corridoio a destra, dentro salotti
da tè, immense biblioteche e vere e proprie collezioni di doni provenienti
dalle più eminenti personalità dell'Universo. "Vedi quella?", le
aveva detto il Dottore, indicandole una nave, "E' un dono di Odisseo. Il
più grande, il più brillante, il più curioso, il più intelligente, il più umano
viaggiatore della storia. Un gran compagno. Abbiamo fatto un viaggio o due,
siamo giunti in America ben prima che venisse scoperta, e poi fin sulla punta
dell'Olimpo... ma lui scelse di tornare ad Itaca. Non si smentì mai, fino alla
fine."
Subito accanto alla nave di Odisseo, c'erano gli autografi degli attori più
celebri di Hollywood, uno schizzo originale di Walt Disney - "L'Arte
condensata in un foglietto!" -, e un miliardo di apparenti cianfrusaglie
dal valore inestimabile.
Ed ancora, stanza per stanza, avevano oltrepassato una Piramide, un armadio
pieno zeppo di abiti per qualunque epoca ed occasione - eccetto, per l'appunto,
l'abbigliamento adeguato ad una sala da ballo della Francia ottocentesca - e
persino un ripostiglio, polveroso ed inutile quasi quanto uno sgabuzzino umano,
ma, a giudicare dall'avvertimento del Dottore - "Non toccare nulla!"
-, assai più pericoloso.
La TARDIS era un vero e proprio parco delle meraviglie; più si avanzava, più si
percepiva l'assoluta impossibilità di cogliere tutti i suoi segreti - segreti
di cui forse solo il Dottore era a conoscenza.
Così, nel momento in cui Rose mise piede nell'ennesima stanza ed accese la
luce, preparata a vedere monumenti provenienti direttamente da un qualche
antico Impero di un qualche pianeta sperduto, rimase basita nel non trovare
davanti a sè altro che una normalissima, banalissima, camera da letto.
"Ok, il trucco c'è ma non si vede", ipotizzò, chinandosi per vedere
se ci fosse qualche leva nascosta sotto il letto, sotto il cuscino o in un
angolo della stanza, o se ci fosse qualche mattone vuoto, qualche passaggio
segreto. Nulla.
"Allora?"
"Allora, allora, allora... allora... sai, mi piace questa parola, è
musicale, saranno le due l, allllllooooraaa, allora,
allora, allora, però sarebbe più musicale se ci fosse una terza l al posto
della r, tipo, allola, allllola,
all- sì, dicevo? Non c'è alcun trucco, perchè
dovrebbe esserci un trucco? Questa era la mia stanza qualche secolo fa,
all'incirca."
Rose accennò una risata, per poi sbattere le palpebre e guardarlo perplessa:
"Mi stai prendendo in giro!"
"Oh, no! C'è anche una cucina normale, nel terzo corridoio del piano di
sotto, a sinistra, dopo le scale a chiocciola. E... un bagno normale, da
qualche parte vicino alla soffitta." Il Dottore annuì, come per
convincerla ulteriormente.
"Ok, ok, ci credo!" rispose lei, per poi spalancare gli occhi, come
una bambina di fronte al regalo di Natale. "Aspetta! Voglio vedere se un
materasso da Time Lord è più morbido di quello di casa mia!" esclamò,
lanciandosi sul letto ed atterrando con una risata.
"E' morbidissimo! Non è possibile che sia così- aspetta, magari è vivo! Un
materasso alieno vivo! Oh, mio Dio, magari sta soffrendo perchè lo sto
calpestando! E' possibile?" chiese, saltando in piedi ed impegnandosi a
sistemare le coperte scompigliate dal salto.
Il Dottore sembrò rifletterci per qualche istante; poi le sorrise ed annuì.
"Davvero?", domandò Rose, perplessa.
"Mh, no, temo di no, però è una bella idea, potrei procurarmene uno. A
patto di non farlo soffrire, naturalmente."
"Io ho un'idea migliore."
"Ovvero?", domandò lui, distrattamente. Rose si sedette ai margini
del letto, con le gambe penzoloni, e gli porse la mano. "Vieni qui."
Il Dottore rimase a fissarla per qualche secondo, con la lieve impressione di
aver capito male. "Cosa?"
"Oh, avanti. Vieni. Il mondo non finisce di certo se il Dottore...
'danza'. Nè muore un materasso alieno. Credo."
"Sai", raccontò lui, muovendo un paio di passi verso di lei e
prendendole la mano, "Conoscevo alcuni tra i Time Lords
che non concepivano l'idea terrestre del 'danzare'."
"Sai", replicò Rose, "Ricordo perfettamente di averti sentito
affermare di non far parte di questa... setta".
"Be'..." incominciò il Dottore, con aria riflessiva, ma la risata di
Rose lo interruppe. "Che c'è?"
"Piantala!"
"Agli ordini", rispose lui, aumentando la presa sulla sua mano ed
attirandola lievemente a sè, come invitandola a rialzarsi. La ragazza si sollevò
dal letto con un sorriso incuriosito, ed il Dottore, d'improvviso, la prese in
braccio. Rose gli sorrise con gioia, stringendo le braccia intorno al suo collo
e le gambe intorno alla sua vita.
"Ed ora, sir, mi mostrerà una raffinata tecnica di danza originaria del
reame della TARDIS?" lo prese in girò, fingendo un accento americano ed un
tono pretenzioso.
"No, bambola", la contraddisse lui, imitando a sua volta lo slang del
Nuovo Continente, "le mostrerò un ballo originario della Terra, a dire il
vero."
Sporse il volto in avanti e appoggiò le proprie labbra su quelle di Rose.
Ricordava di averla baciata in un'altra vita - ricordava il sapore dolce delle
sue labbra, la lacrima che le bagnava il volto ed un potere immenso,
infinitamente più grande di lei, che brillava nei suoi occhi.
In quel momento, scorse nel suo sguardo qualcosa di altrettanto grandioso -
un'esplosiva felicità. Schiuse le labbra, lasciando che lei giocasse con la
lingua, che gli mordesse lievemente un labbro.
Le accarezzò i fianchi e, sentendola rabbrividire al suo tocco, procedette
verso l'alto con lentezza, sfiorandole la schiena con le dita e lasciando che
il suo corpo assimilasse ogni istante: sensazioni umane, così umane, apparivano
straordinariamente nuove a lui, antico quanto il tempo e quanto l'amore stesso.
Risalì fino a slacciarle il reggiseno e deglutì con un misto di nervosismo e
piacere quando lei, dolcemente, si soffermò a baciargli il collo.
"Dottore?" mormorò Rose, poco dopo, mentre lui, delicatamente, la
faceva sdraiare sul letto.
"Sì?"
"Tutto questo era incluso nel pacchetto 'meraviglie dell'universo' insieme
ai Dalek e ai mostri di gelatina, sì?"
"Suppongo di sì".
Lei gli sorrise con quel suo sorriso ricco di fiducia - lo stesso che gli aveva
rivolto di fronte ai fantasmi di Cardiff, sull'erba di New New
York, sull'orlo di un buco nero -, mentre lui le sfilava la t-shirt.
Le sfiorò il seno nudo con una mano, cingendole la vita con l'altra; era così
fragile, così umana. Giocava con la sua pelle beandosi di sensazioni a lui
quasi estranee, la baciava imprimendo il sapore delle sue labbra sulle proprie,
si lasciava avvolgere dal brivido che gli percorreva la schiena.
"Rose...", cominciò poi, lasciando che lei gli sbottonasse la camicia
e che la lasciasse cadere sul letto.
"Sì?"
Aprì la bocca per continuare, ma venne interrotto da un suono tanto familiare
quanto incredibilmente sgradevole e terribilmente inopportuno - lo squillo del
cellulare di Rose.
"Oh, mio Dio, non ci posso credere, sarà mia madre", commentò lei,
ridendo.
"Cosa? COSA?!", replicò lui, inorridito. "Ricordami di dire al
prossimo alieno che incontriamo di prendere Jackie prigioniera, possibilmente
in una galassia molto, molto lontana."
"Rose?", chiamò, dal cellulare, la voce di Jackie.
"Segreteria telefonica!",
bisbigliò lei, in risposta allo sguardo incredulo ed esasperato del Dottore.
"Rose, tesoro, volevo avvertirti che dopodomani è il compleanno della zia
e sarebbe bello che tornaste a casa, oggi sono andata in un negozio per vedere
che cosa potessimo comprarle, e poi sono passata in lavanderia e ho incontrato
un tipo pazzesco, si chiama Elton e dice che--"
Si udì un lieve 'bip' - i secondi concessi per lasciare un messaggio erano
terminati - e la voce svanì. "Tua madre non ha ben chiaro il concetto di 'lasciare
un messaggio breve alla segreteria telefonica' o è una mia impressione?"
sussurrò lui, stringendo i denti.
Lei rise della sua espressione e lo baciò in risposta, stringendogli i capelli
con una mano; gli lasciò lievi baci sul petto e, poco dopo, gli tolse gli
ultimi vestiti con un gesto quasi automatico, la mente annebbiata dal tocco
delle sue mani su di lei.
Quando, infine, si ritrovò a sua volta nuda fra le sue braccia, lo guardò negli
occhi e, per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, vi vide tutte le
emozioni di novecento anni di vita - era uno sguardo antico ed infinito e colmo
della gioia di un'intera galassia. O due.
"Dottore", mormorò, "Cosa stavi per dirmi, poco fa?"
"Oh, be'", rispose lui, fissando un punto indefinito della stanza,
come se stesse cercando di riportare alla mente un ricordo appartenente a tanti
anni prima, "tante cose, per esempio che c'è un pianeta sperduto in cui ti
devo portare per forza, perchè è piccolissimo, veramente piccolissimo, si
attraversa interamente a piedi, e anche disabitato e pensa, un pianeta tutto
per noi!, oppure che l'ultima zuppa che abbiamo mangiato era veramente orrenda
e anche che penso che saresti un vero disastro se ti lasciassi in balia di te
stessa in una comune grigia cittadina terrestre e penso proprio che ciò non
accada mai, e poi anche che"
Lei gli sorrise, gli tappò la bocca con l'ennesimo bacio e strinse il corpo del
Dottore al proprio.
E da quell'istante in poi, si lasciarono cader preda del più umano degli
istinti dell'universo: s'arresero al piacere e s'arresero all'amore.
NON SO INVENTARE I TITOLI XD E
questo è la cosa più scontata dell'universo,
ma amen. XD
Bon, se siete giunti fin qui vuol dire che vi siete sorbiti 1850 parole di un
qualcosa di non ben definito tra il crack, il romantico, lime e il lemon (no, seriamente, come si dice quando è un po' più che
lime ma non si giunge, come dire, alla penetrazion
al dunque?) Doctor/Rose, complimenti
e tanto ammmore a voi; se invece NON siete giunti fin
qui e state solo leggendo le note finali, siete liberissimi di pensare che vi
disturba il sol pensiero, vi fa schifo il lemon, shippate il Dottore con chiunque eccetto Rose, non sapete
cosa sia Doctor Who, o vi state scandalizzando perchè scrivo cose pseudo
sconce, perché tanto non mi offendo XD
L’ho scritta perchè... perchè sì, perchè David Tennant
dice che "They didn't shag
in the TARDIS!" e io amo così tanto quell'uomo da divertirmi a
contraddirlo, perchè voglio veramente allenarmi con questo genere a cui mi
avvicino umilmente fino a diventare non dico brava ma bravina, e perchè sì.
E perché loro sono troppo, troppo tutto. <3