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Autore: Telanu    26/03/2012    6 recensioni
Dopo gli eventi del Prigioniero di Azkaban, Dumbledore ha in serbo una piccola chiacchierata con Snape.
Prima delle sette storie della Tea Series (Severus/Harry | traduzione a cura di Unbreakable_Vow)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Siamo nell'anno del 2001, è da poco uscito il libro del Calice di Fuoco e le snarry sono un pairing che non ha ancora preso piede nel fandom. In questo scenario viene fuori una delle snarry più conosciute ed apprezzate in assoluto, una di quelle che darà una grossa mano nella crescita e proliferazione di fic su questa coppia. E' la serie di sette storie scritte da Telanu, la "Tea Series", che potete trovare qui. Mentre qui c'è la fonte di tutto questo sproloquio.
Sproloquio per dirvi che quella che state per leggere è una serie stupenda, che vi terrà incollate allo schermo e vi lascerà senza parole. Leggere per credere.
Questa è solo la prima storia, un antefatto per così dire. Fatemi sapere cosa ne pensate!

 
 
Titolo: A Most Disquieting Tea
Serie: The Tea Series
Autrice: Telanu
Traduttrice: Unbreakable_Vow
Beta: duedicoppe
Ambientazione: Post 3° libro
Personaggi: Albus Dumbledore, Severus Snape
Frase-chiave: Dopo gli eventi del Prigioniero di Azkaban, Dumbledore ha in serbo una piccola chiacchierata con Snape.
Genere: Angst
Rating: Verde
Avvertimenti: Pre-slash, What if?, One-shot
Note Autrice: Penso che, nel periodo in cui è ambientata questa fic, Harry abbia circa tredici anni, quindi voglio sottolineare che non farà sesso con nessuno!! Ci sono, comunque, dei riferimenti ad una relazione adulto/minore.

 

 
 
"Felice di vederti, Severus."

"Non dirlo."

"Suvvia, Severus." Albus Dumbledore ridacchiò con indulgenza, mentre faceva strada per entrare nel suo studio privato. "Non c'è alcun bisogno di essere spiacevoli; dopotutto, mi sono preso tutto questo disturbo per procurarti il tuo preferito." Prese la sua teiera d'argento e l'agito un po' in aria, dimodoché il profumo del Madame Minster’s Mint Madness si spandesse per tutta la stanza. Come dotate di volontà propria, le narici di Snape si contrassero.

"Preso tutto questo disturbo?" chiese malizioso, sedendosi rigidamente su una sedia dallo schienale alto mentre Dumbledore occupava posto su una poltrona imbottita - che cominciò a fiutare mentre questi apriva una scatola di biscotti.

"Buona, Toby," disse il Preside distrattamente, accarezzando un bracciolo della poltrona. "Ne rimarranno un sacco, ne sono sicuro... Severus mangia appena quanto fa uno gnomo da giardino per sopravvivere... Sì, beh, ho dovuto mandare un gufo fino a Hogsmeade per questo, sembra che sia completamente sparito dal magazzino della scuola. Prova uno di questi con il ribes."

Snape prese un biscotto e lo mise su un piattino, con evidente intenzione di non mangiarlo né dopo né mai. Accettò, comunque, una tazza di tè fumante. Fece un paio di sorsi, le sue palpebre che si abbassavano involontariamente per la soddisfazione, e poi la riappoggiò. "Quindi."

L'espressione soddisfatta di Dumbledore non mutò, ma era possibile notare che i suoi occhi brillavano un po' di più. "Quindi."

"Siamo qui."

"Assolutamente."

"Dannazione, Albus, cosa vuoi?"

Un folto sopracciglio argentato si arcuò un poco. "Non è esattamente la prima volta che ti invito per un tè, Severus."

"No, non lo è, vero?" disse Snape con amarezza. "Quand'è stata l'ultima volta? Ah, sì. Quando mi hai detto, in quel tuo modo così singolare e gentile, che sarebbe stato il licantropo a prendere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure -"

"Severus -"

"- e non io. E prima di allora, quando? Povero me, fammi pensare. Oh, ma certo. E' stato quando mi hai fatto conoscere quell'abominio della natura, Gilderoy Lockhart, di sicuro la creatura più stupida esistente - se si può dire questo mentre Neville Longbottom è ancora al mondo! - e per quale motivo? Cosi da potermi dire che lui -"

"Severus, ti prego -"

"- sarebbe stato il nostro professore di Difesa. Bella battuta, pensai. E mi pare che ci fosse stata solo un'altra volta prima di quella -"

"Sai, stai diventando abbastanza -"

"- quando mi hai detto della nomina di Quirrell," terminò Snape con un sussurro mortale.

Dumbledore lo guardò soltanto, aspettando palesemente qualcosa di più.

Severus si appoggiò allo schienale, o, almeno, lo fece nella misura in cui gli era possibile, con la sua sedia dritta come una bacchetta. "E su questo credo di non dover aggiungere altro."

"Non avrai intenzione di lasciarmela passare così tranquillamente?" chiese Dumbledore, lui stesso abbastanza tranquillo.

Lo sguardo di Snape lampeggiò. "Hai mai sentito parlare di una pozione Babbana chiamata Valium? Che mettono in piccole pillole?"

"Non posso dire di averlo fatto," replicò il Preside con una certa sorpresa.

"Mi stupisci. Ti comporti come se avessi una notevole familiarità con quella roba."

Dumbledore, per la prima volta dall'inizio di quel loro incontro, aggrottò la fronte. "Severus, sei sicuro di star bene?"

"No, non sto bene," esplose Severus, "e hai pure la faccia tosta di farmi una domanda simile dopo tutto quello che è successo in questa sessione scolastica -"

"Sta attento a non far oscillare troppo quella tazza, potresti scottarti..."

Snape prese un respiro profondo, e poi un sorso di tè ancora più profondo. "Avresti potuto farmi la cortesia di offrirmi qualcosa che detesto," mormorò. "Adesso non farei tutte queste associazioni negative. Madame Minster è rovinata per sempre..."

"E cos'è successo durante questo nostro piccolo incontro di così spiacevole, se posso chiedere?" disse Dumbledore dolcemente, servendosi del terzo biscotto.

"Per ora nulla. Ma qualcosa accadrà, ne sono sicuro."

"E' questo tuo atteggiamento positivo che ti rende così simpatico a molti, Severus."

Lo sguardo di Severus avrebbe potuto tagliare il vetro. "Non mi interessa essere simpatico, Preside."

"Che fortuna," disse Dumbledore seccamente. Poi, "Severus, siamo amici, vero?"

Snape rimase fermo, impassibile, senza dire nulla.

"Lo prenderò per un sì," sospirò Dumbledore, "anche se dovrei saperlo bene oramai... ad ogni modo, io ti considero un amico, che ti piaccia o meno, ed è sempre stata mia convinzione che l'amicizia porti determinati doveri."

"Ma davvero?"

"Naturalmente. Alcuni sono necessari: lealtà, rispetto, gentilezza, un orecchio sempre pronto ad ascoltare -"

"Com'è pittoresco," sogghignò Snape.

"- e, ovviamente, la capacità di dire a qualcuno che si sta comportando da completo idiota."

La bocca di Snape, che si era già aperta nell'intento di fornire una replica sarcastica di qualche tipo, si chiuse con uno scatto che avrebbe potuto tagliargli la lingua in due. Gli occorsero un momento o due prima di poter replicare, con voce estremamente calma, "Scusa?"

"Credo che ti abbia sentito, Severus. Ti stai. Comportando. Da. Idiota."

"Oh. Capisco." Snape poggiò con molta attenzione la sua tazza da tè sul tavolo e incominciò a mettersi in piedi. "Sai, è terribilmente gentile che tu ti sia preso del tempo per me, Preside, ma siamo entrambi degli uomini piuttosto impegnati, e io farei meglio ad andare. Hai altri insulti da fornirmi prima che ritorni nei sotterranei?"

"Si. Sei anche uno stupido cieco," rispose molto allegramente Dumbledore.

"E' così," sputò Snape, alzandosi completamente. "Molto gentile. Non ho intenzione di stare qui e prendermi tutto questi insulti, Albus. Se tutto ciò riguarda quel cagnaccio bastardo di Sirius Black -"

"Oh, in parte sì, stanne certo. Principalmente, però, si tratta del giovane Harry."

"Potter!" sibilò Snape, gli occhi fiammeggianti "Avrei dovuto capire che aveva qualcosa a che fare con questo! Perché me lo stai dicendo? Per ringraziarmi di non averlo respinto in Pozioni, anche se di sicuro lo meritava? O forse per ringraziarmi di avergli salvato la vita ancora una volta? Oh, no, era per insultarmi, dopo avermi in pratica dato del pazzo bugiardo di fronte a Cornelius Fudge!"

"Potrai essere stupido, Severus, ma non sei un bugiardo, e non ancora un pazzo," disse Dumbledore tranquillamente, prima di aggiungere, "devo proprio insistere che tu ti sieda." E Snape si ritrovò sbattuto indietro sulla sua sedia prima ancora di aver potuto dire una parola. Toby sembrò ridacchiare, e Dumbledore accarezzò di nuovo il suo bracciolo.

"Tu e i tuoi maledetti incantesimi non verbali. Non potresti prenderti la briga di sputare fuori qualche sillaba come tutti noi?"

"Sembra che solo tu abbia l'autorità di sputare oggi, Severus. La lascio a te. Ma per dopo." Dumbledore masticò distrattamente un altro biscotto, i suoi occhi che non lasciavano mai quelli di Snape. "Dimmi," mormorò alla fine, "dimmi... cos'è che hai odiato di ogni singolo professore di Difesa Contro le Arti Oscure? Di quelli che abbiamo avuto fino ad ora? Oltre al fatto che hanno ottenuto quel posto e tu no?"

"Grazie alla tua solita perspicacia, Albus, hai centrato proprio il punto preciso della questione. Quale altra ragione mi servirebbe per odiarli? Tranne per quanto riguarda Lupin," aggiunse Snape, con la faccia distorta dal ricordo. "Con Lupin era personale, lo ammetto, quella bestia spregevole..."

"Penso che fosse personale con tutti loro," disse Dumbledore. E aggiunse, "Lupin era un buon amico di Harry, lo sapevi?"

"Non mi sorprende," sogghignò Snape.

"Oh, sì. Gli ha insegnato come respingere i Dissennatori - qualcosa che sicuramente avrei dovuto pensare io stesso di fare, ma una volta che era stato lui ad iniziare mi è sembrato giusto lasciarlo terminare... e quell'orecchio gentile di cui ti ho parlato poco fa, Severus. Gli ha fornito anche quello."

Snape sprofondò nel silenzio, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Quando Dumbledore non disse più nulla, sbottò. "Qual è il punto?"

"Pazienta. Ora, Lockhart," continuò Dumbledore amabilmente. "Lockhart non era amico di Harry - né tuo, se non ricordo male - ma ha cercato di esserlo..."

"Gilderoy Lockhart non era amico di nessuno se non di se stesso," disse Snape amaramente.

"No, hai proprio ragione," concordò Dumbledore, "ed è per questo che voleva essere visto insieme al ragazzo più famoso al mondo. Non esattamente ammirevole, vero? Ma era così. E temo che alla fin fine lui fosse davvero marcio come persona..."

"Dovresti iniziare a visionare i curricula un po' più attentamente, non credi?"

Per la prima volta, Dumbledore apparve severo, e guardò Snape dritto negli occhi. "Incluso il tuo, Severus?"

Snape impallidì, e distolse lo sguardo. Il viso di Dumbledore ritornò gentile ed allungò una mano ad accarezzare quella del professore. "Beh, questo non è stato molto corretto. Mi dispiace, Severus. Ma come stavo dicendo, Lockhart stava quasi per fare dei seri danni al signor Potter e al signor Weasley con un Incantesimo di Memoria. E prima di lui, Quirrell."

"Schifosa nullità," mormorò Snape, con ancor più veleno di quanto non ne avesse avuto per Lockhart.

"Si, lo era, vero?" Dumbledore sospirò. "E tu sapevi esattamente cosa fosse fin dall'inizio. Ti dobbiamo molto per questo, Severus."

"Risparmiami," disse Snape alzando gli occhi. "Sono passati due anni e non mi hai ancora ripagato."

"Dammene il tempo. Quirrell... ah, il peggiore di tutti. Ha cercato di uccidere Harry." Lo sguardo di Dumbledore scivolò a mezz'asta. "Non vedi uno schema qui, Severus?"

"No. Uno di loro era un assassino, l'altro un idiota, e il terzo un piccolo angelo caduto dal cielo a cui io mi sono malignamente rivoltato contro," ringhiò Snape. "Ho colto nel segno? Cosa diavolo stai cercando di -"

"Tutti e tre erano una minaccia per Harry, Severus," disse Dumbledore gentilmente. "E tu li odiavi."

La bocca di Snape si aprì e chiuse per un minuto.

"Anche Lupin," continuò il vecchio Preside. "Perché mai ti saresti buttato dentro quel Platano Picchiatore se non perché pensavi che Lupin fosse con Sirius Black - per uccidere Harry Potter?"

"E' assurdo," sbottò Snape. "Se ho mai avuto alcun debito nei confronti di Potter, l'ho ripagato molto tempo fa. Cioè." Fece una pausa, come in difficoltà. "Guarda, Lupin -"

"A Harry piaceva, e tu no" disse Dumbledore piano. "Sì, lo so."

Le labbra di Snape si ritrassero in qualcosa di molto simile ad un ringhio. "E allora? Tutti hanno sempre adorato Lupin. Non sapevano cosa fosse realmente -"

"Proprio come tutti adorano Harry, senza davvero comprendere né lui né lo scopo a cui è destinato. Beh, quasi tutti; il giovane Draco Malfoy si sta dimostrando abbastanza tenace... Harry è un ragazzo piacevole, Severus, smettila di accigliarti. E' perfettamente naturale."

"L'unica cosa piacevole di Potter è la tendenza a rompersi le ossa sul campo da Quidditch!"

"Devo dissentire," rise Dumbledore. "Ma dimostra un'abilità allarmante per questo, no? Oh, Severus. Mi dispiace, ma questi paraocchi che indossi stanno seriamente danneggiando le tue relazioni con gli studenti, molti di più oltre il povero Harry, e sento che è arrivato il momento di richiamare la tua attenzione su questo." I suoi occhi smisero di brillare, attenuandosi leggermente. "Contrariamente alle apparenze, Severus, io sono un sostenitore della professionalità."

"Va bene, va bene," mormorò Snape. "Pensi che sono stato troppo cattivo con quel piccolo imbecille e vuoi che la smetta e che mi metta ad adularlo come tutti gli altri. Ho ragione?"

"No," scattò Dumbledore, con occhi accesi, e Snape sbatté le palpebre per la sorpresa. "Hai completamente frainteso. E finché non ti fermerai e *penserai* a ciò che ti sto dicendo, continuerai a sbagliare."

"Cosa starei sbagliando? Non capisco cosa ci sia di immediato. Non mi piace Harry Potter. Ora per favore potrei and-"

"Sbagli ancora, Severus," disse Dumbledore piano. "Sbagli parecchio."

Snape si fermò, i suoi occhi si socchiusero e le guance divennero un po' più pallide.

"E' inutile," continuò il preside con voce ancor più gentile, come se parlasse ad un primino spaventato. "Non puoi rimanere in questo settore a lungo e non imparare un po' di cose sul cuore delle persone. Ed io conosco il tuo, Severus."

Snape, se possibile, divenne ancora più pallido, poi le guance gli si tinsero di rosso.

"E Harry -"

"Dannazione, Albus," gracchiò Snape, la sua voce che suonava come se avesse strisciato a quattro zampe sui vetro rotto, "se lo dirai mai, mai, mai a CHIUNQUE -"

"Non me lo sognerei neanche," disse Dumbledore con tono pacato, e prese la tazza dalla mano tremante di Snape, riempiendola di più di Mint Madness fumante. Dopo una rapida occhiata al volto del suo collega, aggiunse una sapiente cucchiaiata di brandy. "Non prenderla così male," continuò. "Non hai fatto nulla di sbagliato."

"E' un bambino," disse Snape, col viso nuovamente distorto, ma che questa volta mostrava tormento invece che disprezzo.

"Sì."

"Mi odia."

"Abbastanza."

"Porca PUT-"

"Linguaggio," mormorò con disapprovazione Dumbledore. "Bevi il tuo tè."

Snape prosciugò la sua tazza. Dumbledore la riempì di nuovo, con più brandy che tè questa volta. "Somiglia a James, non è vero?" indagò il preside.

Il professore di Pozioni lo guardò minaccioso. "Non cercare connessioni che non ci sono, Albus. Sono pronto a giurare su un rospo sventrato, e anche sotto e ai lati, che ho odiato James Potter con tutto il mio cuore."

A quel punto, Dumbledore scoppiò a ridere. "Ne sono consapevole, amico mio. E come non capirti? James era il classico tipo di ragazzo d'oro, se ben ricordo; tutto gli è venuto così facile, mentre tu hai dovuto faticare per avere tutto ciò che hai. Lo so. James non ha mai sofferto fino al giorno della sua morte." Una lunga occhiata. "Lo stesso non vale per suo figlio. Harry ha conosciuto - e conoscerà - più difficoltà rispetto a molti di noi. Non ha mai chiesto di avere questo destino, non più di quanto tu abbia chiesto il tuo, o io il mio."

Per qualche istante, Snape sembrò non aver nulla da dire. Poi, mentre Dumbledore aspettava pazientemente, disse con voce bassa e sconfitta "Cosa vuoi che faccia? Che dia le dimissioni?"

Le sopracciglia si alzarono di nuovo. "Dimissioni? Certo che no! Perché mai dovresti farlo? Non hai delle mire su di Harry, vero?"

"No!" Quasi in preda al panico. Poi, sottovoce "No, non le ho."

Dumbledore si accomodò meglio e Toby sbuffò di nuovo. "Bene, allora. Non puoi semplicemente lasciarci Severus, non ora. Non con tutto quello che sta per arrivare quest'anno. Avrai di sicuro sentito tutte le voci su Moody..."

"Oddio," gemette Snape.

"...è tutto vero," finì Dumbledore tranquillo. "Ho bisogno di lui qui, Severus. Mi dispiace."

"Quel dannato lavoro è maledetto," mormorò Snape. "Dovrei smettere di volerlo."

Quegli occhi azzurri brillarono di nuovo. "Beh, forse. Non preoccuparti. Le cose non potranno andare avanti così all'infinito."

"Non potrei sopportare che lo facessero."

Ora gli occhi erano pieni di compassione. "Cosa farai?"

"Cosa posso fare? Se iniziassi ad adularlo, sarei subdolo, non è così? E non posso cominciare ad essere gentile con lui, non con Draco Malfoy nei paraggi -"

"No, se non vuoi destare sospetti in Lucius," aggiunse Dumbledore, annuendo piano mentre gli occhi si allargavano per la comprensione. "E non possiamo permettercelo adesso. Mi dispiace," disse di nuovo.

Snape si limitò a guardarlo senza speranza.

"Se ti può essere di qualche consolazione, non sei così cieco come pensavo."

"Beh, grazie mille."

"Non avrà per sempre tredici anni."

"Stai davvero suggerendo -"

"Non ho voluto questo incontro né per spingerti a fare qualcosa né per metterti in pericolo - ma per aprirti gli occhi. Vedo però che erano già aperti. Perdonami." Dumbledore sembrava un po' triste, e Snape guardò fisso la sua tazza da tè, come se cercasse un segno nello stile della professoressa Trelawney. "Voglio farti capire che puoi sentirti libero di parlare con me quando ne hai bisogno, Severus."

"Amici con un orecchio sempre pronto ad ascoltare," disse Snape, ma il ghigno mancava della sua solita energia.

"Io ne ho due."

"Bene, allora. Facciamo un tentativo. 'Preside, penso che sia giusto farti sapere che sono infatuato di uno dei miei studenti minorenni che mi detesta' - no, tutto sommato non penso proprio." Snape si alzò dalla sedia, un po' incerto, forse a causa del brandy. "Credo che entrambi abbiamo stabilito che non sono ancora un mostro, così Harry Potter può continuare ad essere al sicuro da me." Sbatté lentamente le palpebre. "Perdonam, ma sono piuttosto stanco. Ti ringrazio per il tè e per il disturbo che ti sei preso; i magazzini della scuola saranno di nuovo pieni domani."

Dumbledore sbatté le palpebre. "Chiedo scusa?"

"Lo rimetterò al suo posto."

"Hai preso tutto il -"

"Era il mio debole, come ho detto," replicò Snape, sorridendo tristemente, "ma non credo di avere lo stomaco per reggerne ancora... buon pomeriggio, Albus."

In quell'istante fu Dumbledore quello che non poteva incrociare gli occhi di Snape - per forse la prima volta da quando avevano iniziato quella lunga collaborazione. "Buon pomeriggio, Severus," mormorò, riempiendo la sua tazza.

La porta si chiuse con un tonfo tranquillo.
  
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