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Autore: Meursault    27/03/2012    9 recensioni
La bambina coi capelli rossi abita sicuramente dall'altra parte del fiume, dove le strade sono più larghe e le case hanno il giardino. Severus non ci è mai stato, ma sa già tutto: lì certamente nessuno ti chiama con brutti nomi, se ti incontrano per strada di fanno ciao con la mano, ti offrono una gomma da masticare. Le mamme hanno acconciature carine, e grembiuli sopra a dei vestiti a fiori. Si può fare merenda su una coperta in giardino, stesa sopra all'erba appena tagliata, con una mamma che ti chiede com'è andata a scuola, e ti porta i biscotti fatti in casa, quelli con dentro le gocce di cioccolato. Non gli importa se dovrà fare giochi da femmine, gli piacerà lo stesso stare a casa con la bambina dai capelli rossi, e papà non si arrabbierà, non lo chiamerà "femminuccia". Perchè, da quella parte del fiume, tutto è un po' più bello.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Ha gambe da uccellino, da gabbianella goffa, glabre e mezze scorticate, piene di croste. I piedi scalzi sentono la terra, i sassi levigati stancamente dall'acqua, i tappi di plastica nascosti da uno strato di fango secco.
Di speranza ce n'è poca, di magia ancora meno - forse nell'oblò spaccato della vecchia lavatrice abbandonata sotto al sole, che lo fissa come un'orbita vuota. Non ci infilerebbe dentro la mano per niente al mondo, immagina topi pieni di denti e malattie che ti fanno marcire dentro - o cose più oscure, succursali di quei mostri strani e pazienti nascosti sotto al letto. Se qualcosa abita in quelle zone buie vicine al fiume, tra rifiuti e sporcizia, dev'essere fatto della stessa materia da cui nascono i Dissennatori.

Severus pianta i piedi per terra, le mani piccine si infilano tra i bordi frastagliati di una grossa pietra, cerca di sollevarla, le braccia sottili tremano, i capelli troppo lunghi, tagliati in un'imbarazzante pettinatura da paggetto medievale dalla mamma, gli finiscono negli occhi mezzi strizzati. Si lascia cadere all'indietro, il sedere ossuto atterra pesantemente sul terreno. Strattona più su le maniche arrotolate della vecchia camicia di sua cugina, si passa le dita sporche tra i capelli, tira una ciocca finchè non gli finisce in bocca, la succhia pensosamente.

Il vento gli porta un rumore di risate, sembrano vicine, sa che in realtà sono lontane. Sa che vengono dall'altra parte del fiume. Non riesce a capire cosa stiano dicendo, ma le voci sono sottili ed acute, da bambine - una dev'essere la sua, necessariamente. Deve abitare dall'altra parte, dove le strade sono più larghe e le case hanno il giardino. Scommette che alle finestre di camera sua ci siano necessariamente delle tendine di pizzo, e probabilmente tiene dei peluches sulla cassettiera - e la cassettiera dev'essere bianca, tutta la stanza deve esserlo, bianca e forse rosa, pulita, e la mamma per merenda le porterà sicuramente un bicchiere di latte e dei biscotti fatti in casa, lei li mangerà in giardino, su una coperta stesa sull'erba appena tagliata.
Sarebbe bello essere lì. Non gli importa di dover fare dei giochi da femmine, non si annoierebbe comunque. La cosa farebbe arrabbiare papà, è vero, ma sarebbe lontano, ci sarebbe addirittura il fiume tra di loro, e di certo papà non può vedere quello che succede al di là del fiume.
Così lui potrebbe entrare, dire "Buongiorno, signora", e la mamma della bambina coi capelli rossi avrà sicuramente un grembiule sopra al suo bel vestito a fiori, lo inviterà ad entrare, gli chiederà come va a scuola. E poi la bambina lo prenderà per mano, lo porterà in camera sua, forse giocheranno a prendere il thè, ma andrà bene comunque, e rideranno piano quando riusciranno a riempire dal nulla la teiera di plastica, rideranno come chi condivide un segreto. Giocheranno e parleranno fitto di cose che sanno solo loro, e Severus le spiegherà tutto quello che c'è da sapere, e lei in cambio gli offrirà metà dei suoi biscotti - e se lui farà cadere il bicchiere col latte lei non si arrabbierà, non lo chiamerà ritardato, non alzerà la voce. Forse riuscirà ad aggiustare il bicchiere, e Severus potrà vedere di nuovo i vetri che sembrano prima tremolare, poi slittare di colpo uno contro l'altro, finchè il bicchiere non è di nuovo intero.

Basta arrivare al di là del fiume.

L'acqua da lontano riflette il grigio del cielo, quand'è sceso fin lì le nuvole si erano spostate, il fiume pareva azzurro. Ma l'odore di marcio si sentiva già, e non c'era da illudersi: l'acqua è marrone, stagnante. E lui non può arrivare lì coi pantaloni tutti bagnati, come quella volta che i ragazzi più grandi l'hanno visto in strada ed hanno riso, hanno riso forte, quasi abbaiato, ripetendosi tra di loro "Guarda, il ritardato si è pisciato addosso!". Non era vero, gliel'aveva spiegato, anche se gli faceva male la gola ed un po' gli veniva già da piangere - non aveva paura, ma si sentiva...
...non conosceva ancora la parola giusta, per spiegare come si sentiva. Alla fine lo avevano spintonato, ed ogni volta che Severus volava via c'erano altre mani, mani cattive, che lo spingevano verso un altro di quegli aguzzini. Era arrabbiato, piangeva ma era arrabbiato, ed aveva anche vergogna, vergogna di piangere. Solo le femminucce piangono, gliel'aveva detto papà. Ma lui era un uomo, avrebbe dovuto fare a botte, ci aveva provato.
Era tornato a casa pieno di lividi, coi calzoni strappati, e papà si era arrabbiato. Probabilmente aveva ragione, gli adulti capiscono, capiscono veramente. La mamma, però, gli aveva detto che solo i Babbani facevano a botte.
Ha senso, perchè quando Severus fa il cattivo anche papà gli fa male, ed anche papà è un Babbano. Poi la mamma piange, ed anche questo ha senso, perchè mamma è una femmina.

In tutto questo, Severus non ha ancora capito bene cosa debba fare in casi simili. E' ancora troppo piccolo per avere una bacchetta, ma non può fare a botte, lui non è un Babbano. Però non può neanche stare lì a farsi picchiare, perchè nonostante si prometta sempre di non piangere, alla fine frigna tutte le volte come una fottuta femminuccia, come dice papà. Alla fine ha deciso, semplicemente, di stare alla larga dagli altri - ma non sempre funziona, e lui ha bisogno di qualcosa che funzioni sempre, perchè non gli piace quando papà si arrabbia, e non gli piace quando la mamma piange.

Comunque, in fondo, non ha importanza.
Dall'altra parte del fiume i bambini probabilmente non picchiano gli altri, fanno i compiti e vanno in bicicletta, se ti incontrano ti offrono una gomma da masticare, senza dirti cose brutte. Ed anche se si fosse messo a piangere, la bambina coi capelli rossi è, be', una femmina. Forse nessuno le ha spiegato che i maschi non devono piangere, quindi sarebbe andato bene anche così.

Severus sente il cuore che gli batte direttamente nel collo, nelle orecchie, veloce come quello di un passerotto. Gli cola il naso, se lo asciuga distrattamente col dorso della mano sporca, si tira via i capelli dalla faccia, si alza. Piccino, magro e nervoso, tutto spigoli, con la camicia mezza fuori dai calzoni troppo corti - ma l'espressione sul viso olivastro quasi gli evita di sembrare ridicolo, è troppo concentrato, serio, come quello di un comandante.

Gli ci vuole un po', per trovare quello di cui ha bisogno. Quando riesce ad infilare la leva rudimentale sotto alla pietra, si butta di peso sopra al legno. La pietra si inclina, poi rotola di poco verso il fiume, lasciando scoperto un piccolo pezzo di terra scura, umida.
E sono solo i vermi, che da troppo non vedevano la luce del sole, ad essere testimoni della vittoria di Severus.

Ma lui non li nota neanche, sorride sotto alla tenda umidiccia dei propri capelli.
Mangerà i biscotti, odoreranno di buono, saranno pieni di gocce di cioccolato. Avrà pazienza mentre pettinerà i capelli delle bambole, ed intanto le parlerà di Hogwarts, le spiegherà le regole delle Gobbiglie, le dirà che tra qualche anno ci giocheranno insieme, e lei sarà felice.

Anche lui sarà felice. Pietra dopo pietra, speranza dopo speranza, sarà felice.




...ma l'oblò rotto della lavatrice lo fissa ancora, lo fissa divertito, e quel vecchio elettrodomestico pare un mostro, un mostro malato e cattivo, pruriginoso di ruggine, sembra promettergli che non succederà, che dallo sporco del fiume non può nascere niente di buono.


  
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