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Autore: Fatanera    27/03/2012    3 recensioni
Star Trek TOS Cast. Shatner/Nimoy. Guest Star: Nichelle Nichols. Nichelle sta per tornare a casa alla fine di una dura giornata di riprese. Ma ha scordato il maglione e torna a prenderlo. E' così che scopre il dolcissimo segreto dei suoi colleghi e amici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nichelle non ci avrebbe mai creduto in mille anni. Non ci avrebbe creduto nemmeno se qualcuno glielo avesse giurato. Invece lo aveva visto con i propri occhi e anche così, per un po’ non ci aveva creduto lo stesso. Aveva fatto di tutto per non crederci. Poi si era detta che non aveva nessun motivo per rifiutare quella possibilità. Va bene, erano gli anni ’60 e l’idea di una storia fra due uomini non era esattamente bene accetta. Ma lei non aveva mai pensato che ci fosse qualcosa di male. Lei veniva dal mondo dello spettacolo. Ci era stata per tutta la vita e aveva conosciuto tante persone che preferivano la compagnia di persone del loro stesso sesso. Qualcuno era suo amico.

Però, Bill e Len… no, davvero, nemmeno in mille anni.

Nichelle aveva davanti agli occhi le immagini di Shatner che faceva gli occhi di triglia a qualsiasi femmina appena guardabile, che lanciava il suo sorriso assolutamente irresistibile a qualsiasi essere umano, che si incontrava nei ristoranti in compagnia delle donne più belle in circolazione. E di Nimoy, con la sua quasi eccessiva riservatezza, assediato dalle fans per il suo indiscutibile fascino, ma che difendeva a spada tratta la sua immagine di uomo di famiglia, Nimoy che giocava e scherzava con suo figlio sul set.
Eppure ora saltavano alla sua attenzione altre immagini. Bill e Len che si punzecchiavano, che inscenavano i loro battibecchi, che prolungavano all’infinito discussioni assurde che sembravano divertire soltanto loro. Ora notava cose che non aveva mai notato. Il modo di pronunciare le battute, i loro scambi di sguardi, come se si lanciassero segnali in codice, le loro parole che sembravano sempre rimandare a qualcos’altro. Quel qualcosa che c’era innegabilmente fra di loro, che addolciva lo sguardo di Bill e faceva sorridere Len più di quanto non facesse di solito.

Ora Nichelle notava tutte queste cose. Ed era colpa del suo stupido golf.
Era stata una giornata pesante. C’erano stati problemi con le luci che avevano fermato le riprese per quasi tre ore. Per loro che erano sempre in ritardo e che giravano sempre sull’orlo dei secondi, perdere tre ore era come perdere un’intera eternità. Erano tutti nervosi e arrabbiati, avevano terminato le riprese con una serie di ‘buona la prima’ e nessuno sapeva di preciso come montare quel mucchio di materiale, per la maggior parte di pessima qualità. Avevano finito in fretta e furia, stanchi e irritati e quasi tutti se ne erano andati senza nemmeno salutare gli altri, senza fermarsi per il solito ultimo giro di caffè e battute, senza che nessuno aprisse scatole di biscotti o torte portate da casa, e bottiglie di birra e vino scadente.
Nichelle aveva mal di piedi ed era uscita sottobraccio a James. Quella sera era l’unico che riusciva ancora a farla sorridere, stuzzicandola con quel suo falso ed esagerato accento scozzese. Fuori dagli Studios, l’aria fresca, dopo ore sotto i riflettori, le aveva fatto accapponare la pelle e le aveva fatto notare che non aveva il suo golf di leggera lana bianca. Salutò Jimmy con due baci sulle guance e tornò verso l’entrata del grande capannone. All’interno non c’era ormai quasi più nessuno. Salutò sorridendo stancamente gli ultimi tecnici che stavano terminando di smontare alcune parti della scenografia che andavano spostate per il mattino seguente. Ricordava di avere appoggiato il golf su una sedia nel camerino del trucco e infatti era lì. Lo raccolse e se lo mise sulle spalle. Decise di raggiungere un’altra uscita, più vicina ad un bar dove avrebbe preso un caffè caldo in attesa del suo taxi. Passò accanto ad un angolo quasi completamente buio, dove venivano ammucchiati gli oggetti di scena più ingombranti e sentì una risata, bassa e vibrante. Sorpresa, si fermò.
Dopo pochi istanti la risata si ripetè, seguita da un’altra più alta e rumorosa. Nichelle era sicura che quella zona fosse deserta, invece c’era ancora qualcuno che rideva e parlava sottovoce. Rimase ancora in ascolto. Non che volesse origliare, ma aveva capito di chi si trattava e la sorpresa la teneva ferma sul posto. Erano Bill e Leonard, eppure lei era certa che se ne fossero andati prima di lei. Non amava pensare a sé stessa come a una persona curiosa, ma di sicuro non si sottraeva mai ad un pettegolezzo. E poi era normale domandarsi cosa ci facessero quei due nel disordine di quel magazzini improvvisato. Il primo pensiero che le venne in mente fu che stavano organizzando qualche scherzo infantile, ma l’ipotesi era piuttosto improbabile. Gli scherzi erano appannaggio di Shatner, Nimoy non ne organizzava mai, anzi, per lo più ne era la vittima. Considerò l’idea di andarsene, dicendosi che non erano affari suoi, ma a dare una semplice occhiata non faceva niente di male. Si sporse appena da una roccia di cartapesta che la nascondeva per intero.

Per un po’ non riuscì a capire cosa stava vedendo. In parte perché i suoi occhi non si erano ancora abituati alla penombra, in parte perché il suo cervello si rifiutava di elaborare le immagini. Chiuse gli occhi e li riaprì. Niente da fare. Quello che ‘credeva’ di avere visto era davvero ciò che vedeva realmente.
Contro la parte in fondo erano impilati alcuni materassini che usavano gli stuntmen. Erano materassini bassi e raggiungevano più o meno l’altezza e la dimensione di un letto da una piazza e mezza. Sopra c’era Leonard, seduto con la schiena contro la parete. Seduto fra le sue gambe, con la schiena appoggiata al suo petto, c’era Bill. Apparentemente indossavano solo i pantaloni perché erano entrambi a torso nudo e anche i piedi erano nudi. Nichelle poteva vedere chiaramente un piede lungo e pallido accarezzare lentamente un altro piede più corto e abbronzato. Superato lo stupore iniziale, la donna si dispose ad osservarli meglio, con attenzione perché, se l’avessero scoperta, sarebbe morta immediatamente di vergogna. Respirando piano e con il cuore che tentava di sfondarle i timpani, si sporse ancora di pochi millimetri.

Bill e Len stavano parlando, non sentiva cosa dicessero ma vedeva le loro labbra muoversi. Bill parlava, poi Leonard rispondeva e Bill rideva, oppure sorrideva, e così di seguito. Nichelle ancora cercava di darsi una spiegazione che contemplasse la semplice amicizia fra i due uomini, nonostante la loro posizione e l’abbigliamento, ma tutto il suo impegno si infranse in un attimo quando il moro chinò il capo in avanti e depose una scia di baci sul lato del collo del biondo. Bill piegò la testa di lato per agevolare l’operazione e nel farlo emise un sospiro che la donna udì benissimo. Seguì con il fiato mozzo i movimenti di Leonard che stava mordicchiando la spalla dell’uomo muscoloso fra le sue braccia. Bill rideva e continuava a raccontare e Nimoy si fermava di tanto in tanto per annuire e dare brevi risposte, oppure per sorridere, per poi riprendere a sfiorare il collo con le sue labbra.
Bill prese una sigaretta da un pacchetto e la accese, aspirando il fumo fra le sue belle labbra socchiuse. Poi guidò la sigaretta indietro tenendola saldamente fra le dita e Len la prese fra le labbra, ne prese una lunga boccata e soffiò il fumo verso l’alto, poi posò le labbra dietro un orecchio del canadese e questo sorrise apertamente, annuendo. Nichelle non potè fare a meno di pensare che suo marito faceva la stessa cosa con lei quando le sussurrava parole d’amore, abbracciandola nel loro letto, dopo avere fatto l’amore. Osservò l’espressione di Bill e ne fu certa. Anche Leonard stava mormorando qualcosa e la donna non ebbe dubbi che quelle fossero parole d’amore.
L’uomo di Boston prese da terra un bicchiere e ne sorseggiò il contenuto e solo allora Nichelle notò che sul pavimento c’erano una bottiglia di liquore che non riuscì a riconoscere, e due bicchieri. Non riusciva ancora a credere a cosa stava scoprendo e si chiese se quella fosse una cosa eccezionale, se fosse un’occasione speciale, oppure se fosse una loro abitudine, se lo facessero sempre, ogni giorno, ogni volta che sparivano, anche se trovava strano che nessuno se ne fosse mai accorto. Eppure la naturalezza con cui rimanevano accoccolati su quei materassi le dava la chiara impressione che non fosse un’esperienza nuova. Davano un senso di totale rilassatezza, come se si trovassero del tutto a loro agio. Ora Bill teneva il capo reclinato indietro, sposato sulla spalla di Leonard, e questo scorreva piano una mano sul suo petto, dallo sterno all’ombelico.
Nonostante Nichelle si stesse abituando all’idea, quello che accadde la colse ancora impreparata. Len disse qualcosa e Bill voltò il capo indietro e le loro labbra si incontrarono. Nichelle rimase a fissarli, con il capo piegato di lato e la bocca aperta. Le labbra sottili di Len si muovevano con lentezza, intrecciandosi a quelle più morbide di Bill, e poi le imprigionavano, prima il labbro superiore e poi quello inferiore, per succhiarle un attimo, prima di rilasciarle. La lingua di Bill scorreva sulle labbra di Len e poi si inoltrava nella bocca dell’altro, esplorandola a fondo. Uno baciava l’altro sulla tempia e sullo zigomo e l’altro ricambiava baciando la pelle sensibile agli angoli della bocca. La donna era senza fiato. Non aveva mai visti nessuno baciarsi così, con tanta dolcezza, con un tale totale abbandono, fiducia, innocenza. Era il bacio di due uomini che, non solo si amavano, ma che vivevano uno per l’altro, che si appartenevano con tutti loro stessi. La donna si portò una mano al petto, commossa e profondamente emozionata.

A quanto pareva i due uomini non avevano più intenzione di parlare. Bill buttò la sigaretta a terra, si voltò e si sollevò in ginocchio fra le gambe di Len. Quest’ultimo sollevò il capo mentre Bill lo abbassò. Ora Nichelle non vedeva più i loro visi ma vedeva i loro piccoli movimenti, vagamente rotatori e poteva immaginare il loro bacio, adesso più profondo e passionale. Ora Bill aveva le mani intorno al viso di Len, come a tenerlo fermo, come a non lasciarlo sfuggire. Leonard teneva Will con le mani sulla sua schiena, una al livello dei fianchi e l’altra fra le scapole, un abbraccio al contempo dolce e forte, un abbraccio che reclamava possesso. Poi le belle mani dalle dita affusolate lasciarono la pelle dorata del canadese per spostarsi sul davanti, all’altezza della cintura dei pantaloni e solo allora la donna si riscosse. Deglutì un paio di volte, trattenendo il fiato, e poi decise che era il momento di andare via.

Lentamente e in silenzio, badando a non fare nessun rumore, indietreggiò e uscì nel corridoio. Solo qui si appoggiò al muro e si permise di respirare profondamente, con una mano sul petto e l’altra stretta intorno al maglione.
“Ommioddio!” mormorò. In fretta ma silenziosamente percorse il corridoio fino a raggiungere l’aria fresca all’esterno. Respirò ancora. Poi sorrise, scuotendo il capo. Ancora non credeva a quello a cui aveva appena assistito, ma un pensiero gli si formò nella mente e sollevando il viso, osservò le stelle, quelle stelle che il Capitano Kirk e il suo Primo Ufficiale Spock amavano tanto. E guardando il cielo scuro e limpido, pronunciò il suo augurio ai suoi colleghi e amici.
“Buona fortuna, ragazzi”.
   
 
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