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Autore: alister_    27/03/2012    3 recensioni
[The Lying Game]
Tra persone e giocattoli, per Sutton non c'è mai stata molta differenza.
Sutton/Thayer post season finale, dedicata a Fiery!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Scritta per Fiery, che nel drabble meme mi ha richiesto: Sutton/Thayer - “Preferisci il letto o il divano?”. Alla faccia della drabble, lo so xD Il prompt era splendido e mi ha dato modo di dire alcune cose che mi stavano sullo stomaco da un po' – in particolare riguardo la questione Sutton/Emma. Post season finale, presuppone che Thayer ed Emma abbiano continuato ad avvicinarsi dopo l'arresto di Alec.



Dedicata alla Mary,
che li shippa da morire come me!



-Ed eccoci di nuovo qui!-, cantilena Sutton guardandosi attorno.

L'appartamento di Thayer a Los Angelese è piccolo e umido come l'ha lasciato qualche settimana prima: nessuno, durante l'assenza dell'inquilino, si è premurato di sistemare le perdite dal soffitto, e ciò fa sì che, proprio nel bel mezzo del salone, si sia creata una grossa pozza d'acqua.

Thayer posa la borsa con il pc sul tavolo e si fa avanti per saggiare l'entità dei danni: ad un primo esame, non sembra nulla che un paio di stracci non possano risolvere.

L'idea di sistemare la perdita quella sera, dopo uno stremante viaggio Phoenix - L.A., non lo alletta per niente: del resto, hanno in programma di restare in città solo un paio di giorni, quindi non è il caso che si dedichi ai lavori di casa. Il tempo di trovare le informazioni su Rebecca che cercano e torneranno a casa: non che questa prospettiva – con suo padre accusato di omicidio e la sua nuova inquietante matrigna a ronzargli in casa – sia particolarmente confortante.

Sutton armeggia con il cellulare, mentre lui asciuga alla bella e meglio il pavimento.

-Il divano è salvo, per fortuna-, annuncia, senza tuttavia riuscire a catturare l'attenzione della sua compagna di viaggio.

-Allora-, si schiarisce la voce. -Preferisci il letto o il divano?-

Sutton alza gli occhi dal suo I-Phone per rivolgergli uno sguardo a dir poco eloquente – uno dei suoi sguardi alla Sutton Mercer che sarebbero capaci di far inchinare anche una regina.

-Capito, capito-, Thayer alza le mani in segno di resa. -Fa' finta che non ti abbia chiesto nulla-.

-Una volta non l'avresti fatto, infatti-, insinua lei, in un tono a metà tra il malizioso e il risentito, continuando a giocherellare con il touch screen.

Thayer ignora l'allusione e si dirige verso la credenza per vedere se è rimasto qualcosa di commestibile.

Sutton gironzola per l'ingresso, si toglie prima la giacca, poi le scarpe.

-Sai....- comincia, sfiorando il copridivano ricoperto da una sottile patina di polvere. -Non devi per forza dormire sul divano. Potremmo dividere il letto-.

-Non ci provare-, Thayer volta appena il capo. -Non funziona più così-.

-Oh, certo. Perché ora c'è Emma la santarellina, dico bene?-

Quando si volta verso di lei, Sutton ha dipinta in viso una smorfia carica di disappunto.

-Non c'entra Emma, ma il fatto che tu mi hai usato come un giocattolo, l'ultima volta che siamo stati qui-.

Niente giri di parole, niente inganni: Thayer è sempre stato tanto sincero quanto lei è bugiarda. Non le hai mai nascosto i sentimenti che prova nei suoi confronti, né ha intenzione di celare quelli, confusi, che stanno pian piano nascendo per Emma.

Sutton non è abituata alle risposte dirette. Non è abituata ad essere messa alle corde.

Si morde il labbro, poi esibisce un sorrisetto tirato.

-Non mi sembrava che ti dispiacesse-.

Thayer afferra senza dire una parola il suo borsone e attraversa la stanza senza neppure guardarla.

-Buonanotte, Sutton-, dice, chiudendosi alle spalle la porta della camera da letto.

Al diavolo la cavalleria: il letto è suo.



La sente sbuffare.

Sutton si gira e si rigira, si alza, rovista tra gli sportelli, va in bagno e tira lo sciacquone. Non sta ferma un momento, quasi si stesse vendicando della scomoda sistemazione impedendogli di prendere sonno – e, considerato il tipo di persona che è, non è un'ipotesi così improbabile.

Lui sospira e chiude gli occhi, affondando la testa contro il cuscino nel tentativo di attutire rumori e pensieri.

E' in quel letto che lui e Sutton hanno fatto l'amore, è lì che lui, dopo averlo immaginato per anni, ha potuto baciarla e spogliarla, e accarezzarle i capelli mentre la stringeva a sé.

Neppure si immagina, lei, quanto sono valsi per lui quegli istanti: è questo a riempirlo di tristezza.

Sarebbe un idiota se non sapesse che, in quel momento, Sutton ha agito senza pensare, mossa dalla delusione e dalla gelosia; però, in cuor suo, Thayer sperava che da quel gesto impulsivo sarebbe scaturito qualcosa di più. Che, conoscendo i suoi sentimenti, non li avrebbe sfruttati per poi calpestarli subito dopo.

Eppure lui le è rimasto ugualmente accanto, perché il pensiero di averla persa per sempre l'aveva pietrificato a tal punto da fargli venir meno ogni certezza; e Sutton l'ha ignorato anche allora, quando era l'unico a credere in lei, preferendo girare attorno ad Ethan – felice con Emma.

Solo ora che è Thayer ad aver trovato in Emma un'amica – e forse qualcosa di più – Sutton torna ad interessarsi a lui, a tenerlo d'occhio quando è in compagnia della sua gemella, a lanciargli frecciatine ogni due per tre. E' stata proprio lei ad insistere ad andare con lui a Los Angeles, anziché scambiarsi con Emma.

Da bambina, Sutton Mercer aveva sempre a disposizioni nuovi giocattoli, che, annoiata, accumulava in un angolo della sua stanza. Piangeva e strepitava per una vecchia bambola solo quando questa passava a Laurel, finché i genitori non acconsentivano a restituirgliela.

Tra persone e giocattoli, per Sutton non c'è mai stata molta differenza.



-Thayer?-

La voce di Sutton è bassa e risoluta oltre la porta chiusa. Lui si preme il cuscino sulle orecchie, finge di dormire.

-Sei sveglio?-

Con un sospiro, Thayer si alza dal letto.

-Che c'è?-

Dietro lo spiraglio aperto di porta, Sutton indossa un pigiama semplice – così poco da lei – e ha i capelli arruffati.

-Voglio parlare-.



-Di cosa vuoi parlare?-

Contro la logica dei suoi ragionamenti inoppugnabili, Thayer non riesce ad avercela con Sutton e a chiuderle – metaforicamente e letteralmente – la porta in faccia.

Lei siede a gambe incrociate sul letto, di fronte a lui: nella penombra, la sua figura è una massa indistinta di ricci scuri.

-Che cosa ci è successo, Thayer?-, chiede, senza malizia, senza superbia. E' solo una domanda al suo più vecchio amico – il fratello di Mads, che è sempre stato come un fratello anche per lei.

-Te l'ho detto, Sutton. Non è stato molto bello da parte tua usarmi-.

-Non eri così distante quando sono tornata a Phoenix-, ribatte subito lei, senza negare o giustificarsi. -Almeno non finché tu ed Emma non siete diventati pappa e ciccia-.

Eccola di nuovo con quella punta di gelosa irritazione nella voce, infantile come una bambina: anche se sa perfettamente di essere per lei solo una vecchia bambola, per Thayer non riesce a soffocare quel pizzico di soddisfazione?

-Emma si è dimostrata un'ottima amica mentre tu eri fuori città con Ethan. Mi è stata vicina in un momento molto difficile e mi ha aiutato ad affrontare la verità su mio padre-, dice con calma, sincero, senza aggiungere né togliere nulla alla realtà dei fatti.

Emma c'è stata quando Sutton era troppo impegnata a girare attorno ad Ethan per chiedergli anche solo come stesse: naturale che, ad un certo punto, abbia cominciato a vedere in maniera diversa entrambe le gemelle.

E' a quelle parole che Sutton sbotta.

-Ma certo, Emma, la ragazza perfetta!-

La sua non è una frecciatina come le altre, né una delle tante insinuazioni maligne: alza la voce, che rimbomba nel silenzio notturno, e continua presto con quello che si trasforma in uno sfogo in piena regola.

-L'amica perfetta, la sorella perfetta, la figlia perfetta, la fidanzata perfetta! Perché essere amici di Sutton, quando si può avere Emma, la versione 2.0 che ha sempre la parola giusta da dire a sorelle, genitori e amici?-

-Non è la gente a respingerti, Sutton. Sei tu che l'allontani con i tuoi giochetti-, cerca di spiegarle pazientemente Thayer.

-Mi ha rubato la vita, Thayer!- esclama, quasi urla. -Si è presa la mia casa, i miei genitori, mia sorella, il mio ragazzo, le mie amiche...-

-Cose che per te non avevano una grande importanza...-

-Sì, che l'avevano!-, grida lei. -Sì che ce l'hanno!-

Nell'attimo di silenzio che segue, Thayer la guarda, e quasi gli sembra di intravedere qualcosa luccicare negli occhi di Sutton.

-Dio, mi sembra di parlare con Ethan. O con Mads-, riprende lei a bassa voce, amareggiata. -Sembra che tutti quelli che amo credano che sia una stronza senza cuore. Sì, è vero, a volte mi comporto così, con i miei giochi di bugie, le mie battutine, i miei inganni... Ma nessuno mi aveva mai voltato le spalle per questo prima che entrasse in scena Emma. Emma, la Sutton senza difetti-, esclama, alzando gli occhi al cielo. -Credevo che almeno tu mi apprezzassi per come sono davvero, difetti compresi-.

Lo sguardo che gli rivolge in quel momento Sutton lo inchioda: questa volta è Thayer ad essere messo al muro dalla sua sincerità, e da quegli occhi scuri che, anche al buio, lo trafiggono senza lasciargli via di scampo.

-E' così, infatti-.

Si arrende all'evidenza dei fatti: non può fuggire da Sutton.

-Non ho mai pensato per un solo istante di rimpiazzarti con Emma. Siete due persone completamente diverse, e mi piacete così come siete. Tutte e due-.

Sutton non replica.

China il capo, annuisce lentamente, in un muto cenno di comprensione.

Eppure, per lei quelle parole non sono abbastanza – Thayer lo capisce senza bisogno di guardarla negli occhi. Sa che cosa vuole e sa che lui, contro ogni buon senso, glielo darà.

Sta per ricadere di nuovo nella trappola di Sutton, e ne è pienamente consapevole. Soltanto non può fare nulla per impedirlo, forse perché non è mai realmente riuscito ad uscire dalla tela in cui lei l'ha imprigionato tanti anni prima.

Sospira.

-Ma la ragazza di cui sono innamorato da una vita...- Sutton rialza piano lo sguardo verso di lui, sbattendo gli occhi. -Non è Emma-.

Si guardano in silenzio, un'assenza di gesti o parole che a Thayer – dopo quella prima, chiara dichiarazione di sentimenti palesi da sempre – pesa come un macigno.

Poi Sutton si sporge verso di lui, a carponi a pochi centimetri dal suo viso.

-No, Sutton-, la ferma lui, prima che posi le labbra sulle sue. -No, no, no-.

Lei si blocca, chiude gli occhi per un istante, e si ritrae, senza però tornare indietro fino al bordo del letto dove era seduta prima: si accomoda lì, a pochi centimetri da lui, abbastanza da sfiorargli la gamba con il ginocchio.

-Se davvero vuoi che accada qualcosa, tra di noi- le dice Thayer, con una risolutezza maturata dagli errori che stupisce lui per primo, -devi prima dimostrarmi che tieni davvero a me, e che non sono solo un ripiego-.

Sutton apre bocca per replicare, ma si ferma prima di parlare. Annuisce di nuovo, con più vigore, resta a fissare la trama del copriletto per un lasso di tempo che a Thayer sembra equivalere ad ore intere.

Infine rialza il capo, ma non lo guarda in viso; il suo sguardo si punta oltre la sua spalla, come se, stranamente, si sentisse a disagio.

-Mi sembra giusto-, dice. Prende un grosso respiro, poi riprende: -E mi sembra anche giusto, allora, che tu sappia la verità-.

-Quale verità, Sutton?-, le fa eco confuso Thayer.

Dopo un altro respiro profondo, Sutton sgancia la bomba.

-Poco dopo la mia aggressione, ho scoperto la vera identità di nostra madre: è Rebecca-.







Sì, è finita xD

Di sicuro tutto questo poteva essere detto meglio, ma mi sono fatta prendere la mano dal prompt e questo è il risultato. Per me, l'unico modo con cui Sutton e Thayer potrebbero riavvicinarsi sarebbe quello in cui lei gli rivelasse la verità dei suoi piani con Rebecca – qualunque essi siano – perché probabilmente implicano anche il rovinare Alec, e difficilmente Thayer supererebbe questa cosa, a meno che non fosse Sutton a dirgliela. Contorto?

La coppia Themma non mi convince, per il semplice fatto che non credo che Thayer riuscirebbe ad andare oltre a Sutton così facilmente, dopo esserne stato innamorato per tutta la vita. E quindi...

   
 
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