Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: otrop    27/03/2012    2 recensioni
Lumacorno, una vecchia bottiglia di idromiele barricato e tanti,troppi lontani ricordi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Horace Lumacorno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-----------------------------ANGOLO AVVERTIMENTI-------------------------------------
Questa è piuttosto vecchiotta, ma la pubblico perchè mi piace abbastanza.


                                                                         Le vecchie passioni
La sua bottiglia: bella ed irregolare, la fissò sul nodoso tavolo di legno.
Quella bottiglia di vetro assomigliava ad un imbuto capovolto, ma in fondo –pensò- non gli interessava la bottiglia, ma ciò che vi era dentro. Osservò il liquido dorato , l’odorò e le sue narici si aprirono lasciando penetrare all’interno quel magnifico odore ardente.
Con la mano grassoccia svitò il tappo di legno e versò l’idromiele nel bicchiere di cristallo. Con sbadata minuziosità assaporò il passaggio dal collo della bottiglia al fondo del bicchiere tanto da far fuoriuscire un po’ di liquido, non si allarmò, non gli piaceva farlo più di tanto.
Prima di bere fissò ancora il liquido e penso a tutto com’era cominciato. Aveva quindici anni, non era altro che un giovane Serpeverde. Quella era l’età in cui le cose cominciavano ad assumere una nuova importanza,ed egli guardava il mondo come uno spettatore  in attesa dell’apertura del sipario, che invidia coloro che andranno in scena, ma che non ha abbastanza fegato per aggregarsi all’esibizione.
Lui non aveva mai avuto troppo fegato. Horace il figlio perfetto, tranquillo,ordinato e obbediente per di più studente brillante ma non lo era altrettanto nella praticità né tanto meno nei rapporti sociali. Aveva degli amici, ma era sempre, costantemente come se egli dovesse -in qualche modo obbligatoriamente- essere l’osannatore delle loro imprese e mai loro pari. Nonostante ciò, a volte ,gli piaceva essere se stesso, ma la maggior parte del tempo no. Era sempre stato il figlio perfetto, quello elogiato, forse fin troppo desiderato.
Ma tante volte aveva ammirato i ribelli o comunque coloro che andavano oltre la semplice intelligente, aveva sempre cercato in sé la genialità che sapeva cogliere negli altri. Lui sapeva trovare l’individuo giusto in ogni problematica ma non poteva mai avere la soddisfazione di essere protagonista di una qualche azione di qualunque genere. Doveva sempre stare a precisare con il pubblico che lui aveva trovato la persona adatta, che lui aveva convinto tizio e Caio a dire ciò e a fare quest’altro.  Comprendeva la grandezza degli altri ma non aveva mai pensato a chi lui fosse realmente, forse per la paura di scoprire che in lui non ci fosse nulla di geniale, e che quel carattere superbo che vantava da anni fosse solo una maschera. Non amava se stesso, no, non si amava. In un aspro pomeriggio di dicembre, uno di quelli in cui gli aghi pungenti dei sempreverdi erano la coperta del mondo, mentre l’aria fredda raggelava qualunque cosa e il sole invernale rallegrava il laghetto nel giardino di Hogwarts successe qualcosa. Horace ,il perfetto studente , era, come spesso  capitava quando egli aveva il pomeriggio libero da impegni e studio, nei suoi amati sotterranei a preparare pozioni. Il serpeverde stazionava lì nei suoi pomeriggi ormai da cinque anni e si “divertiva”, ed egli avrebbe scelto con perizia quel verbo, a preparare pozioni. Le pozioni che preparava erano anche molto più complesse di quello che si richiedeva solitamente ad uno studente del quinto anno. Per Horace preparare pozioni era come respirare, non gli si poteva chiedere di non farlo. Perfino l’ambiente freddo e silenzioso in cui anche il respiro rimbombava faceva sì che i suoi migliori attimi di vita fossero trascorsi, e sarebbero continuati a trascorrere, tra calderoni e fiale. Eppure anche in questo egli doveva provare in parte una sorta di frustrazione: il suo insegnante , infatti, non riconosceva la sua bravura come uno straordinario dono della natura, era difatti votato maggiormente ad un biondino della casa di corvonero,Matt Purple. Per fortuna questa frustrazione si abbatteva su Horace solo nelle lezioni ordinarie, infatti l’altro ragazzo non aveva passione per le pozioni. Matt faceva semplicemente sfoggio della estasiante capacità posseduta di apprendere repentinamente ,che egli manifestava in qualunque ambito. Tornando alla nostra storia Horace era trai fumi dei calderoni completamente preso da una difficoltosa pozione che gli stava dando molto filo da torcere quando: sentì la cristallina e vibrante voce di lui, il corvonero Matt Purple. Con quella voce liscia e profonda come un oceano il corvonero salutò Horace che ,alzando il volto arrossato rispose con un brusco cenno del capo. L’altro per niente scoraggiato si avvicinò un po’ e quasi come se fosse muto allungò il braccio tendendogli una bottiglia di idromiele barricato. Quella conteneva il liquido dorato, che si spostava da una parte all’altra ad ogni minimo movimento. Horace sorrise quasi del tutto sorpreso di quel gesto. Il biondo rispose aggiungendo una sfumatura in più al suo volto.
Il serpeverde grassoccio e impacciato disse
-Grazie, nessuno mi aveva mai fatto un dono solo per il puro gusto di rendermi felice.
L’altro,Matt, fece un piccolo cenno e seguitò ad andarsene. Horace, che già da qualche mese aveva intuito qualcosa, lo fissò tanto potentemente da incatenarlo sul pavimento di marmo, lasciando morire i passi che Purple avrebbe dovuto compiere.
Spalancò i suoi occhietti verdi e sporgenti incontrando quelli scuri che si lasciavano completamente sinceri ai suoi. Con uno sguardo si raccontarono tutto come se avessero parlato per ore, poi fuggirono portando con loro la bottiglia. il loro obli svanì ben presto a causa di una porta lasciata aperta. Per una volta il mondo di Hogwarts era stato spettatore ed Horace protagonista, ma non avrebbe mai desiderato esserlo in quella maniera. I serpeverde cominciarono ad estraniarlo considerandolo feccia al pari,se non peggio, dei mezzosangue.
Ma Horace sapeva come compensare, con Matt aveva trovato la sua dimensione dove erano sempre protagonisti indiscussi.
Per Matt non fu altrettanto semplice, forse per il suo carattere particolarmente sensibile,forse per la troppo importanza che dava a ciò che si diceva in giro di lui non riuscì a farcela. Finì con una pozione, così come aveva cominciato. Horace dovette andare avanti per forza, ma poteva spesso ricordare i bei tempi con il suo idromiele. Con il passare degli anni il serpeverde non cessò mai di coltivare la sua passione per l’idromiele e ne collezionò di tutti i tipi e di ogni stagionatura ,quasi come in quel liquido vi fosse Matt o una parte di esso.
Quando diventò insegnante amava offrirne un goccino, non di più, ai suoi alunni migliori mentre questi ultimi si aprivano a lui ed egli poteva comprendere quanto sarebbero diventati importanti. Quando si riprese dalle sue rimembranze fissò un’altra buona volta il liquido dentro il bicchiere poi lo prese e lo calò in un sorso. In un attimo la sensazione di molti anni prima , quando l’aveva bevuto per la prima volta con il suo amato biondino, si fece presente e viva più di ogni altra cosa nella stanza e nel raggio di chilometri.
Il liquido filtrò tra i denti raggelandolo, scivolò sopra le papille gustative diventando potente e rabbioso poi in un secondo arrivò alla gola facendola ardere infine scese giù animando il cuore che non si era mai spento in memoria delle vecchie passioni.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: otrop