Ispirato a "The Last Song".

 

Se avessi saputo che mio padre sarebbe morto,avrei passato più tempo con lui; avrei messo da parte quel fottuto orgoglio che non mi permetteva di essere davvero felice.

Che poi, chi vogliamo prendere in giro,io non ce l'avevo con lui, ma con me stessa. Sono sempre stata io il problema principale.

-Ronnie,sei pronta?- mi chiese Liam, spuntando dalla porta d'ingresso.

-Sisi, due minuti e arrivo...- dissi scacciando le lacrime con la mano.

-Va bene, prenditi il tempo che ti serve.

Sorrisi debolmente, aveva capito che volevo restare lì da sola ancora un po'. Una delle tante cose belle di Liam, era proprio questa: mi capiva come nessun altro. In due mesi,era riuscito a farmi sorridere, a consolarmi, a rendermi forte come mia mamma, in sedici anni della mia vita, non aveva mai fatto. 

Gli dovevo tutto.

Posai gli scatoloni sul tavolo e mi diressi verso la sala musicale, dove c'era ancora il mio pianoforte. Mi accomodai su uno sgabello e mi guardai intorno, assaporando ogni minimo dettaglio.

Era l'unica stanza in cui, dapo morte di papà, non avevo messo piede. Forse per malinconia, o forse perché proprio lì erano rinchiusi i nostri momenti insieme. Pochi, ma belli. 

Ricordi che ti lasciano il segno.

-Mi manchi papà- dissi sospirando.

Mi alzai udendo il clacson della macchina di Liam. 

Tornai in cucina e presi quell'unico scatolone in cui c'era tutta la mia roba.

-Allora, non avete intenzione di vederla?

-No, è sempre casa sua.

-Anche vostra,Ron.

-Rimarrà tutto com'è sempre stato.- questa volta, la mia fu una risposta fredda.

Non perché ce l'avessi con lui, ma non avrei mai sopportato l'idea di vedere un'altra persona in quella casa.

-D'accordo,scusami.

-No, scusa me.

-Vieni qui.

Mi abbracciò dolcemente dandomi un leggero bacio sulla fronte. 

Guardai in quegli occhi pieni di amore, pieni di sicurezza e mi lascia trasportare da quel cioccolato intenso in grado di farmi sorridere; lui aveva questo potere e sul serio, ero disposta a pagare oro pur di non perderlo.

-Andiamo...- dissi prendendolo per mano.

Da gentiluomo, mi aprii la portiera e si inchinò sorridendo, facendomi sentire una principessa, la sua principessa.

Appena mise in moto, aprii il finestrino e guardai un'ultima volta quella casa. Beh, di certo ci sarei riandata, ma sarebbe passato un bel po' di tempo. 

 

Diciasstte anni dopo.

 

-Tesoro, non spingermi,altrimenti non riuscirò mai ad aprire la porta.

-Oh andiamo mamma, sbrigati, sono curiosa.

Risi guardando quella piccola peste che, impaziente, si era aggrappata alla mia gamba.

-Ecco fatto, su, entra.- la incoraggia.

Megan entrò curiosa, ma anche un po' spaventata. 

Non le avevo mai parlato di ciò che c'era lì dentro, -lo scoprirai tu- le dicevo sempre.

Lasciai che facesse il suo 'giretto' senza fiatare, se avrebbe voluto,avrebbe chiesto lei.

Per tutto il tragitto, non parlò, ma poi, passando per quella stanza, la nostra stanza, si fermò di colpo cercando di aprire la porta, ma data la sua statura, dovetti correre in suo aiuto.

-Mamma, come mai ci sono tutti questi strumenti?

-Vedi amore, il nonno era un compositore.

-Sul serio? Era come Vivaldi e quei grandi di cui tu mi parli spesso?

Risi e le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-No amore, lui era un semplice operaio. Faceva tutto questo per hobby.

-Posso suonare il piano?

-Se ci riesci,certo.

Scattò sulla sedia ancora comperta da un telo bianco, e inziò a schiacciare qualche tasto.

-Mamma, ti piace?

-Beh, niente male!

-Al nonno sarebbe piaciuto?

-Il nonno sarebbe fiero di te, se fosse qui.
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Spazio autrice:
Rieccomi con una nuova one-shot.
Spero vi piaccia, recensite! c: