Due giorni dopo, la
McGranitt richiamò nuovamente i ragazzi, e ripeté esattamente ciò che aveva già
detto loro, senza lasciare nemmeno l’ombra di una speranza. Obbligo, e nessuno
scampo. Questa volta c’erano anche alcuni Auror, Remus, e il professor Piton, a
rendere ancora più grottesca e assurda la faccenda. Gente che insisteva
sull’importanza di quel sangue, e di quella pozione, sulle vite che avrebbe
salvato, e i due ragazzi si sentirono quasi stupidi, mentre si trovavano loro
malgrado ad allearsi per cercare di aprire gli occhi a tutti quanti. Ognuno dei
due aveva i suoi motivi, era chiaro: Draco era fermo sulla sua posizione, mai e
poi mai si sarebbe preso la responsabilità di allevare un figlio. Troppo
giovane, troppo inesperto, troppo spaventato da una simile prospettiva. Harry
dal canto suo si batteva come un leone per cercare di far capire a tutti che
stavano parlando di una vita umana, una vita che avrebbero fatto nascere con la
forza, e che poi, una volta utilizzato per prelevare il sangue necessario,
sarebbe stato dimenticato. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e
così Draco ed Harry, dopo ore di mezze parole, decisero di incontrarsi sulle
sponde del lago, da soli, poco prima del tramonto, per poter almeno parlare fra
loro.
Già, ecco la
seconda assurdità di tutta quella maledetta situazione. Forse, per la prima
volta in sette anni, i due si erano trovati in qualche modo uniti, perché
nemmeno quando Malfoy aveva scelto di non sacrificarsi a Voldemort, e stare
dalla parte dell’Ordine, lui e Potter si erano avvicinati. Pareva proprio che
Draco fosse intenzionato a stare con gli Auror, ma non con Potter. Al
Grifondoro era sembrato persino divertente, all’inizio, che lui si ostinasse a
non considerarlo, e questo gli aveva permesso di non dover ammettere che si era
sentito enormemente sollevato, e felice, quando aveva saputo che Draco non era
perduto, che bene o male sarebbe stato con loro. Harry percorse gli ultimi
passi fra l’erba un po’ alta che contornava la superficie del lago, le mani in
tasca e gli occhi puntati a terra. Certe volte una voce dentro di lui bussava
alla sua attenzione, per dirgli che doveva trattarsi di uno strano sogno.
Eppure non c’era modo di poterle dare ascolto. Gli Auror volevano, si
aspettavano, che lui e Malfoy facessero tutto quanto potesse essere necessario
per salvare il mondo magico.
Tutto, non
importava cosa.
Draco era
mortalmente pallido, in piedi, avvolto nel suo mantello nonostante la
temperatura dell’aria fosse più che generosa, e il fatto che non riuscisse a
nascondere il proprio nervosismo non poteva che significare che doveva essere
davvero sconvolto. Almeno quanto Harry.
Harry si sentì in
qualche modo colpevole, per lui. Dopotutto Draco si era deciso a scegliere di
stare con loro da poco tempo, e neppure a lui sembrava giusto che si ritrovasse
a dover affrontare una cosa simile. – senti, Malfoy. Io questo bambino non lo
voglio.- esordì, come se volesse rassicurarlo, in merito alla sua posizione.
- perché, io sì,
secondo te? -
- no, lo so bene. E
questo per me è un motivo in più. Non potrei mai nemmeno pensare di occuparmi
di un neonato, perciò se non lo farai tu, meglio lasciar perdere.-
Draco sbarrò gli
occhi. – fammi capire bene. Accetteresti, se io mi occupassi di lui?-
Harry mise le mani
avanti, affrettandosi a correggere il tiro. – no, frena, io non ho detto
questo. Per me questo bambino non deve venire al mondo, punto e basta. L’ho
vissuta sulla mia pelle, l’esperienza di diventare un oggetto senza volerlo, e
non intendo permettere a nessuno di ripetere l’errore su un altro bambino,
figuriamoci poi sul mio. Inoltre, visto che tu non intendi prendertene cura,
sarebbe destinato alla solitudine, e all’orfanotrofio. E per me questo basta a
chiudere ogni discussione.-
Malfoy inarcò un
sopracciglio. Sembrava stranamente concentrato. – e… se io invece me ne
occupassi?-
Il Grifondoro si
limitò a dare un’alzata di spalle.- non lo faresti.-
- lascia stare.
Diciamo che lo farei. Che cosa cambierebbe?-
Harry sospirò, e si
lasciò scivolare lungo il tronco generoso di uno dei grandi alberi che
sorgevano nei pressi della riva.
- la verità,
Malfoy?-
- tutta la verità-
– ci penserei su. Non sono un idiota, arrivo
a capire quanto prezioso potrebbe essere per tutti noi, e poi almeno avrebbe un
genitore, avrebbe qualcuno che lo proteggerebbe, e potrebbe crescere sereno,
come un bambino normale.-
Draco si morse un
labbro, poi ghignò. - con un genitore come me, Potter?- fece, divertito. – oh,
andiamo, non vorrai farmi credere che il grande Harry Potter mi reputerebbe
degno di tanta fiducia!-
Harry alzò gli
occhi al cielo. – sarebbe anche figlio tuo, Malfoy, te lo sei già dimenticato?
Beh, suppongo che non avrei molta altra scelta che fidarmi di te, sì. Dopotutto
sei cambiato, e sono quasi certo che non alleveresti mai tuo figlio come tuo
padre ha allevato te.-
La mandibola di
Draco si contrasse leggermente, ma a parte questo, il Serpeverde non diede
altri segni di turbamento.- e tu?- domandò, con calcolata indifferenza. – non
te ne occuperesti?-
- io?- la bocca del
Grifondoro si piegò amaramente. – io non posso farlo. Sarò in prima linea,
molto presto, fra nemmeno due mesi, come potrei fare? Probabilmente morirò, e
ti dirò la verità, Malfoy: non riuscirei mai, per niente al mondo, a prendermi
una simile responsabilità sapendo di condannare mio figlio al mio stesso
destino. -
Draco inarcò un
sopracciglio, e sorrise. - sei uno che si arrende facilmente, Potter.- disse
innocentemente.
- che cosa?- Harry
gli rivolse il suo sguardo più penetrante, ma Draco non si scompose.
- ma sì. Sei un
vigliacco, l’ho sempre detto. Tu, e tutte queste tue idee sul fare l’eroe. Non
è che stai solo scappando?-
- ti sembra che io
stia scappando, Malfoy?- ringhiò Harry, piccato. – io sto rinunciando a tutto
quanto, per questa maledetta guerra!-
- appunto.- Draco
ridacchiò, trionfante. – hai rinunciato alla Weasley, e detto fra noi, tutto di
guadagnato; stai cercando di allontanare i tuoi stupidi amici, e ora ti tiri
indietro davanti a questo. Direi che sei un po’ vigliacco, eh, Potter?-
- ma che diamine
stai dicendo!- Harry scattò in avanti, furioso. – ti ha dato di volta il
cervello? Non eri tu quello che non voleva saperne di questa faccenda?-
- lo ero, e lo sono
ancora.- Draco ridusse gli occhi a due fessure, serissimo e penetrante. – ma al
contrario di te, eroe, cerco di guardare in faccia le cose come stanno. Che
succede, se ci obbligano davvero, Potter? Che succede, se non c’è modo di
scamparla, se non ci riusciamo, a convincerli? L’hai sentita, la strega. Non mi
sembrava che scherzasse troppo. Dobbiamo affrontare la questione, seriamente,
maledizione. Se per caso non ci fosse via d’uscita davvero, che cosa faresti?
Te ne fregheresti comunque?-
Harry si morse un
labbro, le sopracciglia contratte in una smorfia addolorata. – se non ci fosse
davvero modo di scamparla… allora dimmi che ti prenderai cura di lui, Draco.-
L’espressione di
Draco mutò all’istante. - …cosa?- gemette, incredulo.
- mi hai sentito.
Voglio sapere che te ne prenderai cura. Io non posso farlo.- riprese Harry, e
la sua voce era come uno specchio d’acqua che celava un mulinello, sotto di sé.
- come sarebbe a
dire che non puoi farlo! Non è solo un problema mio, tu non puoi scaricare
addosso a me una cosa simile!-
- lo so, ma il
fatto è che io di problemi ne ho già abbastanza con gli altri. Vuoi che
facciamo un discorso serio, Malfoy? D’accordo, facciamolo. Se mai davvero
dovessimo sottometterci a questo assurdo incantesimo, o pozione, o quel diamine
che è, allora voglio essere certo che questo bambino non finirà abbandonato. Voglio
sapere che almeno tu ci sarai, voglio che tu me lo prometta. Questo è tutto ciò
che ho da dire.-
Draco scosse la
testa lentamente, molto lentamente. – fai proprio schifo, Potter. E io che
pensavo di essere l’egoista, qui.-
Harry sbuffò
stancamente. - non cercare di ricattarmi, ti prego. Non lo voglio, questo
bambino, non voglio che succeda, non voglio che ci costringano.-
- nemmeno io,
dannazione!- Draco avanzò di pochi, minacciosi passi. – ma di questo non te ne
importa niente, vero? Me lo lascerai, me lo scaricherai addosso, tanto ci pensa
Draco Malfoy!-
- lasceresti
davvero una creatura figlia del tuo sangue in un orfanotrofio, Malfoy? Soltanto
perché per metà è anche mio, magari? Oh, ti prego, dimmi di sì, e deludimi
definitivamente.-
- io non ho detto
questo!- Draco tirò un pugno violento alla corteccia dell’albero, proprio poche
dita sopra la testa di Harry. – dannazione, questo non è uno scherzo, qui
parliamo di una faccenda maledettamente seria! Mi spieghi come faccio, io, con
un bambino? Dannazione, la fai semplice, tu, te ne vai, parti per il fronte,
tanto chi se ne frega, eh?-
- chi se ne frega?-
Harry montò su tutte le furie, poco a poco. – chi se ne frega? È anche mio
figlio, Malfoy!-
- e allora se fossi
l’eroe che dici di essere dovresti fare qualcosa!-
- e cosa? Vorresti
per caso che andassimo a vivere assieme? Che giocassimo a fare la coppietta
felice, e i genitori perfetti, eh, Malfoy? Come se tutto questo fosse
naturale?-
Draco ammutolì.
Ammutolì perché tutto ad un tratto si era reso conto che non ci aveva pensato.
Harry rimase a guardarlo, e non ebbe troppe difficoltà a leggere i suoi
pensieri, attraverso le rughe che gli increspavano la fronte.
- lo vedi?- fece
stancamente. – non può funzionare. O io o tu, Malfoy. E mi dispiace dovertelo
dire, ma non c’è scelta. Tu.-
Draco si sentì
rabbrividire. – e tu che cosa faresti, per questa faccenda?-
- non lo so.
Parlerei con il Ministero. Ti farei passare dei soldi, se ti servissero, non
voglio metterti in difficoltà, mi assicurerei che tu abbia tutto ciò che ti
serve.-
- non vorresti… non
vorresti nemmeno saperne, di tuo figlio? Non vorresti nemmeno essere un padre,
non lo so, nemmeno… nemmeno vederlo?-
Harry si alzò, e
scrollò i pantaloni. Studiò con cura l’orizzonte violetto, su cui si stagliava
l’ombra asciutta del Serpeverde. Distrattamente, sperò con tutto il cuore che
se mai davvero quel bambino fosse dovuto venire al mondo, allora che gli
somigliasse molto. Che prendesse da lui gli occhi, soprattutto. Da lui, invece,
non avrebbe dovuto prendere niente. Non se lo meritava, come uomo, di lasciare
al figlio il peso di somigliare ad un volto che non avrebbe mai visto. – non
sarei un buon padre.- sussurrò, amaramente.
Draco non mosse un
dito, per fermarlo, quando lo vide andare via.