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Autore: Stateira    24/10/2006    15 recensioni
Harry e Draco sono costretti ad unire il proprio sangue, per poter vincere la guerra, e salvare i loro compagni. Ma può una vita innocente essere considerata solo un ingrediente per una pozione? Un Draco costretto a maturare suo malgrado, ed un Harry che dovrà decidere che cosa significa davvero essere un eroe.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Remus Lupin | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due giorni dopo, la McGranitt richiamò nuovamente i ragazzi, e ripeté esattamente ciò che aveva già detto loro, senza lasciare

Due giorni dopo, la McGranitt richiamò nuovamente i ragazzi, e ripeté esattamente ciò che aveva già detto loro, senza lasciare nemmeno l’ombra di una speranza. Obbligo, e nessuno scampo. Questa volta c’erano anche alcuni Auror, Remus, e il professor Piton, a rendere ancora più grottesca e assurda la faccenda. Gente che insisteva sull’importanza di quel sangue, e di quella pozione, sulle vite che avrebbe salvato, e i due ragazzi si sentirono quasi stupidi, mentre si trovavano loro malgrado ad allearsi per cercare di aprire gli occhi a tutti quanti. Ognuno dei due aveva i suoi motivi, era chiaro: Draco era fermo sulla sua posizione, mai e poi mai si sarebbe preso la responsabilità di allevare un figlio. Troppo giovane, troppo inesperto, troppo spaventato da una simile prospettiva. Harry dal canto suo si batteva come un leone per cercare di far capire a tutti che stavano parlando di una vita umana, una vita che avrebbero fatto nascere con la forza, e che poi, una volta utilizzato per prelevare il sangue necessario, sarebbe stato dimenticato. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e così Draco ed Harry, dopo ore di mezze parole, decisero di incontrarsi sulle sponde del lago, da soli, poco prima del tramonto, per poter almeno parlare fra loro.

Già, ecco la seconda assurdità di tutta quella maledetta situazione. Forse, per la prima volta in sette anni, i due si erano trovati in qualche modo uniti, perché nemmeno quando Malfoy aveva scelto di non sacrificarsi a Voldemort, e stare dalla parte dell’Ordine, lui e Potter si erano avvicinati. Pareva proprio che Draco fosse intenzionato a stare con gli Auror, ma non con Potter. Al Grifondoro era sembrato persino divertente, all’inizio, che lui si ostinasse a non considerarlo, e questo gli aveva permesso di non dover ammettere che si era sentito enormemente sollevato, e felice, quando aveva saputo che Draco non era perduto, che bene o male sarebbe stato con loro. Harry percorse gli ultimi passi fra l’erba un po’ alta che contornava la superficie del lago, le mani in tasca e gli occhi puntati a terra. Certe volte una voce dentro di lui bussava alla sua attenzione, per dirgli che doveva trattarsi di uno strano sogno. Eppure non c’era modo di poterle dare ascolto. Gli Auror volevano, si aspettavano, che lui e Malfoy facessero tutto quanto potesse essere necessario per salvare il mondo magico.

Tutto, non importava cosa.

Draco era mortalmente pallido, in piedi, avvolto nel suo mantello nonostante la temperatura dell’aria fosse più che generosa, e il fatto che non riuscisse a nascondere il proprio nervosismo non poteva che significare che doveva essere davvero sconvolto. Almeno quanto Harry.

Harry si sentì in qualche modo colpevole, per lui. Dopotutto Draco si era deciso a scegliere di stare con loro da poco tempo, e neppure a lui sembrava giusto che si ritrovasse a dover affrontare una cosa simile. – senti, Malfoy. Io questo bambino non lo voglio.- esordì, come se volesse rassicurarlo, in merito alla sua posizione.

- perché, io sì, secondo te? -

- no, lo so bene. E questo per me è un motivo in più. Non potrei mai nemmeno pensare di occuparmi di un neonato, perciò se non lo farai tu, meglio lasciar perdere.-

Draco sbarrò gli occhi. – fammi capire bene. Accetteresti, se io mi occupassi di lui?-

Harry mise le mani avanti, affrettandosi a correggere il tiro. – no, frena, io non ho detto questo. Per me questo bambino non deve venire al mondo, punto e basta. L’ho vissuta sulla mia pelle, l’esperienza di diventare un oggetto senza volerlo, e non intendo permettere a nessuno di ripetere l’errore su un altro bambino, figuriamoci poi sul mio. Inoltre, visto che tu non intendi prendertene cura, sarebbe destinato alla solitudine, e all’orfanotrofio. E per me questo basta a chiudere ogni discussione.-

Malfoy inarcò un sopracciglio. Sembrava stranamente concentrato. – e… se io invece me ne occupassi?-

Il Grifondoro si limitò a dare un’alzata di spalle.- non lo faresti.-

- lascia stare. Diciamo che lo farei. Che cosa cambierebbe?-

Harry sospirò, e si lasciò scivolare lungo il tronco generoso di uno dei grandi alberi che sorgevano nei pressi della riva.

- la verità, Malfoy?-

- tutta la verità-

 – ci penserei su. Non sono un idiota, arrivo a capire quanto prezioso potrebbe essere per tutti noi, e poi almeno avrebbe un genitore, avrebbe qualcuno che lo proteggerebbe, e potrebbe crescere sereno, come un bambino normale.-

Draco si morse un labbro, poi ghignò. - con un genitore come me, Potter?- fece, divertito. – oh, andiamo, non vorrai farmi credere che il grande Harry Potter mi reputerebbe degno di tanta fiducia!-

Harry alzò gli occhi al cielo. – sarebbe anche figlio tuo, Malfoy, te lo sei già dimenticato? Beh, suppongo che non avrei molta altra scelta che fidarmi di te, sì. Dopotutto sei cambiato, e sono quasi certo che non alleveresti mai tuo figlio come tuo padre ha allevato te.-

La mandibola di Draco si contrasse leggermente, ma a parte questo, il Serpeverde non diede altri segni di turbamento.- e tu?- domandò, con calcolata indifferenza. – non te ne occuperesti?-

- io?- la bocca del Grifondoro si piegò amaramente. – io non posso farlo. Sarò in prima linea, molto presto, fra nemmeno due mesi, come potrei fare? Probabilmente morirò, e ti dirò la verità, Malfoy: non riuscirei mai, per niente al mondo, a prendermi una simile responsabilità sapendo di condannare mio figlio al mio stesso destino. -

Draco inarcò un sopracciglio, e sorrise. - sei uno che si arrende facilmente, Potter.- disse innocentemente.

- che cosa?- Harry gli rivolse il suo sguardo più penetrante, ma Draco non si scompose.

- ma sì. Sei un vigliacco, l’ho sempre detto. Tu, e tutte queste tue idee sul fare l’eroe. Non è che stai solo scappando?-

- ti sembra che io stia scappando, Malfoy?- ringhiò Harry, piccato. – io sto rinunciando a tutto quanto, per questa maledetta guerra!-

- appunto.- Draco ridacchiò, trionfante. – hai rinunciato alla Weasley, e detto fra noi, tutto di guadagnato; stai cercando di allontanare i tuoi stupidi amici, e ora ti tiri indietro davanti a questo. Direi che sei un po’ vigliacco, eh, Potter?-

- ma che diamine stai dicendo!- Harry scattò in avanti, furioso. – ti ha dato di volta il cervello? Non eri tu quello che non voleva saperne di questa faccenda?-

- lo ero, e lo sono ancora.- Draco ridusse gli occhi a due fessure, serissimo e penetrante. – ma al contrario di te, eroe, cerco di guardare in faccia le cose come stanno. Che succede, se ci obbligano davvero, Potter? Che succede, se non c’è modo di scamparla, se non ci riusciamo, a convincerli? L’hai sentita, la strega. Non mi sembrava che scherzasse troppo. Dobbiamo affrontare la questione, seriamente, maledizione. Se per caso non ci fosse via d’uscita davvero, che cosa faresti? Te ne  fregheresti comunque?-

Harry si morse un labbro, le sopracciglia contratte in una smorfia addolorata. – se non ci fosse davvero modo di scamparla… allora dimmi che ti prenderai cura di lui, Draco.-

L’espressione di Draco mutò all’istante. - …cosa?- gemette, incredulo.

- mi hai sentito. Voglio sapere che te ne prenderai cura. Io non posso farlo.- riprese Harry, e la sua voce era come uno specchio d’acqua che celava un mulinello, sotto di sé.

- come sarebbe a dire che non puoi farlo! Non è solo un problema mio, tu non puoi scaricare addosso a me una cosa simile!-

- lo so, ma il fatto è che io di problemi ne ho già abbastanza con gli altri. Vuoi che facciamo un discorso serio, Malfoy? D’accordo, facciamolo. Se mai davvero dovessimo sottometterci a questo assurdo incantesimo, o pozione, o quel diamine che è, allora voglio essere certo che questo bambino non finirà abbandonato. Voglio sapere che almeno tu ci sarai, voglio che tu me lo prometta. Questo è tutto ciò che ho da dire.-

Draco scosse la testa lentamente, molto lentamente. – fai proprio schifo, Potter. E io che pensavo di essere l’egoista, qui.-

Harry sbuffò stancamente. - non cercare di ricattarmi, ti prego. Non lo voglio, questo bambino, non voglio che succeda, non voglio che ci costringano.-

- nemmeno io, dannazione!- Draco avanzò di pochi, minacciosi passi. – ma di questo non te ne importa niente, vero? Me lo lascerai, me lo scaricherai addosso, tanto ci pensa Draco Malfoy!-

- lasceresti davvero una creatura figlia del tuo sangue in un orfanotrofio, Malfoy? Soltanto perché per metà è anche mio, magari? Oh, ti prego, dimmi di sì, e deludimi definitivamente.-

- io non ho detto questo!- Draco tirò un pugno violento alla corteccia dell’albero, proprio poche dita sopra la testa di Harry. – dannazione, questo non è uno scherzo, qui parliamo di una faccenda maledettamente seria! Mi spieghi come faccio, io, con un bambino? Dannazione, la fai semplice, tu, te ne vai, parti per il fronte, tanto chi se ne frega, eh?-

- chi se ne frega?- Harry montò su tutte le furie, poco a poco. – chi se ne frega? È anche mio figlio, Malfoy!-

- e allora se fossi l’eroe che dici di essere dovresti fare qualcosa!-

- e cosa? Vorresti per caso che andassimo a vivere assieme? Che giocassimo a fare la coppietta felice, e i genitori perfetti, eh, Malfoy? Come se tutto questo fosse naturale?-

Draco ammutolì. Ammutolì perché tutto ad un tratto si era reso conto che non ci aveva pensato. Harry rimase a guardarlo, e non ebbe troppe difficoltà a leggere i suoi pensieri, attraverso le rughe che gli increspavano la fronte.

- lo vedi?- fece stancamente. – non può funzionare. O io o tu, Malfoy. E mi dispiace dovertelo dire, ma non c’è scelta. Tu.-

Draco si sentì rabbrividire. – e tu che cosa faresti, per questa faccenda?-

- non lo so. Parlerei con il Ministero. Ti farei passare dei soldi, se ti servissero, non voglio metterti in difficoltà, mi assicurerei che tu abbia tutto ciò che ti serve.-

- non vorresti… non vorresti nemmeno saperne, di tuo figlio? Non vorresti nemmeno essere un padre, non lo so, nemmeno… nemmeno vederlo?-

Harry si alzò, e scrollò i pantaloni. Studiò con cura l’orizzonte violetto, su cui si stagliava l’ombra asciutta del Serpeverde. Distrattamente, sperò con tutto il cuore che se mai davvero quel bambino fosse dovuto venire al mondo, allora che gli somigliasse molto. Che prendesse da lui gli occhi, soprattutto. Da lui, invece, non avrebbe dovuto prendere niente. Non se lo meritava, come uomo, di lasciare al figlio il peso di somigliare ad un volto che non avrebbe mai visto. – non sarei un buon padre.- sussurrò, amaramente.

Draco non mosse un dito, per fermarlo, quando lo vide andare via.

 

  
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