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Autore: Darik    20/04/2004    1 recensioni
Qualcuno emerge dal nulla.
Genere: Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La fine e l'inizio.'
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UNA NUOVA CONOSCENZA

L’immenso porto di Hong Kong sembrava essere stranamente calmo quella notte.

Se qualcuno lo avesse visitato solo di notte, avrebbe trovato difficile pensare che quel luogo cosi silenzioso e deserto, per tutto il resto della giornata quel porto era percorso da centinaia se non migliaia di persone in un continuo andare e venire, impegnate nella attività più variegate.

Ma ora le numerose navi da crociera e mercantili giacevano immobili come gigantesche statue ancorate ai moli, i giganteschi magazzini erano chiusi con pesanti saracinesche, ed erano sorvegliati da alcuni guardiani che stavano però dentro, al riparo dall’umidità della notte.

Ogni tanto si sentiva in lontananza la sirena di qualche nave, e si intravedevano le luci in lontananza di qualche motovedetta della polizia portuale e dei fari di segnalazione posti alle estremità dei moli.

L’acqua dentro il porto era quasi piatta come una lastra di marmo, non tanto per motivi naturali, ma perché sulla superficie marina c’era uno strato di carburante e altri liquidi scaricati dalle navi e dalle fognature.

Il silenzio fu poi rotto in maniera lieve da una macchina, una Mercedes berlina di colore nero e con i vetri oscurati che a fari spenti sbucò da dietro un magazzino e andò a fermarsi dietro una gigantesca gru, di quelle usate per caricare e scaricare container dalle navi, gialla e ornata da molte, grosse, zone arrugginite.

Quando la macchina si fermo lì, al sicuro da eventuali occhi indiscreti, una persona scese dal posto del guidatore, un giovane uomo dai lineamenti orientali sulla ventina vestito di nero e con gli occhiali.

Si guardò in giro, e non vedendo nessuno, si avvicinò allo sportello posteriore destro e bussò sul finestrino.

Il vetro si abbassò con un sibilo, quanto bastava perché dall’interno della macchina si intravedesse un uomo anziano, anch’esso orientale, sulla settantina, vestito con un completo grigio e con in mano un grosso sigaro.

“Allora, Yan?” domandò l’uomo con il sigaro.

“Qui non c’è nessuno, Mr. Chow. Temo che quel tipo vi abbia fregato” rispose l’autista.

Improvvisamente un bastone spuntò sopra la spalle di Yan e vi batté sopra leggermente per tre volte.

Sorpreso e spaventato, Yan si girò mettendo mano alla pistola che teneva nascosta sotto la giacca.

“Fermò là, Yan. Se avesse voluto ucciderci, non ci saremmo nemmeno accorti della sua presenza” ordinò bruscamente Chow.

Yan obbedì e fissò nervosamente il nuovo arrivato, un uomo sulla cinquantina, vestito con jeans, stivali, che dall’aspetto sembravano molto vecchi, una camicia a riquadri e un giaccone da cowboy, pure questo piuttosto vecchio.

L’uomo era alto, aveva i capelli lunghi di colore scuro, la carnagione abbastanza scura, un viso duro, con lineamenti che sembravano scolpiti nella roccia e soprattutto un paio di occhi grigi capaci di raggelare una persona per la loro durezza.

Con una mano, l’uomo reggeva il bastone.

“Benvenuto…” disse Yan con un mormorio.

Essendo l’autista di un potente boss delle Triadi di Hong Kong, Yan nonostante la sua giovane età era già abituato al rischio.

Ma il suo capo aveva raccontato molte cose sull’uomo che ora stava davanti a lui, un guerriero abilissimo ed espertissimo che avrebbe potuto uccidere lui e il suo boss come niente, se solo avesse voluto, e quindi quello sconosciuto lo inquietava.

E quegli occhi poi…

“L’informazione” disse solamente l’uomo con voce secca e decisa.

Yan guardò il suo boss, che annuì, quindi prese da una tasca una busta gialla e la porse all’uomo, che la prese bruscamente, l’aprì, ne guardò il contenuto, e senza dire una parola, fece per andarsene.

“Aspetta un momento, Iassem” lo richiamò, sempre da dietro il finestrino, Chow.

L’uomo chiamato Iassem si fermò senza girarsi.

“Cosa vuoi? Ti ho già detto che…”

“… fornendoti le informazioni sul tuo prossimo bersaglio, saldiamo il nostro debito. Lo so bene. Ma volevo chiederti di unirti a noi, sei un uomo in gamba, e faresti furore qui a Hong Kong, anzi, in tutto l’oriente. Io, naturalmente, ti ricompenserei adeguatamente per il tuo aiuto”.

“No, Chow, io ormai sono stanco di questa vita, e ho già deciso che questo sarà il mio ultimo lavoro, perciò non insistere. Ho compiuto quella strage, ma non per te. E non voglio i soldi di un mafioso”.

Iassem riprese a camminare tenendo il bastone come se fosse una spada, sotto lo sguardo di Yan, alquanto indispettito per le parole che l’uomo aveva rivolto al suo capo.

Iassem era ormai ad una ventina di metri, sempre di spalle, l’autista pensò di dargli una lezione ed estrasse la pistola, ma con un mugugno Chow lo fermò facendolo voltare verso di lui.

“A meno che qualcuno non ci stia attaccando, tu spari solo quando te lo dico io” disse severo Chow.

E quando Yan si rigirò, si accorse con stupore che Iassem era scomparso, la banchina era deserta.

Come se non ci fosse mai stato nessuno.

“Ma come… in pochi secondi…” mormorò il ragazzo.

“Torniamo a casa, Yan” ordinò il boss.

L’autista obbedì senza replicare, e la Mercedes nera si avviò, scomparendo anch’essa tra i magazzini del porto.

E di nuovo ci fu solo un silenzioso deserto.

  
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