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Autore: LoveChild    27/03/2012    1 recensioni
Si può dire che questa storia non è altro che uno scambio di opinioni. Parte dal nulla e si conclude con il nulla. Forse. O forse no. Credo che ognuno possa leggerci le occasioni che ha perso, per caso o intenzionalmente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Untitled
 
 
Crede che metteranno la mia effige al Museo di Madame Tussaud tra le statue di cera delle celebrità?* – chiese Susanna Clockwise giocherellando con una ciocca dei suoi capelli color ruggine.
Patrick Mcallister la osservò di sottecchi e nascose con maestria la sua perplessità; non era sicuro che Susanna stesse scherzando.
Credo che nessuna statua di cera potrebbe renderle giustizia. – aggirò la domanda, ma disse ciò che pensava. Da un punto di vista puramente estetico aveva sempre trovato Susanna una bella donna.
Susanna gli sorrise compiacente: – Non mi ha ancora detto cosa pensa dell'anello. – allungò garbatamente la mano verso Patrick così che potesse vedere l'anello più chiaramente.
Un fremito di disappunto scorse il viso di Patrick: quell'anello era quanto di più pacchiano avesse mai visto. Era evidente che la ricchezza, ahimè, non sempre era accompagnata dalla finezza e dal buon gusto.
È molto prezioso... – disse mantenendosi, nuovamente, sul vago.
Oh, sì, lo è davvero; è costato a George almeno diecimila sterline. – disse sventolando la mano inanellata come per scacciare una mosca.
Cadde il silenzio per qualche minuto.
Patrick tentò di accendersi una sigaretta, ma il grande accendino da tavolo pareva non voler collaborare.
Usi questo. – Susanna gli allungò un accendino, per fortuna funzionante.
Non sapevo fumasse... – rispose Patrick, le porse il portasigarette – Vuole?
Grazie. – Susanna prese una sigaretta e Patrick gliel'accese per poi ridarle l'accendino. – Non fumo, comunque. Diciamo che lo faccio solo per compagnia.
Non l'avevo mai sentito prima, il ruolo di fumatrice per compagnia. – si permise di ironizzare Patrick.
Susanna espirò una nuvola di fumo: – Per me, sarei una grande fumatrice, sa... ma non posso proprio sopportare l'odore misto di tabacco e catrame che si attacca ai vestiti, ai capelli e alle dita.
Se lavorasse non ci farebbe poi tanto caso. – l'affermazione acida sfuggì dalle labbra di Patrick prima che potesse dominarsi.
Patrick cadde in un silenzio imbarazzato, ma per la prima volta da quando era entrato in quella casa Susanna gli rivolse un vero sorriso.
Non le piace tutto questo, vero? – gli chiese, indicando con un gesto vago la stanza intorno a loro.
Patrick si rilassò impercettibilmente: – È semplicemente che non capisco.
Non capisce?
Sì, non capisco. Sono solo un giornalista che deve accontentarsi della quarta pagina, qualche volta scrivo anche i necrologi e gli annunci di matrimonio quando Somerset è indisposto; quindi non capisco proprio come, avendo tanti soldi, si possano spendere in cianfrusaglie del genere. Quello ad esempio, – si voltò a osservare con aria critica un quadro – cosa se ne fa di un Manet in casa? I quadri dovrebbero essere alla portata di tutti, non stare chiusi in una casa dove dopo un po' finiscono per essere assimilati alla tappezzeria.
È un Monet.
Ah...
Ed è una copia. Anche piuttosto scadente, se lo chiede a me. – gli sorrise sorniona Susanna.
Una copia? – chiese perplesso Patrick. – George mi aveva detto che era originale...
Ne è convinto. – rispose Susanna, una nota di compatimento nella voce – Ho provato a dirglielo una volta, ma non sono stata ritenuta affidabile.
Come lo sa? – la voce di Patrick era intrisa di genuina curiosità.
Appartenere ad una famiglia ricca non vuol dire avere il diritto di affondare nell'ignoranza in attesa del partito giusto da sposare. – disse con ironia Susanna e la stoccata arrivò a destinazione – Ho studiato, ho seguito svariati corsi, fra cui uno di Arte a Parigi.
E nonostante questo ha deciso di sposare George... – mormorò assorto Patrick – Non mi fraintenda, conosco George dall'università, è una bravissima persona ma tende a...
Sì, capisco, tende ad essere superficiale.
Già...
È vero, George ha questo difetto. Ha preso la laurea per puro miracolo e si trova dove si trova solo perché il posto che ora occupa suo padre un giorno spetterà di diritto anche a lui, però è un brav'uomo. Lei forse pensa che ho deciso di sposarlo per i soldi, non ha tutti i torti, ma non è solo per quello. Vede, io sono particolarmente disincantata, credo che i matrimoni non si possano fondare solamente su un pugno di sentimenti che rischiano di svanire da un momento all'altro; c'è bisogno d'altro, io e George apparteniamo alla stessa classe sociale, abbiamo patrimoni ugualmente pingui, siamo culturalmente equilibrati e abbiamo obbiettivi comuni. Per questo ho deciso di sposare George, nonostante talvolta la sua superficialità mi irriti enormemente.
Come fa a dire queste cose con tanta naturalezza? –  chiese attonito Patrick a Susanna – È vero, l'amore non nutre, ma a lei non mancano i soldi, potrebbe sposare chi le pare. E poi non crede sia meglio crepare di fame pur di stare con chi si ama?
Susanna sorrise: – Tutto ciò che ha detto è molto bello, in teoria. In pratica... Immagini una storia d'amore fra me e lei. Lei è laureato in lettere, mi pare, ha letto Orgoglio e Pregiudizio o Cime Tempestose? – Patrick annuì – Bene immagini che fra noi ci sia un amore travolgente come quelli che vengono descritti in quei libri. Immagini che riuscissimo a sposarci, anche contro l'opinione pubblica, lei crede che riuscirebbe mai a sopportare di avere una moglie che possiede quasi ogni cosa che le sta intorno? Certo, all'inizio non ci farà caso, ma poi comincerà a sentire le battutine e le frasi a mezz'aria di chi le sta intorno, l'imbarazzo in cui le capiterà di trovarsi, o in cui la metteranno per cattiveria, per motivi economici e allora sì che ci farà caso. Mi sbaglio?
No... – mormorò Patrick.
Vede! – Susanna sorrise trionfante – E per quanto riguarda il crepare di fame pur di stare con chi si ama, beh, quello è un progetto davvero stupido. Che senso ha stare con qualcuno che, sappiamo già, finiremo per odiare? Credo sarebbe sadomasochismo.
Lei non ha vie di mezzo...
Lei? – lo sfidò Susanna.
No. Però al contrario di lei credo che vivere senza il minimo rischio non abbia senso. Ci penso spesso, non vorrei mai arrivare a quarant'anni con più rimpianti che rimorsi.
Pensa sia meglio arrivarci con più rimorsi?
Patrick sorrise: – Io direi di lasciar perdere questo discorso... in fondo che importa? Io sono un bravo giornalista che probabilmente morirà di cirrosi a quarant'anni e lei sta per sposare George. – Patrick tirò fuori l'orologio da taschino dal gilet – Sono le sei e George non è ancora qui, gli lascerò un biglietto.
Troverà l'occorrente nello scrittoio. – disse Susanna indicando il mobile sotto il falso quadro di Monet.
Mentre Patrick scriveva il biglietto Susanna scivolò in uno stato meditabondo, tanto che quando lui ebbe finito dovette poggiarle una mano sulla spalla perché si riscuotesse.
Mi scusi, stavo pensando... Chiamo... le chiamo qualcuno per farla accompagnare alla porta. – si affrettò a dire, colta alla sprovvista.
Non si preoccupi, conosco la strada. A presto.
Si strinsero la mano, poi Patrick si avviò verso la porta di desta per uscire dal salone. La porta era socchiusa quando lui si riaffacciò e si rivolse a Susanna: – Signorina, io non so se  metteranno la sua effige al Museo di Madame Tussaud, ma se potessi io le erigerei una statua marmorea.
Una volta che Patrick si fu chiuso la porta alle spalle, Susanna scoppiò a piangere.

 
 
Fine
 

* La citazione è la frase finale di Se morisse mio marito di Agatha Christie.
 
 


Note: non è un gran ché, sicuramente, ma ormai mi ritengo fortunata anche se solo apro un documento e scrivo quattro frasi.
Teoricamente dovrebbe essere ambientata in un imprecisato periodo nella prima metà del novecento. Teoricamente.
I nomi sono anglosassoni perché sono i primi che mi sono saltati alla mente, se vi va di sostituirli con Peppe Esposito, Maria Rossi e Francesco per sentirli più vicini avete la mia benedizione. Se al posto del Monet preferite il disco di platino di un rapper e che la storia sia ambientata negli anni 2000, vi benedico ugualmente, anche se non mi pare plausibile.
La traccia è quella del Day 1: "Select a book at random in the room.  Find a novel or short story, copy down the last sentence and use this line as the first line of your new story."
Non sapevo come chiamarla, se avete suggerimenti mi fate felice. :)
 
Bisous
   
 
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