Epilogo 1
La donna avanzava stremata. I
passi pesanti e incerti che risuonavano nella via deserta.
Finito…era tutto finito.
Voldemort era stato
sconfitto.
Harry l’aveva ucciso.
Tutti avevano combattuto.
L’intero mondo magico aveva vinto la sua paura ed era insorto contro l’Oscuro
Signore, affrontandolo, chiamandolo finalmente con il suo nome.
I pensieri della donna
risuonavano nella sua mente come l’eco dei suoi passi:
“Povero, sciocco Tom Riddle. Tutto questo sogno di follia e potere per
mascherare il tuo unico, vero obbiettivo: rinnegare la
tua parte umana, strappala da te come un cancro trasmesso da quel padre tanto
odiato…diventare immortale…quanto invece in questo tuo proposito hai dimostrato
le tue fragilità di piccolo uomo…
Come tutti quanti.
I Mangiamorte…stolte creature che si sono resi schiavi
del nulla per una luce di potere solo riflessa…briciole…per
tenerli in tuo potere.
Molti si sono semplicemente arresi, o hanno tradito
quando si sono resi conto che Voldemort ormai stava per capitolare.
Altri no…altri ci credevano davvero alle assurde
tavolette sulla superiorità del sangue, sull’epurazione… e sono morti.
Come Bellatrix…ma per lei è
stato diverso…lei VOLEVA credere.
Donna innamorata.
Harry ha ucciso anche lei.
Ha vendicato Sirius.
Ma non credo che questo lenirà il dolore. Se mai lo farà sarà l’ebbrezza di un momento.
Purtroppo per lui se ne accorgerà
presto.
Harry, Harry…che destino crudele il tuo.
Tante responsabilità in un animo ancora così fragile.
Non sarai mai felice, Harry. Non sarai mai nemmeno
sereno.
Parlo per esperienza personale.
Nessuno di noi lo sarà più. Le nostre anime sono
troppo sporche.
Ed io…sono così stanca.
Tutti sono a festeggiare per le strade stanotte, ed io
voglio solo essere sola.
Voglio stare da sola ad invidiare chi è morto.
Perché non riesco a credere che una radiosa alba di un
radioso futuro sorgerà domattina.”
La pioggia cominciò a
scrosciare copiosa, grosse gocce che ammaccavano il
corpo.
La donna arrestò i suoi passi
alzando gli occhi verso il cielo giallo della notte di Londra.
Lasciò che la pioggia le
lavasse il viso pallido e tirato, scosse appena la
testa perché il cappuccio del lungo mantello che indossava scivolasse
all’indietro liberando i capelli spettinati. Sporchi.
Cercò di
trarre un respiro profondo ma nessuna brezza fresca entrò in lei purificandola.
“Cercare una catarsi…una catarsi impossibile”
Le lacrime cominciarono a scendere copiose sul suo
viso. Le sentiva bollenti sul viso bagnato di pioggia.
Un grido: penetrante,
lacerante, di animale ferito, mentre una bianca luce
si irradiava da lei illuminando per un lungo attimo il vicolo buio e deserto.
Crollò a terra, continuando a
piangere e singhiozzare.
Finalmente…finalmente
riusciva a piangere. A levarsi di dosso quella tetra rassegnazione, ad urlare il suo
dolore, la sua rabbia. A cercare una speranza cui aggrapparsi per
tornare a vivere.
Restò a lungo a piangere sulla strada bagnata, poi i
singhiozzi lentamente si placarono.
E fu silenzio.
Solo allora la figura
ammantata di nero si mosse. Aveva assistito a tutta la scena. Attendendo il
momento giusto.
I suoi passi sicuri raggiunsero lentamente quel corpo
immobile sotto la pioggia.
Poi, facendosi forza, Severus
Piton alzò gli occhi per guardare il volto della donna che amava.
Era smagrita, pallida, sporca, due profondi cerchi viola le segnavano gli
occhi.
Probabilmente anche lui aveva
questo aspetto, ma i suoi occhi erano accesi da una
ferma determinazione.
La donna si era accorta che
qualcuno le si era fatto vicino. Ma
non se ne curò.
Restò semplicemente immobile,
gli occhi chiusi, mentre il suo corpo tremava per il freddo.
Due parole appena mormorate,
niente più che un sussurro nella notte coperto dallo scrosciare della pioggia
sulle lamiere, e cassandra sentì una sensazione nota: un bruciante dolore al
suo fianco sinistro.
Aprì lentamente gli occhi
guardando incredula e disperata il volto pallido e
sporco di sangue di quell’uomo chino su di lei.
-
Andiamo…
Le disse semplicemente
prendendola in braccio ed incamminandosi verso la fine del vicolo.
Cassandra si sorresse alle
sue spalle, posando una mano alla nuca di severus, nascose il viso sul suo
collo e silenziosamente ricominciò a piangere, mentre lui la stringeva più
forte.
Portandola via.