Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: thequibbler    28/03/2012    32 recensioni
Non ce l'avrebbe fatta. Non avrebbe resistito un altro giorno.
Era sdraiata sul pavimento del suo minuscolo appartamento, e dentro di lei sapeva che non sarebbe riuscita a sopravvivere per altre ventiquattro ore.
Stava cominciando a sudare freddo e a tremare, e non voleva passarci di nuovo, non poteva.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia tratta dei temi abbastanza pesanti anche se non in modo troppo esplicito, inizialmente è stata ispirata dalla canzone "The A Team" di Ed Sheeran, ma poi ho continuato a scrivere seguendo un po' la corrente. Non ho la presunzione di essere un'esperta di dipendenza perciò, anche se mi sono documentata, potrei anche aver scritto cazzate.
Non penso sia molto credibile, ma oh beh. Spero vi piaccia.


 
I'll be your life, your voice, your reason to be.

Non ce l'avrebbe fatta.
Non avrebbe resistito un altro giorno.
Era sdraiata sul pavimento del suo minuscolo appartamento, e dentro di lei sapeva che non sarebbe riuscita a sopravvivere per altre ventiquattro ore.
Stava cominciando a sudare freddo e a tremare, e non voleva passarci di nuovo, non poteva.
Tutte le "idee geniali" che aveva avuto fino a quel momento per guadagnarsi quei pochi soldi che le servivano erano fallite miseramente.
Il conto in banca era ormai vuoto, anche i fondi per l'università erano andati.
Puff.
Spariti.
Nel giro di pochi mesi.
Spesi in quell'unica cosa che la faceva stare bene.
Sua sorella ci aveva rinunciato, aveva un marito e una gravidanza a cui pensare, non aveva più tempo per quella perdente della sua sorellina.
Fissando il soffitto, la ragazza pensò che forse, se i suoi genitori fossero stati ancora vivi, le cose sarebbero potute andare diversamente.
Voltando lentamente la testa, la fanciulla dai capelli castani notò il suo vecchio rossetto posato sul lavandino.
La ragazza ridacchiò istericamente e si alzò. 
Raggiunse a stento il lavandino e aprì il rubinetto, sciacquando via le tracce di un trucco che non toglieva da settimane.
Lentamente, cercando di concentrarsi, la mora ripassò i propri occhi con quel poco eyeliner che le era rimasto, per poi applicare dell'ombretto sulle sue palpebre.
Poi, con mani tremanti, prese il rossetto e se lo passò sulle labbra, con l'esperienza e la velocità di una vita passata.
Quelli erano i trucchi della sua vita passata.
La ragazza sorrise alla sua immagine allo specchio, e non poté fare a meno di notare quanto i suoi occhi fossero diversi.
Era come se avessero cambiato colore.
Era come se fosse entrata in un film in bianco e nero, e i suoi occhi stessero cercando di adattarsi al nuovo ambiente.
C'era ancora una traccia di quel loro vecchio marrone però, una traccia che non sembrava andare via.
Come una fiammella sotto la pioggia.
La ragazza scrollò le spalle, e scoppiò in una risata che rasentava lo psicotico.
Se non si era ancora spenta del tutto l'avrebbe fatto presto.
Doveva muoversi in fretta.
Doveva fare questa puttanata il più veloce possibile, per poi passare alla fase che le interessava davvero, quella che le avrebbe permesso di sopravvivere alle prossime ventiquattro ore.
Si buttò addosso un vestito che aveva comprato una volta alcuni anni prima, per impressionare un ragazzo che non l'aveva nemmeno degnata di uno sguardo, e senza nemmeno guardarsi allo specchio, afferrò la borsa e uscì di casa.
Le aveva viste una volta, quando era arrivata a Londra per la prima volta.
Seduta nel sedile posteriore della macchina di suo cognato, le aveva viste scorrere davanti al finestrino.
Le avevano fatto pena.
Quel pensiero la fece scoppiare a ridere ancora una volta, e quando raggiunse il posto dove le vide quel giorno in cui si era trasferita nella grande città, stava quasi ululando istericamente.
"Hey!" esclamò una rossa a pochi metri da lei: "Non si fermerà mai nessuno se non la pianti di ridere in quel modo."
La mora non pensava di poter smettere: l'idea di aver toccato veramente il fondo la faceva sbellicare, era tutto così ridicolo, tutto così sbagliato.
In quel momento però, un'automobile rallentò davanti a lei, e un ragazzo dai capelli biondi abbassò il finestrino: "Spero che tu porti quel brio anche in camera da letto."

 
"Okay, io credo che andrò a casa."
"Cosa? La serata è appena cominciata."
Il ragazzo sbuffò.
Era sempre così con il suo amico.
Era grato che fosse ancora lì dopo la fama e tutto quanto, ma quella parte della serata non gli piaceva.
Forse perché di ragazze poteva averne quante ne voleva senza dover sborsare un centesimo, forse perché non gli piaceva pensare a quanto male certa gente se la passasse mentre lui stava così bene, o forse perché certe volte gli sembrava quasi di prostituirsi a sua volta.
Certo, amava cantare, amava il suo lavoro, amava i soldi e la fama, amava tutti i vantaggi che essere Zayn Malik gli dava, ma certe volte gli sembrava di vendersi.
Quel pensiero si era fatto strada nella sua mente e non se ne voleva andare, e il ragazzo si ritrovava a riflettere sulla cosa sempre più spesso.
"No, Marcus, non di nuovo."
"Andiamo, Zayn. È divertente vedere la loro faccia quando ti riconoscono. E poi, non tutti sono fortunati come te, sai. Non si batte chiodo da un pezzo qui. Non ci devi andare a letto, fammi solo da spalla."
"Lo sai vero che siccome le paghi non hai nessun bisogno di una spalla?" sputò il moro irritato.
"Stronzo."
Zayn sospirò: "Andiamo, forza. È l'ultima volta però, l'ultima. Se mai ci fosse un fotografo nei paraggi la mia carriera finisce nel cesso."
"Non ci sono fotografi in quella parte della città, lo sai." replicò l'amico, mettendo in moto la macchina.
Si spostarono in silenzio dal centro verso la periferia, e Zayn si sentiva sempre più a disagio: "Che stupido cliché." commentò, quando cominciarono a vedere le prime ragazze vestite in modo quasi ridicolo. 
"Nah, non sono loro quelle che vogliamo. Quelle sono solo ragazze in cerca di una festa." disse Marcus.
"Quelle che vuoi." lo corresse Zayn.
"Cosa?"
"Hai detto 'vogliamo', io non voglio nessuna ragazza."
"Giusto, giusto, sei Zayn Malik degli One Direction, me l'ero quasi dimenticato per un secondo." lo prese in giro il biondo, e Zayn si domandò perché cazzo erano amici.
Continuarono ancora per qualche kilometro, e poi Marcus si aprì in un sorrisetto: "Jackpot." bisbigliò, rallentandosi davanti ad una ragazza dai capelli castano scuro.
Zayn la squadrò dalla testa ai piedi e fu in qualche modo colpito: la mora era l'unica del gruppo a non indossare tacchi altissimi, aveva addosso un paio di ballerine ed un vestito corto ma con un motivo floreale.
La brezza le stava sventolando i capelli e il ragazzo notò che stava ridendo come un pazza.
Stava per dire a Marcus che forse non era una di loro, forse era solo una ragazza che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma quando l'amico la abbordò con una frase a dir poco agghiacciante, lei smise improvvisamente di ridere e guardò il biondo dritto negli occhi: "Per il giusto prezzo posso fare qualsiasi cosa." replicò, uno sguardo fiero, ma allo stesso tempo spaventato.
Non l'aveva mai fatto prima.
Avrà avuto la loro età, forse anche meno.
A Zayn venne voglia di vomitare.
Mentre Marcus e la mora discutevano i dettagli, lui entrò nel suo piccolo mondo.
Non voleva sentire.
Non voleva sapere quanto l'avrebbe pagata, né dove e come sarebbe successo.
Dopo qualche minuto, la ragazza aprì la portiera e si sedette nel sedile posteriore.
"Ora portami a casa." disse secco Zayn all'amico, che annuì: "Va bene, va bene."
Rientrarono in città, e essendo un Sabato sera, rimasero inevitabilmente imbottigliati nel traffico.
"Lo riconosci?" domandò Marcus alla ragazza, indicando Zayn con la testa.
Il moro sentì la rabbia montare, ma rimase in silenzio.
Lei face segno di no con la testa.
"No? Sul serio?" 
"Sul serio." mormorò debolmente la ragazza, che sembrava aver perso tutto il suo coraggio.
Zayn la studiò attraverso lo specchietto retrovisore.
Era senza dubbio molto attraente, e in altre circostanze avrebbe sicuramente provato ad andarci a letto, ma non riusciva a decifrarla.
Per quanto sembrasse stanca e in qualche modo vuota, non era la tipica ragazza che trovi per strada.
Il suo vestito non è certo quello che indossavano di solito le donne che si trovavano in quel quartiere, e le sue occhiaie non erano quelle di qualcuno che aveva bisogno di dormire.
Erano più pesanti, il suo viso era scavato, quasi come se le avessero succhiato via la linfa vitale.
Spostando lo sguardo sul braccio destro della mora, Zayn si accorse di come ci stesse passando la mano sopra nervosamente. 
Bingo.
Tossicodipendente.
Avrebbe dovuto pensarci subito.
Sembrava una ragazza abbastanza normale, avrebbe dovuto capire che era quella la ragione dietro a tutto questo.
Zayn tornò a guardarla negli occhi: "Quanti anni hai?" le chiese.
"Non preoccuparti, sono maggiorenne." rispose acida.
"Non ti ho chiesto questo. Ti ho chiesto quanti anni hai."
"Ne compierò diciannove tra qualche mese." disse, dopo qualche secondo di esitazione.
"Come noi allora." disse Marcus, continuando a fissare il traffico davanti a lui.
Per l'ennesima volta quella sera, Zayn sentì il bisogno di colpire l'amico.
Come poteva non importargli nemmeno un po' di come quella ragazza così giovane e evidentemente nuova del mestiere era finita lì quella sera?
"Studi?" le domandò Zayn.
"Cos'è, un cazzo di interrogatorio?" sbraitò esasperata la ragazza. 
"Aaah. Studiavi. Hai smesso." dedusse il moro, ignorando il tono brusco della giovane.
"Come l'hai capito?"
"Non ti avrebbe dato così fastidio la domanda altrimenti." spiegò semplicemente Zayn.
"Mi dispiace, ho finito le medagliette premio." sputò lei, e il biondo rise: "Sei sfrontata."
"Sì beh, ho avuto una brutta giornata." tagliò corto lei, guardando fuori dal finestrino.
"Un brutto mese, a quanto sembra." commentò Zayn, e lei sospirò.
"Senti, è tanto lontana la casa del coglione qui? No perché mi sarei stufata della sua faccia da culo." esclamò, rivolgendosi a Marcus, che scoppiò a ridere.
"Davvero non sai chi è?" le chiese: "Mi sembra impossibile."
"Non ne ho la più pallida idea." rispose lei, ora irritata.
Sembrava impossibile anche a Zayn, ma l'idea che quella ragazza così persa non sapesse nemmeno lontanamente chi lui fosse gli sembrò quasi un segno del destino.
Continuò a guardarla di sottecchi per il resto del viaggio, e per la seconda volta quella sera vide tutta la sua sfrontatezza abbandonare i suoi tratti. 
"Ti senti bene?" le chiese, sentendosi quasi.. preoccupato?
"Fatti gli affari tuoi."
Il moro annuì.
Non erano affari suoi.
Non sapeva cosa aveva portato quella ragazza a ridursi così, e non c'era niente che poteva fare.
Aveva ragione lei, non erano proprio affari suoi.
In quel momento la voce di Marcus lo riportò alla realtà: "Eccoci arrivati, amico. Ci sentiamo domani, va bene?"
Zayn annuì e uscì dall'auto senza dire una parola.
Voltandosi ancora una volta per salutare l'amico però, il moro notò che la ragazza era sbiancata completamente e aveva cominciato a iperventilare.
Senza nemmeno fermarsi a pensare, il ragazzo aprì la portiera e la afferrò gentilmente per un braccio: "Vieni, esci."
"Che cazzo, amico?" esclamò il biondo.
Zayn lo ignorò: "Tieni," disse rivolto alla ragazza, porgendogli le sue chiavi: "sali fino al quinto piano. È la prima porta a sinistra. Fatti una doccia, mangia qualcosa, dormi. Quello che vuoi. Io salgo subito."
La ragazza fece segno di sì con la testa e sussurrò un veloce "grazie" prima di precipitarsi dentro all'ascensore.
"Cosa cazzo stai facendo Zayn? Se ne volevi una anche tu bastava dirlo!" sbraitò Marcus, evidentemente arrabbiato.
"Sai essere veramente un coglione a volte. Non vedi che non è una puttana? Non vedi che è una ragazza spaventata e in crisi d'astinenza, deficiente? Non lo vedi?" gridò Zayn esasperato.
"E mi dovrebbe importare perché..?" domandò il biondo con sarcasmo.
A quelle parole, il moro scattò e prese l'amico per il bavero della giacca, sbattendolo contro la macchina: "Comincio a ricordarmi perché facevamo a botte così spesso a scuola, Marcus. La prossima volta che devi scopare dimmelo. Ti do i soldi per pagarne una di quelle super professionali. Sappiamo tutti che ne hai bisogno." sputò, prima di girare sui tacchi e salire a sua volta sull'ascensore, non prima però di sentire l'amico urlargli dietro ogni tipo di insulto.

 
Come cazzo ci era arrivata fino lì? 
Come aveva fatto a finire in un casino così grosso? 
E soprattutto, perché cazzo non aveva avuto le palle di andare fino in fondo? 
Ora era di nuovo punto e a capo, sempre più vicina al cominciare a stare male davvero, e senza soldi per comprare un'altra dose.
La ragazza aprì la porta indicatale dal bellissimo coglione dai capelli neri, e si sedette sul divano, chiudendo gli occhi.
Le mani le sudavano sempre di più, la nausea stava cominciando a farsi sentire e il mal di testa stava diventando insopportabile.
Dopo qualche respiro profondo, sentì la porta aprirsi un'altra volta. 
"Chiavi di riserva." spiegò il ragazzo, sventolandole in aria.
Lei annuì e si alzò, barcollando un poco: "Grazie per il salvataggio. Ammetto che non è stata la mia decisione più saggia. Ora è meglio che io vada. Scusati con il tuo amico per me, d'accordo?" disse, cercando di superare il ragazzo e di raggiungere la porta.
In quell'istante però, la prima fitta che segnava l'inizio dell'incubo la colpì, e la ragazza cadde fra le braccia del moro.
"Woah, tu non vai da nessuna parte." disse Zayn, prendendola in braccio e trasportandola fino alla sua camera da letto, dove la posò sopra alle sue lenzuola.
Lei avrebbe voluto protestare, ma le tenebre stavano cominciando a prendere il sopravvento, e la mora si disse che avrebbe fatto meglio a dormire finché poteva.
"Hey, non mi hai nemmeno detto il tuo nome." sentì dire il ragazzo lontanamente.
"Annabelle, mi chiamo.. Annabelle." riuscì a mormorare, prima di cadere in un sonno leggero e disturbato.
 
 
Erano passate solo tre ore da quando Zayn si era addormentato sul divano, quando sentì dei rumori provenire dal bagno.
Spaventato, il ragazzo si alzò di scatto, per poi ricordarsi della presenza di Annabelle.
Annabelle.
Quella ragazza così complicata e misteriosa.
Quella ragazza con cui aveva a malapena scambiato due parole ma alla quale stava permettendo di dormire nel suo letto.
Cercando di non fare troppo casino, Zayn si alzò e si avvicinò alla fonte del rumore, che scoprì essere la ragazza intenta a vomitare nel suo bagno.
Quando lo vide, la mora alzò la testa: "Avresti dovuto lasciarmi andare via prima." bisbigliò, prima di vomitare di nuovo.
"Cosa posso fare per aiutarti?" le chiese, preoccupato.
Perché cazzo era preoccupato? 
"Conosci uno spacciatore che dia via la roba gratis?" rispose lei sarcastica, prima di appoggiarsi al bordo della vasca da bagno e alzarsi con gambe tremanti.
"Che cosa fai?" domandò, aiutandola a tenersi in piedi. 
"Cerco di andarmene. Di nuovo." 
"Non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni." 
La ragazza ridacchiò nervosamente: "Non capisci? Non farà altro che peggiorare. Come sempre."
"Non dev'essere così, sai." disse lui serio, guardandola in quegli occhi che sembravano un fiume di cioccolata, proprio come in una favola della buonanotte.
"E invece sì." ribatté lei: "È troppo doloroso, è un inferno che non posso affrontare da sola. H-ho troppa paura. Smettere è impossibile."
"Ma tu vorresti?" insistette lui, mantenendo il contatto visivo.
"Ascolta amico, ti sono grata per avermi fatto dormire sul tuo letto ma fatti i cazzi tuoi, d'accordo?"
"Tu vorresti?" chiese lui di nuovo, imperterrito.
"Senti.."
"Zayn."
"Senti, Zayn, lasciami andare finché la nausea mi lascia in pace, d'accordo?" lo pregò lei, spossata. 
"TU VORRESTI SMETTERE?"
"CERTO CHE VORREI!" esplodette lei: "Pensi che mi voglia sentire così? Pensi che voglia mandare a puttane la mia vita a questo modo? Pensi che sia bello non avere più nessuno? Ho fatto uno stupido errore un anno fa e guardami ora, a subirne le conseguenze ogni giorno di più e a parlarne con un perfetto sconosciuto!" esclamò, mentre qualche lacrima cominciava a scenderle lungo il viso.
Provò ancora una volta a raggiungere la porta, ma lui la fermò: "Lascia che ti aiuti." disse subito lui.
"Cosa?"
"Voglio aiutarti, ti prego, lascia che ti dia una mano ad uscirne." ripeté Zayn, stringendo la presa sulla ragazza per paura che le sue gambe cedessero.
"Perché mai dovresti aiutarmi? Tu non sai niente di me." chiese lei, incredula.
Zayn ci pensò su per qualche istante: "Nemmeno tu sai niente di me. La mia vita è perfetta sulla carta. Assolutamente perfetta. Ma io non riesco a respirare. Ho bisogno di te. Ho bisogno di fare qualcosa che mi faccia stare bene con me stesso. Sono un'egoista lo so, la sto mettendo come se la tua dipendenza riguardasse me, ma voglio davvero darti una mano. Ne ho bisogno quanto te. Partiamo da zero. Tu sei Annabelle, io sono Zayn. Partiamo da zero e aiutiamoci a vicenda."
Lei lo guardò per qualche secondo: "Sei completamente pazzo, lo sai?"
Lui rise: "Lo so. Allora?"
Annabelle chiuse gli occhi e poi li riaprì, posando lo sguardo sul volto di Zayn: "Questa sera ho davvero toccato il fondo." disse semplicemente, e il ragazzo capì che si trattava di un sì.
"Non voglio andare in nessun centro di riabilitazione però, non servirebbe a niente." lo avvertì lei.
"Non era mia intenzione proportelo." la rassicurò lui.
Sapeva quanto era facile ricaderci prendendo quella strada.
"E se sei un pazzo criminale che mi vuole fare a pezzettini?" domandò la ragazza.
Zayn rise: "L'avrei già fatto, non credi?"
Annabelle annuì, ma non riuscì ad unirsi alla risata: "Allora, cosa hai intenzione di fare per aiutarmi, grande mago della disintossicazione?" chiese.
"Per prima cosa ho intenzione di rimetterti a letto."
"Peggiorerà lo sai? Comincerò a delirare. È-è quella la parte che mi spaventa." confessò la ragazza, che non aveva ancora smesso di piangere, cominciando a tremare.
"Lo so." disse lui con un sospiro: "Dormi il più possibile d'accordo? Domani andrò a prendere le tue cose da te, e verrai a stare qua per un po', va bene?"
Lei annuì: "Tutto ciò è completamente folle." commentò poi sottovoce, e il ragazzo ridacchiò di nuovo: "Ce la possiamo fare, Annabelle. Per te. Per me."
 
 
Quando il giorno dopo Annabelle si svegliò, ogni terminazione nervosa del suo corpo le faceva male. Stava tremando, la testa le girava, e le lenzuola erano completamente impregnate di sudore.
Doveva andare in bagno, ma sapeva che non sarebbe riuscita ad alzarsi da sola: "Zayn!" gridò, ricordandosi improvvisamente del folle patto che aveva stretto col ragazzo la sera prima: "Zayn, aiuto!"
Nessuna risposta.
Annabelle cominciò a guardare l'orologio sul comodino, e contò i minuti che passavano.
Cinque.
Dieci.
Quindici.
Mezz'ora.
Un'ora.
Ogni ticchettio dell'orologio la faceva arrabbiare sempre di più, e per quando sentì la porta aprirsi dopo ben due ore, era furiosa.
Non era più riuscita a trattenersi, la sua vescica non glielo aveva permesso, e  non si era mai sentita più umiliata in vita sua.
Avrebbe voluto morire, e il pensiero che il suo "angelo custode" l'avesse lasciata sola già il primo giorno la faceva impazzire di rabbia.
"Hey, come ti senti?" la salutò Zayn, entrando nella stanza.
Lei non rispose, troppo spossata per proferire parola, e fu allora che Zayn si accorse di quello che era successo: "Oh, Annabelle, mi dispiace." disse, spostando le coperte e avvolgendo un braccio attorno alla sua vita, sollevandola.
"D-dove sei stato?" riuscì a pronunciare con fatica: "Non posso c-credere che tu mi abbia già abbandonata. V-voglio andare a casa mia."
"È lì che ero, a casa tua." spiegò Zayn: "Ho radunato un po' delle tue cose. Non c'era molto da prendere in effetti."
"Come facevi a sapere d-dove vivo?" chiese tremante, sentendo nuovamente il bisogno di vomitare.
"Era sul tuo documento nella borsa." disse il ragazzo, trasportandola in bagno.
Aprì la vasca da bagno e lasciò che si riempisse, mentre aiutava la ragazza a spogliarsi.
Dopo averle tolto il vestito però, Annabelle notò il suo evidente disagio e riuscì a ridere debolmente: "È tutto a posto sai. Non ti preoccupare."
Zayn annuì e quando lei si liberò anche dell'ultimo indumento, la aiutò ad entrare nella vasca, e le sciacquò i capelli.
Annabelle teneva le ginocchia raccolte al petto e fissava dritta il muro di fronte a sé.
Come ci era finita in quel posto?
A fidarsi di un ragazzo che conosceva da meno di ventiquattro ore, senza sapere nient'altro che il suo nome.
Prima che potesse fermarsi, la ragazza scoppiò a piangere, e siccome l'acqua scorreva lungo il corpo della mora, Zayn se ne accorse solo per via dei singhiozzi: "Tutto bene?" le chiese.
"No-n s-so nemmeno s-se vai a scuola, o se l-lavori, e sei qui a farmi il bagno." balbettò lei, continuando a non guardarlo in faccia.
"Io lavoro." disse Zayn, con un sorriso: "Puoi chiedermi quello che vuoi, lo sai?"
Lei annuì e gli domandò la prima cosa che le venì in mente: "H-hai dei fratelli?"
"Delle sorelle. E tu?"
"Una sorella." disse, avvertendo una fitta di dolore che il ragazzo non mancò di notare: "Dov'è tua sorella in questo momento?"
"A casa sua, a Bournemouth, con il suo marito perfetto a godersi la sua gravidanza. L-lei aveva troppo a cui pensare e si è arresa con me. N-non la posso certo biasimare." raccontò, senza riuscire a controllare i singhiozzi.
"Oh. E i tuoi genitori?"
"S-sono morti." spiegò semplicemente lei con un'alzata di spalle.
"Mi dispiace tanto, Annabelle."
"Non importa, non potevi saperlo."
Senza dire un'altra parola, Zayn la aiutò a fare lo shampoo e poi la fece uscire dalla vasca, avvolgendola in un accappatoio. 
"D-domani sarà il giorno peggiore di tutti." mormorò lei terrorizzata, e Zayn la strinse a sé.
"Sono qui, d'accordo? Sono qui per te."
Annabelle fece segno di sì con la testa e prese un bel respiro.
Non era mai riuscita a passare il secondo giorno indenne, ma qualcosa le diceva che forse questa volta sarebbe stato diverso.
Forse avrebbe potuto farcela.
 
 
"Cosa cazzo vuol dire che oggi non vieni alle prove, Zayn? Il tour comincia fra meno di due mesi!"
"Lo so, Louis, lo so. Ho solo bisogno di una settimana libera."
"Stai scherzando?"
"No. Una mia.. vecchia amica ha bisogno di aiuto."
Zayn si calciò mentalmente per non essere stato in grado di mentire meglio.
Cosa avrebbe dovuto dirgli?
Non poteva lasciarla sola ora, non la prima settimana.
"Zayn-"
"Ti prego Lou, coprimi. Non posso venire. Dì che sto davvero male, fai quello che vuoi."
Dall'altra parte del telefono, Zayn sentì l'amico sospirare: "D'accordo, Z. Prometti di spiegare tutto più tardi?"
"Lo prometto. Alla fine della settimana, davvero." giurò Zayn. 
"Okay. Stammi bene." disse Louis, prima di riattaccare.
Zayn posò il cellulare sul tavolo e chiuse gli occhi per un secondo.
Forse si era imbarcato in un'avventura troppo grossa per lui.
Non sapeva se sarebbe riuscito ad aiutare Annabelle.
E se avesse solo peggiorato la situazione?
Quella notte si era sentita male tre volte, e Zayn era davvero spaventato.
In quel momento il rumore di qualcosa che si rompeva lo riportò alla realtà, e il ragazzo si precipitò in camera da letto.
Annabelle si era alzata, e aveva lanciato un vaso contro il muro: "Dammi della roba Zayn, so che puoi procurartene un po'."
Il moro prese un respiro profondo.
Sapeva che questa era la fase successiva.
Era preparato, poteva farcela.
Vero?
"Non ci penso minimamente." rispose, determinato.
"Ti odio, brutto bastardo, ti odio! Perché mi stai facendo questo, perché?" gridò lei, cadendo in ginocchio sul pavimento.
"Sto cercando di aiutarti."
"Se mi vuoi aiutare trovami della roba!" esclamò lei, cominciando a tremare senza sosta.
"No." replicò convinto, avvicinandosi alla ragazza.
"Ti prego." lo supplicò Annabelle, afferrandogli una gamba: "Non posso farcela, non voglio. Ci rinuncio, voglio solo la mia roba, ti prego!"
A Zayn sembrò di sentire il proprio cuore spezzarsi: "No Annabelle, non posso farlo." disse deciso. 
"Ti scongiuro." tentò ancora una volta la ragazza, ma poi i tremori presero il sopravvento e non riuscì più a parlare.
Il moro la sollevò e la rimise a letto dolcemente.
"N-non te ne andare, per piacere." lo pregò lei e Zayn fece segno di no con la testa.
"Non ne avevo nessuna intenzione." le assicurò, prima di togliersi le scarpe ed infilarsi nel letto accanto a lei.
La ragazza scoppiò a piangere per l'ennesima volta, e lui la strinse forte: "Shh.. Andrà tutto bene." mormorò, anche se la sua vista era accecata dalle lacrime quanto quella di Annabelle: "Ti prometto che andrà tutto bene."
 
 
I tre giorni successivi furono pieni di alti e bassi.
Un momento Annabelle urlava, quello dopo piangeva, quello ancora dopo tremava, oppure dormiva, o invece rimaneva in silenzio a guardare il soffitto.
Quel pomeriggio stava andando piuttosto bene.
La mora tremava poco, e stava in silenzio sotto le lenzuola.
Zayn era seduto di fronte al letto, le gambe appoggiate sopra alle coperte, impegnato ad ascoltare la radio.
Il ragazzo si sintonizzò su una diversa stazione proprio nel momento in cui l'annunciatore presentava la numero uno di una classifica: "E per finire, What Makes You Beautiful degli One Direction!"
La canzone partì, e Zayn vide Annabelle sorridere per la prima volta da quando si erano conosciuti: "Mi piace questa canzone. Non ho idea di chi siano questi tizi, ma mi mette allegria." bisbigliò da sotto alle coperte.
Zayn scosse la testa incredulo.
"Che c'è?" domandò lei.
"Lo senti questo?" disse lui, mentre la sua strofa cominciava: "Questo che canta sono io."
"Cazzate." replicò lei, spalancando la bocca.
"Te lo giuro su tutto quello che vuoi."
"È per questo che il tuo amico mi ha chiesto se sapevo chi sei." dedusse lei e lui annuì.
"Non ci posso credere." esclamò lei, e il ragazzo vide che c'era un po' di vita nei suoi occhi: "Hai una copia del vostro album qui? Me la fai ascoltare?" chiese poi.
Il ragazzo si alzò e tornò con un CD in mano.
"Yayyy.." esultò debolmente Annabelle, spostando un poco la coperta e scoprendo il suo volto.
Zayn mise il CD nel lettore e lo fece partire. 
Saltò la prima canzone perché l'avevano appena finita di ascoltare e passò alla seconda.
"Anche questa è vostra?" chiese lei: "L'ho già sentita."
"Siamo abbastanza famosi in questo momento, davvero non avevi mai visto le nostre facce?" domandò lui.
"No, mi dispiace. Non ho una TV, né tantomeno internet. Ce l'avevo ma.." Annabelle chiuse gli occhi: "Te lo racconterò un'altra volta."
Ascoltarono insieme il resto delle canzoni, mentre Zayn continuava a ripetere quanto fosse strano ascoltare sé stesso cantare.
Annabelle pensava che la sua voce fosse la cosa più bella che avesse mai sentito.
Le canzoni erano belle, forse un po' troppo sdolcinate ma piacevoli.
Le sue preferite erano quelle dove Zayn faceva degli acuti. 
Ce n'era una in particolare che l'aveva colpita, l'ultima del CD.
"Questa è decisamente la più bella." disse, mentre la canzone finiva.
Zayn cercò di sorridere, ma fallì miseramente.
"Cosa c'è che non va?" gli chiese lei.
Dopo qualche secondo, il ragazzo parlò sottovoce: "È che.. Cantare mi faceva sentire libero. Felice. Ora mi sento in trappola."
Annabelle non sapeva cosa dire. 
Gli aveva appena confessato una cosa grossa, e a lei sembrava di dover fare qualcosa.
In fondo lui stava facendo così tanto per lei.
"Canta per me." disse improvvisamente.
"Cosa?"
"Avanti, canta quel pezzo.. Flashes left in my mind, going back to the time, com'è che fa poi? Forza." lo incitò lei, canticchiando l'inizio della strofa.
Lui la guardò per qualche secondo, e poi spostando lo sguardo su uno dei disegni del tappeto sul pavimento cominciò: "Playing games in the street, kicking balls with my feet, dancing on with my toes, standing close to the edge, there's a pile of my clothes at the end of your bed, as I feel myself fall, make a joke of it all." cantò, concludendo con un acuto che le mise i brividi.
"Wow." soffiò lei. 
Zayn si aprì in un sorriso, questa volta sincero.
"Come ti sei sentito?" chiese lei: "Come ti ha fatto sentire cantare per me? Da soli, senza nessuna ragazzina urlante, perché scommetto che ce ne sono parecchie, e senza alcun manager a farti pressione?"
Il ragazzo ci pensò sopra.
Si era sentito bene.
Aveva cantato per il gusto di farlo, per stare meglio. 
Quanto gli era mancata quella sensazione.
"Meravigliosamente." ammise lui in un bisbiglio e Annabelle gli fece l'occhiolino: "Ogni volta che ti senti sopraffatto, chiudi gli occhi e pensa di essere da solo in una stanza. Canta per te stesso."
Il ragazzo annuì: "Grazie."
"Grazie a te, Zayn."
Il moro si alzò: "Vado a prepararti qualcosa finché ti senti abbastanza bene da mangiare, d'accordo?"
"Va bene."
Il ragazzo uscì dalla stanza, e mentre radunava gli ingredienti per farle una zuppa, pensò che la prossima volta che si sarebbe dovuto esibire, avrebbe pensato di trovarsi in quella stanza, con Annabelle.
 
 
"Perché hai cominciato a drogarti, Belle?" chiese Zayn una Domenica mattina.
La giovane, che aveva dormito con la testa appoggiata al petto del moro, sbatté le palpebre diverse volte e poi guardò il ragazzo negli occhi: "I miei genitori sono morti, e io volevo fare la ribelle. È stato stupido, davvero. Dopo due mesi che vivevo qua a Londra sono andata ad una festa. L'ho fatto una volta e mi aveva fatto stare bene. Allora l'ho fatto di nuovo e poi di nuovo e in men che non si dica stavo spendendo tutti i miei soldi in quella merda. Ho dovuto smettere di andare all'università, vendere tutti i miei elettrodomestici. Non penso sarei riuscita a sopravvivere ancora per molto se tu non mi avessi trovata." raccontò la mora piano, come se non volesse che il ragazzo sentisse quelle confessioni così intime.
Zayn la baciò lievemente sulla fronte: "Andrà tutto bene, vedrai."
"Lo dici ogni giorno." osservò lei: "Cerchi di convincere me o te stesso?"
"Un po' tutti e due."


"Canta per me, Zayn."
Glielo diceva almeno una volta al giorno.
Era sdraiata sul letto nel suo castello di coperte, e di punto in bianco gli chiedeva di cantare.
Lui la assecondava, e cantava ogni volta una canzone diversa.
Alcune erano del suo gruppo, altre no.
Lei non specificava mai che tipo di canzone volesse sentire, aveva solo voglia di ascoltare la sua voce.
E Zayn la accontentava.
Apriva la bocca e intonava qualsiasi melodia si sentisse di cantare in quel momento.
Ogni giorno, il ragazzo aspettava con ansia il momento in cui Annabelle gli avrebbe fatto quella richiesta.
Era la sua parte preferita della giornata. 
Sentirsi di nuovo come qualche anno prima, quando quel semplice gesto lo portava via da tutta la merda della sua vita, anche solo per pochi minuti.
Era la parte migliore della giornata, quando Annabelle gli chiedeva di cantare.
E anche se lui non lo sapeva, era anche il momento preferito della ragazza.

 
 
"Okay, ripetimi i nomi ancora una volta."
Zayn alzò gli occhi al cielo: "Louis e Harry, Niall e Liam."
"Louis e Harry, Niall e Liam." ripeté la ragazza: "Louis è quello che mi faceva ridere nei video che mi hai fatto vedere. Harry è quello carino coi ricci. Niall è quello biondo. E Liam.. Liam è quello superfigo."
Il moro sentì qualcosa lamentarsi nel suo stomaco alle parole "carino" e "superfigo".
"Sì, beh, Liam ha una ragazza e Harry non si vuole impegnare." replicò, un po' troppo bruscamente.
Annabelle ridacchiò: "Rilassati Zayn, chi vorrebbe stare con una drogata come me?"
Io.
Erano passate cinque settimane da quando il ragazzo le aveva rivelato di essere membro di una boyband.
Cinque settimane piene di grida, pianti e insulti.
Lei lo aveva pregato, supplicato di darle una dose almeno un centinaio di volte.
Certi giorni non smetteva mai di vomitare e certi altri dormiva per ventiquattro ore filate.
A volte Zayn voleva metterla in macchina e portarla in un centro riabilitativo, ma le aveva promesso che non lo avrebbe fatto.
Era troppo semplice ricaderci in quei posti, ben pochi guarivano davvero.
Dopo i primi sette giorni di pura tortura, Zayn fu costretto a tornare al lavoro e Annabelle passava le mattinate da sola.
La maggior parte delle volte rimaneva a letto a recuperare il sonno della notte, ma qualche volta l'aveva trovata per terra in posizione fetale o in un fiume di lacrime.
Un Giovedì era persino riuscita a trovare dei soldi, e Zayn l'aveva trovata accasciata nell'ascensore, mentre cercava di uscire per andare a comprare della droga.
Minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, Zayn si era affezionato sempre di più alla ragazza, e ora stava cominciando a pensare che forse un giorno avrebbero potuto formare una bella coppia.
Ma era troppo presto anche solo per considerare l'idea.
Annabelle sarebbe potuta ricadere in quella spirale autodistruttiva da un momento all'altro, e Zayn sapeva che se c'era un momento davvero critico era proprio quello.
Eppure non riusciva a scacciare quel pensiero dalla testa.
Ogni volta che guardavano la televisione insieme, ogni volta che lui le leggeva un libro, ogni volta che dormivano abbracciati, ogni volta che la faceva ridere, ogni volta gli chiedeva di cantare per lei, il suo cuore si riempiva sempre di più di quella bella ragazza dai capelli castani.
Quando canticchiava per intrattenerla si sentiva al settimo cielo: era come se avesse ritrovato la gioia nel fare quello che sapeva fare meglio.
Aveva passato troppo tempo con un peso sul petto, e ora che lei era entrata nella sua vita, tutto stava tornando a posto, e anche il resto dei ragazzi l'aveva notato.
Quella mattina, dopo trenta giorni dal loro primo incontro, Annabelle si sentiva per la prima volta abbastanza in forze da uscire di casa, e Zayn le propose di accompagnarlo al lavoro.
Arrivarono puntuali e nessuno dei due parlò fino a quando non entrarono nell'ascensore.
"Hey, Zayn. Volevo solo-"
"Ringraziarmi di tutto." concluse lui al suo posto: "Smetti di farlo, sai che è un piacere per me."
I loro sguardi si incrociarono, e il cuore di Zayn cominciò a battere all'impazzata.
Entrambi si avvicinarono lentamente, e le loro labbra stavano per toccarsi quando l'ascensore arrivò a destinazione e le porte si aprirono.
"Hey, sei arrivato all'ora giusta per la prima volta in vita tua!" esclamò Liam quando vide l'amico.
Zayn sospirò, maledicendo il dannato ascensore per aver rovinato la sua chance: "Tutto merito di Belle." disse.
"Oh, piacere di conoscerti!" disse Harry, porgendo la mano alla ragazza, che la strinse: "Il piacere è mio."
"Già, pensa che tu sia carino, Harry." la prese in giro Zayn. 
"Oh, stai zitto!" lo ammonì lei e tutti risero.
Dopo qualche minuto di chiacchere, i ragazzi entrarono nella sala prove e Annabelle si sedette fuori a leggere una rivista.
Quando furono soli, Louis si rivolse a Zayn: "Come sta?"
"Meglio." disse Zayn: "È stata dura, ma comincia finalmente a migliorare sul serio."
I ragazzi annuirono e si scambiarono qualche occhiata.
"Sentite, so che pensate che sia una follia, ma-"
"È una follia." lo interruppe Louis: "Ma non ti vedevamo così felice da tempo, Z."
Il moro sorrise: "È solo grazie a lei." spiegò.
In quel momento Niall diede una pacca sulla spalla dell'amico: "Stai facendo una cosa bellissima, lo sai?"
"Lei sta facendo lo stesso per me."
Ci fu un imbarazzante abbraccio di gruppo, che venne interrotto dalla voce squillante di Liam: "Avanti, mettiamoci al lavoro!"
 
 
Erano passati poco meno di due mesi da quando Annabelle si era trasferita nell'appartamento di Zayn, ed era tempo per il ragazzo di cominciare il tour.
Annabelle si sentiva ogni giorno meglio, e quella sera lo stava aiutando a fare i bagagli.
Il ragazzo era uscito a comprare un nuovo spazzolino da denti, quando qualcuno suonò il campanello.
Convinta che si trattasse di Zayn, Annabelle corse ad aprire: "Cosa ti sei dimenticato?" domandò, prima di accorgersi che non era lui il ragazzo alla porta.
Era Marcus.
Il biondo che l'aveva fatta salire in macchina quella notte.
"È vero allora. Zayn ti ha preso sotto la sua ala." disse il ragazzo, entrando nell'appartamento senza che lei lo avesse invitato a farlo.
Si sedette sul divano e accese la televisione.
"Lui non c'è in questo momento." gli disse lei, sentendosi a disagio in quella situazione.
"Lo so. Non è lui che stavo cercando." spiegò il biondo, indicando poi Annabelle: "Cercavo te."
"C-cosa vuoi da me?" domandò lei, ora spaventata.
Il ragazzo infilò una mano nella tasca sinistra della sua giacca, e quando la tirò fuori c'era una siringa fra le sue dita: "Ti ho portato un po' di rifornimento."
Annabelle sgranò gli occhi, e cominciò a respirare sempre più rumorosamente: "M-mettila via." lo pregò.
"Nu-uh. Non ci penso minimamente. Vedi, quella sera Zayn ha rovinato i miei piani, e ora sono qui per ottenere ciò che mi spetta. Avevo sentito dire stavi qua con lui, perciò ho deciso di venire a fare una visita. Questo è il tuo pagamento." concluse, porgendole la siringa.
Lei indietreggiò fino a scontrare la parete, e il ragazzo la bloccò, mettendosi davanti a lei e appoggiando le braccia contro il muro.
"Non puoi sfuggirmi." mormorò il ragazzo, passando le labbra sull'orecchio della ragazza, che rabbrividì disgustata.
Quando Marcus provò a baciarla, lei lo colpì in mezzo alle gambe e tentò di uscire dalla porta, ma non appena mise una mano sulla maniglia il ragazzo la afferrò per le spalle e la buttò malamente sul divano.
Si posizionò sopra di lei, e prima che la mora potesse urlare, lui le mise una mano sulla bocca: "Fai silenzio, altrimenti la pagherai." le intimò, per poi procedere a togliersi i pantaloni.
Lacrime calde cominciarono a scendere lungo il viso di Annabelle, che in quel momento sentì il biondo sollevarle la gonna.
Prima che potesse fare altro però, la porta si aprì: "Non ho trovato lo spazzolino di Spongebob, però-" la frase morì nella gola del ragazzo quando vide cosa stava succedendo.
Con un grido, Zayn si buttò sull'amico e lo spinse lontano dalla ragazza, per poi colpirlo numerose volte sul viso con il pugno.
Marcus era stato preso alla sprovvista, e non fece in tempo a reagire.
Annabelle lo guardò soccombere sotto ai colpi di Zayn, sempre di più, fino a che non fu quasi più in grado di riconoscere i suoi tratti facciali.
"Zayn, basta.." sussurrò, avvicinandosi al ragazzo, che era passato ai calci.
"Zayn, ora basta!" disse la mora alzando la voce, e avvolgendo le braccia intorno al ragazzo per calmarlo.
"Maledetto figlio di puttana." sputò Zayn, afferrando il biondo per il colletto della camicia e trascinandolo davanti alla porta.
"Non ti voglio vedere mai più, sono stato chiaro?"
"Amico, calmati. È solo una prostutita drogata." riuscì a dire Marcus, mentre il sangue gli usciva copiosamente dal naso.
Zayn grugnì in un modo animalistico e lo colpì ancora una volta: "Come l'hai chiamata? Come l'hai chiamata, brutto verme?" gridò, ma Annabelle intervenne ancora una volta: "Zayn, lascialo andare."
Il moro prese un respiro profondo e aprì la porta, spingendo il biondo fuori: "Non farti vivo mai più."
"C-come se ne avessi alcuna voglia." tossì Marcus, sputando del sangue sul pavimento.
Zayn gli sbatté la porta in faccia, e poi si voltò verso Annabelle: "Stai bene?" le chiese, ma lei non lo stava ascoltando.
Qualcosa sul pavimento aveva catturato la sua attenzione.
Era la siringa che aveva portato Marcus.
Doveva essergli caduta durante la colluttazione, e ora la ragazza la fissava, in preda alla confusione più assoluta.
"Belle-" la chiamò Zayn, ma lei non si voltò.
"Belle, no."
Lei lo ignorò, scattò verso la siringa e la afferrò.
"Ti prego, non farlo." la implorò il ragazzo. 
Annabelle se la rigirò fra le mani per qualche minuto.
Zayn aveva paura di muoversi.
Sapeva che se avesse fatto qualche movimento troppo brusco, lei avrebbe agito di conseguenza, magari facendo qualcosa di stupido: "Belle.." tentò ancora una volta, disperato.
In quel momento la ragazza si alzò da terra e camminò verso il lavandino della cucina, dove svuotò la siringa e poi ne sciaquò via il contenuto aprendo il rubinetto.
Zayn non era mai stato più fiero di lei.
La giovane si voltò a guardarlo, e in tre grandi passi lui la raggiunse, prendendo il suo volto fra le mani e baciandola con convinzione.
Lei lo baciò di rimando, infilando una mano fra i capelli neri del ragazzo, e sorridendo.
"Pensi.." cominciò fra i baci: "Credi sia possibile che io mi sia innamorata di te in soli cinquanta giorni?" gli domandò senza fiato.
Zayn si irrigidì e si staccò, guardandola dritto negli occhi: "Cosa?"
"I-io penso di amarti." ripeté lei in un sussurro.
Il ragazzo non sapeva cosa dire. 
Aveva pensato a quella possiblità, ma era tutto così improvviso. 
Non aveva dormito con nessuna da quando aveva incontrato lei, era stato impegnato con la ragazza quasi ventiquattro ore su ventiquattro e non poteva certo portarle a casa con Annabelle lì, e sinceramente non ne aveva nemmeno sentito il bisogno.
A lui Annabelle piaceva.
Ma non credeva di potersi permettere di innamorarsi di lei.
Dopotutto era una ragazza problematica, così complicata e unica, gli faceva troppa paura.
Lo avrebbe fatto soffrire.
"Non hai niente da dire?" chiese lei, sentendo il panico pervaderla.
Il ragazzo la baciò ancora una volta: "Dico vieni in tour con me."
 
 
"Buon Natale, Belle."
La ragazza sorrise ma tenne gli occhi chiusi.
"Andiamo, svegliati. Ti ho portato la colazione a letto."
A quelle parole, Annabelle spalancò gli occhi e si mise a sedere.
Ringraziò il ragazzo con un bacio veloce sulle labbra e entrambi mangiarono in silenzio.
Lui non le aveva ancora detto che l'amava.
Probabilmente non l'avrebbe mai fatto.
Annabelle non gliene faceva una colpa, in fondo era un casino ambulante.
Ma ogni volta che la accarezzava, ogni volta che la baciava, sembrava davvero che provasse le stesse identiche cose che sentiva lei.
Dopo quasi tre mesi, il suo problema stava lentamente scomparendo.
Certo, passava ancora delle giornate orribili, ma i tremori, i giramenti di testa e il sudore avevano quasi smesso di farle visita.
Qualche volta era ancora insopportabile, ma Zayn era sempre lì a tenerle la mano.
Come avrebbe potuto non innamorarsi di lui? 
Si era comportato da vero e proprio principe azzurro.
L'aveva salvata nel momento del bisogno, e lei ci era cascata come un'idiota.
"A cosa stai pensando?" le chiese lui, vedendola così assorta.
"A te." rispose lei onestamente, sporcandolo con la cioccolata del croissant che stava mangiando.
Il ragazzo rise e la sporcò a sua volta, per poi baciarla dolcemente.
Il bacio si fece sempre più passionale, fino a quando il vassoio che il ragazzo aveva preparato non cadde per terra.
Annabelle tolse la maglietta del moro, per poi procedere a sfliarsi la camicia da notte.
Lentamente, la ragazza passò una mano sul petto di Zayn, che sussultò per il freddo.
"Scusa." mormorò lei, scostandosi, ma lui le afferrò la mano e la riappoggiò sulle proprie costole: "No, va bene."
Si baciarono di nuovo, e Zayn le accarezzò una guancia, mentre le mani della ragazza scivolavano a slacciargli i pantaloni.
Dopo essersi liberati di tutti i loro indumenti, lui la guardò in adorazione per qualche secondo.
L'aveva vista nuda più di una volta, e sapeva quanto fosse attraente, ma era come se la stesse finalmente vedendo davvero.
Annabelle.
Non la ragazza con dei problemi di droga, non la ragazza arrabbiata o triste che aveva conosciuto nelle loro prime settimane insieme.
Annabelle.
Semplicemente lei, in tutta la sua bellezza.
La ragazza con cui si addormentava la sera, la ragazza che gli aveva restituito la voglia di cantare, la ragazza che lo faceva ridere fino alle lacrime.
Fu per questa ragione che quando si unirono e lei gli confessò in un sussurro quanto lo amava, la paura che aveva sentito fino a quel momento sparì e Zayn rispose: "Ti amo anche io."
 
 
Una settimana dopo, il tour dei ragazzi fece tappa nella città della sorella di Annabelle.
Con l'incoraggiamento di Zayn, la ragazza aveva ripreso i contatti con la sorella, e il loro rapporto si era riconsolidato abbastanza da convincere la donna ad invitarla per un té.
Alle cinque precise, la mora suonò al campanello della sorella.
Lei aprì la porta con un bambino fra le braccia: "Belle, eccoti qua. Entra, forza."
"Ciao, Shelley."
Le due si salutarono con due veloci baci sulla guancia, e poi Belle si sedette su una poltrona in salotto.
Shelley mise il piccolo addormentato nella culla, e procedette a versare una tazza di té per entrambe.
"Grazie." disse Annabelle quando la sorella le porse la tazza, e ne bevve un sorso.
"Andrò dritta al punto." parlò Shelley: "Sei pulita, sul serio? Lo sembri, ma non voglio correre rischi."
Il fatto che Shelley stesse anche solo chiedendole una cosa del genere la ferì, ma Annabelle sapeva di meritarselo: "Sono pulita da tre mesi, lo giuro."
"Bene. Molto bene." disse la sorella: "Voglio che tu venga a vivere con noi."
"Cosa scusa?" chiese la ragazza incredula. 
"Pensaci, Belle: potresti finire l'università e poi trovarti un bel lavoro e un appartamento qua vicino. Brad può aiutarti a pagare gli studi." propose la donna, che evidentemente aveva già pensato a tutto.
"Io-"
"Non te lo chiederò di nuovo, Annabelle: prendere o lasciare. Questa è la tua possibilità di rimetterti in piedi una volta per tutte."
"Ma Zayn-"
"È stato molto gentile con te, ma non puoi pretendere che ti tenga in casa per sempre, mi sbaglio? E poi è un cantante, Belle. Sai quanta droga gira nel suo ambiente?"
Annabelle lo sapeva eccome.
Durante le varie tappe del tour gli era stato offerto praticamente qualunque tipo di sostanza, e il ragazzo le aveva rifiutate prontamente tutte. 
Non era stato affatto facile per lei. 
"Allora, cosa dici?"
"Io.."
Le aveva detto che l'amava.
Proprio quando si era convinta che non lo avrebbe mai fatto, era successo.
Lui l'amava.
Ma aveva ragione Shelley, non poteva pretendere che lui fosse sempre a disposizione.
Aveva una carriera, una vita da vivere.
Un lavoro che presto l'avrebbe portato all'estero, e lei sapeva che non avrebbe potuto seguirlo ovunque.
Voleva vivere la sua vita.
Lui gliel'aveva restituita, e ora era tempo che lei ricominciasse a viverla.
"Annabelle? Sto aspettando."
"Sì. D'accordo, verrò."
La sorella sorrise soddisfatta.
"Va a prendere le tue cose. Il resto te lo può spedire lui quando torna a Londra."
Annabelle annuì e senza dire altro uscì velocemente dalla casa, chiedendosi come avrebbe fatto a dire tutto a Zayn.
 
 
"Cosa cazzo stai dicendo, Belle?"
"Zayn-"
"No, non te lo permetto. Non puoi lasciarmi, non puoi."
"Non puoi continuare a prenderti cura di me, e mia sorella ha tanto tempo libero e una stanza vuota che aspetta solo di essere occupata." disse lei, cercando disperatamente di non piangere.
"Ma io voglio prendermi cura di te. Puoi tornare all'università a Londra, ti pagherò io gli studi." disse lui, sedendosi di fronte a lei e prendendo le mani della ragazza nelle sue.
"Non ti farei mai pagare la scuola per me, lo sai."
"Allora vendi l'appartamento e vieni a vivere definitivamente da me, quei soldi ti basteranno per pagare le prime rette!" insistette lui.
Lei sospirò: "Starai spesso via quest'anno, Zayn. I-io non mi fido di me stessa, non ancora. Non posso stare da sola troppo a lungo."
"Non partirò allora."
La ragazza rise: "Credi davvero che ti permetterei di rinunciare alla tua carriera?"
"Belle, non puoi lasciarmi." ripeté il ragazzo. 
In quel momento Niall comparì sulla porta: "Zayn, siamo sul palco fra dieci minuti." disse.
"Non me ne frega un cazzo, Niall." replicò freddo il ragazzo, senza staccare gli occhi dalla mora.
"Ci sarà, Niall. Ancora un attimo." disse Annabelle rivolta al biondo, che annuì e li lasciò nuovamente soli.
"Devi andare." soffiò la ragazza nell'orecchio del giovane, per poi baciarlo lievemente sulla guancia: "Ti amo, lo sai."
"È per questo che mi lasci? Perché non ti ho detto subito che ti amavo anche io? Ero spaventato, Belle, d'accordo? Non sapevo se ce l'avrei fatta. Ma ora lo so, va bene? Non te ne puoi andare." la pregò il ragazzo, passandole una mano sul viso.
"Devo." rispose semplicemente lei, raccogliendo la sua borsa da terra: "Grazie di tutto, Zayn." mormorò debolmente, mentre una singola lacrima le rigava il volto.
"Non farlo."
Ma lei non lo sentì, perché si era già chiusa la porta alle spalle. 
 
 
DUE ANNI DOPO.
 
C'era qualcosa di diverso nell'aria quella mattina.
Sarebbe stata una giornata diversa, Annabelle se lo sentiva.
Uscì di casa e corse al lavoro come ogni mattina, pranzò nel solito posto e staccò alle cinque come ogni giorno, ma la ragazza sapeva che sarebbe successo qualcosa di diverso prima della fine della serata.
Quel qualcosa la stava aspettando davanti alla porta di casa sua, ed era intento a fumare una sigaretta.
Il cuore della ragazza si fermò per qualche secondo, ma poi la mora raccolse il coraggio e parlò: "Quelle cose ti uccideranno, lo sai?" disse con un sorriso, e il ragazzo si voltò verso di lei: "Mi stai veramente facendo la predica sulla dipendenza?"
Risero entrambi, anche se in effetti la cosa non era per niente divertente.
"Hey." la salutò poi lui, tornando serio.
"Cosa ci fai qui, mister celebrità internazionale?"
"Ho ricevuto il tuo biglietto e sono venuto all'indirizzo che hai scritto sulla busta."
Oh.
Il biglietto di congratulazioni.
Il gruppo stava facendo faville, e il loro secondo album era letteralmente primo in tutto il mondo.
Anche se non si erano più parlati dopo quel giorno in cui lei se ne era andata, Annabelle aveva sentito il bisogno di congratularsi.
"L'ho mandato all'indirizzo del tuo management perché non sapevo se vivevi ancora nella vecchia casa, non pensavo l'avresti ricevuto."
"Perché non hai telefonato?" domandò lui.
"Per quanto ne sapevo potevi anche aver cambiato numero."
"Potevi almeno provare."
"Forse non volevo parlarti." confessò la ragazza.
"E perché mai?" chiese Zayn.
"Perché leggo i giornali. Chi era l'ultima? Dakota Fanning? Sul serio? Non mi sembra esattamente il tuo tipo."
"Non lo è infatti, era solo una trovata pubblicitaria." spiegò il ragazzo.
"Certo, avrei dovuto pensarci."
Un minuto di silenzio.
"Allora, come te la stai passando?" chiese poi lui.
"Bene, ho finito l'università e ho trovato lavoro come giornalista nel quotidiano della città. Un buon primo passo." raccontò Annabelle: "Certo, non ho fatto tutta la strada che hai fatto tu."
Lui rise: "Sono felice per te."
Ancora silenzio.
"Fidanzati?"
"Solo uno, è durata sette mesi."
"E poi?"
"E poi l'ho lasciato."
"Perché?"
"Non era te."
Gli occhi del ragazzo si illuminarono, ma non disse nulla.
"E tu?" disse poi Annabelle.
"Io cosa?"
"Fidanzate?"
"Nessuna."
"Nessuna? Sul serio?"
"Un sacco di scopate, ma nessuna ragazza seria."
"E perché mai?"
"Non erano te."
La ragazza abbassò lo sguardo, cercando di nascondere la soddisfazione sul suo volto.
"Mi sei mancata lo sai? Ogni giorno." confessò lui.
"Anche tu."
Zayn scese le scalette che li separavano e si avvicinò pericolosamente alla mora: "Sei pronta ora?" chiese.
"A fare cosa?"
"A stare con me per sempre. Ho capito perché mi hai lasciato due anni fa, e ti ho dato tempo. Ma non voglio più aspettare." mormorò Zayn, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di lei.
Annabelle non poteva crederci.
L'aveva aspettata.
Non aveva pensato nemmeno per un secondo che l'avrebbe fatto, non aveva nemmeno mai considerato l'opzione.
Anche se lei non aveva mai smesso di amarlo, non credeva che per lui fosse stato lo stesso.
"Sono pronta." gli comunicò convinta, mordendosi il labbro inferiore.
Zayn si aprì in un enorme sorriso e la baciò, lì in mezzo alla strada, ignorando le occhiate dei passanti.
"Belle?"
"Mmh?"
"Dopo quanto tempo credi sia accettabile che io ti chieda di sposarmi?" 
  
Leggi le 32 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: thequibbler