DIOMEDEIDAE
Le tue parole mi sfiorano come fanno le tue dita, anche se sembra quasi che tu abbia paura a toccarmi. Sussurri ma non parli, non alzi mai la voce se non per ordinare il caffè. Ti avvicini a me sempre con una preghiera in volto, come se volessi chiedermi il permesso di starmi vicino, di stringermi la mano, di baciarmi le labbra. E io ti spavento, lo so, quando ti abbraccio e ti stringo a me, cercando di portarti più vicino, sempre più vicino, dentro di me.
Il
tuo sorriso incerto anche nel sonno ama dipingerti il viso di tinte
solari, allungando i contorni e portando luce nella stanza dove ci
siamo rifugiati per la notte, illuminando le tende bianche come ali
dei gabbiani che sorvolano il mare.
La
tua pelle abbronzata spicca tra le lenzuola candide, che si alzano e
si abbassano seguendo il tuo respiro regolare. Non riesco a non
guardarti dormire, mentre sale l'alba alle mie spalle, colorandomi i
capelli di rosso assieme alle guance che ripensano alla notte appena
trascorsa, a come abbiamo abbracciato le stelle assieme ai nostri
corpi, a come le nostre grida abbiano accompagnato il canto degli
uccelli notturni.
"Buongiorno"
sussurri sorridendo e io non posso fare a meno di volare tra le tue
braccia, sulle tue labbra, nel caldo del lenzuolo che ancora profuma
di noi due, insieme.
Mi
stringi i fianchi e io ti mordo le labbra, assaporando il mattino
nella tua bocca, dopo aver consumato tutta la nottata.
L'aria
del mare entra dalle finestre, arrivando alle mie narici,
mescolandosi al tuo odore forte, che accompagna ogni mio respiro. Il
sapore salmastro delle onde inumidisce la mia pelle e tu ridi dicendo
“Sei salata” per poi baciarmi le spalle e leccarmi le clavicole.
E allora rido anch'io, sussurrando il tuo nome all'infinito, come una
personale preghiera, la mia sola chiamata verso questo cielo dorato
di luce e dei tocchi del sole.
Il tuo sapore è l'unica cosa che voglio sentire sulla lingua, il tuo odore l'unico che voglio annusare per primo al mattino, le tue mani le uniche carezze che voglio sentir solcare la mia pelle, i tuoi baci gli unici che voglio che conoscano ogni parte di me. I tuoi capelli mi scivolano tra le dita, che stringo e rilascio, seguendo il ritmo dei tuoi baci, il loro profumo mi inebria. Sono ebbra di te.
Sento
il mio essere che abbandona lentamente il corpo, allungandomi
aggrappata a te verso l'alto, come sulle ali di un albatro che vola
verso il sole, vivendo il cielo e i raggi del dio della luce sulle
ali, il vento tra le piume e il mare sotto, infinito e in eterno
movimento, come noi due su questo letto anonimo, che abbiamo deciso
di fare nostro, senza chiedere, imponendo la nostra presenza, il
nostro amore.
Voliamo
insieme, inarcando la schiena e sussurrando sospiri di piacere,
mentre vediamo l'oro sparire, lasciando spazio all'azzurro, a tutto
questo azzurro che ci fa sentire piccoli, ma abbracciati non abbiamo
paura, nuotando nel mare blu che ci avvolge.
La
marea mi sorprende, facendo scontrare il materasso con la mia
schiena, facendomi aprire di scatto gli occhi e la bocca, cercando
disperatamente di respirare quest'aria carica di noi. Ma poi tu corri
ad occupare il mio sguardo, riempiendomi di te. E allora mi sento
davvero un albatro, che sorvola il mare con le sue ampie ali aperte
sulle onde, abbracciando l'oceano e le sue creature.
Come
io abbraccio te, ora, con le mie ali di carne e sangue, costellate di
morsi e baci.
* * *
Per favore non linciatemi!
Prima
prova a raiting superiore al verde, scritta in pullman tra Micene e
Olimpia, spero che non faccia troppo schifo :D non so, ma io ci sono
affezionata, è una semplice mattina d'amore, che nella sua
semplicità racchiude tutta la forza e la potenza di un albatro, il
cui nome latino (che ricorda l'eroe greco Diomede, un figo paura ù.ù)
dà titolo alla storia.
Attendo
con ansia i vostri commenti,
alla
prossima
Lethe