Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: fruttina89    29/03/2012    3 recensioni
FF che si colloca dopo Breaking dawn. Jacob è sempre stato un punto fermo nella vita della piccola Renesmee: un amico fidato, una sorta di angelo custode. Crescendo i suoi sentimenti per il licantropo si evolvono, trasformandosi in un amore travolgente, ma che lei crede senza futuro. Fino a quando…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno! Eccomi qui a presentarvi una breve OS sulla storia di Jacob e Renesmee. Questa ff è stata ideata per il contest "Beginning of the end" indetto dal gruppo facebook "La foresta della fantasia" e si è classificata seconda.
Ringrazio sin da ora tutti voi che vorrete leggere questa storia :D
Vi ricordo il link al mio gruppo facebook nel caso voleste conoscere le mie ff o chiacchierare un pò:
http://www.facebook.com/#!/groups/122616697815276/
Buona lettura!

Prompt: «Le donne possiedono un istinto meraviglioso: hanno la capacità di scoprire tutto tranne l’ovvio»
Oscar Wilde.






-Renesmee-

Sdraiata sul tappeto ascoltavo la melodia del silenzio con la sola compagnia del battito accelerato del mio cuore. Tutti i miei sensi lavoravano per comprendere ciò che mi circondava, per sentire come solo poche creature erano in grado di fare. Amavo la sensazione del tappeto morbido sotto la pelle della mia guancia; mi rilassava cogliere la carezza del calore proveniente dal camino acceso davanti a me; mi cullava il dolce respiro del lupo raggomitolato davanti alla porta della camera. Jacob; non c’era minuto che non fosse con me, che non vegliasse sulla mia vita come una sorta di angelo custode. Ero cresciuta in fretta, questo nessuno poteva negarlo, ma serbavo ricordi vividi e meravigliosi di quella che era stata la mia felice, quanto fugace, infanzia.  Mi rividi bambina, immersa nella radura verdeggiante che circondava Forks; il mio riso riempiva l’aria, mentre sfrecciavo tra gli alberi in groppa ad un grosso lupo dal pelo fulvo. Ricordavo il profumo dei fiori in boccio in primavera inoltrata, quando Jacob mi portava a fare un picnic tra i prati ancora bagnati di rugiada, sorvegliandomi mentre rincorrevo le farfalle. Era stato come un bel sogno con lui, tanto che giunta alla mia adolescenza, mi ero presa una gran cotta per il giovane dalla pelle dorata e gli occhi tanto scuri e profondi da poterci scorgere un meraviglioso oceano. Raggiunti i quindici anni di età umana, il grande affetto che provavo per Jacob si trasformò in qualcosa di molto più forte. Il mio corpo stava cambiando, mutando in quello di una normale adolescente e non potevo essere immune dal fascino che il licantropo esercitava su di me. Me ne innamorai, sconsideratamente e profondamente e ne rimasi irrimediabilmente ferita. Uno dei tanti pomeriggi passati accanto al fuoco a chiacchierare, mi ero fatta coraggio e, stretta nel suo forte abbraccio, mi ero sporta fino ad incontrare la sua bocca. Il velluto di quelle labbra aveva fatto nascere dentro di me un caldo languore; uno struggimento tale che mi fece pensare che stare con lui fosse la cosa più importante della mia vita. Ma Jacob , evidentemente, non cercava in me una compagna, ma semplicemente la dolce sorellina che ero sempre stata. Il suo corpo forte e muscoloso si irrigidì e se, inizialmente non poté fare a meno di schiudere le labbra e rispondere a quel primo e timido bacio adolescenziale, subito dopo si ritrasse, allontanandomi quasi bruscamente. Mi alzai confusa e ferita, mentre Jacob mormorava parole di scusa che per quanto mi riguardava poteva portare via il vento. Mi sentivo respinta, ma ciò che mi preoccupava maggiormente era la possibilità che con quel gesto irrazionale, dettato solo dal cuore, avrei potuto perderlo per sempre. La paura mi assillò per tutto il resto della sera, finché non sentii grattare alla porta della mia camera e vidi, con un tuffo al cuore, il mio lupo entrare nella stanza e, con un balzo felpato, accoccolarsi ai piedi del mio letto. Non scordai mai quel bacio sbocciato a fior di labbra che mi aveva circondato dei colori dell’arcobaleno, come se fino a quel momento avessi sempre e solo vissuto in bianco e nero.

Non parlammo più dell’accaduto e la cosa sembrò cadere dimenticata, tranne per il mio cuore.

 

-Jacob-

Dalla prima volta che avevo posato gli occhi su di lei era semplicemente divenuta il mio universo. Lei, così piccola e fragile; Lei, a cui andava tutta la mia devozione; Lei, a cui avrei votato la mia vita.

L’avevo vista crescere, muovere i suoi primi passi e poi, subito dopo, correre nei prati con la vivacità che solo i bambini possiedono. L’avevo amata da subito osservandola sbocciare a farsi ogni giorno più bella. Le ero stato accanto, pronto a sorreggerla se fosse inciampata attraversando una strada impervia, come affrontando gli ostacoli della vita; perché Renesmee era la mia vita: io ero solo un suo satellite, inevitabilmente attratto dalla sua orbita. L’avevo attesa godendo della sua compagnia e aspettando che fosse stata pronta. Nemmeno Edward aveva potuto fare nulla; sapeva quanto forte fosse l’imprinting e non c’era modo di spezzare un legame così profondamente radicato in entrambi. Un’unica condizione era stata posta dal vampiro e cioè quella che io non le avrei rivelato nulla, né avrei incoraggiato i suoi atteggiamenti verso di me, finché non fosse stata adulta. Io la pensavo allo stesso modo; rispettavo troppo Renesmee e volevo lasciarla libera di decidere al momento giusto, benché nell’imprinting la scelta contasse molto poco. Non vi era nulla di razionale in tutto ciò, ma solo di sentimentale; era qualcosa che si sentiva con il cuore e con tutto il proprio essere, non con la mente.

Tutto era filato liscio; entrambi eravamo felici e necessitavamo l’uno della compagnia dell’altro. Fino a quel bacio… non avevo saputo rifiutare. Come avrei potuto se quella che avevo davanti era la creatura che amavo di più al Mondo? Ma, dopotutto, sapevo che era sbagliato, così l’avevo respinta ferendo Renesmee, ma ancora di più me stesso. Se tutti i miei pensieri erano sempre stati concentrati su di lei; ora arrivavo anche a sognare le sue labbra; ad agognare le sue piccole mani sfiorarmi la pelle. Semplicemente pieno di Lei.

 

-Renesmee-

Un bel giorno mi ero svegliata e avevo capito che il tempo per i sogni era finito. Non ero più una bambina e, osservandomi allo specchio, il mio corpo me lo ricordava, rimandandomi il riflesso di una giovane donna dai lineamenti delicata e dagli occhi brillanti di emozionata curiosità per la vita. Ero finalmente diventata adulta e avrei cominciato la mia esistenza anche al di fuori delle protettive mura domestiche; compiendo i miei primi passi autonomamente, senza la mia famiglia, senza Jacob. Non fraintendetemi: amavo i miei genitori smisuratamente, ma sapevo quanto potevano essere iperprotettivi ed ero ansiosa di fare le mie scelte da sola, anche se ero certa che avrei sempre potuto contare su di loro e su tutta la mia meravigliosa famiglia. Per quanto riguardava il licantropo era giusto che avessi i miei spazzi, che potessi farmi delle altre amicizie, che riuscissi a togliermelo dalla testa per cercare, se non di dimenticarlo, almeno di rimarginare la ferita. Una ferita che sanguinava ogni volta che mi guardava, che mi sfiorava o mi prendeva tra le braccia.

Quella sera Carlisle avrebbe dato una festa in mio onore, per festeggiare la mia “maggiore età” ed io ne ero elettrizzata. Erano stati invitati tutti i clan amici e non vedevo l’ora. Uscii dalla mia stanza con un gran sorriso in viso, con l’intenzione di cercare zia Alice che mi avrebbe aiutato con il trucco e il parrucco. Attraversai il giardino, salutando Emmett che si stava prodigando nell’allestimento di un grosso gazebo ornato da abbaglianti luci dorate.

-Sarà tutto perfetto per questa sera, piccola!- mi rassicurò facendomi l’occhiolino e mostrandomi il pollice alzato. Superai il mio zio preferito, respirando il profumo della foresta circostante e osservando le grosse querce che si stagliavano all’orizzonte. Mi fu impossibile non notarli, come non potei non udire la loro conversazione. Oltre la boscaglia Jacob, a torso nudo, discuteva con Leah. Dovevano aver appena ripreso forma umana.

-Sapessi come sono felice! L’imprinting è qualcosa che ti cambia profondamente; da quel momento non esiste che la tua compagna e finalmente è venuto il momento di venire allo scoperto- quelle parole, sussurrate con dolcezza, ammantate di velluto, mi fecero più male di una pugnalata in pieno petto. Dunque era questa la verità; Jacob aveva appena avuto l’imprinting e Leah sarebbe stata la sua metà complementare. Sapevo cos’era quel meccanismo genetico o, semplicemente, di cuore, che legava i licantropi alle loro compagne. Da molti era considerata una benedizione, un sentimento talmente forte da superare qualsiasi barriera; per taluni poteva però essere una maledizione e Leah lo sapeva bene, come ora lo sapevo anch’io. Chiusi gli occhi mordendomi il labbro inferiore sino a sentire sulla lingua il sapore del mio sangue, poi corsi via.

-Ti auguro di essere felice, Jacob Black- sussurrai amaramente, ma sinceramente; nonostante tutto lo amavo e stavo imparando che amore voleva dire anche sacrificio.

Zia Alice mi aspettava sulla soglia della grande villa. Mi osservò pensierosa, scostandomi, con una carezza amorevole, una ciocca che mi era ricaduta sul viso durante la corsa. Alice sembrava sapere già cosa mi assillasse.

-Hai avuto qualche visione su di me?- le domandai in un sussurro. La vampira scosse la testa.

-Tesoro, sai che purtroppo non riesco a vederti… ma l’espressione del tuo viso parla per te.- Abbassai lo sguardo contrita, mentre Alice mi accompagnava in casa.

Indossai un vestitino da cocktail azzurro, abbinato ad un paio di decolté di raso dello stesso colore che avevo pescato dall’armadio della zia, mentre lei, munita di piastra, mi arricciava i capelli in boccoli vaporosi.

-Hai la bellezza di tuo padre e la dolcezza di tua madre- mi sussurrò Alice circondandomi le spalle con un braccio –Stasera sarai al centro delle attenzioni di tutti- deglutii nervosa; la verità era che volevo essere notata da una sola persona e sapevo che era sbagliato.

 

La sala era completamente gremita di visi noti e più o meno amichevoli. Il primo che notai in mezzo alla folla, come fossi stata attratta da una calamita, fu Jacob. Era poggiato al muro, con un grande sorriso ad increspargli le labbra carnose e tremendamente attraenti. Chiusi gli occhi e, per un attimo, immaginai di nuovo la delizia di quel fugace bacio. Scossi la testa, risoluta ad allontanarlo almeno dalla mia testa e facendo indigestione di saluti e di complimenti raccolti tra i presenti. Papà mi si avvicinò protettivo.

-Tesoro, vorrei farti conoscere un clan che ci è sempre stato vicino…- annuii seguendolo mentre si faceva spazio tra la folla. Tre bellissime vampire bionde mi osservarono curiose.

-Renesmee, l’ultima volta non eri che una bambina, ma noi ci ricordiamo molto bene di te- la loro fisionomia mi era molto famigliare, ma non riuscivo ad associarla ai loro nomi o alla provenienza.

-Sono del clan di Denali; vengono dall’Alaska- mi rinfrescò la memoria papà.

-Tanya, Kate e Irina- le riconobbi.

-Buona memoria Nessie- si congratularono; poi Irina si fece avanti. Percepii una lieve tensione tra le tre “sorelle”, ma scomparve subito ed io non le diedi molta importanza.

-Siamo qui per festeggiarti e anche per presentarti una persona… è nuovo del nostro clan e ci piacerebbe che voi due faceste amicizia…- qualcuno dietro le loro spalle di mosse ed un giovane entrò nel mio campo visivo.

Era alto; la camicia nera tirava sulle sue spalle larghe e ben definite. La carnagione dorata in perfetta armonia con i lunghi capelli color della pece e gli occhi talmente neri da sembrare due pozzi profondi e lucenti.

-Io sono Scott; onorato di conoscerti- la sua voce aveva un non so che di esotico; l’accento accarezzava ogni parola rendendola morbida come schiuma. Gli strinsi la mano, percependola fredda a contatto con la mia; il paragone fu inevitabile: quel giovane così affascinante ricordava moltissimo Jacob, ma in una cosa era diverso: era un vampiro. Niente imprinting, niente possibilità di soffrire vedendolo ineluttabilmente innamorato di un’altra.

-Perché non andate a ballare?- ci incoraggiò Irina spingendoci delicatamente verso il centro della stanza dove era stata allestita la pista da ballo. Perché no? Mi lasciai  portare, cullata dalla melodia di un lento e dalle forti braccia di Scott che mi cingevano i fianchi, premurose.

-La tua bellezza è pari solo a quella di una stella, Nessie, sei sfolgorante; non te l’ha mai detto nessuno?- arrossii distogliendo lo sguardo.

-Non devi vergognarti, io sono qui per un motivo ben preciso… i nostri clan sono stati amici da sempre; un’unica grande famiglia divisa semplicemente dalla lontananza. Non sarebbe bello se suggellassimo questo nostro legame con qualcosa di più forte che possa realmente unirci?- scossi la testa confusa.

-Non riesco a capire cosa tu voglia dire…-

-Non credo che la signorina gradisca le tue attenzioni- una voce calda e rassicurante mi giunse alle orecchie provocandomi immediatamente i brividi.

-Sei geloso, cane?- domandò pungente e provocatorio il mio compagno di danza. Mi innervosii; nessuno poteva rivolgersi a Jacob in modo così dispregiativo. Tolsi malamente la sua mano dal mio fianco e rivolsi gli occhi verso il licantropo.

-Va tutto bene, Nessie, andiamocene- mi prese per mano ed il mio cuore sanguinò di nuovo.

-Renesmee, se cambi idea, domani ti aspetterò davanti alla grossa quercia nei pressi del gazebo. Non è un bene per te stare troppo vicino a lui! E’ un nemico della nostra specie! Io sono qui per te e se me lo chiederai resterò.- mi allontanai da entrambi, stava succedendo tutto troppo in fretta. Il mio cuore era ancora di Jacob e mi sembrava che Scott volesse bruciare troppo le tappe, non lo conoscevo nemmeno! In più il rancore sconsiderato che provava per quello che era sempre stato il mio migliore amico mi infastidiva. Il lupo mi rincorse per il giardino fino a raggiungermi.

-E’ successo qualcosa, piccola?- mi domandò sinceramente preoccupato. Gli presi semplicemente le mani tra le mie, comunicandogli con il semplice contatto il mio pensiero. Un’immagine di Leah, per me molto dolorosa, si proiettò tra di noi. Jacob aggrottò la fronte senza capire.

-So cosa c’è tra di voi e non voglio esservi di ostacolo- riuscii a dire mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime amare. Feci un passo indietro e poi mi rimisi a correre. Non volevo ascoltare, non avrei sopportato di essere consolata, non questa volta, non da lui.

-Nessie, aspetta, non è come credi!- urlò quasi rabbioso, ma non volevo ascoltarlo. Corsi fino a casa e mi chiusi in camera. Jacob bussò più volte alla mia porta; poco dopo lo sentii grattare con gli artigli, sotto forma di lupo, ma non aprii. Un ululato si innalzò solitario dalla foresta, musicale e straziante. Chiusi gli occhi e piansi, cercando di dimenticarmi di tutto, compresa la festa che ancora si stava svolgendo in mio onore.

 

-Jacob-

Non potevo perderla, non per un assordo equivoco. Qualcosa negli occhi feriti di Nessie mi aveva rassicurato sui suoi sentimenti sul mio conto; il nostro era un legame indissolubile e non sarebbe stata un damerino di vampiro a portarmela via. Rimasi per tutta la notte a sorvegliare la sua casa, sperando che ai miei ululati angosciati aprisse la finestra, permettendomi di accoccolarmi ancora una volta infondo al suo letto e lasciandomi spiegare, finalmente, i miei sentimenti; ma non fu così. Passai la notte in bianco a pensare a cosa dirgli per rassicurarla, per convincerla che era con lei che avrei voluto passare la mia intera esistenza. Alla fine mi ero persuaso che le sarebbe bastato guardare dentro se stessa per scoprire la verità. Decisi di scriverle. Buttai giù una lettera frettolosamente, ma con tutto il mio cuore; poi, la feci scivolare sotto l’uscio della porta d’entrata e me ne andai, speranzoso.

 

-Renesmee-

Mi sveglia con l’animo in tumulto. Avevo dormito male in compagnia di sogni sfocati e molto confusi. Non avevo nemmeno fame, ero semplicemente spossata da tutta quella situazione. Mi diressi a piedi nudi in cucina e la mia attenzione fu immediatamente calamitata da una busta lasciata sul pavimento. Era bianca e anonima, ma quella calligrafia era semplicemente inconfondibile. Il mio cuore mancò un battito. Le lettere erano tremolanti e qua e là sbavate dalla fretta e dall’emozione, ma era il mio Jacob. La aprii frettolosamente, leggendo tutto d’un fiato il suo contenuto:

“Mia piccola Nessie. Ho pensato più di mille volte a cosa scriverti e sono sempre e solo giunto alla stessa conclusione: le parole per certe cose non servono, non le parole inutili, almeno: ti amo. Le donne possiedono un istinto meraviglioso: hanno la capacità di scoprire tutto tranne l’ovvio;

Tu sei il mio imprinting, lo sei sempre stato.

Ti aspetto alla nostra capanna. La scelta è tua, ma sappi che ti amerò per sempre.

Jacob.”

Era irreale e meraviglioso, semplicemente non potevo crederci. Un dolce calore si diffuse dal mio cuore a gli arti, allo stomaco, al viso. Tutto tornava: il forte sentimento che provavo per lui era legittimo e giustificato. Insieme eravamo un tutto, un’unica cosa. Dimentica di Scott e della sua stupida corte; dell’aspetto che dovevo avere e dei piedi nudi, attraversai la foresta. Il mio amore mi aspettava e tutta la mia vita pareva riavere acquistato senso. Mi arrampicai lungo il sentiero sino a giungere alla nostra capanna; dove spesso mi portava a giocare da bambina; dove per la prima volta mi ero accorta di essere innamorata di lui. Aprii la porta, il cuore martellante in petto. Jacob era lì, seduto sul pavimento di legno. Il camino accesso davanti a lui, proiettava calde ombre tutt’intorno, creando un’atmosfera romantica e perfetta. Alzò il viso verso di me, aprendosi in un sorriso raggiante. Avevo sentito dire che con l’imprinting, la compagna per il licantropo diveniva come il suo universo. Se io ero questo per lui, Jacob era il mio sole. Si alzò in piedi ed io mi precipitai tra le sue braccia. Le nostre labbra si cercarono e, finalmente, si trovarono. Assaporai ogni istante di quel bacio, sospirando estasiata, godendo del connubio delle nostre bocche, del contatto dei nostri corpi. Accarezzai i suoi addominali sotto il leggero tessuto della t-shirt, sino a giungere all’estremità della maglietta e a sollevarne i lembi. Jacob trattenne il respiro mentre gli sfilavo l’indumento e percepivo le sue mani su di me. Mi ritrovai sdraiata sul pavimento di legno, reso caldo dal calore dalle fiamme del camino, ma soprattutto dalla nostra passione. Lasciai vagare le dita sulla sua schiena nuda, carezzandone i muscoli sodi. Jacob mi baciò ancora dedicando ugual attenzione ad ogni parte del mio corpo e lasciando al suo passaggio una scia di baci incandescenti. Mi persi in lui sino a smarrire la cognizione di ogni altra cosa che non fossero i nostri corpi intrecciati. Ci amammo per un tempo che parve dilatarsi all’infinito, scandito dal solo battito dei nostri cuori; alla deriva nel nostro amore; in quella felicità che sapevamo sarebbe durata per sempre.

A presto!


   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: fruttina89