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Autore: country dreamer    29/03/2012    0 recensioni
Racconti. Solo una raccolta di racconti scritta per gioco, per caso, per sbaglio, per ricordare un momento vissuto, sognato, immaginato.
Racconti che parlano di quel mondo che mi sta intorno, quel mondo che cerco di scrivere per quello che posso.
Sarò felice se qualcuno mi leggerà...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:

Racconti.

Ecco quello che sono queste piccole storie, legate fra loro solo dal fatto che le ha scritte la stessa autrice (me medesima) e prendono ispirazione dalla mia di vita.

Canzoni, cose lette, persone conosciute, piccole cose.

Ho scritto poesie e storie lunghe, con personaggi complessi e quant’altro. Ma racconti, per il puro gusto di scriverne, mai.

E queste sono piccole storie, senza nessunissima pretesa.

Non ci sarà un aggiornamento regolare e possono essere lette in disordine, tanto sono tutte diverse. Ho solo voluto riunirle in una raccolta perché volevo fossero tutte lì.

Il titolo è una citazione bellissima di Imagine di John Lennon. L’adoro ed è l’unica cosa che riassuma il senso di questi racconti.

Grazie a chi leggerà ed a chi commenterà,

Camilla

 

.A Carola, perché il suo sogno si realizzerà e perché non ho mai visto una persona investire tanto tempo, tante energie e tanti anni per realizzare ciò in cui crede.  E perché a nove anni ti avevo promesso che ti avrei regalato il mio primo romanzo entro il tuo decimo compleanno. Poi non ci sono riuscita, chissà perché Xd

 

La principessa con le lame d’argento

13 febbraio 2003

 

 

Lucido. Ecco la prima cosa che pensò del ghiaccio, guardandolo attentamente.

Sua mamma la guidò dolcemente verso l’entrata. Non sapeva molto bene cosa fare.

Le strinsero i pattini ai piedi. Era la prima volta che provava.

La danza non le era mai piaciuta… Non riusciva a volare abbastanza, con un paio di punte ai piedi.

Nuotare le faceva paura ed i corsi di lavoretti o di teatro per bambini non le piacevano, era troppo timida per poter parlare con le altre persone liberamente.

“Provaci.”, disse sua mamma.

La bimba provò a scivolare sul ghiaccio con un po’ di grazia. Cadde quasi subito, ma non aveva paura, anzi.

Quel ghiaccio brillava e lei si rialzò riprovando a stare in equilibrio sulle punte.

Rideva ed era felice, quel primo giorno sulla pista.

Ebbe un presentimento un po’ inspiegabile. Di quelli che hanno solo i bambini, forse.

Sentì come una certezza: avrebbe pattinato tanto e sempre. Si riscosse, guardando davanti a sé.

La sua sorellina già si lamentava e voleva provare anche lei. Aveva solo tre anni ed a malapena camminava bene.

La mamma la tenne ferma e sorrise alla maggiore delle figlie.

“Caro, vuoi fare una lezione di prova? Se ti piace puoi continuare, se vuoi!”, le disse.

La bimba sgranò gli occhi, felice.

Aveva compiuto sei anni il giorno prima e quello sarebbe stato per sempre il miglior regalo di compleanno.

“Non voglio più diventare principessa, ora. Voglio essere pattinatrice.”, pensò lei d’istinto.

 

12 febbraio 2012

“Peggio di così, potevi solo cadere.”, dice secca la maestra. I tratti slavi sono induriti da quell’arcigna severità che le è propria. I capelli biondi ormai ingrigiti raccolti in una crocchia, gli occhi straordinariamente duri. Tutto in lei esprime freddezza, mancanza di affetto per qualsiasi cosa.

La ragazzina abbassa lo sguardo come quando era piccola. Non ci sono lacrime da mandare giù, solo tanta rabbia.   

Rabbia nei confronti di se stessa che a quella gara ha fatto davvero schifo.

La prima gara dei suoi quindici anni, riflette amaramente lei.

È stata tutta colpa del ghiaccio. Lei pattina meglio, quando è più lucido.

E quel giorno lei era stata fra le ultime ad essere chiamata ed il ghiaccio non risplendeva più tanto.

Sua madre la accoglie con quel sorriso che vuole dirle che va tutto bene, ma in realtà si aspettava di più da quella figlia che le ha sempre dato mille soddisfazioni sia nella scuola, sia nello sport.

“Fa niente, fa niente.  È naturale, non puoi fare tutto bene.”, dice, ma non è così. Nel suo tono c’è un’asprezza non voluta, che la figlia coglie benissimo e gira lo sguardo altrove.

Si consola al pensiero che domani tutti  a scuola le faranno gli auguri. La sua amica bionda la prenderà in giro dicendo che non importa se la partita di polo è andata male. Lei non l’ha mai capito, perché la sua amica faccia finta che lei faccia polo. Fra le lame dei pattini e lo stare su un cavallo c’è una bella differenza. Ma è matta, la sua amica, dopotutto.

La ragazzina che invece è arrivata prima alla gara saltella felice, facendo ondeggiare tutt’intorno a sé l’abito color panna e stringendo la coppa al seno. È appena una bambina e come minimo a due anni in meno di lei. Si atteggia da gran dama per un’unica vittoria, mentre lei ne ha già vinte tante, di coppe come quella.

Sua sorella intanto ha appesa al collo una medaglia. Non è ancora il tempo delle coppe, per lei, è troppo piccola.

Saltella verso la madre ed è felice, davvero.

Fra voi due  invidia non ce n’è mai stata, anzi.

Non avete mai gareggiato l’una contro l’altra e vi siete sempre sostenute ed incoraggiate a vicenda.

“Andrà meglio la prossima volta, Caro!”, ride lei. E no, non è come il tono freddo di sua madre, la voce della sorella minore, anzi. È piena di fiducia perché per lei i suoi fratelli maggiori sono tutto, anche dei modelli da seguire.

Dopotutto potrebbe andare meglio la prossima gara, ma la sconfitta le fa male lo stesso.

 

Note:

Devo molte spiegazioni.

Lei è una delle persone più speciali che conosca.

Le ho vomitato addosso a mezzanotte di sera in terza elementare, potete capire. Se non mi ha ammazzata è perché era mezzanotte e stava dormendo, anche se lei dice che in quel momento era sveglia.

Ehm, cosa c’entra? Niente, assolutamente niente.

È un racconto che ha cambiato persona, tempi verbali e faccia diverse volte. è iniziato il 14 febbraio e finito il 28 marzo. Preso in mano, modificato, miscelato, mescolato, tagliuzzato.

Magari potevo cavarne qualcosa di pi?u grammaticalmente e stilisticamente ordinato e corretto. È che questo è il flusso di pensieri di una bambina, nonostante la terza persona.

La prima parte all’imperfetto e la seconda al presente… Il cambio di tempi verbali è voluto.

E la storia è vera. L’amica bionda (che poi lei sia più bionda di me fa lo stesso, davvero) sono io, ed anche la battuta sul giocare a polo è vera. Anzi, se mai doveste conoscerla capireste che l’ho presa in giro fino alla nausea per questo.

Bene…

Il prossimo racconto sarà migliore di questo, lo giuro.

Baci

Cami

 

 

 

 

  
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