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Autore: Rocket Gin    29/03/2012    1 recensioni
"E' stato il periodo più bello che ricordi, e l'amore che abbiamo condiviso è qualcosa che durerà in eterno."
Ti seguirò ovunque andrai, anche all'inferno se occorre.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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1. Welcome to the Jungle

 

Seduta comodamente sul seggiolino della mia batteria, ero presa dal colpire ripetutamente il rullante con le mie bacchette.

Solitamente suonavo la batteria con tale potenza solo quando ero nervosa.

Oggi avevo parecchio di che essere innervosita... Un ennesimo cambiamento stava per avvenire nella mia breve vita da diciassettenne.

Da diversi anni a questa parte, la mia vita era composta da un susseguirsi di orribili eventi, i quali mi hanno portato ad essere una persona chiusa ed impulsiva.

Il divorzio dei miei genitori è stato per me la parte più difficile del mio breve percorso, il distacco da mia madre e da mio fratello mi ha come lasciato un marchio indelebile sul cuore.

Vivevo in una grande casa nella prima periferia di Los Angeles, insieme a mio padre Andrew.

Era un grand'uomo, mi ha sempre aiutata e supportata in tutto, nonostante la mia testa calda

Da qualche tempo a questa parte, mio padre aveva cominciato a frequentarsi con una donna di nome Sharon.

Quando parlava di lei notavo in lui un atteggiamento così vivace, i suoi occhi cambiavano improvvisamente espressione.

Quel giorno era particolarmente felice, poiché sarebbe venuta ad abitare da noi insieme al figlio.

Mentre io.. Beh, io ero sempre me stessa, felice quanto bastava.

Conoscendomi ormai come le sue tasche, mio padre entrò in camera, varcando la soglia a passo svelto e avvicinandosi a me con una tazza di cioccolata calda.

"Ginger, so quanto tu possa essere agitata, ma vedrai amore che Sharon ti piacerà! E beh, sono sicuro che tu e William andrete d'accordo! Lui ha una band sai? Forse li conosci anche si chiam.."

Presi tra le mani la tazza di cioccolata e cominciai a berne piccoli sorsi, interrompendolo poi sul più bello.

"Pà, ti voglio bene e lo sai, ma non mi interessa andarci d'accordo! Sarà sicuramente un montato che criticherà ogni mio singolo passo, come tutti han fatto nella mia vita."

Finii quella frase con un lieve sussurro, posando la tazza ormai vuota, ai miei piedi. Rialzai lo sguardo verso mio padre, notando una leggera delusione nei suoi occhi.

Appoggiai le bacchette su uno dei tamburi e mi alzai, abbracciandolo forte.

"Scusa, prometto che ci proverò..."

Sorrisi tiratamente, nel tentativo di tirarlo su di morale. Si meritava di stare bene, almeno lui.

I minuti passarono inesorabili e io, per scaricare la tensione che stavo accumulando, ripresi in mano le mie bacchette, riprendendo a suonare la mia amata batteria.

Continui pensieri affollavano la mia mente.

William... Di William sapevo solo che aveva un paio d'anni in più di me, suonava in una band e sicuramente era una testa di cazzo che mi avrebbe portato solo guai.

Frenai improvvisamente i miei pensieri quando mio padre aprì la porta di camera mia per annunciarmi l'arrivo di Sharon e Will.

Posai le bacchette sulla scrivania, vicino alla mia chitarra classica e mi diressi in soggiorno.

Nel guardare mio padre così felice, mi si strinse quasi il cuore. Vederlo così è stata una delle scene più belle del mondo.

Lui e Sharon facevano veramente una coppia magnifica.
Ero veramente felice per lui, talmente tanto che non mi accorsi della presenza di William sull'entrata di casa, che mi squadrava da capo a piedi, con una faccia curiosa.

Mi scappò un timido sorriso di cortesia, vendendolo avvicinarsi a me e presentarsi.

Ricevetti poco dopo l'ordine da parte di mio padre di condurlo in camera sua, così gli feci cenno di seguirmi.

Mi sorrise.

Non sembrava poi così tanto antipatico!

"Will, piacere!"

Mi porse la mano, facendomi un veloce occhiolino.

"Gin"

Risposi velocemente, aprendo poi la porta di camera sua.

"Prego, entra pure.. "

Feci per allontanarmi un po' quando lo sentii bofonchiare.

"Cazzo, ma questa è una reggia!"

Abbandonò per terra i suoi bagagli e si piazzò al centro della stanza per ammirarla meglio.

Sorrisi. Sarebbe stato curioso averlo in casa.

"Se hai bisogno di qualcosa sono nella camera affianco alla tua."

Esitai appena nel parlare.

Mi ringraziò e poco dopo mi congedai in camera mia.

Non volevo fare la figura da associale, ma essendo nella mia natura non sapevo fare altrimenti.

Andai in camera, presi la chitarra regalatami da mio fratello e cominciai a suonare diversi accordi tutti in fila, senza accorgermi che William era sulla porta che guardava incuriosito tutta camera mia.

Mi girai e subito iniziò a parlare.

" Merda, ma quanti strumenti hai in camera!"

"Quelli che mi servono... Entra pure dai!"

Entrò piano, come se stesse camminando su un pavimento di cristallo.

"Ehi, ma quella che hai in mano sembra la chitarra del mio chitarrista, Saul!"

Rise.

"Gibson, giusto?"

Annuii distrattamente, ripensando a quel nome.

"Saul...'"dissi tra me e me. Il nome non mi era nuovo.

Mi guardò stranito, poi aggiunse

"Ti interessa venirci a sentire? Non siamo male, suoniamo in un locale qui vicino sabato."

Posai la mia chitarra a posto, voltandomi verso di lui, sorridendogli appena.

"Potrei pensarci! Infondo uscire mi farebbe bene, ogni tanto."

"Beh...Se ti va dimmelo che sali direttamente con noi!"

Mi sorrise con un accenno di malizia, alla quale io risposi scostando lo sguardo, leggermente imbarazzata.

Mi sentivo stranamente in imbarazzo in quel momento, non avevo mai avuto una conversazione così 'lunga' con un uomo che non fosse mio padre o mio fratello...

Senza pensarci troppo mi girai verso di lui, per riprendere una conversazione decente, ma non feci in tempo ad aprire bocca che quella chioma rossa mi attirò velocemente a lui.

"Will, ma che diam.."

Non mi diede la possibilità di finire la frase che mi ritrovai completamente stesa sul letto con lui a cavalcioni sopra di me.

Cercai di divincolarmi da quella presa, ma essendo piuttosto minuta, non riuscii a fare granché.

Iniziò a cercare il contatto colle mie labbra, le quali morse varie volte, passando a baciarle con passione poco dopo.

Ero decisamente contrariata da tutto questo, così mi divincolai e gli diedi un schiaffo in pieno volto.

Lo spinsi via da me, scattai in piedi e iniziai a tirare fuori la voce

"Ma che cazzo pensi di fare? Pensi che sia una tua amichetta di giochi? Una di quelle che ti sbatti dopo un concerto? No caro, hai capito male.."

Mi sistemai una ciocca di capelli, prendendo respiro.

Si alzo in piedi e mi guardò soddisfatto dalla testa ai piedi.

Mi si avvicinò nuovamente, prendendomi per i fianchi.

"Ehi, guarda che ho visto come mi guardavi prima, mi stavi mangiando cogli occhi.."

Fece scivolare la sua lingua lungo il mio collo.

Un brivido mi percorse la schiena.

Che diamine stavo pensando??

Lo allontanai con una lieve spinta.

Mi squadrò nuovamente, sorridendo divertito.

"Ah, comunque, se continui a vestirti così, non solo io ti scambierò per una facile!"

Mi fece l'occhiolino e scomparì dalla stanza.

Mi guardai e scossi la testa, quasi esasperata.

Cos'aveva di male il mio abbigliamento?

Risi amaramente, afferrando la mia borsa, decisa ad andarmene da quella casa.

'Troglodita'.. pensavo tra me e me, sbattendo alle mie spalle il portone di casa.

Mi fermai alla prima cabina telefonica e chiamai Kat, l'unica persona con cui avevo mantenuto un rapporto normale.

Avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi e, quando arrivai da lei, le raccontai per filo e per segno i dettagli di quell'incontro..

"Che viscido! Ma come si permette?"

Feci spallucce, sospirando pesantemente.

E ora che fare? Sarebbe stata una difficile convivenza...

"Non vorrei proprio essere nella tua situazione"

Continuò Kat, accendendosi uno spinello. Glielo fregai dalle mani, facendo una piccola smorfia alle sue parole.

"Sei proprio di conforto sai?"

Diedi un tiro, distendendomi appena. Scoppiò a ridere, afferrando il telefono di casa e passandomelo.

"Avanti, chiama tuo padre, oggi dormi da me!"

Le sorrisi entusiasta, saltandole addosso e abbracciandola.

"Dio, Kat io ti amo!"

Le riempii il volto di baci, stringendola forte a me.

Senza esitare composi il numero di casa e avvisai papà che quella sera dormivo fuori.

"E' fatta.."

Sussurrai a Kat dopo aver messo giù il telefono. Non era veramente il caso di tornare a casa, non per me.


 

...La cosa divertente di tutto ciò? E' che ero appena entrata nella giungla, senza essermene accorta.


 

In the jungle, 
welcome to the jungle, 
watch it bring you to your knees, knees. 
I wanna watch you bleed. 

 


 


 



 

  
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