Nickname: kymyit
Titolo della fanfic: Ossessione di luce effimera
Rating: verde/giallo
Genere: introspettivo, drammatico
Avvertimenti: Death!Fic, raccolta di flash fic
Numero scelto : 7
colore scelto : argento
pianeta scelto e tema preferito tra i due: Plutone: Morte di un personaggio della coppia,
separazione.
NDA: La fic
partecipa al contest Pairings
e Temi, indetto da Roe, classificandosi 1A!! *^* di poco
comunque. Mezzo punto XD Beh, il giudizio della giudicia a dopo,
intanto, vi avverto, non ho corretto nulla, così giuicate
pure voi. Non conosco bene
i due personaggi poiché ho visto solo i film e mi sono
basata su ciò che ho
letto su wikipedia, più che altro. I capitoli si allungano
man mano, ma sono
tutte flash fic, ho controllato col contatore di word (2007 mi pare).
Il tema
della separazione è duplice: non stanno insieme e a causa
del triste finale non
potranno mai, eventualmente starci. E quello della morte si sente
più nell’ultimo
capitolo anche se forse impregna un po’ tutto (Pansy alla
fine fa una piccola
riflessione sulla sua ossessione, non posso spiegare tutto
così se no sarebbe
uno spoiler che guasta il gusto (spero) di leggere la fic. Ah, giusto,
è una
raccolta, perché tratta di momenti di versi,
c’è un cambio continuo di
situazioni, da lui a lei, da lei a lui, quindi non mi sento di
considerarla una
Long Fiction. E per la pubblicazione ho deciso di mettere i capitoli
tutti insieme.
Lui,
l’ombra della sua ombra.
Non era una
questione d’infatuazione, normalmente non avrebbe mai
considerato un cadetto
appartenente a una delle altre case, tantomeno un Tassorosso.
Però, si era
soffermata a considerarlo quando il Calice di Fuoco aveva espulso il
suo nome.
Non quello di
Draco Malfoy, proprio il suo: Cedric Diggory.
Non lo trovava
bello e non apprezzava le sue doti sportive, era semplicemente affamata
del suo
carisma, dell’aura di potere che emanava.
Effimero,
inebriante, invidiabile.
Le attenzioni
di tutti erano rivolte verso i partecipanti del torneo, verso Potter
nella
fattispecie, e non verso di lei. In realtà, nessuno la
considerava nient’altro
che una seguace di Malfoy, ma non importava. Crogiolarsi
all’ombra di lui non era
poi così male se le
permetteva di restare alla luce dei riflettori.
Lei, la falsa
disperata.
Aveva iniziato
a girargli intorno da un po’ di tempo, a riferire false
notizie alla stampa.
Lo guardava
per costringerlo a fissarla. Cedric certo non poteva non considerarla
una bella
ragazza, ma non era cieco. I suoi occhi non erano per lui, bramava la
sua
popolarità. Sembrava richiamarlo solo per dirgli: guardami,
sono meglio di
tutti loro. Avvertiva la sua sete di potere e per quanto tentasse di
sottrarsi
a lei, non riusciva davvero a sfuggirle.
Pansy
Parkinson era ovunque.
Poteva
avvertire il suo sguardo penetrargli la schiena affilato come un
pugnale.
Poteva scorgerla negli angoli remoti dei corridoi affollati, compariva
in ogni
inquadratura ogni qualvolta volgeva lo sguardo.
-Che cosa
vuoi?- le domandò una sera sfilandole accanto mentre ognuno
raggiungeva il
proprio dormitorio.
-Non capisco
di cosa stai parlando.- rispose lei.
Falsa.
Falsa e
disperata.
Come non
leggerle in faccia la soddisfazione per aver ottenuto quello che voleva?
La guardò
andar via, Cedric, chiedendosi se ad essere Pansy ci si sentisse vuoti
dentro.
Lui,
l’ossessione.
Provava un
gusto insano nel mischiarsi fra la folla e fingersi burattino, mentre
in realtà
era un’abile marionettista che sapeva nascondere alla
perfezione mani e fili
dietro il sipario. Forse però, senza rendersene davvero
conto, aveva lasciato
intatti i fili della sua nuova marionetta troppo a lungo,
perché le era
divenuto difficile spezzarli. Girargli intorno era diventato quasi
necessario,
anche solo per incrociare il suo sguardo e sentirsi riconoscere fra i
tanti,
perché nessuno vedeva davvero Pansy Parkinson per
ciò che era. Sempre con
Draco, sempre con gli altri suoi compagni di casa, sempre a sparlare e
attaccar
briga, sempre una dei tanti. Ci pensava da un po’ di tempo,
in realtà, ma non
trovava risposte razionali e plausibili. Insomma, cosa c’era
di così speciale
in lui, oltre la fama, da costringerla a seguirlo, spiarlo, pensarlo?
Forse doveva
essere sotto un qualche strano sortilegio…
In effetti,
diverse settimane prima, durante le ore di Pozioni aveva combinato un
piccolo
disastro, ma non l’era sembrato così grave da
giustificare un effetto così
devastante. Si ripromise ad ogni modo di indagare su quel fatto,
perché qualsiasi
altra opzione non era contemplata.
Andiamo: lei,
innamorata di Cedric Diggory?!
Lei, la
respinta.
Cho era molto
bella e avrebbe voluto davvero concentrarsi su di lei, sui suoi occhi
piccoli e
scuri, sulla sua pelle liscia e i suoi capelli setosi, ma non ci
riusciva.
Sottili aghi gelidi come ghiaccio gli perforavano la nuca. Si voltava,
allora,
per cercarla, perché sapeva che era LEI a fissarlo in quel
modo ossessivo e
malato. Se ne stava nascosta fra la folla, come sempre del resto, ma
gli pareva
di scorgere il suo viso sottile ed imbronciato ovunque e lo stomaco si
contraeva ad ogni chioma scura, ad ogni sguardo, ad ogni fruscio di
stoffa. Le
sue mani sudavano copiosamente e gli era quantomeno impossibile
riuscire a
concentrarsi sul ritmo dei passi di danza. Esasperato, smise di
ondeggiare per
la sala come una boa alla deriva e s’immerse fra la folla
attonita rivolgendo a
Cho uno –Scusa...- appena
pronunciato
sulle labbra.
Seguì lo strascico
di un sinuoso abito da sera chiaro nel labirinto di corpi danzanti, di
mani
intrecciate, di teste incoronate e di profumi, di abiti raffinati e
pomposi per
le grandi occasioni e, finalmente, la raggiunse.
Sottile,
minuta, sibillina come un astuto serpente che giace al suolo come
morto,
seminascosto nel fogliame finché la preda non si trova a
passare ignara innanzi
al suo muso. Un gesto secco, rapido, letale e il topo viene ingoiato
per intero
dal serpente e trascinato lungo le sue spire tortuose fino allo
stomaco, dove i
succhi gastrici lo consumeranno inesorabilmente senza pietà.
Si sentì
esattamente come un roditore di fronte all’inevitabile fine,
tanta era la bile
che gli ribolliva in corpo minacciandolo di squagliargli la carne
dall’interno.
-Non sarebbe
ora di smetterla con questo gioco?- domandò a denti stretti.
Pansy inarcò
il sopracciglio e scosse la testa fintamente incredula. -Quale gioco,
scusa?-
-Devi
smetterla!- insistette lui avanzando verso di lei.
-Adesso sei
forse dispiaciuto per avermi scaricato?- sobillò.
-Ho solo
rifiutato il tuo invito per il ballo.- puntualizzò lui
tentando di mantenere il
poco sangue freddo che gli scorreva nelle vene.
-Anche se tu
mi hai respinto, - disse lei con una punta di rancore nella voce
–non significa
che dovevo rinunciare a divertirmi. O forse pensavi di avere
l’esclusiva?-
Cedric
indietreggiò, preso in contropiede.
-Povero
piccolo Diggory…- Pansy gli posò la mano sulla
spalla. Sottile, fredda, infida.
I suoi occhi lo trafissero maligni mentre stringeva la presa. Il suo
viso
minuto era a pochi centimetri, le sue labbra schiuse in una smorfia
beffarda e
sensuale. Deglutì, in preda al panico, Cedric. Il suo corpo
forse inneggiava
all’intrigante vicinanza dei corpi, ma la mente era ben lungi
dal cedere a
quelle pressanti lusinghe.
-Credevi ti
seguissi perché ero davvero interessata a te?-
-Lo eri?- il
sussurro tradì il tono serio col quale avrebbe voluto
pronunciare quella
domanda.
Gli occhi di
Pansy si scomparvero irrisori fra le pieghine di carne delle palpebre.
-No.-
Una parola
così semplice da articolare, eppure così
difficile da prendere sul serio.
Quante volte la
si pronuncia in una sola giornata?
-Sono quasi
morto.- si dice di solito, per svariati motivi. Dopo un grande
spavento, in
seguito ad una sventata caduta dalle scale, per le grasse risate, per
la
stanchezza…
Tante volte la
si sveste del suo significato macabro per adornarla d’ironica
leggerezza.
Cedric Diggory
era morto, nel vero senso della parola.
Non era caduto
dalle scale, non si era spaventato, non aveva riso a crepapelle e non
era
neppure esausto per la competizione. Se n’era andato davvero
e tutti si
accalcavano come formiche sul suo corpo gelido. Gli strazianti lamenti
di suo
padre, le lacrime degli astanti, quanto dolore per una cosa
così banale come la
morte. Pansy non era riuscita ad assimilarne il concetto.
“E’
morto…” pensava “Tutto
qui.”
-E’ morto.-
quelle due parole rimbalzavano timorose fra le bocche di tutti, da
labbra a
labbra, in uno straziante passaparola che risuonava mesto
nell’aria come una
nenia funebre.
-E’ morto…-
sussurrò Pansy fra sé, con lo sguardo fisso su di
lui.
Lui che
seguiva.
Lui che
spiava.
Lui che
l’aveva rifiutata.
“E’
morto.”
Lo ripetè
innumerevoli volte nella sua mente, per trasmettere il triste messaggio
a un
cervello troppo cinico per cogliere appieno la portata di quella
notizia. Ma
quello non voleva saperne di trasmetterle le dovute emozioni.
Non pianse,
non ne sentiva il bisogno.
Semplicemente,
il vuoto non aveva ancora pervaso la sua anima.
Trascorsero i
giorni, le settimane, i mesi, sempre con Draco, sempre con gli altri
suoi
compagni di casa, sempre a sparlare e attaccar briga, sempre una dei
tanti.
Nascosta dietro la sua ombra,
all’inconscia ricerca di una luce effimera che la oscurasse
ancora. Nostalgica
del suo carisma traboccante, Pansy disponeva del suo compito
d’inquisitrice
come unica valvola di sfogo.
Si diceva che
fosse morto per mano del Signore Oscuro, ma personalmente non credeva
alle
parole di Potter. Se fosse stato vero, se ci fosse stata una minuscola
probabilità che lo fosse, allora riusciva a spiegarsi tante
cose. Il fascino
cupo della morte incombente, forse, era ciò che
l’aveva inconsciamente
attratta. Non c’era nessun altro, eccetto Draco, a brillare
di una luce così
intensa, ma erano diversi, lui e Diggory. La luce di Draco era oscura e
triste,
un alone solitario tracimante di fascino maledetto. Cedric rifulgeva di
smodata
onestà e, come un vampiro brama il sangue, lei bramava
quella luce.
Prima Classificata
Grammatica e forma: 14/17
Originalità:
10/10
Caratterizzazione
personaggi: 9/10
uso del pacchetto:
10/10
-
come credibilità della coppia 5/5
-
attinenza al tema assegnato 5/5
Gradimento personale
3/3
Eventuale punto bonus
per temi 1/1
totale: 47/51
Iniziamo dal punto di vista
formale. La tua fic sarebbe quasi perfetta se non vi fossero delle
tanto piccole, quanto gravi imperfezioni. Casa si scrive con la
maiuscola, così come Inquisitrice. I personaggi mi sono
sembrati approfonditi ma avresti potuto fare di meglio, per il resto
hai fatto davvero un ottimo lavoro: la trama, così come la
coppia, è originale, hai usato entrambi i temi del pacchetto
e la fic mi è piaciuta. Complimenti davvero! :)