Mi ha guardata.
Avevo il viso contratto nella solita smorfia, i capelli dorati che ricadevano nei classici boccoli biondi. Ci perdo ore ogni giorno, per farli sembrare sempre perfetti.
Mi ha guardata.
Il mondo sembra essersi fermato per un attimo, un attimo soltanto. Volevo piangere.
La vedevo, al suo fianco, lei, il suo ghigno allegro.
L’ho odiata.
Era qualcosa di più che un’occhiata.
Ho cercato di trattenermi, apparendo goffa e testarda.
Il mio sguardo si è ritrovato a fissare insistentemente il sentiero di terra battuta, quasi di riflesso. Mi sentivo ancora osservata, ma stavolta avevo ceduto.
È inutile cercare di parlare con questa vipera, Grisam.
 Le parole di Pervinca mi suonano chiarissime, mormorate in un sussurro molto udibile. Gli prende il braccio e cerca di spintonarlo, via.
Lontano da me, lontano da un noi.
I suoi occhi indugiano sul mio capo chino ancora per un secondo, prima di seguirla, stringendole la mano.
Potrebbe finire anche così, ma il mio orgoglio prende il sopravvento, ancora una volta. Comincio a correre fino a superarli, incrociando, con mio sommo terrore, anche isuoi occhi. Hanno vigilato su me stessa per tutto il tempo. Uno scatto e mi allontano, con aria risaputa e apparentemente molto seccata.
Ma, diamine, vorrei essere io, la ragazza da amare.

[Questa storia partecipa alla The One Hundred Prompt Challenge di BlackIceCrystal. 71. Orgoglio]