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Autore: Ludwig10    30/03/2012    1 recensioni
Infatti quando ero bambina e capitava che nevicasse, ero solita ad andare con mio padre fuori nel giardino di casa mia a costruire pupazzi ed a fare battaglie a palle di neve, mentre la mamma ci preparava la cioccolata calda. Questo è sempre stato il mio attimo di felicità pura, che nessun altro evento o persona è mai riuscito a raggiungere.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' dicembre, ed ha appena cominciato a nevicare. Mi trovo a scuola, e nell'euforia generale sono
l'unica che non riesce ad esprimere la loro stessa gioia, per una semplice ragione: tutto questo per me
ha un significato diverso. Infatti quando ero bambina e capitava che nevicasse, ero solita ad andare
con mio padre fuori nel giardino di casa mia a costruire pupazzi ed a fare battaglie a palle di neve, mentre
la mamma ci preparava la cioccolata calda. Questo è sempre stato il mio attimo di felicità pura, che
nessun altro evento o persona è mai riuscito a raggiungere, ma da quando mio padre è partito per la
guerra sono ben tre anni che non sento più quel tipo di serenità, unica e preziosa nel suo genere. La campana
che segna la fine di quella giornata scolastica suona, riportandomi alla realtà, mi asciugo la piccola lacrima
che stava iniziando a rugarmi il viso, saluto tutti i miei compagni e mi diriggo verso casa. Accendo velocemente
il cellulare, sperando magari in qualche telefonata che segnasse la fine di questa mia momentanea
malinconia: infatti non mi capitava spesso che mi sentissi così triste, la neve era l'unico evento che raffiorava
tutti questi sentimenti confusi dentro di me. Decido di non tornare immediatamente a casa, ma di passare prima
a vedere l'albero di ciliegio, che si stava sicuramente ricoprendo di quella soffice e candida neve. Anche
quest'albero è un importante emblema della mia infanzia, infatti mio padre mi ci portava spesso dopo scuola a
leggermi dei racconti che lui scriveva per me, e che io adoravo. Mi avvicino all'albero e mi appoggio leggermente
alla sua corteccia, per poi ricadere sulle sue radici, e chiudo gli occhi, sognando il ritorno del mio eroe,
ma non faccio in tempo che all'improvviso sento una voce chiamare il mio nome, Amanda! Amanda!
Non ho bisogno di aprire gli occhi, avrei riconosciuto quella voce ovunque: è mio padre. Mi alzo di scatto,
ed appena lo vedo davanti a me, gli salto al collo e comincio a piangere di gioia. Mi spiega che era tornato
dalla trincea, ed aveva deciso di passare per il parco tornando a casa, quando mi aveva vista distesa sul ciliegio.
Appendendomi al suo braccio, torniamo a casa dalla mamma, che nel vederlo è anche più stupita di me, ed il
giorno dopo corriamo nel giardino, per riassaporare finalmente il mio attimo di felicità.
  
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